Van Cleef & Arpels, il tempo, la natura, l’amore: la mostra-evento a Milano

«Stupóre s. m. [dal lat. stupor -oris, der. di stupēre «stupire»]. – 1. Forte sensazione di meraviglia e sorpresa, tale da togliere quasi la capacità di parlare e di agire.»

Questa è la definizione che si trova se si va a cercare il sostantivo stupore nel vocabolario Treccani.

Ma se non vi accontentate di ciò, se volete sentire vibrare in voi il senso più profondo di questa parola… beh, allora mi permetto di offrire un piccolo suggerimento: fino al 23 febbraio 2020, stupore, meraviglia, emozione, bellezza, maestria albergano in unico luogo a Milano e precisamente a Palazzo Reale che ospita la mostra “Van Cleef & Arpels – il tempo, la natura, l’amore” curata da Alba Cappellieri.

Allestita nell’Appartamento dei Principi e nelle Sale degli Arazzi della reggia milanese, la mostra è a ingresso gratuito e questo è un dato che tengo a sottolineare immediatamente poiché trovo meraviglioso che un evento così importante e significativo sia offerto a costo zero a tutti coloro che ne vogliano godere: dischiudere bellezza e cultura senza pretendere soldi in cambio… questa è reale condivisione, apertura, accessibilità! Leggi tutto

La storia delle fibbie in un libro e in una mostra a cura di Bianca Cappello

Che cosa accade quando una grande professionista e un prestigioso museo uniscono le loro forze? Beh, non può che nascere un valido progetto espositivo, bello quanto interessante.

Non vi tengo con il fiato in sospeso e vi rivelo subito i due nomi: la grande professionista è Bianca Cappello, preparatissima storica del gioiello, mentre il prestigioso museo è Palazzo Morando, l’istituzione meneghina dedicata al racconto di tutto ciò che è Costume, Moda e Immagine.

Lunedì 8 luglio, sono stata all’anteprima stampa della nuova mostra ‘Fibbie! Moda, Arte e Gioiello’ curata da Bianca insieme a Luca Ghirardosi: a ospitare la mostra è appunto Palazzo Morando e lo farà fino al 15 settembre 2019 con un progetto promosso dall’Accademia di Belle Arti di Brera.

Considerata sin dall’antichità un gioiello funzionale in grado di completare ogni outfit e rappresentare un fondamentale indicatore di status symbol, la fibbia porta con sé una straordinaria e affascinante storia: è, insomma, un vero e proprio oggetto parlante e narrante.

Dopo aver pubblicato un libro su tale argomento insieme a Samuele Magri (storico dell’arte e della moda), Bianca è ora la curatrice insieme a Ghirardosi (docente di Brera) di un progetto che mette in mostra tante splendide fibbie da scarpa, da cintura e da cappello, in un percorso che dal Settecento porta alla contemporaneità e ne racconta la storia, l’evoluzione e le diverse valenze tra Moda, Arte, Design e Gioiello. Leggi tutto

Alba Cappellieri e i gioielli dall’Art Nouveau al 3D printing

La passione per la lettura mi ha sempre caratterizzata, fin da piccina, e credo sia perché mi ha costantemente permesso di saziare la mia immensa curiosità, peraltro temporaneamente e mai definitivamente. Fino al libro successivo, insomma.

Scherzando, mia mamma racconta di non sapere se da bambina le costassi più in libri oppure in cibo, altra grande passione per la sottoscritta: ricordo quando, preoccupata per il ritmo con il quale doveva acquistare nuovi volumi, mi iscrisse prima alla biblioteca di zona e poi alla splendida Sormani, sede principale del sistema bibliotecario milanese. Ricordo altrettanto bene l’impressione che mi faceva quel luogo così storico e per me un po’ magico.

So anche per certo che è stata la lettura a peggiorare la mia miopia già congenita: sempre da bambina, infatti, avevo la pessima abitudine di leggere in condizioni di luce spesso sfavorevoli, ovunque mi trovassi e qualsiasi fosse il pezzo di carta stampato.
Più di una volta, mamma mi beccò a leggere perfino i fogli di vecchi quotidiani che lei stendeva sul tappeto della cucina per proteggere il pavimento le rare volte in cui friggeva…

Naturalmente, è stata la lettura a influenzare ciò che faccio ora e a consolidare l’amore per la comunicazione.
Leggere non è solo una passione ma è anche parte integrante e fondamentale del mio lavoro: spesso, oggi, devo optare per gli strumenti digitali (web, supporti elettronici, formati pdf e quant’altro) ma, ovviamente, la carta è rimasta la mia preferita. Aprire un quotidiano appena acquistato piuttosto che un libro intonso e tuffarvi il naso resta per me uno tra i piaceri più grandi che esistano.
Ho smesso, invece (per fortuna!), di leggere i quotidiani stesi in terra…

Devo dire che, tra lavoro e svago, raramente mi capita di fare letture che risultino in contemporanea piacevoli, interessanti e istruttive quanto riescono a esserlo i libri di Alba Cappellieri, illustre professore ordinario di Design del Gioiello e dell’Accessorio Moda al Politecnico di Milano.

