Uomini e tacchi, dal Re Sole fino a Diego Dolcini a Venezia 80

Uomini e tacchi: è un binomio che sorprende? È considerato un ossimoro?

In realtà, la storia d’amore tra uomini e tacchi è lunga e ricca di esempi.

E, come molti altri capi di abbigliamento, i tacchi alti non hanno genere. Anzi, a indossarli in passato sono stati spesso gli uomini, un po’ come accadde per il colore rosa: oggi è considerato femminile da tanti, ma per molto tempo è stato invece associato alla virilità.

Non voglio tediarvi con lunghi racconti storici e quindi mi limiterò a citare pochi esempi.

Il primo è Luigi XIV di Borbone. Il Re Sole ha regnato per ben 72 anni e 110 giorni dal 14 maggio 1643, quando aveva meno di 5 anni, fino alla morte avvenuta nel 1715.

Come ci hanno raccontato a scuola, Luigi XIV era un monarca assoluto. Tutti i poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) venivano da lui esercitati nella convinzione che la sua autorità derivasse direttamente da Dio. E anche l’abbigliamento era espressione del suo potere: tra le altre cose, faceva ampio uso di scarpe con il tacco. Leggi tutto

Ritmi sostenibili, sostenibilità verso innovazione, cultura e intrattenimento

La parola sostenibilità è una delle più utilizzate – e oserei aggiungere abusate – degli ultimi anni.

È però necessario utilizzarla bene, comprendendo fino in fondo quanto sia preziosa: riconduce a temi estremamente importanti e comporta rispetto e consapevolezza.

Come anticipavo nel post precedente e nell’ottica di essere sempre più attiva sul fronte sostenibilità sociale e ambientale, ho accettato molto volentieri l’invito a partecipare a un talk intitolato Ritmi Sostenibili.

Il talk è stato pensato e organizzato da Demood, collettivo che si pone un preciso obiettivo: celebrare creatività e bellezza in ogni forma.

Sempre in evoluzione, Demood ha le sue radici nelle Marche, regione in cui si incontrano natura e genio umano: ogni membro mette a disposizione il proprio talento e le proprie esperienze per realizzare progetti caratterizzati da sperimentazione e dinamismo.

Il loro progetto di punta è il Mood Festival e lo scorso anno ho raccontato (qui) che si tratta di un evento che nasce con l’idea di portare le atmosfere delle grandi rassegne musicali nel cuore delle colline marchigiane.

Mood Festival giunge quest’anno alla sua nona edizione: si terrà il 21 e 22 luglio al Castello della Rancia di Tolentino (qui tutti i dettagli) ed è accompagnato da una serie di novità tra le quali in primis il talk Ritmi Sostenibili che si è tenuto il 10 giugno presso il Campus Simonelli. Leggi tutto

Perché ho partecipato al talk “Ritmi Sostenibili” voluto da Demood

Oggi vorrei condividere alcune riflessioni riguardo moda e abbigliamento con voi, cari amici che mi fate l’onore di leggere questo spazio web, e vi spiegherò poi anche il motivo di questa condivisione.

Parto da un presupposto.

Il rapporto con l’abito accompagna l’uomo (e gli antenati più prossimi) da sempre perché risponde a un’esigenza di tipo primario, ovvero correlata alla nostra sopravvivenza: fin dai tempi delle caverne, abbiamo compreso di aver bisogno di coprirci per proteggerci e difenderci poiché siamo gli unici esseri a non essere dotati di un bagaglio protettivo e difensivo intrinseco che è invece proprio di altri animali.

Non abbiamo pelo o pelliccia, corazza, artigli e la nostra pelle non è da sola sufficiente a difenderci dalle intemperie, dal freddo e dal caldo: l’uomo ha dunque compreso velocemente di avere bisogno di completare ed equipaggiare il proprio corpo con qualcosa di esterno.

