Posso andare a riprendermi il cuore rimasto in Polinesia?

Di quale sostanza sono fatti i nostri sogni?
Non posso parlare per tutti noi, naturalmente, ma vi dirò di cosa sono fatti i miei, soprattutto in questo momento: cieli azzurri, sabbia bianca, acque cristalline. Già, il mio sogno ricorrente è sempre lui: il mare.
Quest’anno, purtroppo, farò vacanze brevissime e, per tutta una serie di motivi, non andrò al mare: come si consola, in questi casi, una sfegatata e irriducibile appassionata del grande amico blu?
Io ho deciso di tirare fuori i ricordi migliori: Polinesia anno 2008, ovvero il viaggio di nozze per me ed Enrico.
Se dovessi nominare luoghi dei quali sento nostalgia ogni singolo giorno della mia vita sarebbero proprio questi, Moorea, Bora Bora, Manihi e Rangiroa.
Nessuno più di me è d’accordo sul fatto che non si possa vivere di ricordi, ma alcuni di essi sono talmente piacevoli che, ogni tanto, è bello tirarli fuori dai cassetti della memoria nei quali li riponiamo con cura.
Il viaggio in Polinesia è senza dubbio uno dei ricordi più cari che ho e occupa un posto speciale nel mio cuore insieme all’esperienza in Vietnam nel 2005 e, tra l’altro, questi viaggi sono accomunati da una caratteristica: in entrambi i casi, siamo partiti portando solo uno zaino a testa.
Già, perché a noi non interessava vivere la dimensione del lusso bensì vivere il più possibile il mare, la natura e l’essenza di questo meraviglioso arcipelago di isole che è un autentico paradiso terrestre esattamente come lo si immagina.
Anzi, è perfino più bello di quanto appaia nei cataloghi delle agenzie di viaggio o in qualsiasi fotografia (incluse le mie che state per vedere): l’incanto della Polinesia non è uno di quei miti che di solito amo sfatare, posso solo confermare.
Dunque sono partita portando canottiere, bermuda, sandali, ciabattine, costumi e nulla di più. Alla sera facevamo la doccia e, coi capelli umidi e la pelle dorata dal sole, andavamo a cena: ricordo che sorridevo osservando certe donne abbigliate da gran sera, con tanto di tacchi alti che puntualmente si incastravano negli impiantiti di legno delle terrazze dei ristoranti, orpelli del tutto inutili in un luogo in cui, per essere belle, basta un fiore tra i capelli.
Non posso dimenticare i colori, i profumi, i sapori, i suoni, la gente, gli incontri della Polinesia.
Non posso dimenticare il bianco più bianco che abbia mai visto né le molteplici sfumature di blu del mare.
Non posso dimenticare il profumo della vaniglia (oh, le piantagioni che siamo andati a vedere…) né quello del tiaré tahiti, il fiore che è anche l’emblema nazionale. Ovunque si vada, si viene accolti con una collana di conchiglie o di fiore di Tahiti, bianco e con un persistente profumo di gelsomino: le donne lo mettono anche dietro l’orecchio.
Non posso dimenticare l’intensità del sole e la dolcezza dell’ombra prodotta dalle palme o dagli enormi ombrelloni di paglia.
Non posso dimenticare le albe e i tramonti.
Non posso dimenticare le centinaia di forme di vita che si vedono in mare, anche a pochi metri da riva. L’isola di Rangiroa, in particolare, è stata un pullulare di incontri: le murene sotto le palafitte del ristorante, le razze e gli squali alla Laguna Blu. Sono perfino scesa in acqua per lo shark feeding, cosa che avevo giurato di non fare: eppure, quando si è lì, tutto sembra far parte dell’ordine naturale delle cose.
Non posso dimenticare il nostro bungalow sulla sabbia sul piccolo atollo di Manihi, con il mare a pochi metri su una spiaggia dove c’eravamo solo noi. Una mattina, uscendo, mi sono ritrovata faccia a faccia con un enorme granchio tutto colorato.
Quando abbiamo lasciato Manihi piangevo disperata nonostante dovessimo ancora andare a Rangiroa. Uno steward del nostro aereo continuava a passare guardandomi preoccupato, temendo che stessi male: non gli ho detto che piangevo per il dolore di lasciare quel luogo incantato con la consapevolezza che, molto difficilmente, ci sarei mai tornata.
È dura sapere che quel paradiso continuerà a esistere tanto lontano e tanto irraggiungibile.
In fondo, faceva bene quel gentile assistente di volo a preoccuparsi: stavo male sul serio – e sto male ancora, se ci penso troppo.
Quindi, vi lascio alle foto, tanto dicono di più di qualsiasi parola.