Seguo ormai da tempo e con attenzione il suo lavoro (qui il mio post più recente) perché Alba – mi permetto di chiamarla per nome – soddisfa in aggiunta un altro mio appetito infinito: quello per il mondo del gioiello e delle sue molteplici sfaccettature e declinazioni e sono dunque felice di annunciare l’uscita della sua nuova fatica letteraria intitolata Gioielli dall’Art Nouveau al 3D Printing.

Il volume propone uno straordinario repertorio di gioielli, orafi e grandi maison internazionali che, a partire dagli inizi del Novecento a oggi, hanno interpretato le evoluzioni del gusto in forme preziose.
Propone dunque un viaggio senza confini, dalla Francia all’Asia, dagli Stati Uniti all’Italia, dall’Inghilterra alla Germania, dall’Olanda ai paesi del Nord e si va dai capolavori dell’Art Nouveau di Lalique, Vever e Fouquet all’eleganza dell’Art Déco con le meraviglie di Cartier, Boucheron, Tiffany, Mario Buccellati e Fabergé; dalle invenzioni di Van Cleef & Arpels (maison della quale ho parlato spesso come qui e qui nei post più recenti) e di Bulgari negli Anni Cinquanta alle avanguardie olandesi e al gioiello d’artista degli Anni Sessanta per arrivare, infine, alle proposte dei designer e degli stilisti della contemporaneità.
Esattamente come io stessa sono passata dall’analogico al digitale (dal libro in carta al web), parallelamente il nuovo millennio è rappresentato nel volume dall’introduzione della manifattura digitale come la stampa 3D e le tecnologie indossabili (anche in questo caso, discorsi che mi sono cari e che sto pian piano affrontando anch’io, nel mio piccolo, ovviamente, come feci qui nel 2016): c’è spazio anche per i nuovi processi creativi, produttivi, distributivi e comunicativi (determinati dal modello open source, ovvero sorgente aperta, che si riferisce a tutte quelle tecnologie di cui i creatori favoriscono il libero studio, lo sviluppo, l’utilizzo), processi che stanno definendo gli scenari del gioiello del futuro.

Si tratta dunque di un approfondito saggio storico-critico che introduce un’eccezionale selezione di immagini (che è costata molto lavoro, come racconta la stessa Cappellieri), pensata come una galleria ideale dei capolavori dell’arte orafa dal XX secolo a oggi: le immagini sono accompagnate da un ricco glossario sulle tecniche e i materiali, tradizionali e innovativi.

Non pensate, però, a un volume noioso: ho usato il termine saggio perché è la definizione corretta ma – come dicevo in principio – Alba Cappellieri ha il dono (dono prezioso quanto raro) di rendere piacevolissimo e fruibilissimo anche un volume particolarmente ricco dal punto di vista dei contenuti storici e critici. E il libro risulta infatti bello sia da leggere sia da sfogliare.

Ho avuto il piacere di assistere alla (gremitissima!) conferenza che, giusto un paio di giorni fa, si è tenuta presso la Pinacoteca di Brera a Milano: in tale occasione, Alba Cappellieri ha presentato il libro dialogando anche con Gabriele Aprea (presidente di Chantecler e del Club degli Orafi ) e Vincenzo Castaldo (direttore creativo di Pomellato), in un tavolo moderato da Federica Frosini, direttore del magazine VO+.

Ho molto amato come il tavolo di discussione è stato condotto partendo dalla domanda di apertura di Alba Cappellieri: qual è la definizione di gioiello?
Le risposta non è univoca, naturalmente, e le definizioni possono essere diverse in base a chi risponde: per esempio, la definizione è sicuramente diversa tra uomo e donna, ma anche tra orafo e artista (interessante, in tal caso, come per quest’ultimo il corpo diventi perfino una superficie espositiva).
Ognuno di noi attribuisce al gioiello un significato diverso, un’accezione diversa, una declinazione diversa.
Per diversità di età, esigenze, professione, attitudine, interesse e per mille altri motivi ancora.