Ben presto, però, l’abito ha assunto ulteriori e numerose connotazioni, andando a raccontare la posizione sociale piuttosto che un ruolo professionale, come per esempio avviene nel caso delle divise, da quelle militari fino a quelle del personale medico. Leggi tutto

La mia client interview per Bivio Milano che compie 10 anni

Il fatto che io ami e sostenga la moda circolare non è un mistero: ne parlo in questo sito, in vari articoli per altre testate, attraverso i social.

La moda circolare si innesta naturalmente nel concetto di economia circolare: è un cerchio nel quale i materiali continuano a girare senza mai perdere la loro utilità, attraverso riciclo (recycle) oppure rigenerazione (upcycle), ovvero quel tipo di riciclo che permette al nuovo prodotto di valere perfino di più rispetto a prima.

Nell’idea di circolarità, possiamo far rientrare vintage e second hand, due formule che amo particolarmente e che permettono che gli oggetti restino in circolo nella loro completezza.

Dopo decenni di sfrenato consumismo e in un momento storico in cui gira meno denaro rispetto al passato (per esempio rispetto ai goderecci Anni Ottanta), penso che allungare il ciclo di vita di oggetti e capi sia un’ottima idea, a beneficio delle nostre tasche, appunto, e a beneficio dell’ambiente.

Lego dunque l’amore verso vintage e second hand anche a motivazioni etiche tra le quali la sostenibilità, ambientale e sociale poiché la conseguenza di ogni forma di circolarità in ambito abbigliamento è infatti una moda più sostenibile, più etica e più responsabile. E, visto che lavoro proprio in tale ambito, sono particolarmente conscia di quanto sia necessario produrre meglio e meno, per rispetto verso le persone e verso il nostro pianeta.

Ho scritto “anche” parlando di motivazioni in quanto, in aggiunta al lato etico e responsabile, apprezzo il fatto che capi e oggetti godano di una seconda vita perché mi piace la Storia, quella con la S maiuscola, e mi piacciono le storie, quelle piccole e quotidiane di ogni giorno; sono dunque affascinata da tutto ciò che è appunto testimone di Storia, storie e significati e auspico che non vada perso. Leggi tutto

Piccolo omaggio al Maestro Issey Miyake, da Pleats Please a Bao Bao

Quanto dispiacere ho provato lo scorso agosto, quando si è diffusa la notizia della scomparsa di Issey Miyake.

Quanto sono onorata di essere stata invitata, lo scorso 16 novembre, al press day per la presentazione delle collezioni SS 2023 della Maison che il Maestro Miyake aveva fondato più di cinquant’anni fa (se volete qui trovate il post che ho pubblicato in Instagram).

Miyake era nato a Hiroshima il 22 aprile 1938 ed era sopravvissuto alla bomba atomica sganciata sulla sua città durante la Seconda Guerra Mondiale, quando era solo un bambino, un’esperienza alla quale io non so nemmeno attribuire un aggettivo e che lui si è portato dentro per sempre trasformandola però in bellezza e gentilezza.

Dopo la laurea, dopo aver girato il mondo e lavorato a Parigi e a New York, era ritornato a Tokyo per fondare il Miyake Design Studio: alla fine degli Anni Settanta, insieme a Rei Kawakubo e a Yohji Yamamoto, aveva contribuito all’onda di rinnovamento della moda europea e mondiale.

Durante la sua fertile carriera nella moda, ha disegnato capi genderless, ha applicato la tecnologia ai materiali, ha introdotto argomenti quali sostenibilità e riciclo molto prima che diventassero un trend sulla bocca di tutti (e talvolta, in certi casi e su certe bocche, del tutto a sproposito…).

Tra i miracoli sartoriali che ha realizzato, figura anche una tecnica fra le più impegnative – ovvero il plissé – che lui ha applicato a capi di uso quotidiano.

E su questo lasciatemi fare un piccolo approfondimento.

