I colori del White, dal Giappone alle foto di Mustafa Sabbagh

Ci sono infinite sfumature di colore nel bianco del White Milano, il trade show delle novità, del talento e della moda contemporanea.

Queste sfumature non finiscono di sorprendermi, edizione dopo edizione, regalandomi piccole perle e momenti speciali.

Si è appena conclusa l’edizione di gennaio 2014: ecco cosa mi è rimasto negli occhi e nel cuore, dal Giappone creativo di JP Home alla moda cosmopolita e senza confini di Julian Zigerli, dall’eleganza di Cesare Cunaccia alle foto intriganti di Mustafa Sabbagh.

L’incontro col Giappone – White ha tenuto a battesimo il nuovo showroom JP Home, il primo nel suo genere a Milano: è interamente dedicato al Paese del Sol Levante e rappresenta una vetrina nella quale verranno presentati il design e la moda indipendenti nipponici. Per celebrarne l’inaugurazione, White ha ospitato un’anteprima del progetto che è frutto della collaborazione tra istituzioni, grandi aziende, media e imprenditori: motore di tutto è Japanproxy, distributore internazionale che ha portato nel capoluogo lombardo e al salone l’arte manifatturiera giapponese in tante sue sfumature.

Lo showroom JP Home è situato in Foro Bonaparte 55 (a due passi dalla Stazione Cadorna) e rimarrà aperto durante le settimane della moda e durante la settimana del salone del mobile: potrà inoltre ricevere buyer, media e professionisti della moda e del design durante tutto l’anno.

L’area del White dedicata a JP Home ha visto la partecipazione di una quarantina di brand giapponesi: io l’ho visitata nel giorno di apertura, assistendo alla visita del vice ministro dell’economia nipponica Midori Matsushima, accompagnata per l’occasione da Cristina Tajani, assessore alla moda del comune di Milano.

La visita e l’inaugurazione sono stati festeggiati con un buffet, curato da otto chef stellati dei più importanti ristoranti di Tokyo. Devo dire che ho molto apprezzato ogni cosa: sono una grande estimatrice sia della cultura che della cucina giapponese.

Da sinistra: il vice ministro dell’economia giapponese Midori Matsushima, l’assessore alla moda del comune di Milano Cristina Tajani, il fondatore di White Massimiliano Bizzi e l’amministratore delegato di White Brenda Bellei (photo credit: WHITESHOW BY CURVA DI CONTRASTO)
Da sinistra: il vice ministro dell’economia giapponese Midori Matsushima, l’assessore alla moda del comune di Milano Cristina Tajani, il fondatore di White Massimiliano Bizzi e l’amministratore delegato di White Brenda Bellei (photo credit: WHITESHOW BY CURVA DI CONTRASTO)
Gli chef giapponesi che hanno curato il buffet (photo credit: WHITESHOW BY CURVA DI CONTRASTO)
Gli chef giapponesi che hanno curato il buffet (photo credit: WHITESHOW BY CURVA DI CONTRASTO)
Il vice ministro dell’economia giapponese Midori Matsushima e l’assessore alla moda del comune di Milano Cristina Tajani (photo credit: WHITESHOW BY CURVA DI CONTRASTO)
Il vice ministro dell’economia giapponese Midori Matsushima e l’assessore alla moda del comune di Milano Cristina Tajani (photo credit: WHITESHOW BY CURVA DI CONTRASTO)
Meravigliosa: Ayako Ohama di Japanproxy (photo credit: WHITESHOW BY CURVA DI CONTRASTO)
Meravigliosa: Ayako Ohama di Japanproxy (photo credit: WHITESHOW BY CURVA DI CONTRASTO)

Julian Zigerli – Julian è il volto nuovo del momento: è stato scelto da Giorgio Armani per sfilare nel suo Teatro e sabato 11 gennaio ha presentato la collezione autunno – inverno 2014/2015 nella prestigiosa location di via Bergognone, nell’ambito del calendario di Milano Moda Uomo. Tutti i dettagli della collezione li trovate nel mio articolo precedente (qui).

