Vito Montedoro e la vita che nasce tra le crepe

“Se non tagli via i rami secchi, come pretendi di fiorire?”

Ho letto queste parole qualche giorno fa, su Instagram.

Vi è mai capitato di leggere qualcosa e di provare la sensazione che sia stato scritto per voi, che parli di e a voi? Le parole qui sopra mi hanno fatto proprio questo effetto: sembravano stare lì ad aspettarmi, in attesa che io le trovassi.

Le ho subito adottate o forse loro hanno adottato me, perché è un periodo in cui mi sento così, mi sento come un albero con parecchi rami secchi: la colpa è mia, non li ho potati ed essi hanno continuato a richiedere e a risucchiare preziosa linfa vitale senza dare né foglie né fiori né frutti.

I rami secchi sono tutte le persone che ci ronzano attorno senza creare un reale e reciproco scambio; sono persone che risucchiano energie senza creare un benefico ricircolo.

Da queste persone dobbiamo – o dovremmo – fuggire: dovremmo avere il coraggio di potarle con decisione come si fa, appunto, coi rami secchi e inutili.

Bene, visto che è primavera, direi che è un buon momento per un po’ di giardinaggio: ho voglia di pulizia, di circondarmi di persone con le quali ci sia un autentico scambio di idee, di passioni, di energie.

Ecco perché, oggi, desidero dare spazio a una persona che stimo e con la quale sento esserci un’affinità di visione.

Il suo nome è Vito Montedoro e la cosa buffa è che abbiamo avuto una sola occasione di vederci di persona: eppure, nell’epoca di Internet, ci si può frequentare in tanti modi, per esempio proprio grazie al web. Ho raccontato più volte quanto, grazie alla rete, riesco a intrattenere scambi con persone verso le quali nutro stima e che non ho possibilità di frequentare nella vita quotidiana: Vito rientra tra queste persone.

Se dovessi definirlo, potrei dire che è un uomo che crede nella forza della comunicazione in ogni sua forma: illustratore, fotografo, artista, blogger e free contributor per A Shaded View on Fashion, il blog di Diane Pernet (celebre giornalista, fotografa, cacciatrice di talenti nonché fondatrice del primo festival al mondo a occuparsi di cortometraggi di moda), Vito Montedoro incarna decisamente l’identikit della persona poliedrica.

Da sinistra: io, Pasquale Bonfilio (meraviglioso creatore di cappelli), Michela Loberto (ottima stilista) e Vito Montedoro in occasione del nostro incontro del 25-01-2014
Da sinistra: io, Pasquale Bonfilio (meraviglioso creatore di cappelli), Michela Loberto (ottima stilista) e Vito Montedoro in occasione del nostro incontro del 25-01-2014

Nato a Bari, nutre da sempre un forte interesse per moda e arte: in parte, tale passione deriva dalla madre, abile sarta e grande esperta di tessuti.

Il titolo della sua tesi di laurea è un segno evidente della visione che Vito ha della moda: “Le metamorfosi del corpo e della moda nel post-moderno”. Dopo l’università, ha frequentato anche un master presso l’Università IULM di Milano in Management dei Processi Creativi grazie a una borsa di studio della Regione Puglia.

Ha avuto collaborazioni come cool hunter (osservatore e ricercatore di tendenze) e ha lavorato come assistente graphic designer in una agenzia di pubblicità e comunicazione; ha lavorato anche in uffici stampa e si è occupato di curare le pubbliche relazioni di alcuni designer emergenti. Per questo affermo che ha esplorato le mille forme della comunicazione.

E continua a farlo: tornato nella sua amata Puglia dopo il periodo milanese, ha fondato un suo blog che si chiama FashionLiquid, uno spazio in continua evoluzione dedicato soprattutto alla ricerca di artisti e designer emergenti.

Il nome non è affatto casuale né è una semplice combinazione che suona bene: l’ispirazione viene infatti da Zygmunt Bauman, sociologo e filosofo polacco. “Bauman ha scritto libri in cui la radice del nome è liquido: Amore Liquido, Società Liquida, per spiegare questa modernità o meglio questa post-modernità che ci ha portati a cambiamenti schizofrenici”, spiega Vito. E aggiunge: “Ho voluto chiamare così il blog per sottolineare i cambiamenti repentini e veloci nei quali la moda è protagonista, sottolineando la liquidità, cioè la non tangibilità, che essa racchiude”.

E qui il mio discorso iniziale arriva a compimento: soprattutto in ambito professionale, mi piace avere scambi con persone con le quali posso avere una reale comunione di visione e di intenti. Vito e io condividiamo l’idea che la moda sia linguaggio e che sia uno degli specchi nei quali si riflette – e si è sempre riflessa – la società: inoltre, amiamo entrambi il talento nelle sue molteplici forme e crediamo nella necessità di creare opportunità.

Da ottimo comunicatore qual è e in qualità di persona autenticamente artistica e poliedrica, Vito si è spinto oltre e nel 2015 ha realizzato un suo sogno, quello di creare una linea di abbigliamento: il marchio porta il suo nome, Vito Montedoro, e si presenta ora con la seconda limited collection intitolata Lives in the Cracks.

