Vivetta SS 2017, la fantasia corre tra Lotte Reiniger e il contemporaneo

Capita a volte che io mi soffermi a riflettere su espressioni che usiamo frequentemente e che, pertanto, sono entrate a pieno titolo nel linguaggio quotidiano e corrente.

Tempo fa, per esempio, riflettevo su due espressioni che vengono usate in ambito moda, ovvero nuovi designer oppure designer emergenti.

Naturalmente, con tali definizioni si va a indicare coloro i quali possiedono un talento fresco e possibilmente innovativo; eppure, nonostante l’evidente buona intenzione che non intendo affatto negare, devo dire che a me fanno sorridere.

Per quanto riguarda designer emergenti… vi confesso che questa espressione mi fa pensare a uno stilista che tenti di stare faticosamente a galla. Lo so, è un po’ così, in effetti ma, considerato il mio ottimismo, non amo ciò che suggerisce immagini anche solo vagamente negative.

Nuovo designer, invece, è sinonimo di giovane e inesperto? Perché non sempre è così e a volte si definisce in tale modo anche chi ha già qualche anno di gavetta e – conseguentemente – qualche anno in più, con il risultato di non essere affatto un neofita del settore.

In tal caso sarebbe il momento di abbandonare quel nuovo, secondo la mia umile opinione, proprio per dare il giusto peso a un percorso già intrapreso e avviato.

Volete un esempio pratico? Sto pensando a Vivetta.

Da qualche stagione vengo invitata e assisto con entusiasmo alle sfilate che presentano le sue collezioni in occasione della Milano Fashion Week (inclusa la collezione che sto per presentarvi) e mi diverte vedere come molti continuino a definirla nuova designer.

Io, invece, preferisco mettere la definizione tra virgolette o meglio ancora non adoperarla, in quanto tale dicitura non è del tutto appropriata nonostante si parli di un brand che è relativamente giovane.

E non è appropriata, sempre a mio avviso, perché i cappottini caratterizzati dalle tasche a forma di gatto e le manine-colletto con la manicure rosso fuoco creati dalla stilista godono già da un po’ di un certo successo e di una certa riconoscibilità. E proprio quei colletti sono diventati uno dei dettagli distintivi del lavoro di Vivetta, ripresi, rielaborati e riproposti in ogni sua collezione.

Vivetta e le sue manine: <em>Organetto Shirt</em> dalla collezione Spring Summer 2017 (photo credit pagina Facebook del brand)
Vivetta e le sue manine: Organetto Shirt dalla collezione Spring Summer 2017 (photo credit pagina Facebook del brand)

Prova evidente del successo del brand è anche la presenza di Vivetta in alcuni dei più importanti concept store in giro per il mondo.

Cito, per esempio, Colette a Parigi e Isetan a Tokyo, ovvero due realtà che hanno un certo fiuto quanto a innovazione e che hanno fatto della ricerca del talento uno dei propri cavalli di battaglia.

Tra l’altro, Vivetta Ponti, in arte Vivetta, classe 1977, ha un curriculum con esperienze di tutto rispetto che fanno di lei una professionista piuttosto esperta.

Ha lavorato nell’ufficio stile di diversi marchi italiani tra cui Roberto Cavalli; nel 2008, ha vinto il prestigioso concorso Who is on Next? e, un anno dopo, ha deciso di fondare il suo brand.

In seguito è stata scelta da Giorgio Armani per sfilare all’interno del suo omonimo teatro con la collezione autunno / inverno 2015-2016, scelta che ha portato il lavoro della stilista all’attenzione dei buyer e della stampa internazionale.

Tra i successi più recenti dell’italianissima designer (tutti i suoi capi sono disegnati, prodotti e confezionati a mano nel nostro Paese) c’è il debutto in occasione della China Fashion Week, all’interno del Mercedes-Benz International Designer Exchange Program (IDEP in acronimo).

Vivetta Ponti è stata scelta partendo da una rosa di cinque stilisti italiani e lo scorso marzo ha potuto presentare la sua collezione autunno/inverno 2017, ispirata a un’iconografia circense Anni Quaranta, la stessa collezione che io avevo visto sfilare qui a Milano (e che vi ho anticipato qui).

Conosciuta per le note giocose e per le sue ispirazioni dal sapore surrealista, per la primavera / estate 2017, Vivetta ha deciso di fare un salto indietro nel tempo, precisamente fino agli anni Venti del Novecento, epoca in cui viveva e lavorava una cineasta tedesca di nome Lotte Reiniger.