Appena finita la sfilata, lo stilista svizzero è corso al White per finire di allestire il suo stand nell’ambito di Wok Room, la selezione fatta da Federica Zambon e Simona Citarella, instancabili anime di Wok Store, famoso concept meneghino.

A me Julian è molto piaciuto perché è uno sperimentatore, perché è fresco e perché non vede confine tra moda e arte. E aggiungo una cosa: forse la moda di Julian non potrà piacere a tutti, ma se Giorgio Armani (che prima di lui aveva scelto gli allora esordienti Stella Jean e Andrea Pompilio) e il duo Zambon & Citarella (sempre all’avanguardia nel presentare i brand più innovativi del panorama fashion internazionale) hanno scelto questo ragazzo svizzero… beh, secondo me un perché c’è, eccome, in quanto nessuno di loro sbaglia un tiro. E dunque conviene tenerlo d’occhio.

Lavori in corso da Julian Zigerli, lo stilista che non ha paura di osare il giallo, il rosa e il viola e di proporlo anche agli uomini.
Lavori in corso da Julian Zigerli, lo stilista che non ha paura di osare il giallo, il rosa e il viola e di proporlo anche agli uomini.

Shades of a Gentleman – Cesare Cunaccia, editor at large di Vogue Italia e L’Uomo Vogue, è stato il protagonista di un progetto espositivo, curato da Nunzia Garoffolo, che ha unito arte e moda: le intense atmosfere del fotografo Mustafa Sabbagh hanno raccontato la creatività dell’eclettico giornalista, esperto di moda, costume, arte e design.

Cunaccia e Sabbagh hanno cancellato il tempo, tracciando il profilo e cogliendo l’essenza di un’eleganza senza tempo: “Shades of a Gentleman”, appunto.

Monsieur Cunaccia ha inoltre disegnato una collezione di occhiali da uomo in corno naturale indiano, realizzati artigianalmente in collaborazione con Boudoir, galleria ottica di Venezia. Anche il packaging previsto per questi occhiali è speciale: una piccola scatola in legno che contiene un astuccio di pregiata lana made in Italy, scelta personalmente dal giornalista.

La mostra “Shades of a Gentleman, Cesare Cunaccia seen by Mustafa Sabbagh”
La mostra “Shades of a Gentleman, Cesare Cunaccia seen by Mustafa Sabbagh”
Gli occhiali disegnati da Cesare Cunaccia, in corno naturale indiano, realizzati artigianalmente in collaborazione con Boudoir, galleria ottica di Venezia. Anche il packaging è speciale: una piccola scatola in legno che contiene un astuccio di pregiata lana made in Italy, scelta personalmente dal giornalista.
Gli occhiali disegnati da Cesare Cunaccia, in corno naturale indiano, realizzati artigianalmente in collaborazione con Boudoir, galleria ottica di Venezia. Anche il packaging è speciale: una piccola scatola in legno che contiene un astuccio di pregiata lana made in Italy, scelta personalmente dal giornalista.
La mostra “Shades of a Gentleman, Cesare Cunaccia seen by Mustafa Sabbagh”
La mostra “Shades of a Gentleman, Cesare Cunaccia seen by Mustafa Sabbagh”
Gli occhiali disegnati da Cesare Cunaccia, in corno naturale indiano.
Gli occhiali disegnati da Cesare Cunaccia, in corno naturale indiano.
Immortalando la mostra “Shades of a Gentleman, Cesare Cunaccia seen by Mustafa Sabbagh”: io catturata dall’obiettivo di Valentina Fazio, amica e collega.
Immortalando la mostra “Shades of a Gentleman, Cesare Cunaccia seen by Mustafa Sabbagh”: io catturata dall’obiettivo di Valentina Fazio, amica e collega.

Mustafa Sabbagh – Il grande fotografo ha firmato per White non solo il progetto con Cunaccia, ma anche il catalogo del salone stesso, catalogo che – ormai da qualche edizione – è diventato una vera e propria opera d’arte da collezionare: stavolta è toccato dunque a lui raccogliere il testimone.

