Riparto da Prato dove arte, tradizione e culto sono “Legati da una Cintola”

Ci siamo, A glittering woman riparte: alla fine, sono tornata sebbene la tentazione di restare in Grecia e precisamente a Samos sia stata forte (ma ne parleremo in un prossimo post).

Sono felice di inaugurare una nuova stagione con un evento che ha tutto il sapore e il profumo di conoscenza e cultura, ambiti che tanto mi stanno a cuore; tuttavia, devo in realtà iniziare con un’ammissione di (mia) forte ignoranza e non per confondervi le idee, giuro.

Ora vi racconto tutto con ordine.

Dovete sapere che, già prima della pausa e delle vacanze, avevo ricevuto un invito tanto gradito da inserirlo subito in agenda con grande piacere e curiosità: mercoledì 6 settembre, insieme a un nutrito gruppo di giornalisti, ho pertanto preso un treno Frecciarossa da Milano per raggiungere Firenze e poi Prato, destinazione finale del nostro viaggio stampa.

Siamo stati infatti ospiti del Comune di Prato per la conferenza stampa e la visita in anteprima di una mostra intitolata Legati da una Cintola – L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una città che si svolge al Museo di Palazzo Pretorio da oggi, venerdì 8 settembre, fino a domenica 14 gennaio 2018 (aggiornamento – estesa fino al 25 febbraio 2018 per il grande successo di pubblico).

Affermo di essere una persona allergica ai cliché, alle convenzioni, al conformismo, all’omologazione ed è vero, ve l’assicuro, ma in qualità di essere umano non sono immune da debolezze, cadute e contraddizioni e quindi, purtroppo, anch’io sono a volte vittima dei pregiudizi.

Per esempio, nonostante la Toscana sia una delle regioni italiane che conosco meglio e che ho visitato innumerevoli volte, devo ammettere che Prato non è (anzi, non era) tra le mie mete culturali preferite in quanto avevo la percezione che fosse più legata a una dimensione economica: è risaputo come essa sia uno tra i più importanti distretti italiani nel campo dell’industria tessile e tra l’altro, negli ultimi anni e in rispetto di quella che è sempre stata una vocazione multietnica, la città ha fortemente legato il proprio nome a quello della comunità cinese che vive e lavora in Italia, talvolta anche con episodi poco felici che non ho però alcuna intenzione di trattare in tale sede.

Inoltre, pur essendo una strenua e orgogliosa sostenitrice del nostro Paese e del Made in Italy – dal territorio geografico al patrimonio culturale passando per la vasta e preziosa produzione alimentare, artistica, architettonica, creativa di ogni genere – ammetto di avere lacune che si allargano a macchia d’olio qua e là tra le eccellenze della nostra bella Italia.

Ed eccomi dunque a confessare non senza vergogna il mio grande errore di valutazione nei confronti di Prato: la città toscana (la terza più grande del centro-Italia e la seconda della sua regione secondo dati aggiornati a giugno 2017) ha in realtà una forte vocazione civica, spirituale e religiosa che va ad affiancare quella economica magari più nota.

Inoltre, Prato conserva prestigiose vestigia di un passato culturalmente vivace che si ha ora tutta l’intenzione di far tornare a vivere attraverso iniziative, mostre e musei (rinnovati o inseriti in spazi recuperati) che non solo raccontano ciò che è stato, ma che ben si collocano nel presente guardando con decisione al futuro.

Conoscete – per esempio – la Cintola alla quale il titolo della mostra fa riferimento?

Io no, non la conoscevo, ed è dunque mia intenzione espiare tale colpa e colmare la lacuna parlandovi della mostra Legati da una Cintola.

Nel momento stesso in cui assistevo alla conferenza stampa e poi mi commuovevo davanti alla bellezza, all’intensità, alla forza e al potere evocativo di alcune delle opere in esposizione, mi sono pentita di non aver conosciuto prima una storia che reputo tanto interessante da volerla condividere con voi.