Chi conosce e ama la storia della moda sa che, quando si parla di plissettatura, non si può non menzionare, anzi, si devono menzionare Mariano Fortuny y Madrazo (1871 – 1949) e la moglie Henriette Negrin (1877 – 1965): figura assolutamente eclettica, Fortuny è stato pittore, scenografo e designer, spagnolo di nascita ma naturalizzato italiano, e ha costantemente lavorato a stretto contatto con la moglie, francese, con la quale ha concepito numerose innovazioni. Leggi tutto

IKEA presenta EFTERTRÄDA che arriva in autunno in Italia

Ricevo e volentieri condivido – Arriva anche in Italia la prima collezione streetwear di IKEA, ovvero la capsule collection EFTERTRÄDA. Riuscirà a diventare un nuovo fenomeno nell’ambito del design democratico?

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Arriva anche in Italia la prima collezione streetwear di IKEA: la capsule collection EFTERTRÄDA sarà disponibile nei punti vendita del nostro Paese a partire dall’autunno 2021.

Semplici e funzionali, i pezzi EFTERTRÄDA nascono direttamente dai valori fondanti della filosofia IKEA.

Lo sviluppo di EFTERTRÄDA è avvenuto attraverso una stretta collaborazione fra la casa madre svedese e la filiale giapponese di Tokyo: la collezione nasce «ispirata da e fatta per gli abitanti di Tokyo», ma con l’ambizione di trasformarsi in un fenomeno globale. Leggi tutto

Quattro chiacchiere a proposito dei maglioni Aran tra verità, miti e icone

Lo dico sempre, detesto l’inverno, eppure amo i maglioni e li amo quanto più sono caldi e avvolgenti.
In fondo, sono coerente (in questo, almeno): visto che non mi piace il freddo, mi rifugio in capi che siano in grado di farmi sentire protetta e coccolata.

E allora, oggi, vorrei parlarvi di un tipo di maglione che apprezzo molto, un maglione che ha un’origine precisa e una bella storia da raccontare, ricca di aneddoti e perfino di qualche leggenda, mito e mistero.

Mi riferisco ai maglioni Aran, quelli che spesso vengono definiti semplicemente ‘maglioni con le trecce’, maglioni nati per assolvere precise funzioni e poi diventati anche trendy (come spesso accade nella storia del costume), amati da personaggi famosi che ne sono in un certo senso diventati testimonial – e non mi riferisco a nomignoli di poco conto.

Iniziamo il nostro viaggio delineando il contesto geografico. Leggi tutto

WearMe30Times, quando un gioco è molto più di un gioco

L’etichetta del progetto WearMe30Times su una maglia

Da diverso tempo, ormai, mi interesso di moda (mia immensa passione da sempre) non solo dal punto di vista del processo creativo, ma anche e soprattutto per quanto riguarda le sue interazioni con ogni settore della nostra vita – e in particolare dal punto di vista della sostenibilità sociale e ambientale.

Desidero pertanto condividere con voi, cari amici, il racconto di un evento al quale ho partecipato recentemente e che si è tenuto presso il quartier generale di H-Farm qui a Milano per lanciare una innovativa campagna di sensibilizzazione contro gli sprechi nel settore moda: mi riferisco al progetto WearMe30Times.

L’evento – in formato fisico e digitale – ha visto presenti in sala i due partner promotori dell’iniziativa, ovvero Walfredo della Gherardesca, CEO di Genuine Way, e Aurora Chiste, CEO di Maakola; era inoltre presente in collegamento web Holly Syrett di Global Fashion Agenda.

L’evento si è aperto proprio con l’intervento di Holly che ci ha esposto uno studio – realizzato da Global Fashion Agenda insieme a McKinsey – che analizza nel dettaglio l’impatto ecologico globale dell’industria della moda, andando a identificare e dividere le varie voci di tale impatto, dalla produzione al consumo: da questa analisi deriva una riflessione importante, ovvero che una rilevante parte del problema non risiede solo nell’ambito produttivo, ma nelle abitudini di consumo, ovvero negli sprechi legati al poco utilizzo dei capi acquistati e della rapida sostituzione degli stessi. Leggi tutto

Bsamply mette le sue tecnologie a disposizione del settore tessile

Giusto un paio di giorni fa, nel post precedente, ho dettagliatamente parlato di come ci sia e ci sarà bisogno di una riorganizzazione dell’intero sistema moda, tenendo presente la necessità di ottemperare al distanziamento sociale che (ormai è del tutto evidente…) ci accompagnerà per molto tempo.

