A (perfect) day with Mauro Gasperi: l’emozione oltre la superficie

Ci sono cose del mio lavoro che amo visceralmente e con un trasporto quasi mistico. Magari vi sembrerà strano e ovviamente siete liberi di non crederci, ma vi dico che la mia massima aspirazione non è mai stata quella di partecipare alle sfilate, nonostante io sia una che in quelle occasioni spesso si emoziona. Per carità, la passerella resta un momento importante per chi ama la moda, per chi assiste e per chi crea: è l’apice del lavoro di uno stilista, è il momento in cui dischiude la sua idea al mondo, vuoi con semplicità vuoi imbastendo un vero e proprio spettacolo. È come per un regista che gira un film o per un pittore che dipinge un quadro: mostrare al mondo l’opera compiuta è un traguardo, l’apice, il compimento di mesi di lavoro.

A parte il fatto che oggi va per la maggiore una visione che mi dà da pensare (secondo me, alle sfilate si dovrebbe andare per guardare e non per essere guardati), ciò che invece ho sempre sognato è il prima, ovvero conoscere come si arriva a quel traguardo. Io – che non so fare nulla di concreto con queste mie mani – sono irrimediabilmente e perdutamente innamorata di coloro che sanno trasformare un sogno, un’ispirazione, un’idea in un abito, una borsa, un paio di scarpe, un gioiello. Ho bisogno di parlare con queste persone per fare mio un pezzetto di sogno, ho bisogno di arrivare alla fonte. Parlare con queste menti creative mi rende felice: quelli sono i momenti in cui sento di amare questo lavoro incondizionatamente. Leggi tutto

Sofia Rocchetti e CHARTEGO, piccole sculture da indossare

Fin da piccoli ci vengono inculcate nella testa tutta una serie di idee, linee e regole da seguire e ci viene insegnato cosa è bene e cosa è male: davanti ai nostri occhi, vengono tracciate delle linee ben precise e ci sono cose che stanno da una parte o dall’altra.

L’aggressività, per esempio, è da sempre considerata un sentimento negativo, da tenere il più possibile lontano da noi: se un bambino la manifesta si tende a punirlo. Io credo invece che l’aggressività faccia parte di ogni essere umano e credo che quella linea di demarcazione che tanti vorrebbero tracciare non sia poi così netta: anche le cose giuste possono diventare sbagliate e viceversa. L’aggressività è un sentimento col quale dobbiamo imparare a convivere: c’è chi la nasconde, chi la sa governare, chi riesce a dominarla e a trasformarla in una forza, in una spinta positiva. Come riesce a fare Sofia Rocchetti.

Di lei vi ho già parlato in un altro articolo, per via di una sua collaborazione con Sabrina Carbone di Sati Bibò: ho conosciuto entrambe a Milano lo scorso settembre e oggi voglio dedicare questo articolo a Sofia, perché trovo che sia una persona interessante nonché una vera artista a 360°.

“Sono nata a Città di Castello nell’anno tot, mese tot e giorno tot, di venerdì: la tradizione vuole che in quel dì nascano streghe e folli. Sono figlia di una coppia tollerante e paziente che mi lasciò imbrattare le pareti di casa”: così si presenta sul suo sito. Leggi tutto

Sati Bibò: in una sola borsa… mille borse

L’avevo già scritto in precedenza ma mi preme ripeterlo ancora una volta: in questo blog non darò mai spazio a cose nelle quali non creda io per prima. Per me questo presupposto è fondamentale: prima mi innamoro della persona, poi della sua idea e del suo progetto e conseguentemente di ciò che crea. Nel caso in cui non conosca personalmente il designer, il suo pensiero mi deve comunque arrivare forte e chiaro dal prodotto. Sono fatta così: per me dietro agli oggetti ci deve essere un contenuto, una storia, un’intuizione, un particolare che mi faccia scattare la scintilla e la voglia di raccontarlo. Penso che questa premessa possa essere una garanzia anche per chi mi fa il dono di leggermi: se trovate qualcosa qui, sapete che ci metto la mia faccia. Detto tutto ciò, oggi vi presento una designer che ha catturato la mia attenzione, col suo modo di essere e con la sua idea: si chiama Sabrina Carbone e ha creato il brand Sati Bibò.

Sati Bibò nasce da un progetto di impresa artigianale di Sabrina, ideatrice di un concept al quale ha dato il nome di “Interchangeable Style”: consiste in una “base”, realizzata con pellami altamente selezionati, da “vestire” con cover intercambiabili interamente lavorate e rifinite a mano con materiali che vanno dalla pelliccia al cashmere, dai filati pregiati ai cotoni, dalla seta ai cristalli. Un’idea davvero potente e geniale: un’unica borsa che cambia “abito” a seconda delle esigenze, delle stagioni, degli abbinamenti, dell’umore, delle occasioni. Una soluzione dettata dal desiderio di praticità tipico di qualunque donna: quante di noi non cambiano spesso la borsa per evitare il “trasloco” del suo contenuto – sapete bene a cosa mi riferisco, vero, care amiche? Ecco, Sabrina ha risolto il problema e ha dato la soluzione a tutte le donne che non vogliono rinunciare a essere impeccabili in ogni occasione: impeccabili, sì, e sempre diverse! Inoltre, la linea ”Interchangeable Style” è declinata in quattro modelli base: shopping grande, shopping media, secchiello e clutch. Leggi tutto

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