Lush e la bellezza della coerenza tra furoshiki e solidarietà

Quando frequentavo le scuole superiori, oltre a pensare ai ragazzi, ai trucchi e ai cantanti in voga, ero anche una di quelle studentesse che credo si possano definire socialmente impegnate: leggevo moltissimo, mi informavo, andavo alle manifestazioni per la pace nel mondo e per i diritti delle donne e mi arrabbiavo se i miei compagni le riducevano a occasioni per bigiare (o marinare) e andare a fare un giro in centro.

A quei tempi, avevo molti sogni e quando qualche adulto mi diceva che, col tempo, avrei imparato a essere più indulgente, a considerare le mezze misure, a smussare certi angoli, mi irritavo con l’intransigenza tipica degli anni dell’adolescenza.

Allora, adottare mezze misure equivaleva per me a scendere a compromessi: per questo trovavo il tutto inaccettabile e trovavo orribile anche solo l’idea di poter cambiare. Oggi, sono adulta anch’io, so che quelle persone avevano ragione e capisco anche che il cambiamento di alcuni miei punti di vista non è necessariamente un peggioramento.

Ancora oggi non amo i compromessi e spesso (per non dire sempre) li trovo inaccettabili: pur in mezzo al mare di errori che ho compiuto, posso affermare con orgoglio di non essere mai scesa a compromessi, soprattutto negli ambiti che reputo questioni di principio inderogabili.

Ho pagato il prezzo in prima persona, sempre: ho però anche imparato a smussare alcuni angoli che erano assai aguzzi quand’ero adolescente e che mi portavano solo a inutili conflitti. La ragazzina che sognava di cambiare il mondo è ancora in me, ma ha imparato che tra il tutto e il niente ci sono mille sfumature. Leggi tutto

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