Roberto Ferrari e le maschere che (talvolta) portiamo

Ho deciso fin da subito quale sarebbe stata la linea di questo blog: la sincerità, esattamente come in un diario, esattamente come nelle Smemoranda che riempivo da ragazzina e che facevo diventare monumentali tanto le riempivo di ricordi e cose raccolte. Non voglio avere bisogno di indossare una maschera o di mettermi il mio vestito migliore per mostrarmi a voi: voglio solo essere me stessa.
Per questo non ho paura di confessarvi di aver avuto un macigno sul cuore: negli ultimi giorni, avevo dei brutti pensieri in testa, cose che riguardano il lavoro e che mi lasciano l’amaro in bocca, tanto da appannare perfino la voglia di scrivere.
Poi, ieri ho partecipato a un workshop su comunicazione e giornalismo di moda: una persona speciale ha detto cose che mi hanno profondamente colpita. Per esempio, che dobbiamo essere i primi sostenitori di noi stessi. E che la cultura deve essere il primo amore di chi fa moda con un’apertura a 360° verso tutto ciò che ci circonda. Condivido questi concetti, profondamente, e riascoltarli ha riacceso in me la voglia di lottare, quella voglia che per un paio di giorni si era un po’ appannata esattamente come un vetro sopra al quale qualcuno aliti.
In omaggio a quella persona speciale nonché contro coloro che tentano di distruggere la fiducia in noi stessi, riparto oggi da un post che non parla né di abiti né di accessori ma che tenta di abbattere – ancora una volta – quegli stupidi compartimenti stagni che tanto detesto. Leggi tutto

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