Tanti auguri al mio papà che mi ha insegnato a vivere dandomi l’esempio

Posso sembrare chiacchierona (logorroica?) e lo sono, lo ammetto. Eppure sono molto riservata su tutto ciò che riguarda la parte strettamente personale della mia vita. E divento quasi criptica circa la mia famiglia della quale sono gelosissima.

In tanti anni di esistenza di questo magazine (siamo a undici), ho scritto un solo articolo su mia mamma, tanti anni fa. Era il 2013. Non ho invece mai scritto di mio papà. E oggi ho voglia di farlo, esattamente per lo stesso motivo per cui lo feci per mamma, ovvero in occasione di un suo compleanno. Il 28 aprile è il compleanno di papà e quest’anno lo voglio festeggiare così.

Mio papà è un uomo schivo, riservato e di poche parole. È una persona solida e concreta, è molto attaccato a noi, la sua famiglia, ed è sempre stato un grandissimo lavoratore. Per tutta la sua carriera professionale non si è mai risparmiato e, allo stesso tempo, ha ritagliato il tempo per moglie e figlie dedicandoci ogni suo momento libero. Non posso certo dire che sia stato un padre assente, anzi, esattamente il contrario. Leggi tutto

È il 26/11/2023, io sono grata e rimando il pensionamento

Anche quest’anno è arrivato il mio compleanno e, stavolta, ho intenzione di parlare di un’unica cosa: quanto io mi senta grata.

Pur essendo un po’ inquieta per tante situazioni che ci circondano, oggi voglio focalizzarmi sulla gratitudine. Anzi, proprio perché le cronache sono piene di tante tragedie di ogni ordine e grado, si deve essere più che mai grati per ogni singola cosa che si ha.

Mi riferisco ad amore e salute così come al fatto di avere un tetto sulla testa e cibo nel piatto. Sono grata ogni volta in cui riesco ad acquistare un nuovo libro, ad andare a una mostra, a fare una vacanza. E poi desidero rivolgere la mia gratitudine all’attività professionale che più mi ha impegnata nell’ultimo anno: l’insegnamento.

Ho già detto (qui) cosa penso circa insegnamento e buoni docenti. Oggi, però, confesso che, ultimamente, mi è capitato di avere un pensiero ricorrente: abbandonare l’insegnamento. Non perché non mi piaccia. Non perché non ami i ragazzi. Ma perché la differenza di età tra me (Generazione X) e loro (Generazione Z) sta diventando troppo ampia. Leggi tutto

Maternità o meno, la vita riesce sempre a essere sorprendente

Ogni anno, puntualmente, faccio i miei auguri sinceri alle mamme per la loro festa, partendo da mia mamma e da mia sorella (madre di mia nipote) fino ad arrivare a tutte le amiche che vivono la maternità come esperienza appena iniziata oppure ormai consolidata.

Quest’anno vorrei aggiungere anche una riflessione su me stessa e premetto subito un paio di cose.

Non voglio in alcun modo rubare la scena alle mamme, tant’è che pubblico appositamente questa riflessione il giorno dopo la Festa della Mamma; non voglio neanche (e nemmeno lontanamente) paragonarmi alle madri per le quali nutro il massimo rispetto.

La mia è semplicemente una riflessione su me stessa, come dicevo, e su quanto io sia fortunata nonostante abbia deliberatamente rinunciato al prezioso dono di essere mamma.

Già, proprio così, sono una donna senza figli e lo sono per mia scelta in quanto, semplicemente, non li ho mai desiderati.

A oggi non mi sono pentita, nemmeno per un istante, della scelta di rinuncia alla maternità, nonostante le funeste profezie di tante persone – vedere la vignetta spiritosa qui sotto, un collage di frasi carine che mi sono sentita dire negli anni (senza voler fare del vittimismo, anzi, ci sorrido sopra). Leggi tutto

1° maggio 2013 – 1° maggio 2023, dieci anni di A glittering woman

Dieci.

Meditavo su quanto il numero dieci sia ricco di significati e simbologie.