Bernardo Daddi, <em>Predella con scene della Storia della Cintola,</em> 1337-1338, Prato, Museo di Palazzo Pretorio (Prato, Archivio Museo di Palazzo Pretorio/ © Foto Antonio Quattrone)
Bernardo Daddi, Predella con scene della Storia della Cintola, 1337-1338, Prato, Museo di Palazzo Pretorio (Prato, Archivio Museo di Palazzo Pretorio/ © Foto Antonio Quattrone)
Bernardo Daddi, <em>Assunta,</em> 1337-1338, New York, The Metropolitan Museum of Art, Robert Lehman Collection
Bernardo Daddi, Assunta, 1337-1338, New York, The Metropolitan Museum of Art, Robert Lehman Collection
Filippo Lippi e bottega, <em>La Madonna assunta che dona la Cintola a san Tommaso tra san Gregorio, santa Margherita, sant’Agostino, l’angelo Raffaele e Tobiolo,</em> 1456-1466 circa, Prato, Museo di Palazzo Pretorio (Prato, Archivio Museo di Palazzo Pretorio/ © Foto Antonio Quattrone)
Filippo Lippi e bottega, La Madonna assunta che dona la Cintola a san Tommaso tra san Gregorio, santa Margherita, sant’Agostino, l’angelo Raffaele e Tobiolo, 1456-1466 circa, Prato, Museo di Palazzo Pretorio (Prato, Archivio Museo di Palazzo Pretorio/ © Foto Antonio Quattrone)
Manifattura fiorentina e Antonio Zannoni, <em>Cartagloria,</em> 1735, Museo dell’Opera del Duomo, Prato (Prato, Fototeca Ufficio Beni Culturali Diocesi di Prato/ © Foto Antonio Quattrone)
Manifattura fiorentina e Antonio Zannoni, Cartagloria, 1735, Museo dell’Opera del Duomo, Prato (Prato, Fototeca Ufficio Beni Culturali Diocesi di Prato/ © Foto Antonio Quattrone)

L’origine del culto della Sacra Cintola o Sacro Cingolo della Vergine Maria affonda le sue radici nel XII secolo e la leggenda si basa su un testo apocrifo del V-VI secolo.

La leggenda vuole che tale cintura, consegnata dalla Madonna a San Tommaso nel momento della sua Assunzione, sia stata portata a Prato verso il 1141 da un mercante pratese di nome Michele e da questi donata in punto di morte, nel 1172, al prevosto della pieve (la circoscrizione ecclesiastica).

La Cintola è una sottile striscia di lana finissima, lunga 87 centimetri, di color verde, broccata in filo d’oro con ai capi due cordicelle per legarla: fra Due e Trecento, nel periodo della più tumultuosa crescita, la reliquia assurse al ruolo di vero e proprio segno dell’elezione della città, santificata da una così preziosa vestigia miracolosamente giunta dalla Terra Santa, e divenne un simbolo religioso e civile della città nonché il motore delle vicende artistiche (e storiche) pratesi.

La mostra di Palazzo Pretorio prende spunto proprio da tale prezioso mito identitario: Legati da una cintola accende un fascio di luce sull’arte del Trecento, periodo di grande prosperità con le committenze ad artisti del calibro di Giovanni Pisano e Bernardo Daddi i quali diedero risonanza alla devozione mariana a Prato come vero e proprio culto spirituale e civico.

Oltre 60 opere raccontano la città e il suo patrimonio di cultura e bellezza e restituiscono il fascino di una storia che è sospesa tra mito e favola, con vicende alterne che contemplano perfino dei tentativi di furto: al centro c’è la ricostruzione di un’importante pala di Bernardo Daddi che torna a farsi ammirare nella sua interezza (trovate un sunto della storia dell’opera nella scheda tecnica in calce), accompagnata da una ricca serie di dipinti, sculture e miniature in prestito da importanti musei nazionale ed esteri, dai Musei Vaticani al Metropolitan Museum di New York.

Legati da una Cintola, organizzata dal Comune di Prato in collaborazione con la Diocesi di Prato, è curata da Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli che – tra l’altro – hanno accompagnato la nostra visita in anteprima (cerco di trasmettervi il loro e il mio entusiasmo con queste righe nonché parte delle preziose informazioni sempre nella scheda che conclude il post): la mostra inaugura inoltre nuovi spazi espositivi del Museo recuperati nell’attiguo edificio dell’ex Monte dei Pegni, ulteriore motivo di prestigio ed eccezionalità dell’evento.

Anche il Duomo di Prato è parte integrante di un percorso che permette ai visitatori di entrare nella Cappella della Cintola, abitualmente preclusa alla visita, per poter ammirare da vicino il ciclo di affreschi realizzati da Agnolo Gaddi (se volete un assaggio, qui, qui e qui trovate alcuni miei scatti).

