YOUnique, essere unici (e trasformisti) secondo Accademia del Lusso

«La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso alla conoscenza.»
Così scrisse Lev N. Tolstòj, il grande romanziere e filosofo russo autore di capolavori quali Guerra e pace e Anna Karenina.

Sono d’accordo con lui e, nel mio piccolo, ho sempre pensato che la cultura sia il miglior strumento per ottenere la libertà.
Credo fermamente nel valore della cultura come fonte di salvezza dalle brutture, come opportunità e come speranza verso il futuro.
Credo nel rispetto, nell’uguaglianza, nel dialogo interculturale e nel valore della diversità.
Credo nella comprensione, nella tolleranza e nel fatto che occorra mettersi nei panni degli altri.
Non credo invece nella violenza, nell’ignoranza, nella prepotenza, nella prevaricazione, nella cecità che porta alcuni a credersi superiori ad altri.

Penso anche che il web, oggigiorno, abbia moltiplicato le nostre possibilità di accesso a conoscenza, cultura e formazione e – naturalmente – amo infinitamente tale opportunità.
Amo il fatto che esistano ancora maggiori possibilità di incontro, scambio, condivisione.

Penso infine che le parole siano importanti nella misura in cui vengono confermate e realizzate attraverso i fatti.

È per tutti questi motivi e per altri ancora che ho accettato con gioia, entusiasmo, gratitudine di avere un ruolo attivo e concreto in Accademia del Lusso, istituto di alta formazione per la moda e il design.
È per questi motivi che sono orgogliosa di essere parte del loro corpo docenti.
Ed è sempre per questi motivi che torno a scrivere della sfilata che, come di consueto, corona le attività di ogni anno accademico.

Lo scorso 13 giugno, presso la Fonderia Napoleonica Eugenia, suggestiva location nel cuore di Milano, ha avuto infatti luogo la sfilata 2017 dal titolo YOUnique.

Sono stati 28 i fashion designer partecipanti, provenienti dalle sedi di Accademia del Lusso di Milano, Roma, Palermo e Belgrado e precedentemente selezionati.

Il concept dello show YOUnique, in linea con i macro trend emersi attraverso il creative board elaborato da Accademia, si è concentrato sul tema del cambiamento e della trasformazione in senso lato, fenomeni intesi come ricerca di multifunzionalità ed eterogeneità espressiva.

A essere protagonisti della sfilata sono dunque stati capi dalla doppia anima e capaci di trasformarsi, magari dal dailywear al nightwear oppure attraverso dettagli che diventano nuovi accessori per lo stesso abito, per esempio una guarnizione che si tramuta in una borsa.

Tutti i capi, insomma, si sono trasformati in altro e tutto risultava unico quanto mutevole, così come si può vedere dai miei scatti.

Le mie foto desiderano sottolineare il momento della trasformazione dei capi della sfilata YOUnique
Le mie foto desiderano sottolineare il momento della trasformazione dei capi della sfilata YOUnique

Lo show YOUnique si è articolato in due momenti distinti.

Dapprima, c’è stata una passerella ispirata al trend Re-think, ossia abiti di ispirazione daily in fibre naturali ma anche in materiali invecchiati oppure in texture metallizzate, con una palette cromatica che partiva da toni neutri (cipria, nude, sabbia, bianco latte) per includere anche toni più decisi (carta da zucchero, caramello, acquamarina, verde prato, verde muschio, corteccia).

A seguire, c’è stato il momento della trasformazione live dei capi sotto gli occhi di noi tutti e, conseguentemente, un secondo catwalk con gli abiti mutati e ispirati al trend Re-mind rappresentato da tessuti jacquard, broccati, damascati, pizzi, superfici fortemente materiche, tessuti plissettati e ondulati, ricami floreali e stampe dal gusto vintage. Anche la palette si è trasformata in tinte avvolgenti e più dense quali il blu balena, il grigio fumo, l’ottanio, il rosso pompeiano e aragosta, il ciclamino, il glicine, il mango, il pesca.

Gli abiti hanno dunque tutti una configurazione poliedrica, un mood antistatico e proteso verso il movimento; c’è spazio per volumi fluidi ma anche strutturati, per forme transitorie e geometriche, per richiami al sempiterno fascino dell’Oriente.