Dieci è, per esempio, il numero di cifre alla base del sistema di numerazione detto decimale che, oltre ad avere dieci simboli con cui è possibile comporre qualsiasi numero, è in base 10 perché servono 10 unità di un ordine per formare un’unità dell’ordine successivo.

Anche il sistema di misura metrico decimale, uno tra i più diffusi e utilizzati, è in base 10, ossia il rapporto tra multipli e sottomultipli di ogni sua unità di misura è sempre 10 o una potenza di 10: ogni misura è 10 volte più piccola di quella immediatamente a sinistra ed è 10 volte più grande di quella immediatamente a destra.

Il numero dieci era considerato da Pitagora il numero perfetto e costituiva il cosiddetto tetraktýs o tetrattide, ovvero la successione aritmetica dei primi quattro numeri naturali: 1 + 2 + 3 + 4 = 10.

Dieci sono i decenni contenuti in un secolo e ognuno è fatto a sua volta di dieci anni: non posso non pensare ai miei studenti e a quando, durante i miei corsi, ci occupiamo di ogni decennio del Novecento dal punto di vista dell’evoluzione del costume.

A proposito di studenti e scuole: nelle primarie e secondarie, 10 è il voto che corrisponde all’eccellenza.

Si definisce decalogo una serie che si compone generalmente di 10 precetti (talvolta più o meno) in grado di riassumere norme o direttive fondamentali per un’attività.

Decalogo indica per antonomasia i Dieci Comandamenti dati da Dio a Mosè sul Monte Sinai (detti anche le dieci parole), i principi che svolgono un ruolo fondamentale nell’ebraismo e nel cristianesimo.

Decalogo (Dekalog) è il titolo della serie di 10 pellicole del 1988 dirette da Krzysztof Kieślowski proprio perché ogni episodio racconta una storia di vita quotidiana ispirata a uno dei comandamenti biblici e dieci furono anche le Piaghe d’Egitto, ovvero le punizioni che, secondo la Bibbia, Dio inflisse agli Egizi per non aver liberato gli ebrei dalla schiavitù. Leggi tutto

Un compleanno ‘significativo’, nuove consapevolezze e camminata sportiva

Ci siamo: è arrivato il mio compleanno ed è la volta di un compleanno… significativo, definiamolo così, e – di conseguenza – mi trovo a riflettere sul passare degli anni.

Visto che non è la prima volta che lo faccio, inizio a pensare che gli anni siano una fissazione dell’età, ovvero iniziamo a pensarci (troppo) spesso quando li percepiamo come tanti (e in effetti i miei iniziano a esserlo); poi penso a Julia Fox che, in questi giorni, a (soli) 32 anni (!), si è messa a disquisire dell’invecchiare e allora mi dico che no, ogni cosa è forse davvero semplicemente relativa.

A ogni modo, tornando a noi…

Vedete, cari amici, ciò su cui mi sono ritrovata a riflettere è che, tutto sommato, Madre Natura è stata gentile con me quanto a corredo di partenza o ‘starter kit’, se preferite.

State tranquilli, non è mia intenzione vantarmi, per carità, nessuno mi ha mai chiesto di posare per un calendario 😀 e non me ne stupisco affatto visto che so benissimo quale è la realtà: non sono né alta né slanciata, non ho misure da pin up né lineamenti perfetti e dunque altro che vantarmi, anzi, mi sono sempre lamentata.

Di cosa?

Per esempio ho sempre detestato la mia fisicità tendenzialmente mediterranea (posso definirla a clessidra) e mi sono lagnata nonostante i fianchi non strettissimi (è vero, lo sono) siano in realtà proporzionati alla vita stretta (ed è stretta ancora oggi); non ho mai amato le mie gambe tornite e mi sono lagnata nonostante io sappia benissimo che sono state forgiate (anche) da una vita di sport e di attività fisica, quindi non potrebbero mai essere sottili; insomma, non ho certo avuto il fisico longilineo e un po’ androgino che invece mi sarebbe tanto piaciuto avere. Leggi tutto

Qualche mia idea a proposito di essere – o non essere – un buon docente…

Oggi vorrei raccontarvi due storie.
Sono aneddoti personali e riguardano il rapporto avuto con un paio di docenti incontrati durante i miei percorsi da studentessa.