Infine, ad accompagnare la grande esposizione di Palazzo Pretorio, vi sono tre allestimenti altrettanto preziosi che guidano i visitatori in altri luoghi significativi per la città, luoghi che custodiscono tracce e memorie della Sacra Cintola (anche di tali allestimenti trovate tutti i dettagli nella scheda tecnica).

Maso di Bartolomeo, <em>Capsella della Sacra Cintola,</em> 1447–1448, Prato, Museo dell’Opera del Duomo (Prato, Fototeca Ufficio Beni Culturali Diocesi di Prato/ © Foto Antonio Quattrone)
Maso di Bartolomeo, Capsella della Sacra Cintola, 1447–1448, Prato, Museo dell’Opera del Duomo (Prato, Fototeca Ufficio Beni Culturali Diocesi di Prato/ © Foto Antonio Quattrone)
Manifattura fiorentina, <em>Corona per il Bambino,</em> 1785, Prato, Museo dell’Opera del Duomo (Prato, Fototeca Ufficio Beni Culturali Diocesi di Prato/ © Foto Antonio Quattrone)
Manifattura fiorentina, Corona per il Bambino, 1785, Prato, Museo dell’Opera del Duomo (Prato, Fototeca Ufficio Beni Culturali Diocesi di Prato/ © Foto Antonio Quattrone)
Bottega di Bicci di Lorenzo, iniziale istoriata I (Ioseph) con la Madonna assunta che dona la Cintola a san Tommaso in <em>La storia et la leggenda come la cintola venne in Prato</em> e volgarizzamento del <em>Liber de accessu animae ad Deum,</em> 1428 circa, Prato, Biblioteca Roncioniana, ms. Q. II. 7 (85), c. 1r (Prato, Biblioteca Roncioniana/ © Foto Antonio Quattrone)
Bottega di Bicci di Lorenzo, iniziale istoriata I (Ioseph) con la Madonna assunta che dona la Cintola a san Tommaso in La storia et la leggenda come la cintola venne in Prato e volgarizzamento del Liber de accessu animae ad Deum, 1428 circa, Prato, Biblioteca Roncioniana, ms. Q. II. 7 (85), c. 1r (Prato, Biblioteca Roncioniana/ © Foto Antonio Quattrone)
Maestro di Cabestany, <em>Morte, Glorificazione e Assunzione della Vergine con san Tommaso che mostra la Cintola,</em> 1160 circa, Cabestany, chiesa di Notre-Dame-des-Anges (proprietà comunale) (© Foto Alexandre Abdoun per la Città di Cabestany)
Maestro di Cabestany, Morte, Glorificazione e Assunzione della Vergine con san Tommaso che mostra la Cintola, 1160 circa, Cabestany, chiesa di Notre-Dame-des-Anges (proprietà comunale) (© Foto Alexandre Abdoun per la Città di Cabestany)

Comprenderete a questo punto il mio rammarico davanti a un avvincente intreccio di devozione, arte, storia, mito e tradizione: la Cintola è stata per secoli il tesoro più prezioso di Prato, contribuendo a rafforzare il prestigio e l’identità della città – e io lo ignoravo.

(Inciso: la Cintola è tuttora tanto importante che la sua Ostensione pubblica avviene ben cinque volte all’anno, a Pasqua, il primo maggio, all’Assunzione di Maria il 15 agosto, il giorno della Natività di Maria l’8 settembre e a Natale.)

Per fortuna, la vita è piena di seconde occasioni e così, grazie all’invito del Comune di Prato e grazie all’anteprima di Legati da una Cintola, ho potuto sanare tale lacuna generata da un insensato pregiudizio e ho potuto aggiungere un altro tassello al mio orgoglio di essere italiana.

A tal proposito, cito anche una frase pronunciata da Matteo Biffoni, giovane sindaco della città (classe 1974, eletto nel 2014 a soli 40 anni): durante la conferenza stampa, Biffoni ha sottolineato la soddisfazione di essere a capo di un’amministrazione che non solo si occupa di atti di carattere pratico inerenti la gestione politica ed economica (vedere il mio discorso iniziale), ma che ha anche il coraggio di occuparsi di cultura.

