Le tre candeline di A glittering woman :-)

(Collage di momenti da… A glittering woman 🙂 Dall’alto, da sinistra: con la stilista Giulia Rositani | Nel laboratorio di pelletteria Fausto Colato | In vetreria a Biot, Francia durante un viaggio stampa | Con la stylist Evelina La Maida | Perle di saggezza fotografate a un press day | Con Viola Baragiola del brand Ultràchic | Con alcune delle allieve del mio corso di Fashion Web Editing in Accademia Del Lusso | Ospite della storica del gioiello Sonia Catena e di un suo dibattito | Con lo stilista Alberto Zambelli vincitore della prima edizione del Premio Ramponi)

Conosco persone che si lasciano divorare da rimpianti e rimorsi, persone che vivono ancorate al passato.
A me storia, passato e tradizioni piacciono, molto, ma non ne sono schiava: mi piace guardare avanti.
Per questo motivo, archivio successi e obiettivi raggiunti senza sentire il bisogno di dormire sugli allori, come si suol dire; considero sconfitte e insuccessi come lezioni utili delle quali fare tesoro ma sulle quali non soffermarmi a piangere troppo a lungo.
Di conseguenza, il rimpianto non è un sentimento che mi appartiene: sono una persona d’azione, decido e agisco, e quindi capita raramente che io mi rimproveri per non aver fatto quel che doveva essere fatto.
Di rimorsi, invece, ogni tanto soffro anch’io, proprio per il fatto di essere spontanea, istintiva e talvolta impulsiva: agisco spesso di pancia e di cuore e ammetto, quindi, che ci sono cose che non rifarei.
Ci sono comportamenti, gesti ed esperienze che non ripeterei, decisioni e scelte che cambierei.
Ci sono luoghi nei quali non tornerei.
Ci sono persone con le quali non perderei più tempo o alle quali non darei più confidenza.
Ma come ho detto, non mi piace vivere nel passato: ciò che è stato è stato. Anche perché è fin troppo facile farsi forti del senno di poi.
Scelgo la positività, sempre, e preferisco guardare a quelle cose delle quali non mi sono pentita, nemmeno a distanza di anni: una di queste è la creazione del presente spazio ritagliato giorno dopo giorno nel grande web.
Oggi, A glittering woman compie tre anni ed è una delle cose delle quali non mi sono mai pentita, nemmeno per un istante: sono felice di averlo aperto e ne sono felice ogni giorno che passa, è stata ed è una scelta giusta.
Non mi sono mai pentita nemmeno di una singola riga che ho scritto qui e per una ragione molto semplice: sono sempre stata me stessa.
A glittering woman è la mia creatura e non potrebbe assomigliarmi di più né io potrei assomigliarle di più: tornerei a scrivere tutti i 436 articoli pubblicati (437 con questo) e non è poco, credo, soprattutto per una persona che ha il cruccio – ecco, questo sì – di non sapere creare nulla così come invece sanno fare gli stilisti, gli artisti, i designer e gli artigiani dei quali amo parlare e dei quali amo condividere le storie.
Credo di non possedere grandi talenti e non sarò mai pienamente soddisfatta di me: non c’è auto-commiserazione nel fare queste affermazioni né lo faccio con malizia per ricevere lodi.
Eppure, so di fare bene (benino) una cosa, forse una sola, ovvero scrivere. E non lo dico per ego spropositato, ma solo perché posso affermare di farlo con una passione e uno slancio che non conoscono tregua o fine, studiando, documentandomi e preparandomi di continuo, con entusiasmo e con gioia.
Sono instancabile in tutto ciò ed è solo per questo che mi permetto di pensare di farlo bene, perché lo faccio col cuore: ciò che viene dal cuore è sempre sincero e autentico.
Scrivo qui e per le testate che mi danno fiducia (grazie sempre!) e prendo questo mestiere con serietà, devozione, rispetto, mantenendo al contempo quella giusta e sana dose di divertimento (tanta) nel farlo; talvolta, come lettrice, mi addoloro nel leggere alcune riviste o alcuni magazine. Perché? Osservo come questo meraviglioso mezzo espressivo venga in alcuni casi bistrattato da chi ha la fortuna di firmare un articolo o una rubrica su giornali importanti, come venga maltrattato scrivendo svogliatamente, distrattamente, banalmente. Senza cuore né passione.
Ciò mi fa dispiace e mi fa anche paura, lo ammetto: temo questa società sempre meno devota al merito e alla capacità, valori nei quali io, invece, credo profondamente e con fiducia assoluta.
Quante volte ho detto dei no non sentendomi, in cuor mio, all’altezza di un compito propostomi: pare, però, che ciò non vada più di moda. Ma oggi non ho voglia di polemiche né di tristezze e concludo con un’ultima riflessione, anzi, due.
La prima è che, quando si scrive, occorre a mio avviso porsi costantemente un quesito: perché qualcuno dovrebbe avere voglia di leggere ciò che scrivo? In fondo, la scelta è molto ampia. Ecco, io provo a dare quel motivo, provo a dare qualcosa di inedito e di personale a chi mi legge: provo a condividere, veramente. Spero di riuscire a trasmettere tutto ciò, spero di riuscire a trasmettere questo mio spirito.
Recentemente, stavo leggendo un bellissimo articolo: già solo dall’attacco e senza avere necessità di andare a verificare la firma in fondo, ho immediatamente riconosciuto chi l’avesse scritto, perché lo stile di quella persona è unico e inconfondibile. Questo è ciò che intendo quando parlo di avere uno stile personale e di dare qualcosa in più; questo è ciò che mi piacerebbe raggiungere. E questo è dunque l’augurio che faccio a me stessa per il futuro.
La seconda riflessione è che tutti i miei scritti – chiamateli post o articoli, per me non fa differenza – sono un po’ come figli, passatemi il paragone: voglio bene a tutti, indistintamente, e fare preferenze o classifiche è quasi impossibile. Eppure, devo ammettere che per qualcuno di essi provo un debole, una tenerezza particolare: questo è un esempio ed è uno di quei figli ai quali tengo molto perché, ancora una volta, questa sono io. Senza schermi, senza protezioni, senza maschere, senza artifici.
Tanti auguri A glittering woman: non ci sono rimpianti o rimorsi legati a te, né per situazioni né per decisioni. Tutto ciò che hai portato e comportato è stato positivo, in mille modi diversi.
Incluso il fatto che mi consenti di pensare che almeno un talento – piccolo – ce l’ho anch’io e che almeno una cosa l’ho saputa creare.