E, in chiusura del post, avevo anticipato che avrei parlato dell’iniziativa messa in campo dalla startup Bsamply per aiutare le imprese a fare fronte comune proprio contro il coronavirus: oggi onoro la promessa fatta.

Bsamply ha scelto di offrire gratuitamente la propria piattaforma a tutte le aziende italiane del mondo del tessile: tale piattaforma permette di digitalizzare le collezioni online e di non fermare la produzione nonostante il momento difficile che l’Italia sta attraversando.

La piattaforma permette di esporre le proprie collezioni attraverso la creazione di private showroom e permette di richiedere campioni e inviare ordini. Rappresenta dunque uno strumento di vitale importanza in questo momento: in un periodo nel quale si è obbligati alla lontananza, l’interconnessione digitale tra fornitori e clienti è l’unico mezzo per non fermarsi.

Non solo: Andrea Fiume, CEO della piattaforma, l’ha ulteriormente ampliata con Bsamply Tradeshow Project, progetto che permetterà di partecipare a vere e proprie fiere del tessile online.

Sapendo che questo mio spazio gode della fiducia di tanti designer nonché di tanti professionisti del settore tessile e moda (grazie con profonda gratitudine ) e apprezzando l’iniziativa di Andrea, condivido volentieri il comunicato che ho ricevuto: credo nella solidarietà e nel sostegno al talento e dunque spero che la condivisione possa risultare utile per qualcuno. E, nel frattempo, sostengo volentieri lo stesso Andrea e il suo talento, poiché riuscire a creare a una simile piattaforma… sì, equivale decisamente ad avere talento.

Buona lettura,

Manu

 

Riuscire ad accorciare le distanze che in questo momento separano clienti e fornitori, far incontrare domanda e offerta senza spostamenti così da consentire alle imprese di non fermarsi: è questa una delle esigenze che stanno emergendo in un periodo particolarmente difficile per il Paese. Leggi tutto

YOUth, le felpe belle e virtuose create dagli adolescenti dell’Istituto Tumori

Il dottor Andrea Ferrari insieme ad alcuni dei ragazzi del progetto YOUth

(Photo credit Veronica Garavaglia)

Tutto l’anno, costantemente, attraverso questo spazio web e attraverso i miei vari canali social, non faccio altro che parlare del talento, dando voce, supporto (e spero aiuto) a tutti quei progetti che secondo me profumano di capacità, di positività, di bellezza e di ben fatto.

Penso che, a Natale, questo possa e debba sposarsi perfino con qualcosa di più, qualcosa che profumi di solidarietà e di nuove possibilità.

In fondo, parlare di solidarietà, di nuove possibilità, di impegno sociale (e nello specifico di lotta al tumore) è qualcosa che ho fatto più volte proprio attraverso blog e canali social poiché credo profondamente nel fatto che chi vuole occuparsi di comunicazione debba prestare la propria voce anche per agevolare il progresso della società nei suoi vari aspetti e bisogni.

Ecco perché oggi ho deciso di parlarvi di YOUth, la prima collezione di felpe realizzate dagli adolescenti del Progetto Giovani del reparto di pediatria dell’Istituto Nazionale dei Tumori coordinati da Gentucca Bini con il sostegno dell’associazione Bianca Garavaglia.

Il Progetto Giovani è parte integrante della Struttura Complessa di Pediatria Oncologica dell’INT (Istituto Nazionale dei Tumori) ed è Centro di Eccellenza per la cura dei tumori dell’età pediatrica e degli adolescenti: le felpe e il marchio YOUth sono il frutto di sei mesi di lavoro di 32 giovani tra i 15 e i 24 anni, di cui 20 attualmente ancora in cura, coordinati dalla stilista Gentucca Bini. Il ricavato dell’iniziativa sarà destinato al Progetto Giovani dell’INT sostenuto dall’Associazione Bianca Garavaglia ONLUS.

