Omaggio a Iris Apfel, icona senza età e senza tempo

Dovete sapere che c’è stato un periodo, anni fa, in cui il mio abbigliamento è stato molto estroso e colorato. Naturalmente, anche i bijou che indossavo erano particolari, grandi e decisamente evidenti. Vistosi. Talvolta anche un pochino esagerati, dai, lo ammetto.

Il nostro stile è (o dovrebbe essere) costantemente in evoluzione insieme a noi e al nostro cammino e così quel momento di esagerazione è passato. Oggi ho incanalato il mio estro in modi forse meno evidenti, più interiorizzati. Resta, naturalmente, la mia passione per la particolarità.

In quel mio periodo esagerato, diverse persone mi paragonavano a Iris Apfel. Per me quel paragone era un onore sebbene, ahimè, nessuno potrebbe essere come Iris Apfel poiché la sua personalità è assolutamente unica e irripetibile. E uso il presente intenzionalmente, nonostante la nota imprenditrice e interior designer statunitense sia purtroppo scomparsa il 1° marzo 2024 a 102 anni.

Il suo senso dello stile, la sua idea stessa di stile, la sua capacità di creare outfit in cui ogni elemento aveva un preciso senso… tutto ciò era ed è assolutamente unico. La sua visione era forse esagerata, perfino estrema, ma lontana anni luce dall’essere una semplice accozzaglia di cose. Leggi tutto

Oltre la bambola – Storia di una rivoluzione: buon 65° compleanno, Barbie!

Quando sento certe polemiche attorno a Barbie, non so se ridere o piangere.

Anni fa ho raccontato come, da bambina, io abbia giocato moltissimo e con tutto ciò che capitava a tiro.

In cortile, c’erano la bicicletta, la corda per saltare, l’hula hoop, la palla. Giocavo a nascondino, a mosca cieca, a campana, a ruba bandiera, all’elastico. In spiaggia, mia sorella e io facevamo tunnel, fossati, piste per le biglie, castelli e perfino torte di sabbia. A casa, giocavo con le macchinine, le bambole e Barbie, i pentolini, le costruzioni, le carte, le figurine e i giochi in scatola, dall’Allegro Chirurgo fino al Monopoli. Ricordo che mi piaceva tanto giocare a dama.

Inventavo giochi fabbricando cose da sola: per esempio, adoravo i barattoli vuoti che chiedevo a mia mamma e perfino… i rotoli di carta igienica che diventavano dei porta penne. Ho consumato milioni di fogli, matite, pastelli e pennarelli con i quali mi impiastricciavo all’inverosimile.

Non ho mai dato un genere ai giochi, non mi sono mai chiesta se fossero da femmina o da maschio.

Ai genitori, dunque, mi piacerebbe dire una cosa: non fatevi influenzare da nessuno, decidete solo e soltanto con la vostra testa. Volete regalare una Barbie alla vostra bambina? Fatelo. Volete regalarle le macchinine? Fatelo. Volete regalare una bambola o un peluche a un bambino? Fatelo.

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Daniele Tamagni Style Is life ovvero quando lo stile diventa vita e identità

Palazzo Morando, il Museo milanese dedicato a Costume, Moda e Immagine, sta attualmente ospitando la mostra intitolata Daniele Tamagni Style Is life.

Si tratta della prima grande retrospettiva dedicata al fotografo milanese prematuramente scomparso nel 2017 a soli 42 anni. La mostra è curata da Aïda Muluneh e Chiara Bardelli Nonino ed è promossa e organizzata dalla Daniele Tamagni Foundation in collaborazione con il Comune di Milano.

Gli scatti di Tamagni che ritraggono le subculture metropolitane hanno fatto il giro del mondo. E, grazie al suo talento, Daniele è stato il vincitore di prestigiosi premi internazionali. Cito il Canon Young Photographer Award nel 2007, l’ICP Infinity Award nel 2010 e il World Press Photo Award nel 2011.