Manu

 

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Compleanno, stavolta non ti temo perché penso al kintsugi

Questo è il terzo compleanno che festeggio qui sul blog.
Festeggio si fa per dire: in realtà, in occasione del mio compleanno, avete sempre letto riflessioni un po’ malinconiche.
Quest’anno, però, si cambia regime: desidero tornare a festeggiare davvero il mio compleanno e non perché la mia vita sia diventata perfetta tutto d’un tratto.

Ho iniziato a pensarci una sera, seguendo un dibattito in televisione: una giovane donna affermava che se c’è una cosa che non ha mai aiutato nessuno a ottenere qualcosa è il fatto di piangersi addosso.
Non importa di cosa si dibattesse nello specifico e non importa nemmeno che, a parte questa (inconfutabile) affermazione, la giovane non avesse in verità particolarmente ragione e che fosse anche un po’ supponente e antipatica: importa che quelle parole mi hanno colpita con forza, come se fossero rivolte proprio a me.
Non sono abituata a piangermi addosso, questo no, ma mi capita di sfogarmi su Facebook e in alcuni post qui sul blog, come quelli del compleanno, appunto.
Ecco, ascoltando quelle parole, ho ammesso che in effetti lamentarmi non mi aveva aiutata e non mi aiuta né a ottenere ciò che voglio né a rendermi più simpatica sebbene vi prego di credermi, non è la simpatia ciò che volevo ottenere: non ho mai pensato che piagnucolare sia un modo per ottenere pacche sulle spalle tanto quanto non serve a cambiare le cose.

Ho poi riflettuto anche su altre questioni.
Il 2015 è stato un anno durissimo per tutti quanti e mi riferisco ai fatti che stanno insanguinando il mondo, non ultimi quelli di Parigi.
Non solo, la morte mi è passata accanto colpendomi molto da vicino e portandosi via Emanuele, una persona (giovanissima) alla quale ero affezionata e che desidero ricordare nuovamente proprio oggi, nel giorno del mio compleanno. Leggi tutto

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