Sottoscrivo il suo pensiero che mi fa pensare quanto ami il fatto che vi sia un ricambio generazionale – e un nuovo modo di pensare – tra coloro che governano il nostro Paese, ricambio a mio avviso necessario.

Perché se la mia ignoranza di questo capitolo di storia toscana e italiana è purtroppo vera ed è un mio limite, è però altrettanto vero che qualche responsabilità va forse anche a un modo per fortuna oggi superato di gestire la cosa pubblica: in passato, molte amministrazioni sono state poco interessate, attente e inclini a promuovere le città sotto il profilo culturale, privilegiando piuttosto l’aspetto economico – constatazione la mia che non vuole contenere nessun tipo di condanna.

Ma oggi la musica è cambiata e moltissime amministrazioni hanno un nuovo approccio alla cultura che viene finalmente considerata una ricca risorsa sotto molti punti di vista: il Comune di Prato si inserisce a pieno titolo tra tali amministrazioni.

«L’Amministrazione e la Città sono consapevoli del valore assoluto di un’esposizione che i Curatori, il Conservatore e tutto lo staff di Palazzo Pretorio hanno preparato per due lunghi anni, anche con l’apporto di un Comitato Scientifico di straordinario valore», dice ancora Biffoni.

Due anni – pensate!

E alle parole del sindaco fanno eco anche quelle di Franco Agostinelli, vescovo di Prato.

«Una Cintola è poca cosa in sé, non possiede proprietà speciali; eppure nel nostro caso è rievocativa di antiche e ricche pagine di storia che hanno coinvolto l’intera popolazione pratese.»

Sono parole che rappresentano una sintesi perfetta della mia avventura pratese e le uso anche come invito che vi rivolgo a mia volta: che abbiate o meno la mia stessa lacuna, andate a visitare Legati da una Cintola.

È una mostra straordinaria e non ve ne pentirete, ve l’assicuro.

Manu

 

 

 

Legati da una Cintola – L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una città
Museo di Palazzo Pretorio, Piazza del Comune, Prato
8 settembre 2017 – 14 gennaio 2018 estesa fino al 25 febbraio 2018 per il grande successo di pubblico
Orario: 10.30-18.30 tutti i giorni eccetto martedì non festivi

Biglietto: 8 euro intero, 6 euro ridotto
Il biglietto di ingresso dà accesso anche alla Cappella della Sacra Cintola nel Duomo di Prato e permette inoltre uno sconto sulla visita al ciclo di affreschi di Filippo Lippi nel Duomo di Prato

Sito del Museo qui; sezione dedicata alla mostra qui con info vendita on-line

Il percorso espositivo di Legati da una Cintola si articola in sette sezioni

Sezione 1 – Da Cabestany a Prato: genesi di un tema
Precursore della diffusione al di fuori dei confini locali del mito legato alla Cintola mariana fu probabilmente lo scultore romanico conosciuto come Maestro di Cabestany. Attivo nel Roussillon e in Toscana (a Prato realizzò i capitelli del chiostro dell’antica prepositura di Santo Stefano), il Maestro apre il percorso espositivo con la lunetta realizzata per la chiesa di Cabestany (comune francese situato nel dipartimento dei Pirenei Orientali) che raffigura la la prima attestazione in Occidente della Madonna assunta che dona la Cintola.

Sezione 2 – La pala pratese di Bernardo Daddi restituita
Punto focale della mostra è la ricomposizione della pala di Bernardo Daddi, una delle immagini più prestigiose di tutto il Trecento dedicate all’Assunta e al dono miracoloso della Cintola all’incredulo San Tommaso. L’opera, commissionata nel 1337-1338, nel tempo è stata smembrata e la sua complicata diaspora ha fatto sì che si perdesse la coscienza stessa della sua capitale importanza. L’allestimento consente di tornare ad ammirare la monumentale opera di Daddi nel suo complesso, riunendo i componenti che originariamente comprendevano una doppia predella con la storia del dono della Cintola a San Tommaso e del successivo arrivo della reliquia a Prato grazie al pratese Michele (parte custodita nel Museo) e la parallela migrazione del corpo di Santo Stefano da Gerusalemme a Roma, perché si riunisse a quello di San Lorenzo (parte in arrivo dai Musei Vaticani) e una terminazione con la Madonna assunta che cede la Cintola a San Tommaso (parte in arrivo dal Metropolitan Museum di New York).