Manu 

 

 

Gli scatti che state per vedere risalgono a settembre 2008.

Tutte le foto sono state fatte da me ed Enrico.

Welcome to Polinesia: io davanti al mare di Moorea. Moorea, di origine vulcanica, fa parte delle Isole della Società, a circa 17 km da Tahiti. Una curiosità: Moorea significa <em>“ramarro giallo” </em>in tahitiano.
Welcome to Polinesia: io davanti al mare di Moorea. Moorea, di origine vulcanica, fa parte delle Isole della Società, a circa 17 km da Tahiti. Una curiosità: Moorea significa “ramarro giallo” in tahitiano.
Io ed Enrico a Moorea
Io ed Enrico a Moorea
L’interno di Moorea svela la sua origine vulcanica.
L’interno di Moorea svela la sua origine vulcanica.
Io ed Enrico a Moorea
Io ed Enrico a Moorea
Moorea
Moorea
Piantagioni di ananas a Moorea
Piantagioni di ananas a Moorea
Esplorando Moorea
Esplorando Moorea
Alle mie spalle, una bella parete ricoperta di gusci madreperlati di conchiglia
Alle mie spalle, una bella parete ricoperta di gusci madreperlati di conchiglia
In spiaggia a Moorea
In spiaggia a Moorea
Enrico e le bellezze polinesiane a Moorea
Enrico e le bellezze polinesiane a Moorea
Ed eccoci a Bora Bora, anch’essa facente parte dell’arcipelago delle Isole della Società, precisamente nel gruppo delle Isole Sottovento. Situata a 250 km a nord-ovest di Tahiti, Bora Bora presenta una conformazione alquanto singolare: l’isola propriamente detta sorge infatti al centro di una laguna. La particolare forma si deve all’origine: in epoche remote, milioni di anni fa, Bora Bora era un gigantesco complesso vulcanico che subì poi un progressivo inabissamento. Oggi resta un vulcano spento, il monte Otemanu (727 m), massima cima di Bora Bora.
Ed eccoci a Bora Bora, anch’essa facente parte dell’arcipelago delle Isole della Società, precisamente nel gruppo delle Isole Sottovento. Situata a 250 km a nord-ovest di Tahiti, Bora Bora presenta una conformazione alquanto singolare: l’isola propriamente detta sorge infatti al centro di una laguna. La particolare forma si deve all’origine: in epoche remote, milioni di anni fa, Bora Bora era un gigantesco complesso vulcanico che subì poi un progressivo inabissamento. Oggi resta un vulcano spento, il monte Otemanu (727 m), massima cima di Bora Bora.
Sfumature di blu a Bora Bora
Sfumature di blu a Bora Bora
Un’intrusa a Bora Bora…
Un’intrusa a Bora Bora…
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora, blu assoluto e quiete
Bora Bora, blu assoluto e quiete
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora
Bora Bora
Relax dopo la spiaggia a Bora Bora
Relax dopo la spiaggia a Bora Bora
Qui siamo invece a Manihi, un atollo appartenente all’arcipelago delle Isole Tuamotu: la vista dal nostro bungalow.
Qui siamo invece a Manihi, un atollo appartenente all’arcipelago delle Isole Tuamotu: la vista dal nostro bungalow.
Manihi è un atollo relativamente grande di forma ovale e allungata: la laguna centrale è circondata da innumerevoli isolotti. C’è un solo canale navigabile che mette in comunicazione la laguna con il mare aperto.
Manihi è un atollo relativamente grande di forma ovale e allungata: la laguna centrale è circondata da innumerevoli isolotti. C’è un solo canale navigabile che mette in comunicazione la laguna con il mare aperto.