Vi ho incuriositi?

Volete saperne di più? Leggi tutto

Roberto Lucchi Hats & Art, indossa con fierezza l’estensione della tua personalità

Roberto Lucchi al lavoro

Il web è diventato ormai una sorta di realtà parallela in grado di amplificare le nostre possibilità: io vivo internet esattamente così, come amplificatore di opportunità, ma ammetto che la mia preferenza continua ad andare – e sempre andrà – alla vita reale.

Perché, per quanto mi piaccia intrecciare amicizie e conoscere cose nuove via web, è quando stringo una mano e quando guardo negli occhi una persona che capisco quanta verità e concretezza vi sia dietro il virtuale. A conquistarmi definitivamente sono la spontaneità e l’empatia che scattano oltre la tastiera e oltre lo schermo di un cellulare.

Così è stato con la persona della quale desidero parlarvi oggi: avevo visto i cappelli di Roberto Lucchi via Instagram e attraverso gruppi Facebook dei quali faccio parte, ma è stato quando l’ho incontrato in occasione di un recentissimo press day che è scattata la voglia di raccontare di lui che è persona spontanea, empatica, eclettica e, naturalmente, talentuosa.

Dopo il diploma da geometra, Roberto Lucchi, classe 1995, ha spaziato per un periodo tra diverse facoltà universitarie (scienze motorie, economia, accademia musicale…) e tra diversi lavori (pubbliche relazioni, vendita diretta, bar e ristorante, animazione…), apparentemente in maniera casuale: in realtà, stava cercando sé stesso e un modo per esprimere il suo mondo.

Roberto era infatti alla ricerca di un punto in comune tra tutto ciò che aveva sperimentato, qualcosa che riuscisse a esprimere la sua creatività e il suo lato artistico, che potesse creare armonia e allo stesso tempo economia, qualcosa che fosse un punto di contatto tra il sé e gli altri, rispondendo a una domanda che tutti noi abbiamo dentro: come posso io distinguermi in una società che tende all’omologazione?

Roberto ha trovato la sua risposta… nel cappello, letteralmente. Ed è lui stesso a spiegare come e perché.

«Il potere del cappello è qualcosa di incredibile poiché permette di completare un look o di stravolgerlo interamente. Non bisogna dunque lasciarlo morire ma al contrario rinnovarlo, di volta in volta, esattamente come una persona rinnova sé stessa.»

E così, nella calda estate del 2017, stanco dei soliti – e per lui noiosi – cappelli in paglia e colpito dalla difficoltà di trovare un oggetto dal quale si sentisse ben rappresentato, a Roberto viene l’idea di creare da sé un cappello artigianale e totalmente personalizzato.

Parte quindi alla volta di Firenze con qualche informazione di base sul processo di creazione del cappello, informazioni recuperate attraverso forum internet, e si dirige verso quella che è considerata un’autentica patria dei cappellifici: Signa. Leggi tutto

Giambattista Valli x H&M, la designer collection 2019 è servita

Dalla collezione Giambattista Valli x H&M (ph. credit pagina Fb H&M)

Durante i miei corsi in Accademia del Lusso, parlo spesso agli studenti dei neologismi collegati all’evoluzione della moda.

Uno di tali neologismi è per esempio masstige: ancora una volta, è la lingua inglese a rivelarsi perfetta allo scopo di raccontare efficacemente e sinteticamente un fenomeno oggi particolarmente diffuso proprio in ambito moda.

Di cosa si tratta?

Il termine nasce dalla contrazione di mass market e prestige: descrive una particolare strategia di co-branding (ovvero l’unione di due o più marchi per lanciare un nuovo prodotto) che riprende le leve del marketing di lusso (tra cui valore estetico e qualitativo) abbassando però la leva del prezzo e spingendo piuttosto sul valore della percezione simbolica, ovvero sul richiamo e sul fascino esercitato da una determinata maison o da un determinato brand.