Quand’ero alle elementari e alle medie, la matematica mi piaceva.
Non quanto le materie letterarie che sono da sempre la mia grande passione, ma anche la matematica mi incuriosiva e mi affascinava.
L’idillio tra noi si spezzò alle scuole superiori, esattamente in quarta, quando alla mia classe fu assegnato un professore terribile, un po’… nazista (passatemi il termine), uno di quelli a cui cambiavano sezione ogni anno per via delle proteste di genitori e studenti.

Il nazistoide aveva regole ferree e un po’ assurde: sul banco non dovevamo avere nulla se non una biro, il quaderno e il libro.
Se solo vedeva, per esempio, un innocente portapenne, lo stesso volava giù dalla finestra.

A una riunione con genitori (preoccupati) e studenti (arrabbiati), enunciò la propria teoria che voleva che lui fosse un genio (incompreso, probabilmente) e noi dei poveri stupidi. Leggi tutto

Se Kamala Harris mi convince a festeggiare il mio compleanno…

Detesto novembre anche se è il mese del mio compleanno, anzi, forse proprio per questo.
O forse lo detesto così come non provo simpatia per nessuno dei mesi caratterizzati dal freddo e dalla poca luce.
E a lui, a novembre, non perdono nulla, esattamente come nulla perdono a me stessa: l’ho ammesso tante volte, sono comprensiva con gli altri quanto poco lo sono con me stessa.

Tuttavia, da sette anni, da quando esiste A glittering woman, al mio compleanno dedico addirittura un post qui nel blog (quanto riesco a essere incoerente).
Quest’anno, come magari immaginerete, non avevo affatto voglia di fare il solito post perché c’è poco da festeggiare (vedere COVID-19), ma poi ho deciso di non interrompere quella che ormai è diventata una piccola tradizione, stavolta non tanto per festeggiare quanto per esorcizzare.

Esorcizzare, sì.

Dite che esagero?

E allora vi chiedo… ma voi come vi sentite in questo periodo?

Vi dico ciò che accade a me.

Ci sono giorni in cui mi alzo e mi riesce faticoso anche solo pensare e concentrarmi, figuriamoci agire.
In giornate di questo tipo, faccio fatica a fare le due cose per me di solito più abituali e spontanee, ovvero pensare (e in verità penso troppo) e scrivere (e anche in questo spesso esagero) e mi viene difficile perché mi sento sospesa e incerta, inquieta e svuotata.
In questi casi, nemmeno le mie amatissime camminate in campagna in assoluta solitudine mi riappacificano con il mondo e – soprattutto – con me stessa, nemmeno loro riescono a essere ciò che di solito sono, ovvero un toccasana per il fisico e un rimedio per tenere a bada ansia, inquietudine, pensieri cattivi o tumultuosi.

Altri giorni, invece, mi alzo e mi sento piena di energia, mi dico «basta ansia e inquietudine» e mi sforzo di crederci: riesco a mettere in fila i pensieri, provo a razionalizzare e a creare un po’ di ordine.
È quindi in giornate di questo tipo che cerco di portare avanti cose e azioni concrete che spero possano aiutare me e magari anche altri. Leggi tutto

01/05/2020, 7 anni di Agw in tempi di COVID-19 tra salute, felicità e libertà

Ieri sera, attraverso uno degli ormai innumerevoli programmi televisivi che parlano di COVID-19, sono stata colpita da alcune affermazioni.

Qualcuno, per esempio, paragonava l’economia di un Paese (l’Italia come qualunque altro) alla circolazione sanguigna in un essere vivente: se non funziona, il corpo non può sopravvivere.
La stessa persona, mi pare, affermava che l’equilibrio economico è soggetto all’effetto domino: se cade la prima tessera, possiamo essere sicuri che pian piano crollerà l’intero sistema, tessera dopo tessera, per quanto lunga possa essere la catena. È solo questione di tempo.
Un’altra persona sosteneva invece che questa situazione potrebbe o dovrebbe forse insegnarci qualcosa, ovvero che a essere importanti per ogni Paese sono la salute e la felicità prima ancora del PIL.