Gioielli dall’Art Nouveau al 3D Printing si propone come punto di incontro tra i diversi punti di vista, i diversi significati e i diversi mondi, senza pretesa di graduatorie o classifiche perché – come ben dice Alba Cappellieri – «è ora di ragionare per assonanza e non per divisioni».

Questo desiderio di unire e non dividere è per me un motivo più che sufficiente per acquistare il volume, un motivo che si aggiunge alla piacevolezza e alla preziosità evidenti dal primo istante.
Senza dimenticare che, com’è stato ricordato, il gioiello è anche gioco, fin dalla sua etimologia: il termine gioiello deriva infatti dal latino iocalis da iocus ovvero «scherzo, gioco».

Non potrei essere più d’accordo sulla dimensione anche ludica e gioiosa del gioiello e allora permettetemi di concludere con una battuta scherzosa: spero di non perdere qualche altra diottria tra le pagine scintillanti (e per me particolarmente golose) del tuo meraviglioso volume, cara Alba.

Manu

 

Gioielli dall’Art Nouveau al 3D Printing
2018, edizione italiana, inglese e francese
24 x 28 cm, 264 pagine, cartonato, Euro 60 (qui sul sito dell’editore Skira)
ISBN 978-88-572-3736-7 I, -3737-4 e ISBN 978-2-37074-091-5 F

Alba Cappellieri è professore ordinario di Design del Gioiello e dell’Accessorio Moda al Politecnico di Milano dove dirige i corsi di laurea triennale e magistrale in Design della Moda.
È direttore del corso di alto perfezionamento in Design del Gioiello, del Master internazionale in Accessory Design
e del Master in Fashion Direction – Brand & Product Management presso il Milano Fashion Institute.
Dal 2013 al 2016 ha insegnato Design for Innovation alla Stanford University.
È membro del Comitato Scientifico dell’École Van Cleef & Arpels a Parigi e della Fondazione Cologni a Milano.
Nel 2017 è stata nominata ambassador del Design Italiano per l’Italian Design Day a Osaka.
Dal 2014 è direttore del Museo del Gioiello in Basilica Palladiana a Vicenza.

Immagine in alto: la copertina del libro Gioielli dall’Art Nouveau al 3D Printing e pendente Sylvia pubblicato a pag. 73 (1900, Vever su disegno di Henri Vever, oro, smalti, agata, rubini, diamanti. Parigi, Musée des Arts Décoratifs, credito fotografico: © ADAGP, Paris 2018: Les Arts décoratifs, Paris. Photo Jean Tholance, All right reserved).

Valentina Cortese, splendido omaggio alla diva allo Spazio Oberdan

Valentina Cortese – Roma 1973 – foto Pierluigi

L’ho scritto in varie occasioni: reputo che, oggi, parole come icona e mito siano spesso abusate e applicate a persone, situazioni e cose che, in realtà, non sono né iconichemitiche.
Pensate che io sia un po’ troppo severa?
E allora permettetemi di farmi perdonare parlandovi di qualcuno che è davvero una icona e un mito, di qualcuno che è una grande diva: Valentina Cortese.

Nata a Milano (ma originaria di Stresa, sul Lago Maggiore) il primo gennaio 1923 (e dunque oggi 95enne), Valentina Cortese è stata una delle attrici di punta del cinema italiano degli Anni Quaranta assieme ad Alida Valli e Anna Magnani.
Da allora, la sua carriera è stata in costante ascesa: l’elenco dei suoi film e dei suoi lavori teatrali è pressoché infinito e ha lavorato con registi immensi tra i quali Michelangelo Antonioni, Vittorio Gassman, Federico Fellini, Mario Monicelli, Franco Zeffirelli, François Truffaut, Giorgio Strehler, giusto per fare alcuni nomi.
Forse non si dovrebbe mai dire l’età di una donna e soprattutto di una diva, ma io credo che nel suo caso sia un valore aggiunto nel percorso di una persona straordinaria, vera icona di stile e star internazionale, da Cinecittà a Hollywood passando per il Piccolo Teatro di Milano.

Vi sto parlando di lei perché, fino a fine agosto, lo Spazio Oberdan di Milano ospita una bellissima mostra intitolata Valentina Cortese – La diva, un progetto di Elisabetta Invernici e Antonio Zanoletti.