È quello che fa – e lo fa da parecchi anni, precisamente quindici – il colosso svedese H&M, proponendo una serie di collaborazioni con grandi nomi della moda: nata in Svezia nel lontano 1947 e specializzata in quel settore universalmente conosciuto come fast fashion, la catena si è specializzata nel portare il dream factor nel mass market attraverso una serie di limited edition presentate solitamente con cadenza annuale.

Fin dal 2004, H&M ha concretizzato la propria idea di masstige in una serie di collaborazioni con brand e stilisti del calibro di Karl Lagerfeld (2004), Stella McCartney (2005), Viktor & Rolf (2006), Roberto Cavalli (2007), Comme des Garçons (2008), Matthew Williamson (aprile 2009), Jimmy Choo (novembre 2009), Sonia Rykiel (dicembre 2009), Lanvin (novembre 2010), Versace (2011), Marni (marzo 2012), Maison Martin Margiela (novembre 2012), Isabel Marant (2013), Alexander Wang (2014), Balmain (2015), Kenzo (2016), Erdem (2017), Moschino (2018).

Seguo il fenomeno da vicino da anni, come cliente (lo ammetto) e come editor (qui nel blog trovate per esempio il mio articolo sulla collezione Balmain, con un risvolto imprevisto, e qui quello sulla collezione Moschino scritto invece per ADL Mag): attualmente sono in attesa della nuova collaborazione di H&M che sarà con il celeberrimo stilista Giambattista Valli.

Giambattista Valli ha lanciato il suo brand nel 2005 e ha tenuto la sua prima sfilata di prêt-à-porter a Parigi, la città in cui si è trasferito (da Roma) per realizzare il suo sogno: nel 2011 ha presentato la sua prima collezione di alta moda ed è diventato membro ufficiale della Chambre Syndicale de la Haute Couture, un privilegio riservato a pochissime maison con nomi del calibro di Chanel, Dior, Givenchy.

Il suo sogno si è così avverato: Giambattista Valli è diventato uno dei nomi più in vista del mondo della moda, meritatamente.

Lo stilista riesce infatti a proporre lusso e bellezza con un approccio nuovo: le sue creazioni raccontano una storia d’amore senza tempo, senza età, senza ostacoli. Leggi tutto

Trasformare la complessità in modernità: nasce Graphyo

Questa settimana abbiamo avuto un assaggio d’autunno un po’ in tutta Italia: qui a Milano, per esempio, e precisamente in Porta Venezia, ieri avrei avuto bisogno di un bel paio di pinne (piuttosto che degli stivaletti) per scendere dal marciapiede e attraversare la strada…

Rimanderò a un altro momento questa piccola polemica, definiamola così, perché oggi privilegio ancora una volta il mio abituale ottimismo e trasformo il diluvio meneghino in positività.

Come?

Diversi amici mi hanno chiesto un consiglio (grazie per la fiducia) su un buon capospalla da mettere nell’armadio per questo inverno e mi fa dunque piacere condividere una novità che mi è stata sottoposta e che mi è piaciuta, sia per il capo in sé stesso sia per chi l’ha proposto.

Lo scorso luglio, alla Fiera di Milano Rho, si è svolta una manifestazione che si chiama Origin Passion and Beliefs: si tratta di un salone d’eccellenza che permette alle aziende manifatturiere italiane specializzate nella subfornitura e nei servizi di qualità di incontrare i marchi internazionali della moda. È dunque una vetrina estremamente importante per il Made in Italy poiché crea concrete occasioni di business.

Proprio a Origin, Fbs Italia, Nyguard Technical Trimmings, Big Deal e Moviefarm hanno presentato GRAPHYO, ovvero la prima giacca tecno in grafene che supera la stagionalità grazie alla sua concezione altamente innovativa.

Progettata interamente in Italia, GRAPHYO è realizzata in due parti: un guscio esterno termosensibile che mette insieme più strati di tessuti in grafene e un’imbottitura trapuntata e staccabile a seconda delle esigenze che contiene un dispositivo a batteria per garantire una perfetta termoregolazione. Leggi tutto

Champion Premium Store Milano, 100 anni tra storia e futuro

Milano è la città in cui sono nata e cresciuta e nella quale ho scelto di continuare a vivere e lavorare da adulta, nonostante abbia avuto l’opportunità di vedere tanti luoghi grazie a viaggi personali e di lavoro.

