Charlie Hebdo, la speranza rinasce da una matita

Mercoledì 7 gennaio, il giorno della strage di Parigi, è stato un momento tragico per chiunque creda nella libertà di pensiero e di parola, nella libertà di espressione, nella libertà di stampa.

Un po’ mi ripugna ritrovarmi a scrivere strage di Parigi.
Penso che fatti così gravi non conoscano nazionalità né geografia: si abbattono sull’intera umanità, perfino su chi in questo momento esulta considerandola invece una vittoria.

In quel giorno buio, mi sono sentita smarrita e disorientata e credo che questo sia successo a moltissime persone.
Da allora provo una continua alternanza di dolore, disperazione e rabbia e soprattutto provo la sensazione che sia stato oltrepassato un punto di non ritorno.
Mi sento svuotata, come se ci avessero portato via qualcosa che so non riavremo più indietro.

Mercoledì, per tutto il giorno, mi sono chiesta cosa fare, che risposta dovessi dare, come essere umano e anche come persona che considera un sogno (forse il più grande che nutro in ambito professionale) potersi un giorno guadagnare il tesserino da giornalista pubblicista.
Tacere.
Parlare.
Interrompere o continuare il mio lavoro.

Alla fine ho deciso: ho continuato. Leggi tutto

Editori, pagamenti, promesse: qualche retroscena

Un post così, qui su A glittering woman, non l’avete mai letto, nemmeno quando me la sono presa con i sorrisetti ironici verso la moda.
Sarà che oggi è il 14 luglio e questa è la mia piccola presa della Bastiglia.
Chi è riuscito a farmi perdere la pazienza, nonostante io predichi di solito positività, ottimismo e potere della costruttività? Ora ve lo svelo: vi espongo la mia personale visione del perché l’informazione (o almeno quella in campo moda, la dimensione che conosco e che posso testimoniare) qui da noi in Italia è messa maluccio.
Davanti a certi testi poco curati, frettolosi, poveri di passione e ricchi di refusi e imprecisioni, mi sono sempre chiesta perché. Ora, da redattrice, credo di saperlo: perché esistono editori i quali pagano poco e male chi scrive e questo abbassa la qualità. Furetti da sottobosco, li ha definiti qualcuno: espressione quanto mai azzeccata per questi editori che credono di essere dei gran furbi.
Attenzione, non voglio generalizzare: preciso che si tratta di alcuni editori e lo sottolineo con forza. Alcuni sono così – non tutti, per fortuna.
Ogni riferimento è puramente casuale: si dice così, no? Forse sto parlando di cose capitate a me, forse a qualche caro amico: credo non sia importante. Leggi tutto

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