Ma Tamagni è stato un fotografo rilevante ben oltre i premi che ha vinto. È stato rilevante perché il suo sguardo innovativo (e sensibile) ha ben amalgamato fotogiornalismo, fotografia di strada e moda in uno stile che è diventato la sua cifra caratteristica.

L’esposizione di Palazzo Morando presenta un’ampia selezione di reportage realizzati in sette anni di produzione e resterà aperta fino al 1° aprile 2024. In mostra ci sono 90 fotografie, tra cui alcune del tutto inedite. Grazie alla sapiente regia delle curatrici, viene quindi offerta un’ottima panoramica dei suoi lavori più importanti.

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Libri e Natale: 9 titoli su moda & costume da mettere sotto l’albero

Amo leggere. E amo i libri. Appassionatamente e da sempre.

Li amo fin da piccina, dai primi anni delle elementari. Leggevo così tanto, letteralmente bevendo ogni libro acquistato, che i miei mi fecero l’abbonamento alla biblioteca di zona. Pochi anni dopo, feci io stessa quello alla Sormani, la bellissima biblioteca centrale sede del sistema bibliotecario comunale milanese.

Ora che si avvicina Natale e tutti noi pensiamo ai regali per coloro che amiamo, io ho pensato ai libri.

Libri e Natale: trovo sia un binomio meraviglioso in quanto credo che regalare conoscenza sia uno dei regali d’amore più belli che si possano fare. Perché conoscere aiuta a essere liberi. E a spiccare il volo.

Nel tempo, la mia passione per la lettura si è estesa a tutti i settori di mio interesse. Non fa eccezione la moda, per due motivi.

Il primo è perché la moda è diventata il mio lavoro e quindi ho bisogno di formazione continua. Il secondo è perché alla base di questo mondo – che a tanti sembra superficiale – c’è in realtà tanta cultura. La moda vive di conoscenza e di approfondimento. Se si desidera conoscerla davvero ed essere in grado di interpretarla correttamente, occorre indagarne codici e significati.

Ho dunque pensato di selezionare nove libri di recentissima pubblicazione da mettere sotto l’albero per nutrire la conoscenza in ambito moda e costume. E per indagare le molteplici e reciproche relazioni che la moda intrattiene con mondi come cinema, spettacolo e musica. Leggi tutto

Drive different, dall’Austerity alla mobilità del futuro – la mostra a Torino dal 24/11

Ricevo e volentieri condivido – Venerdì 24 novembre verrà inaugurata a Torino la mostra “DRIVE DIFFERENT. Dall’Austerity alla mobilità del futuro”.

La mostra multimediale, unica nel suo genere, verrà allestita al MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile e durerà fino al 7 aprile 2024.

Si tratta di un racconto di cinquant’anni di politiche sulla mobilità, di ricerca tecnologica sui motori, di progettazione delle nuove aree urbane, di innovazione nel trasporto pubblico e di invenzioni futuristiche. Lo scopo è offrire ai visitatori spunti di riflessione sulle scelte indispensabili da fare nell’immediato e una maggiore consapevolezza riguardo ai temi ambientali.

Considerata la grande attualità dell’argomento, sono felice di condividere con voi, cari lettori, un’anteprima circa la mostra.

Seguiranno ulteriori dettagli anche attraverso la rubrica A glittering calendar. Leggi tutto

Due miei piccoli ritrovamenti vintage, l’occasione per parlare di chatelaine

In un articolo precedente, ho mostrato un ritrovamento fatto grazie alle ricerche che ho condotto il mese scorso nei mercatini francesi, in occasione delle vacanze. Si tratta di sei numeri datati 1939 – 1940 della rivista Marie Claire e, mostrandoli, avevo promesso che avrei poi condiviso altri ritrovamenti.

Eccomi qui a mantenere quella promessa.

Si tratta di due piccoli oggetti in argento, ovvero un pettinino da barba e una micro matita.

Sono – a mio avviso – entrambi molto affascinanti. Raccontano abitudini del passato e anche un certo gusto per oggetti pratici e, allo stesso tempo, esteticamente belli e curati. Notate i motivi squisitamente intagliati.