Credo che il mio amore per il capoluogo meneghino traspaia da molte delle cose che faccio e che scrivo: ho amato Milano con un velo di tristezza anche nei suoi anni bui quando, dopo l’infanzia, l’ho vista trasformarsi in una città che stentavo a riconoscere e ne sono molto orgogliosa oggi, nel momento in cui la vedo rifiorire e aprirsi al tipo di crescita ed evoluzione che piacciono a me.

Mi piace vedere come Milano si sia aperta alla convivenza tra storia e futuro, tra tradizione e innovazione: è ciò che ho sempre apprezzato e amato in città come Parigi e Londra e dunque sono orgogliosa, lo ripeto, che Milano abbia saputo mostrare la stessa capacità.

Sono sempre più numerose le zone che mettono in evidenza tutto ciò, dal centro città fino alla periferia: anche piazza Cordusio è entrata da tempo in questo movimento ideale e, allo stesso tempo, estremamente concreto e lo scorso anno ho raccontato un episodio dell’evoluzione che sta vivendo (si trattava di Starbucks, apertura alla quale non sono affatto contraria e qui ho spiegato dettagliatamente perché).

Continuo oggi il racconto grazie a una bellissima serata di inaugurazione alla quale sono stata invitata la settimana scorsa, ovvero quella con cui Champion ha inaugurato il suo nuovo flagship store, celebrando anche il 100° anniversario della propria nascita.

Da icona sportiva, simbolo e fonte di ispirazione di tanti atleti, dentro e fuori dal campo, il marchio rafforza sempre più la propria presenza nella dimensione activewear inaugurando un nuovo Champion Premium Store e la città scelta è proprio Milano, crocevia di business, mode e culture.

In particolare parliamo di via Cordusio, una via dove i grandi nomi della finanza hanno aperto la strada alle firme internazionali della moda: proprio qui, a fine Ottocento, ispirandosi al gusto milanese tipico del tempo, gli architetti Francesco Bellorini e Ippolito de Strani hanno progettato il palazzo in cui trova ora spazio il nuovo Champion Premium Store. Leggi tutto

La tuta da Thayaht ai giorni nostri, un capo che non invecchia mai

Vi faccio una confessione, miei cari amici.
Anche in veste di docente, provo grande dispiacere quando riscontro poco interesse verso la storia del costume da parte di quei giovanissimi che frequentano le accademie di moda.
Ebbene sì, capita, e se mi dispiace è perché credo che sia per loro un’occasione persa: chi studia la moda e ambisce a diventare un professionista in tale settore deve invece essere molto interessato ad acquisire quegli strumenti preziosi che permettono di leggere il passato per interpretare il presente e immaginare o progettare il futuro.
Credo che l’equivoco di base sia considerare la storia come qualcosa di polveroso se non morto, mentre al contrario la storia vive ed è una grande maestra proprio perché, se letta e padroneggiata con attenzione e passione, ci offre grandi possibilità.
Anche perché la storia della moda ha una caratteristica significativa: è ciclica ed è molto spesso fatta di ritorni e reinterpretazioni, dunque sorrido quando magari si considera rivoluzionario e moderno qualcosa che in realtà esisteva già secoli scorsi (o anche più, come nel caso di capi che risalgono a Greci, Romani, Egizi) e che qualche stilista contemporaneo ha più o meno semplicemente rielaborato e riproposto.
C’è perfino qualcuno che ha considerato ‘diavolerie moderne’ cose che esistevano già mille e più anni fa, come per esempio il costume a due pezzi (certo esisteva in una forma diversa, come ho raccontato e mostrato qui).
Ebbene sì: dobbiamo molti dei capi che indossiamo ancora oggi a geniali creatori che li hanno pensati tanti anni fa, magari… cento anni fa.