Sezione 3 – Bernardo Daddi narratore
Per meglio contestualizzare la pala del Daddi, sono esposte altre opere del pittore giottesco appartenenti a questa stessa fase stilistica contraddistinta da una felice e vivace vena narrativa.

Sezione 4 – La Sacra Cintola, le cinte profane
Un nucleo scelto di cintole profane del secolo XIV documentano la bellezza di questo genere di manufatti, riprodotto nell’elegantissima Santa Caterina dipinta da Giovanni da Milano nel polittico per lo Spedale della Misericordia, uno dei capolavori del museo di Palazzo Pretorio.

Sezione 5 – L’Assunta e la Cintola: varianti nel Trecento toscano
Segue una rassegna esemplificativa delle diverse elaborazioni dell’iconografia che univa la morte della Vergine e la Assunzione nell’arte toscana del Trecento: una carrellata di dipinti, miniature, sculture permette di apprezzare la diversa interpretazione del tema in area fiorentina (dove San Tommaso afferra la Cintola) e in area senese (dove essa è lasciata cadere dalla Madonna in volo).

Sezione 6 – L’Assunta e la Cintola: la tradizione seguente
Il percorso espositivo prosegue presentando la tradizione iconografica dell’Assunta in terra toscana, dove prevale il tema della Madonna con il solo San Tommaso, con la selezione di esempi particolarmente significativi e concludendo con gli echi più tardi in area pratese, fino alle pale di Stradano e di Santi di Tito.

Sezione 7 – Il culto e l’ostensione della Sacra Cintola a Prato e in Toscana
Sono infine esposte tutte le testimonianze documentarie e visive che accompagnarono il culto della Cintola stessa e l’ostensione: le preziose custodie, le suppellettili e gli arredi della Cappella della Cintola nella Cattedrale. Alcuni apparati didattici aiutano a comprendere la natura anche tecnica del manufatto e a raccordare fra loro le testimonianze librarie e archivistiche. Vengono presentate anche testimonianze del culto della Cintola nel Duomo di Pisa.

Anche il Duomo di Prato sarà parte integrante di un percorso che permetterà ai visitatori di entrare nella Cappella della Cintola, abitualmente preclusa alla visita, per poter ammirare da vicino il ciclo di affreschi realizzati da Agnolo Gaddi verso il 1392-1395 nonché la statua della Madonna con il Bambino di Giovanni Pisano datata inizi XIV secolo.

Infine, ad accompagnare la grande esposizione di Palazzo Pretorio, tre allestimenti altrettanto preziosi guidano i visitatori in altri luoghi significativi per la città, luoghi che custodiscono tracce e memorie della Sacra Cintola.

Museo dell’Opera del Duomo – Piazza Duomo, 49
Reliquiaria pulchra
Una selezione di raffinati, diversissimi contenitori di reliquie, oltre quaranta opere di varie forme e provenienze, dal XIII al XIX secolo.
Durata: 15 settembre 2017 – 14 gennaio 2018
Orario di visita: da lunedì a sabato 10-13 / 14-17, domenica e festivi 14-17, chiuso il martedì
Ingresso: biglietto intero 5 euro, ridotto 4 euro
Qui il sito e qui un ulteriore approfondimento sulla Sacra Cintola

Biblioteca Roncioniana – Piazza San Francesco, 27
La Cintola nella cultura pratese del Sette-Ottocento
Una ricca selezione di manoscritti e pubblicazioni del Sette-Ottocento sul tema della Sacra Cintola.
Durata: 8 settembre 2017 – 14 gennaio 2018
Orario di visita: dal lunedì al venerdì, ore 9-13 / 15-19
Ingresso: gratuito
Qui il sito

Archivio di Stato di Prato – Via ser Lapo Mazzei, 41 (Palazzo Datini)
Dall’ombelico all’alambicco. Un lunghissimo filo tra passato e presente
Come un lunghissimo filo che dai primordi della storia cittadina arriva fino ad oggi, Prato riconosce nella Cintola-reliquia (ma anche nella Cintola-oggetto tessile e nella Cintola-indumento femminile) una rappresentazione della sua identità e della sua storia portatrice di molteplici significati.
Durata: 8 ottobre 2017 – 14 gennaio 2018
Orario di visita: lunedì e mercoledì ore 8.30-17.30; martedì e giovedì ore 8.30-13.30
Ingresso: gratuito
Qui il sito

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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