La mostra – a ingresso gratuito – comprende oltre 30 scatti dei più grandi fotografi italiani e stranieri che raccontano la storia privata e pubblica di Valentina Cortese, simbolo di carisma e di eleganza.

La sua è una carriera lunga ben 70 anni, trascorsa calcando le scene di set e teatri al fianco dei più grandi registi, come vi accennavo, con un piglio e una professionalità che la rendono unica.
Visionaria e, al tempo stesso, dotata di quella concretezza artigianale indispensabile in ogni lavoro artistico, Valentina Cortese testimonia con la sua vita di donna e di attrice l’autorevolezza e la dignità di chi ha saputo farsi rispettare nel privato e nel pubblico, battendosi in prima persona per l’emancipazione femminile.

Le immagini in mostra sono sia a colori sia in bianco e nero, con la sorpresa di tre ritratti inediti scattati da Giovanni Gastel nell’estate del 2013 e che costituiscono l’immagine ufficiale più recente della diva.

Ma non è finita qui: oltre alla mostra, l’omaggio allo Spazio Oberdan prevede anche altro. Leggi tutto

Preziosi di Carta tutti da scoprire in una mostra a Milano

Ieri, in una bellissima e tiepida serata milanese, sono stata a un evento estremamente interessante: alla Galleria Rossini, ottimo indirizzo per quanto riguarda il gioiello contemporaneo, è stata inaugurata una mostra interamente dedicata al gioiello d’artista in carta.

Questa mostra riscuote il mio interesse e la mia approvazione per la sua stessa essenza e per due motivi ben precisi.

Il primo motivo è che adoro la carta: da buona nativa analogica quale sono, riconvertita solo in un secondo tempo al digitale, la carta resta per me lo strumento principe per quanto riguarda la divulgazione di cultura e sapere.
Sono tra coloro che hanno divorato tonnellate di libri, che hanno avuto la tessera di tutte le biblioteche possibili, che hanno la casa piena non solo di libri ma anche di vecchie riviste, che immergono il naso in un libro appena comprato per aspirare il profumo – unico – della carta stampata.
Il mio lavoro è la comunicazione e scrivere è una parte importante: ho avuto l’immenso onore di vedere il mio nome sotto tanti articoli in magazine e riviste digitali, ma nulla è paragonabile alla soddisfazione che ho provato quando ho visto il mio nome stampato sulle pagine dei giornali cartacei. Leggi tutto

La “Carta preziosa” diventa protagonista di un libro di Bianca Cappello

Sapevate che marzo, il mese che salutiamo oggi, è stato quello dedicato al riciclo di carta e cartone?

Il Mese del Riciclo di Carta e Cartone è una campagna nazionale promossa da Comieco, ovvero il Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica: dal 1985, Comieco si occupa di sensibilizzare noi italiani sull’importanza della raccolta differenziata.

La carta è un materiale multiforme e polifunzionale; è un’invenzione tutta umana, preziosa in molti sensi e anche in termini di disponibilità, usabilità e sostenibilità.

Appare fragile eppure ha dimostrato ampiamente di saper durare nei secoli; ha anche dimostrato di poter vivere innumerevoli vite grazie al riciclo.

Spesso non ci soffermiamo a pensare che, non esistendo in Natura, è appunto il frutto dell’ingegno e dell’abilità dell’Uomo, così come lo è anche il riciclo; non solo, mi piace sottolineare come proprio il riciclo di carta e cartone rappresenti un’eccellenza nel nostro Paese dove, ogni minuto, vengono riciclate dieci tonnellate di materiale cellulosico.

Tale materiale rientra nel processo produttivo e rinasce sotto molteplici forme: la nuova e più recente fatica letteraria della brava Bianca Cappello, ovvero lo splendido e originalissimo libro Carta preziosa – Il design del gioiello di carta, è una di queste forme molteplici ed estremamente affascinanti.

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Mario Valentino, in un libro la sua storia tra moda, design e arte

Che bella atmosfera ho respirato martedì sera in Triennale…

Partiamo dal presupposto che, già di suo, La Triennale è uno di quei posti capaci di farmi stare bene mettendomi a mio agio: partita nel 1933 sotto la guida di figure come Gio Ponti e Mario Sironi e ospitata in un edificio modulare e flessibile espressamente concepito per ospitare grandi manifestazioni e attività museali (il Palazzo dell’Arte), questa istituzione rappresenta, da 85 anni, un punto di riferimento nella vita culturale (e anche economica), un motore di intenso dialogo internazionale tra società, arte e impresa ben oltre i confini di Milano.