Non scrivo il numero a caso ma prendendo come esempio la tuta: avevo promesso in un post recente di tornare a parlarne ed eccomi qui a mantenere la promessa.

Tornare a parlarne, sì, perché avevo già accennato alla storia della tuta in un post del 2016 dedicato al lavoro di Francesca Fossati.
Ora, però, ho voglia di raccontarvela proprio bene, perché la tuta (overalls / dungaree / jumpsuit per chi preferisce l’inglese o ancora salopette per chi ama il francese) ha una genesi davvero interessante e che riesce a fondere tanti diversi elementi.

Vi dico subito il nome di colui al quale si può attribuire la paternità della tuta: si tratta dell’artista italiano Ernesto Michahelles (1893 – 1959). Leggi tutto

The Fashion Experience Milano, conoscere la verità su ciò che indossiamo

Recentemente, dopo aver visto “Fashion Victims”, il docu-film girato da Chiara K. Cattaneo e Alessandro Brasile e proiettato a Milano grazie all’organizzazione Fashion Revolution, ho deciso di farmi carico di un impegno ben preciso.

Il documentario è ambientato nel Tamil Nadu, ovvero uno dei 29 stati che compongono l’India: questo stato si trova nel sud del Paese e qui milioni di adolescenti e di giovani donne lavorano nell’industria tessile, dalla filatura alla tessitura del cotone fino alla confezione di capi di abbigliamento, per il mercato locale e internazionale.

Mentre guardavo quelle giovanissime donne che vivono in condizioni di quasi schiavitù (in realtà poco più che bambine e alcune della stessa età di mia nipote, 11 anni), ho sentito che il torrente che cercavo da tempo e in qualche modo di arginare si è trasformato in un fiume in piena: purtroppo, nella moda che tanto amo (e nel sistema moda del quale sono membro in qualità di editor e docente di editoria) c’è un evidente problema che fa diventare incubo ciò che dovrebbe essere sogno.
Ed è un incubo per quelle ragazze, certo, ma anche per tutti coloro che – come me – credono nella moda come in qualcosa che va o che dovrebbe andare oltre il profitto e che invece causa sofferenza e, in alcuni casi, addirittura morte.

Dalla dolorosa esperienza della visione di “Fashion Victims” è nato un lungo post pubblicato qui nel blog (non il mio primo su tale argomento ma sicuramente il più deciso finora): visto che è un argomento al quale tengo molto e sul quale non ho alcuna intenzione di arrendermi, ho preso l’impegno con me stessa e con chi mi fa il dono di leggere ciò che scrivo di continuare a parlare di etica e sostenibilità in ambito moda.

Ringrazio pertanto ADL Mag (il magazine della scuola in cui insegno) e soprattutto Barbara Sordi, la nostra direttrice, per avermi dato l’opportunità di parlare nuovamente del documentario e di Fashion Revolution in un secondo articolo, con una sfaccettatura diversa rispetto a quanto avessi appunto già fatto qui nel blog e un taglio meno emozionale ma spero altrettanto deciso e incisivo.

Oggi torno nuovamente a parlare di moda etica e sostenibile grazie a Mani Tese: dal 21 al 30 giugno a Milano, la ONG (organizzazione non governativa) che da oltre 50 anni si batte per la giustizia nel mondo offre a noi tutti l’opportunità di partecipare a THE FASHION EXPERIENCE, un’esperienza interattiva che ci permette di scoprire ciò che si nasconde dietro gli indumenti che indossiamo tutti i giorni.

«L’obiettivo di THE FASHION EXPERIENCE è quello di diffondere la consapevolezza sui rischi sociali e ambientali della cosiddetta Fast Fashion – dichiara Giosuè De Salvo, Responsabile Advocacy, Educazione e Campagne di Mani Tese – promuovendo modelli o processi d’impresa che siano in grado di assicurare, da una parte, il rispetto dei diritti delle persone che lavorano lungo la filiera globale dell’abbigliamento e, dall’altra, di proteggere risorse naturali fondamentali quali fiumi, mari e terre fertili.» Leggi tutto

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