Salute e felicità…

Parliamoci chiaro: sono un’ottimista ma non sono un’illusa.
Viviamo – purtroppo – in quella che è una pandemia e non un incantesimo o un miracolo: l’ho letto da qualche parte e ne sono convinta anch’io.
Non possiamo credere che il mondo ne uscirà miracolosamente trasformato, diventando un luogo perfetto e incantato.
Certo, auspico che questa sia l’occasione per riflettere su tante cose, a livello personale e universale, ma non credo che ne usciremo improvvisamente virtuosi, esattamente come non è successo in seguito a nessuno degli avvenimenti tragici – guerre, carestie, crisi, pandemie, catastrofi – che hanno costellato il percorso dell’umanità. E pertanto non sono così certa che impareremo ad anteporre certi valori al PIL.

Però desidero fare una piccola riflessione proprio su quei due valori che anch’io considero assoluti e prioritari, salute e felicità, aggiungendo, tra l’altro, il terzo valore per me imprescindibile, ovvero la libertà.

Per quanto riguarda la salute, ho già ammesso quanto la sua salvaguardia non sia il mio forte.
Nonostante sia conscia della sua importanza e nonostante sia abbastanza attenta a ciò che faccio in tal senso, la salute non è sempre al centro dei miei pensieri e delle mie preoccupazioni.
Lavoro troppo, mi spendo troppo, riposo troppo poco.
Approfitto, insomma, della mia buona stella e del mio fisico che – finora – si è sempre rivelato forte e resistente.
Qualche anno fa, precisamente nel 2016, avevo ricevuto un piccolo avviso, diciamo un richiamo a correggere almeno un po’ la rotta: sarò sincera come sempre sono e ammetto che, passata la paura, sono più o meno tornata sulla strada di sempre…
Pertanto su questo fronte sento ora di aver ricevuto un ulteriore richiamo anche perché mi rendo conto che, senza salute, vengono minati i presupposti per il secondo valore fondamentale, quello della felicità.

Quando mi chiedono se sono una persona felice, non ho dubbi sulla risposta: sì, lo sono.
Questo non significa che rido, ballo o faccio baldoria ogni singolo giorno della mia vita: per me essere felice non significa questo e vi dico invece qual è la mia definizione.
Essere felice significa che sono soddisfatta delle persone che mi circondano, di ciò che vivo, di ciò che faccio, di ciò che ho costruito, di ciò che mi sono guadagnata.
Essere felice significa che riesco a gioire di ciò che già esiste attorno a me e di ciò che progetto di costruire e realizzare.
Essere felice significa assaporare, sentire, vivere, godere il momento e il presente; significa avere allo stesso tempo una proiezione verso il futuro, con obiettivi piccoli o grandi da raggiungere e da realizzare.

Leggo spesso i pensieri di persone che esprimono la speranza che tutto ciò che stiamo vivendo ci insegni finalmente a dare valore alle piccole cose e ai piccoli momenti.
Nella mia vita ho collezionato così tanti errori, stupidaggini, peccati, follie, abitudini sbagliate, atteggiamenti poco sensati (incluso quello appena confessato verso la tutela della mia salute) da non poter nemmeno tenerne il conto.
È insomma lunga la lista di ciò di cui dovrei pentirmi, ma se c’è una cosa (almeno una!) della quale non devo fare ammenda è proprio il fatto di aver invece sempre attribuito una immensa importanza e un significato forte alle piccole cose: ho costantemente e puntualmente dato valore ai piccoli gesti e piccoli momenti.
Li ho sempre assaporati, respirati, vissuti; mi sono puntualmente soffermata a godermeli con la consapevolezza della loro preziosità.
In questi giorni, nella mia testa, ho milioni di diapositive di istanti speciali vissuti non importa quando o come, a chilometri di distanza o sotto casa, in compagnia di coloro che amo oppure da sola.
E perfino ora, in questo momento così difficile e doloroso, riesco a ritagliare qualche piccolo momento prezioso e qualche piccola gioia.