Dal moodboard di ispirazione di Vito Montedoro, un’immagine che ben riassume lo spirito della collezione <em>Lives in the Cracks</em>
Dal moodboard di ispirazione di Vito Montedoro, un’immagine che ben riassume lo spirito della collezione Lives in the Cracks

State provando a tradurre il nome? Io l’ho fatto: la fedele traduzione è vite nelle fessure e descrive perfettamente l’idea alla base di questa collezione.

Si tratta di felpe in neoprene e polycot dal design essenziale e geometrico, decorate con inserti che sintetizzano una logica degli opposti: “il design trae ispirazione dalle profonde contraddizioni del nostro tempo e dalla complessità della vita urbana intensamente cementificata e stratificata”, racconta Vito in veste di designer.

Eppure, nonostante la difficoltà, la durezza e spesso la disumanizzazione delle aree metropolitane, tenerezza e romanticismo riescono comunque a farsi spazio: la vita si insinua fra le crepe e nasce perfino nelle più piccole fessure.

Allo stesso modo, dal taglio preciso e squadrato delle felpe disegnate da Vito col proposito di rappresentare una trasposizione degli spazi urbani, fuoriescono sbuffi di pelliccia che rappresentano “slanci emotivi all’interno di schemi comportamentali rigidi e opprimenti”, ovvero gli schemi che, troppo spesso, caratterizzano il nostro mondo contemporaneo.

Vito Montedoro limited collection <em>Lives in the Cracks</em> FW 2016-17 | Photo: Antonio Dicorato | Make-up & hair: Emanuela Balducci | Model: Francesca Detomaso
Vito Montedoro limited collection Lives in the Cracks FW 2016-17 | Photo: Antonio Dicorato | Make-up & hair: Emanuela Balducci | Model: Francesca Detomaso

I colori base della limited collection di Vito Montedoro non potevano che essere quelli che dipingono le nostre città tra cemento e smog: le decorazioni in pelliccia su spalle e fianchi – in astrakan ecologico tono su tono oppure in autentica mongolia colorata in tinte tenui –  schizzano dalle giunture.

Come racconta Vito, lasciano presupporre “un’attitudine all’imprevisto, un’attitudine elettrizzante, giocosa e fuori dal grigiore della routine”: rappresentano dunque la libertà di lasciarsi sorprendere.

Ecco spiegato il nome e il concept della collezione, capi che riescono ad armonizzare graffiante street style e un animo elegante: nasce così un genere trasversale che può essere facilmente interpretato e declinato in base allo spirito e alla personalità di chi lo indossa.

Personalità, spirito, slanci emotivi, voglia e libertà di farsi sorprendere e di uscire dagli schemi, armonizzazione: tutte parole ed espressioni magiche per me, musica per le mie orecchie.

Bravo Vito: penso fermamente che tu sia sulla strada giusta e auspico che, al più presto, tu possa dare vita a una collezione più ampia.

Come sempre, le mie parole possono anche non avere un grande peso, ma se a scegliere il senso e la sensibilità di Vito Montedoro per la moda è stata un’autentica icona come Diane Pernet, voce autorevole che mastica l’argomento senza tema di smentita… beh, direi che è un segno piuttosto preciso e alquanto eloquente.

Manu

 

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Lives in the Cracks, la limited collection di Vito Montedoro, sarà in vendita presso il concept store I Cinque Fiori che ha sede a Rutigliano e Adelfia in provincia di Bari: qui trovate il sito e qui trovate la pagina Facebook del negozio che fa spedizioni in tutta Italia.

Qui trovate FashionLiquid, il blog di Vito che figura da molto tempo anche nella pagina Cosa leggo di questo mio spazio.

Per ulteriori informazioni, potete anche scrivere a Vito all’indirizzo montedorovito@yahoo.it

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Cristina
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Cara Manu sono rimasta assolutamente colpita dal concetto alla base di questa capsule che viene magnificamente sintetizzato nel nome. La bellezza, ma direi anche la tenerezza, che insinua nelle fessure di tutto il grigiore che ci circonda! Un guizzo, qualcosa di inaspettato come queste incredibili felpe, geometriche certo ma che attingono morbidezza da accostamenti inattesi!
Condivido il tuo entusiasmo e spero vivamente che Vito riesca presto a dar vita ad una collezione più ampia!
Grazie ancora per tutta la linfa vitale che riesci a infondere!
Un abbraccio
Cri

Manu
Reply

Grazie, cara Cri: grazie dieci, cento, mille volte!
Grazie per il tuo entusiasmo; grazie per aver guardato con reale interesse, con occhi e cuore aperti; grazie per le tue parole attente, scelte con cura, capaci di fotografare con esattezza il tutto.
Grazie per il tempo dedicato a Vito e al suo lavoro.
Mi piace concludere con il tuo, il nostro auspicio: speriamo che un creativo poliedrico come Vito possa avere sempre più spazio, che possa avere sempre maggiore opportunità di creare cose che aiutano tutti noi a uscire dal grigiore – reale e metaforico – che spesso minaccia di soffocarci.
Ti abbraccio e ti auguro una Buona Pasqua,
Manu

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