Non solo, La Triennale fa tutto ciò con una modernità e una freschezza tali da fare innamorare tutti, generazione dopo generazione, fino ad arrivare a Millennials e Generazione Z.

L’evento di martedì rispettava in pieno questa ottica di modernità, freschezza e apertura di pensiero.

A introdurre la serata, c’era un gruppetto di meravigliosi professionisti: Antonio Mancinelli (caporedattore attualità di Marie Claire, firma prestigiosa e che io stimo tanto da consigliare il suo blog nella mia sezione Cosa leggo), Alba Cappellieri (professore ordinario di Disegno Industriale e Presidente del Corso di Laurea in Design per la Moda presso il Politecnico di Milano, grande professionista che mi strega ogni volta in cui ho la fortuna di incontrarla), Eleonora Fiorani (docente presso il Politecnico di Milano, filosofa e curatrice del settore Moda della Triennale) e Arturo Dell’Acqua Bellavitis (professore ordinario di Disegno Industriale presso il Politecnico di Milano e Presidente della Fondazione Museo del Design presso la Triennale). Leggi tutto

Gioielli e Ornamenti di Gianfranco Ferré visti Sotto un’altra Luce

È grazie ai miei genitori che ho avuto una bella infanzia, felice al punto tale che le esperienze di quegli anni si sono poi trasformate in splendidi ricordi e sono diventate le basi delle mie odierne sicurezze di persona adulta.

Tra i tanti ricordi pieni di tenerezza, calore e divertimento, figurano anche i primissimi approcci con la moda: per esempio, ricordo la mia prima borsetta (ero davvero piccina e a testimoniarlo ci sono alcune foto negli album di famiglia) e ricordo altrettanto bene quando mia sorella e io trascorrevamo interi pomeriggi a disegnare figurini, immaginando anche di frequentare gli stilisti che erano famosi in quegli anni, Maestri del calibro di Giorgio Armani, Valentino, Gianni Versace, Ottavio Missoni, Franco Moschino, Gianfranco Ferré.

Ebbene sì, eravamo due bambine dotate di grande fantasia e di idee già chiare ed ecco perché affermo che la moda è una malattia con la quale sono nata.

Immaginate dunque la gioia che provo oggi ogni volta in cui ho la possibilità, il piacere e l’onore di essere testimone di eventi che celebrano la vita e il lavoro di coloro che – da sempre – sono per me modelli e icone.

Immaginate l’emozione che ho provato mercoledì mentre, seduta in una delle meravigliose sale di Palazzo Madama a Torino, ascoltavo con estrema attenzione grandi professionisti impegnati a presentare una mostra importantissima che si intitola Gianfranco Ferré – Sotto un’altra Luce: Gioielli e Ornamenti. Leggi tutto

Bianca Cappello e il Gioiello nel Sistema Moda: Storia, Design, Produzione

Il fatto che io nutra passione per chi ha talento non è certo un mistero per chi frequenta (grazie ) questa mia piccola wunderkammer virtuale.

Né è un mistero il fatto che io creda che il talento possa avere varie forme e che altrettanto io sia convinta del fatto che esso si accompagni ad altre due doti: la passione e la bellezza interiore, ovvero un animo ricco di positività e curiosità. Credo anche che il talento, dono innato, vada poi coltivato e alimentato attraverso lo studio e il lavoro.

Ecco, oggi desidero parlarvi di una persona che possiede tutto ciò in abbondanza, ovvero talento, passione, bellezza d’animo. E che lavora alacremente per mettere a buon frutto dette doti.

Il suo talento non è quello di creare abiti né accessori né gioielli: il suo talento straordinario è quello di studiare e conoscere il sistema moda nel suo complesso e nelle sue declinazioni, riuscendo poi a condividere tale capitale di conoscenza in modo coinvolgente.

La persona si chiama Bianca Cappello e il suo è un nome che ho spesso citato nel blog e non solo: posso affermare senza tema di smentita che il suo grande talento è quello della capacità di divulgare e comunicare, come cerco anch’io di fare nel mio piccolo e certo senza la pretesa di paragonarmi nemmeno lontanamente alla grande expertise di Bianca.

Bianca Cappello, storica e critica del gioiello, è docente, coordinatore e curatore di conferenze e seminari sulla storia del gioiello e della bigiotteria, attività che completa con pubblicazioni su questo argomento. È curatore di mostre per musei ed enti pubblici ed è consulente curatoriale di collezioni museali. Leggi tutto

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