Oggi desidero soffermarmi soprattutto sulla matita in quanto faceva parte di un oggetto meraviglioso chiamato chatelaine o châtelaine, per usare la precisa dicitura francese.

Si tratta infatti del termine francese con cui si indicava la “signora del castello”, derivante a sua volta dal latino. Leggi tutto

Uomini e tacchi, dal Re Sole fino a Diego Dolcini a Venezia 80

Uomini e tacchi: è un binomio che sorprende? È considerato un ossimoro?

In realtà, la storia d’amore tra uomini e tacchi è lunga e ricca di esempi.

E, come molti altri capi di abbigliamento, i tacchi alti non hanno genere. Anzi, a indossarli in passato sono stati spesso gli uomini, un po’ come accadde per il colore rosa: oggi è considerato femminile da tanti, ma per molto tempo è stato invece associato alla virilità.

Non voglio tediarvi con lunghi racconti storici e quindi mi limiterò a citare pochi esempi.

Il primo è Luigi XIV di Borbone. Il Re Sole ha regnato per ben 72 anni e 110 giorni dal 14 maggio 1643, quando aveva meno di 5 anni, fino alla morte avvenuta nel 1715.

Come ci hanno raccontato a scuola, Luigi XIV era un monarca assoluto. Tutti i poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) venivano da lui esercitati nella convinzione che la sua autorità derivasse direttamente da Dio. E anche l’abbigliamento era espressione del suo potere: tra le altre cose, faceva ampio uso di scarpe con il tacco. Leggi tutto

1939 – 2023, 84 anni di storia della moda e dell’editoria grazie a Marie Claire

1939 – 2023: 84 anni di storia della moda e dell’editoria grazie alle ricerche che ho condotto in alcuni mercatini in Francia, durante le mie vacanze, e che mi hanno permesso di trovare sei numeri di Marie Claire che vanno da gennaio 1939 a febbraio 1940.

Conoscete la storia di Marie Claire?

Il giornale viene lanciato nel 1937, in Francia, co-fondato da Marcelle Auclair, giornalista e scrittrice. Il nome è ispirato dal romanzo Marie-Claire di Marguerite Audoux.

La distribuzione si interrompe nel 1942, quando le truppe tedesche aboliscono la stampa dei giornali locali, e riprende nel 1954.

Oggi Marie Claire è una delle riviste con il maggior numero di edizioni internazionali.

In Italia arriva negli Anni Sessanta e la formula non si discosta da quella originale francese: moda, attualità, bellezza e rubriche per una donna emancipata e anticonformista. Leggi tutto

Se avessi voluto piacere a tutti sarei nat* Nutella, ovvero la critica oggi

Da tempo noto un fenomeno ormai dilagante e incontenibile: la critica portata ai massimi livelli.
Critica a oltranza, su tutto e su tutti, sempre, comunque e in qualsiasi caso, per tutto e per il contrario di tutto. E spesso in modo aspro, esasperato, sopra le righe.

Come ho appena scritto, è un fenomeno in corso già da tempo, via social network ma non solo, eppure ultimamente sta raggiungendo livelli davvero preoccupanti, secondo me.
Saltellando qua e là in quello strano mondo che è ormai Instagram, per esempio, mi capitano sempre più sotto gli occhi casi emblematici.

Ne cito qualcuno?

Parto da un uomo che stimo davvero molto, single, ha in affido una bambina con sindrome di Down o trisomia 21: la critica per lui è scattata perché ha appena preso un cagnolino di razza anziché un meticcio in un canile.
Dare alla piccola un compagno a quattro zampe con cui giocare, rapportarsi e crescere mi sembra un’idea grandiosa, eppure alcuni commenti sottostanti il suo post (che scioglie letteralmente il cuore in punti come quello in cui lei mostra il libro di Pinocchio al cucciolo) variano da «mi meraviglio di te» a «avresti dovuto dare un esempio significativo adottando un cane e non comprandolo».