Mustafa Sabbagh, natio di Amman, capitale della Giordania, è un vero cittadino del mondo: ha studiato architettura a Venezia e si è poi formato a Londra dove ha collaborato col celebre Central Saint Martins College of Art and Design. Ha collaborato con rinomati magazine, è stato protagonista di progetti editoriali ed espositivi e ha avviato una ricerca artistica collaterale che esplora tematiche come il corpo, la nudità maschile e la sensualità. Le sue opere sono protagoniste di diversi libri di fotografia e di mostre, sia personali che collettive: il suo percorso creativo è legato anche ad alcuni film e video.

La sua fotografia si sviluppa all’insegna di suggestioni intimistiche e grottesche, sensuali ed evocative, enfatizzate da un formidabile gioco di luci: le atmosfere sono intense e rarefatte.

“Nel limbo salvifico di Mustafa Sabbagh c’è un terrain vague, una zona franca e lussureggiante, sospesa tra i Regni di Arte e Moda – due Stati dittatoriali nei regimi interni, belligeranti tuttavia tra loro, incoscienti della loro assenza di confini. All’interno di esso, si muovono strane creature. (…) Portano maschere che sono opere d’arte e visionari j’accuse contro quelle ben più pericolose, mistificanti ed invisibili, socialmente imposte; vestono capi che stillano storia del costume – da gorgiere rinascimentali a iconici capispalla Yamamoto, o Mugler, o McQueen – cercati con la stessa passione su una bancarella come su una passerella (…). La moda – che con lui, comme il faut, non ha distinguo rispetto all’arte – dismette la superficialità, ed incarna un messaggio proferito in una lingua contaminata, della quale probabilmente non conosci ogni singola parola, ma resti affascinato dal modo in cui suona. (…)”

Ecco, io trovo che queste parole, tratte dalla bellissima prefazione di Fabiola Triolo, siano la perfezione assoluta, per l’opera di Mustafa Sabbagh e anche come manifesto di tutto ciò che penso della moda. Nessuna parola è casuale e mi farei tatuare tutto il pensiero sulla pelle, come un mantra, così come un mantra in immagini sono le fotografie del fotografo giordano.

L’edizione di gennaio 2014 di White Milano ha portato in via Tortona ben 150 espositori internazionali, segnando un nuovo record di presenze. E, soprattutto, registrando un dato che spero sia di ottimo auspicio per la nostra martoriata economia nazionale: un forte incremento di buyer con una crescita del 22% rispetto all’edizione di giugno 2013.

Il prossimo appuntamento è molto vicino: dal 22 al 24 febbraio, in concomitanza con Milano Moda Donna.

Sono già pronta per cogliere nuove sfumature di colore.

Manu

 

Le foto sono miei scatti ad eccezione di quelle sotto alle quali è indicato un credito diverso

 

 

Per approfondire:

White Milano: qui il sito, qui la pagina Facebook, qui Twitter e qui il canale Vimeo

Japanproxy: qui il sito di Japanproxy e qui la pagina Facebook

JP Home: qui il sito

Mustafa Sabbagh: qui il suo sito (e non lasciatevi ingannare dal finto messaggio di errore… indagate, siate curiosi, andate oltre le apparenze), qui il Tumblr e qui il canale Vimeo

 

Io & White Milano:

Articolo sull’edizione di giugno 2013, qui

Conferenza stampa edizione settembre 2013, qui

Meo Fusciuni, uno dei nomi storici di White Beauty, qui

La sfilata di Ludovica Amati al Castello Sforzesco, qui

Preview dell’edizione di gennaio 2014 qui

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

emanuela
Reply

Cara Fà, ma che meravigliosa sorpresa aprire il blog e trovare un tuo commento!
È un onore e un piacere inaspettato il fatto che tu abbia visto questo articolo: sono io che ti ringrazio.
Ho un’enorme stima di ciò che hai scritto, leggere parole così evocative è raro e a me fa venire i brividi di gioia. Guarda, davvero vorrei tatuarmele sulla pelle…
Sono molto curiosa, vado a leggere la tua intervista con estremo interesse.
Ti abbraccio anch’io e spero di avere l’onore di conoscerti di persona, prima o poi.
Manu

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