La location offerta dalla Fonderia Napoleonica Eugenia ha decisamente contribuito alla resa di un’atmosfera al contempo romantica e funzionale, proprio come gli outfit in passerella: gonne a cono, corsetti, evening dress con una cromia che mi ha ricordato macaron colorati oppure petali di rosa, accessori grintosi. Sulla passerella si sono uniti – e posti in dialogo – massimalismo e minimalismo, giorno e notte, concettuale e concreto.

Alcune trasformazioni hanno avuto un sapore quasi surreale ma – in fondo – non chiediamo forse alla moda di essere anche sogno e proiezione?

Grazie al gioco dei contrari, il risultato è stato dunque uno spaccato creativo e multiforme, capace di tracciare nuovi confini estetici e concettuali del vivere quotidiano.

«Ho voluto che i ragazzi fossero liberi di creare mettendo alla prova loro stessi e il loro senso estetico – ha raccontato Barbara L.G. Sordi, art director dello show e figura importante di Accademia – e infatti ogni pezzo vive come capo a sé stante, da qui il titolo della sfilata».

«Il collante di tutte le creazioni è il duplice mood ispirazionale che ha influito anche nella scelta delle palette cromatiche e nei materiali di ricerca che caratterizzano gli outfit», conclude Barbara.

Altri miei scatti che mostrano ancora e sottolineano il momento delle trasformazioni
Altri miei scatti che mostrano ancora e sottolineano il momento delle trasformazioni

Ho iniziato questo post parlando del mio sostegno a cultura e conoscenza e parlando della mia cieca fiducia nei valori di scambio e condivisione: desidero concludere aggiungendo un ultimo tassello a completamento di tutto ciò nonché a completamento del senso più profondo della sfilata YOUnique.

Tra i 28 ragazzi che hanno presentato i loro outfit, c’è stato anche uno dei miei studenti che si chiama Nicola Pantano: all’orgoglio di vedere sfilare la sua creazione si è aggiunto quello di apprendere che un’altra mia studentessa ha scelto proprio lui come protagonista di un suo post.

Michela Alessi – questo il nome della studentessa – fa parte di una delle classi del mio corso di Editoria Web & Blog: il suo corso è terminato a fine giugno e, come tutte le sue colleghe, Michela ha costruito e presentato un suo blog come progetto d’esame. Uno dei suoi post è stato appunto un’intervista a Nicola.

Vi saluto dunque con il link di tale post che un po’ corona tutto ciò in cui credo: è bellissimo vedere che gli studenti si danno supporto tra loro, portando avanti i valori che in Accademia del Lusso cerchiamo di trasmettere loro.

Quando assisto allo sbocciare di nuovi talenti, quando siedo a eventi come la sfilata di fine anno, quando vedo gli studenti spiccare il volo e fare squadra tra loro… beh, è in questi momenti che credo fortemente che la bellezza potrà davvero salvare il mondo, aiutata dalla conoscenza e dalla sua libera circolazione.

Manu

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate il sito di Accademia del Lusso, qui la pagina Facebook, qui Instagram e qui Twitter.

Qui trovate l’album fotografico della sfilata YOUnique e qui trovate quello con le immagini di backstage.

Io & AdL:

Qui trovate il racconto dettagliato della sfilata 2016 intitolata NOWGenerations e qui trovate il progetto di street art che ne è poi scaturito; qui trovate il racconto della sfilata 2015 intitolata Expo(sure); qui trovate l’incontro organizzato con Agatha Ruiz de la Prada.

A proposito di bellezza, insolita e senza confini, di libera circolazione della cultura nonché di piacevoli contaminazioni di genere:

La sfilata AdL si è svolta presso una bellissima realtà di Milano, la suggestiva Fonderia Napoleonica Eugenia, luogo oggi consacrato all’arte e alla cultura.

L’attività della fonderia iniziò nel 1806 grazie ai fratelli Manfredini, orafi ed esperti fonditori arrivati da Parigi: l’attività artistica si contraddistinse per la creazione di molti monumenti importanti posti nei luoghi più significativi del capoluogo meneghino, da quelli dedicati ad Alessandro Manzoni e a Luciano Manara (collocati rispettivamente in piazza San Fedele e presso i Giardini Pubblici) fino alla statua equestre per il monumento a Vittorio Emanuele II di piazza Duomo.

Purtroppo, la fonderia cessò la sua attività nel 1975, ma oggi gli antichi edifici hanno un doppio uso: ospitano in parte un museo, dedicato alla storia dell’arte fusoria, e per il resto sono adibiti ad accogliere mostre, eventi e manifestazioni, in un’ottica di salvaguardia e valorizzazione della bellezza e della particolarità del luogo.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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