Giuro, sono rimasta basita. Leggi tutto

Tutti al mare 1843-2023 ovvero 180 anni in vacanza a Rimini

Ricevo e volentieri condivido – Dal 1° luglio fino al 31 agosto 2023, il programma culturale estivo della città di Rimini si arricchisce di una mostra fotografica sulla spiaggia: Tutti al mare 1843-2023 ovvero 180 anni in vacanza a Rimini.

Di cosa si tratta?

Come narra già il titolo, è una passeggiata attraverso 180 anni di storia balneare: 100 plance, quasi 200 fotografie, oltre 20 manifesti conducono dal 1843, anno in cui prende avvio questa storia, fino a oggi, attraverso gli snodi che hanno visto Rimini affermarsi come importantissima realtà balneare.

Perché, tra le tante notizie che ricevo, ho deciso di dare voce a questa mostra?

I motivi sono tanti.

Perché mi piace l’idea di una mostra open air e dunque fruibile da chiunque, quando si vuole e gratuitamente; perché amo la storia; perché amo in particolare la storia del costume che, nel mio piccolo, insegno.

E in questa mostra c’è tanta storia del nostro Paese, della società e dei costumi. Leggi tutto

Ritmi sostenibili, sostenibilità verso innovazione, cultura e intrattenimento

La parola sostenibilità è una delle più utilizzate – e oserei aggiungere abusate – degli ultimi anni.

È però necessario utilizzarla bene, comprendendo fino in fondo quanto sia preziosa: riconduce a temi estremamente importanti e comporta rispetto e consapevolezza.

Come anticipavo nel post precedente e nell’ottica di essere sempre più attiva sul fronte sostenibilità sociale e ambientale, ho accettato molto volentieri l’invito a partecipare a un talk intitolato Ritmi Sostenibili.

Il talk è stato pensato e organizzato da Demood, collettivo che si pone un preciso obiettivo: celebrare creatività e bellezza in ogni forma.

Sempre in evoluzione, Demood ha le sue radici nelle Marche, regione in cui si incontrano natura e genio umano: ogni membro mette a disposizione il proprio talento e le proprie esperienze per realizzare progetti caratterizzati da sperimentazione e dinamismo.

Il loro progetto di punta è il Mood Festival e lo scorso anno ho raccontato (qui) che si tratta di un evento che nasce con l’idea di portare le atmosfere delle grandi rassegne musicali nel cuore delle colline marchigiane.

Mood Festival giunge quest’anno alla sua nona edizione: si terrà il 21 e 22 luglio al Castello della Rancia di Tolentino (qui tutti i dettagli) ed è accompagnato da una serie di novità tra le quali in primis il talk Ritmi Sostenibili che si è tenuto il 10 giugno presso il Campus Simonelli. Leggi tutto

Perché ho partecipato al talk “Ritmi Sostenibili” voluto da Demood

Oggi vorrei condividere alcune riflessioni riguardo moda e abbigliamento con voi, cari amici che mi fate l’onore di leggere questo spazio web, e vi spiegherò poi anche il motivo di questa condivisione.

Parto da un presupposto.

Il rapporto con l’abito accompagna l’uomo (e gli antenati più prossimi) da sempre perché risponde a un’esigenza di tipo primario, ovvero correlata alla nostra sopravvivenza: fin dai tempi delle caverne, abbiamo compreso di aver bisogno di coprirci per proteggerci e difenderci poiché siamo gli unici esseri a non essere dotati di un bagaglio protettivo e difensivo intrinseco che è invece proprio di altri animali.

Non abbiamo pelo o pelliccia, corazza, artigli e la nostra pelle non è da sola sufficiente a difenderci dalle intemperie, dal freddo e dal caldo: l’uomo ha dunque compreso velocemente di avere bisogno di completare ed equipaggiare il proprio corpo con qualcosa di esterno.