Manihi
Manihi
Manihi
Manihi
Manihi
Manihi
Manihi
Manihi
Manihi
Manihi
Manihi
Manihi
Manihi
Manihi
Manihi
Manihi
Esplorando Manihi in bicicletta
Esplorando Manihi in bicicletta
Manihi, in bicicletta tra le palme
Manihi, in bicicletta tra le palme
Relax a Manihi su uno dei pontili
Relax a Manihi su uno dei pontili
Manihi
Manihi
Manihi
Manihi
Manihi
Manihi
Rangiroa, ovvero l’ultima tappa del nostro viaggio: è un atollo appartenente all’arcipelago delle Isole Tuamotu, come Manihi.
Rangiroa, ovvero l’ultima tappa del nostro viaggio: è un atollo appartenente all’arcipelago delle Isole Tuamotu, come Manihi.
Rangiroa è il più grande atollo delle Tuamotu nonché uno dei più grandi del mondo: l’atollo è costituito da circa 250 isole e isolotti che si estendono su una superficie totale di circa 79 km². Si contano circa 100 passaggi tra la laguna interna e l’oceano e la laguna si estende su circa 1600 km².
Rangiroa è il più grande atollo delle Tuamotu nonché uno dei più grandi del mondo: l’atollo è costituito da circa 250 isole e isolotti che si estendono su una superficie totale di circa 79 km². Si contano circa 100 passaggi tra la laguna interna e l’oceano e la laguna si estende su circa 1600 km².
Rangiroa: al centro della foto, una razza.
Rangiroa: al centro della foto, una razza.
Rangiroa
Rangiroa
Rangiroa
Rangiroa
Rangiroa
Rangiroa
Rangiroa: un uccello tra la vegetazione.
Rangiroa: un uccello tra la vegetazione.
Rangiroa: piccoli squali pinna nera nuotano tranquilli vicino alla riva.
Rangiroa: piccoli squali pinna nera nuotano tranquilli vicino alla riva.
Squali pinna nera a Rangiroa: è una delle specie più diffuse nelle barriere coralline degli Oceani Indiano e Pacifico e predilige le acque poco profonde e sotto costa, al punto che la sua prima pinna dorsale che spunta dall’acqua è una visione caratteristica di queste aree. In genere raggiungono lunghezze poco superiori a 1,5 metri.
Squali pinna nera a Rangiroa: è una delle specie più diffuse nelle barriere coralline degli Oceani Indiano e Pacifico e predilige le acque poco profonde e sotto costa, al punto che la sua prima pinna dorsale che spunta dall’acqua è una visione caratteristica di queste aree. In genere raggiungono lunghezze poco superiori a 1,5 metri.
Ultimo tramonto a Rangiroa: mi credete se vi dico che mi si stringe il cuore ancora adesso, riguardando queste foto?
Ultimo tramonto a Rangiroa: mi credete se vi dico che mi si stringe il cuore ancora adesso, riguardando queste foto?
Rangiroa
Rangiroa
Rangiroa
Rangiroa
Il cielo rosa di Rangiroa dopo il tramonto e la fine della nostra splendida avventura polinesiana.
Il cielo rosa di Rangiroa dopo il tramonto e la fine della nostra splendida avventura polinesiana.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Riccardo
Reply

Bellissime foto di Rangiroa, ci sono stato molti anni fa, e trattenere le lacrime quando lo ricordo, è impossibile

Manu
Reply

Ciao Riccardo e grazie mille.
Sono d’accordo con te al 100%: è impossibile trattenere lacrime e commozione ricordando e riguardando le foto di viaggi così belli.
Un caro saluto,
Emanuela

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