La Reiniger (1899 – 1981) animava silhouette di carta e lo faceva meravigliosamente bene, soprattutto per l’epoca: è passata alla storia del cinema dando vita a veri e propri lungometraggi con tali silhouette.

I personaggi della regista rivivono oggi sui capi di Vivetta, diventando delicati ricami fatti a mano su casacche in shantung di seta dai colori vivaci e che giocano con il contrasto cromatico degli alamari, rosa e verde smeraldo, cioccolato e cipria.

Il fil rouge delle fiabe e di un mondo immaginario attraversa tutta la collezione e sfiora tradizioni, epoche e paesi diversi e così, dagli anni Venti a fine Ottocento, per Vivetta il passo è breve.

Le ricche tappezzerie francesi che caratterizzano quel periodo e che portano l’eco delle influenze orientali forniscono alla stilista lo spunto per creare motivi ornamentali: nasce un originale mix di paesaggi giapponesi e abitanti di mondi incantati che vanno a posarsi su top, gonne e abiti in seta.

Dalla collezione Vivetta Spring Summer 2017 (photo credit pagina Facebook del brand)
Dalla collezione Vivetta Spring Summer 2017 (photo credit pagina Facebook del brand)

Tra i capi di Vivetta, trovano posto elfi e fate, c’è il Principe Ranocchio e ci sono le donne-fiore, gentili figure ispirate alle illustrazioni dei primi del Novecento e che vengono stampate sulle bluse di seta oppure ricamate sulle camicie in popeline.

Non può mancare Alice che, direttamente dal suo Paese delle Meraviglie, viene appena accennata nei ricami tono su tono di casacche azzurre, rosa e terra bruciata.

Lavorazioni artigianali e grande ricerca nei tessuti caratterizzano da sempre le creazioni di Vivetta e questa collezione non fa certo eccezione: abiti bon ton dalle linee pulite ed essenziali sono resi preziosi da pizzi San Gallo personalizzati con gli inconfondibili visi (e soprattutto profili) tanto cari alla stilista, mentre i colletti si allargano e si arricchiscono di merletti dal sapore vagamente vittoriano.

Vivetta usa anche il seersucker, ovvero un fine tessuto di cotone a righe, ma gli dà il suo tocco personale ricamandolo e usandolo per tailleur nei toni del verde acido e dell’azzurro; a questi completi dal gusto un po’ maschile si affiancano capi decisamente femminili che rappresentano l’incarnazione del sogno, della magia e della favola.

E a proposito di epoca vittoriana, se ne trovano ulteriori richiami anche nei rigorosi abiti cosiddetti alla marinara: la stilista prende ispirazione da quelli indossati dalle giovani e aristocratiche protagoniste del celebre film Picnic ad Hanging Rock, diretto nel 1975 da Peter Weir.

A completare la collezione, ci sono le creazioni realizzate in collaborazione con Swarovski: Vivetta è infatti tra gli stilisti scelti dal colosso austriaco del cristallo per partecipare al Swarovski Collective 2017, il programma volto a incoraggiare la produzione di collezioni innovative attraverso un sostegno concreto (un programma che mi piace!).

Per la sfilata, la stilista ha voluto che le sue modelle indossassero calzature Adidas; in testa, alcune delle ragazze hanno indossato creazioni firmate Super Duper Hats, altro brand giovane ma già ben lanciato, esattamente come Vivetta.

Il caleidoscopico universo di Vivetta risulta – ancora una volta – sospeso tra fiaba e tocchi di realtà, perché se le moderne principesse sognano – oggi come sempre – è altrettanto vero che amano adottare tocchi contemporanei. Ecco perché portano scarpe dal sapore sportivo.

E se nomi importanti quali Giorgio Armani, Colette, Swarovski, Altaroma e Vogue (attraverso Who is on Next?) hanno puntato e puntano su Vivetta… c’è da scommettere che sentiremo parlare molto e spesso (e bene, aggiungo) di questa talentuosa stilista.

Altro che nuova designer.

Manu

 

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate il sito di Vivetta (e qui tutta la collezione SS 2017 che vi ho presentato), qui la pagina Facebook, qui l’account Twitter e qui quello Instagram

Qui trovate il mio articolo sempre sulla collezione Vivetta primavera / estate 2017 per SoMagazine

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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