Ben presto, però, l’abito ha assunto ulteriori e numerose connotazioni, andando a raccontare la posizione sociale piuttosto che un ruolo professionale, come per esempio avviene nel caso delle divise, da quelle militari fino a quelle del personale medico. Leggi tutto

Il guardaroba disperso, un talk attorno a Valentina Cortese

Ho raccontato in un precedente articolo che, dal 2 al 26 marzo 2023, lo spazio IsolaSET di Milano ha ospitato una mostra interamente dedicata alla celeberrima attrice Valentina Cortese (1923 – 2019).

Curata da Elisabetta Invernici e Antonio Zanoletti per Regione Lombardia e inquadrata nell’ambito dei festeggiamenti per il 100° anniversario della nascita della Cortese, la mostra ha rappresentato un omaggio a una donna e diva fuori dall’ordinario, attraverso un percorso fatto di fotografie e reperti originali che sono stati inoltre accompagnati da un ricco catalogo, da una rassegna cinematografica e da un programma di talk di approfondimento.

Come avevo accennato già in quel mio primo articolo, Elisabetta Invernici ha voluto che anch’io facessi parte di uno dei talk, anzi, di due, visto che sono stata invitata anche al successivo; non smetterò mai di essere grata a Elisabetta per avermi voluta con sé e per la preziosa opportunità che mi ha dato.

Il guardaroba disperso, la moda interpretata da Valentina Cortese: era questo il titolo del talk.

Perché guardaroba disperso?

Perché il presupposto è stato proprio il guardaroba di Valentina Cortese andato all’asta, e quindi frazionato tra vari collezionisti, nel marzo 2022 (e dell’asta avevo parlato qui).

Di cosa abbiamo quindi parlato? Leggi tutto

L’album di famiglia di Valentina Cortese in mostra a Milano

Si può essere giovani a 100 anni?

La mia risposta è sì, sì se gli anni rappresentano semplicemente un numero, niente più che un dato che non ingabbia lo spirito.

Non solo, sono convinta del fatto che esistano persone che non appartengono esclusivamente al periodo storico e sociale in cui nascono e muoiono: lo spirito di alcune persone è così ‘oltre’ da risultare atemporale rispetto a qualsiasi epoca, da andare ‘oltre’ la parabola della vita terrena.

Sono persone così ‘avanti’ da continuare a risultare straordinariamente contemporanee nonostante lo scorrere del tempo e questo avviene – a mio avviso – perché vivono oltre il tempo, trascendendolo o superandolo grazie a una straordinaria apertura di pensiero e di visione.

Ho avuto pensieri di questo tipo in occasione della recente scomparsa di Paco Rabanne (ahimè) e di nuovo pochi giorni fa, mentre partecipavo alla conferenza stampa per il lancio della mostra dedicata a Valentina Cortese nella ricorrenza del centenario dalla sua nascita.

Lo spazio IsolaSET di Milano ospita – fino al 26 marzo 2023 – la mostra “Valentina Cortese – Album di famiglia. Immagini inedite di una diva” a cura di Elisabetta Invernici e Antonio Zanoletti: Regione Lombardia condivide con i curatori il sentito desiderio di rendere omaggio a una diva e donna fuori dall’ordinario, grazie a un progetto espositivo biografico-fotografico e a un catalogo che racconta la sua storia attraverso un percorso intimo e familiare. Leggi tutto

Un saluto a Maurizio Costanzo da una ex bambina che lui ha influenzato…

Ero solo una bambina quando esordì il Maurizio Costanzo Show.

Nonostante fossi in un’età decisamente acerba, mi innamorai da subito e istintivamente di quel modo così particolare di fare giornalismo in televisione e ora mi fa sorridere pensare che, sicuramente, all’epoca, nemmeno sarei stata capace di spiegare con precisione cosa significasse il termine «giornalismo».

Ricordo quante discussioni avevo con mia mamma – che è sempre stata severa, rigorosa e inflessibile quanto a orari e disciplina – per ottenere di restare ancora un po’ in piedi e poter carpire ancora qualche minuto di trasmissione.
Lei teneva al fatto che io dormissi a sufficienza per poter affrontare bene la scuola il giorno dopo, io avrei preferito restare ad ascoltare l’uomo che tanto mi affascinava nonché i suoi ospiti sempre curiosi e interessanti.

E ricordo anche un episodio di diversi anni dopo.

Non ho la più pallida idea di quale trasmissione si trattasse, ma rammento che si chiedeva agli intervistati, persone fermate casualmente per strada, di citare i propri personaggi televisivi preferiti.
Una persona iniziò a snocciolare il proprio elenco e, nel bel mezzo, aggiunse «e poi Maurizio Costanzo Show».
Disse proprio così, non Maurizio Costanzo bensì Maurizio Costanzo Show, un piccolo errore, una simpatica e ingenua svista che, in realtà, era molto sintomatica e rappresentativa.
Indicava quanto fosse quasi impossibile separare lo show, ovvero la creatura, da Costanzo, ovvero il creatore, quanto fossero profondamente e intimamente fusi insieme in un unico concetto radicato nella testa, nel quotidiano e nell’immaginario non solo di quella persona, ma di moltissimi altri, ne sono certa, milioni di spettatori appartenenti a diverse generazioni.

Maurizio Costanzo era ed è sinonimo di talk show, sinonimo di un certo modo di fare televisione, interviste, giornalismo; incarnava e incarna il modo e il mondo che, fin da bambina, mi hanno affascinata e che hanno contribuito a farmi desiderare di fare quello che per me è il mestiere più bello e appassionante del mondo, ovvero comunicare, raccontare, condividere.

Buon viaggio, Maurizio, e grazie per quelle serate nonché per quell’amore precoce e istintivo e per quel seme che hai posto in me così come in molti altri.

Manu

P.S.: oggi ho guardato i funerali di Maurizio Costanzo in tv e mi sono commossa quando la figlia Camilla ha letto una lettera a nome suo e dei fratelli Saverio e Gabriele. Da venerdì, giorno della scomparsa di Costanzo, non avevo mai pianto ma oggi, davanti alle parole di Camilla e a quel «papino», lo stesso nomignolo che uso per il mio, mi si sono riempiti gli occhi di lacrime. Ringrazio Camilla, Saverio e Gabriele per la generosità del pensiero rivolto verso i «molti figli acquisiti» del loro papà ♥

 

Pensieri a proposito delle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio 2023

Ho scattato questa foto lunedì 13 febbraio, presso le scuole medie della mia zona, andando a votare in occasione delle elezioni regionali in Lombardia.

Quella mattina ero felice perché stavo andando a esercitare un diritto esprimendo la mia opinione e ho reputato questo murale come un buon auspicio.

L’effigie di Borsellino e Falcone insieme a quelle parole mi hanno fatto pensare che sì, esiste speranza se i giovanissimi credono che scuola e conseguentemente istruzione e cultura siano i peggiori nemici di quel cancro che è la mafia.

(E scusate per il bidone dei rifiuti nel mezzo ma non potevo spostarlo, i carabinieri giustamente mi tenevano d’occhio.)

Mentre scattavo, ero davvero colma di fiducia e ottimismo; ora, a pochi giorni di distanza, mi sento semplicemente una povera illusa, sconfitta, delusa e amareggiata, profondamente. E se mi sento così è perché moltissime persone hanno scelto di non votare, di non esprimere la propria opinione.

I dati dell’affluenza per le elezioni regionali di Lombardia e Lazio dicono che ha votato il 40% della popolazione avente diritto rispetto al 70,63% delle precedenti omologhe del 2018.

Sono dati agghiaccianti: indicano che, statisticamente, solo 40 persone su 100 hanno scelto di esercitare il proprio diritto di parola.

Non so per quale o quali motivi gli altri 60 – la maggioranza – abbiano rinunciato: penso sia per sfiducia e correggo la mia precedente affermazione, in realtà è anche questa un’opinione o un’idea.

Non votare è un po’ come dire «tanto non serve, la nostra voce non conta, i politici fanno comunque ciò che vogliono».
Non voglio pensare che dietro tale idea ci sia semplice disinteresse, temo che ci sia appunto tanta sfiducia. Leggi tutto

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