Ciò che sento mancarmi ora è l’altra componente – secondo me essenziale – della felicità: la proiezione verso il futuro che passa attraverso la libertà, il terzo valore assoluto che – necessariamente – è in questo momento fortemente limitato.

Per carità, sto bene a casa mia, molto bene, semplicemente perché ci sono sempre stata bene.
Eppure stare sempre e solo chiusa in casa è cosa che inizia a mettermi a dura prova.
È inutile fingere che non mi manchino tutte le cose che ho fatto e amato per tutta la vita: sono a mio agio in una vita sfaccettata e ora sento che mi manca qualcosa, che sono orfana di una parte.
Non voglio essere ingrata, ma non mi va neanche di mentire o di nascondermi né voglio sentirmi in colpa per questo sentimento che credo sia estremamente umano e comune a tante persone.
Il futuro non può essere compreso tra le quattro mura di casa.

«Non si può scrivere in mezzo a questo orrore. Ci provo tutti i giorni e non ci riesco, perché per scrivere la vita deve essere intera. Spero che la gente si renda conto che la libertà è parte integrante della salute. Perché un corpo sia sano deve potersi muovere sotto la luce del sole, deve parlare con altri corpi, deve poter baciare e poter dire ‘ti amo’».
Sono le parole che il poeta e narratore Manuel Vilas ha scritto per Vanity Fair.
Sono così belle e perfette per descrivere ciò che provo anch’io che non voglio né posso aggiungere altro.

Anzi, no, scusate, fatemi aggiungere un’ultima cosa.
Il 1° maggio 2013, esattamente sette anni fa, trovavo finalmente il coraggio di pubblicare il primo post in questo spazio.
Parlo di coraggio perché il blog è un progetto che avevo accarezzato molto a lungo e che avevo più volte rimandato, per tanti motivi.
È diventato uno dei miei compagni di viaggio più fedeli, un progetto longevo e mai interrotto, uno specchio della realtà che vivo.

Sette anni fa, non avrei potuto immaginare come avrei trascorso questo anniversario.
Non avrei potuto immaginarlo io né avrebbe potuto immaginarlo nessuno.
E invece eccomi qui a festeggiare un anniversario in quarantena così come molte altre persone hanno dovuto festeggiare compleanni e anniversari in isolamento.
In questi anni ho scritto tantissimo, ho scritto di persone che stimo, di progetti in cui credo, di cose che amo o che mi fanno indignare: in questo spazio web ci sono a oggi 769 pezzi di me, 769 tessere di un puzzle che raffigura il mondo in cui credo e in cui voglio fortemente continuare a credere.

Perché non so cosa accadrà anche solo domani, ma so che continuerò a combattere per la salute, per la libertà e per la felicità. Fino all’ultimo respiro.

Tanti auguri a glittering woman, tanti auguri a noi due e grazie – come sempre – a chi è con noi.

Manu

L’immagine è una mia elaborazione via PhotoFunia

Tanti auguri, Manu… ovvero tanti auguri (con riflessione) a me!

Ve lo confesso subito: in realtà, questo post non avrebbe dovuto vedere la luce.
Mi riferisco al post con il quale, una sola volta all’anno, ‘celebro’ me stessa anziché celebrare gli altri e il loro talento, il post che mi concedo in occasione del mio compleanno fin dal 2013, ovvero da quando esiste questo spazio web.
Cosa è successo per farmi affermare ciò?
È successo che, circa dieci giorni fa, ho realizzato di dover fare una rinuncia per me pesante, ovvero un viaggio tanto ambito che mi avrebbe riportato in una città che amo molto e dalla quale manco da troppi anni (circa 17…); tale rinuncia è causata dalla situazione sempre incerta del mio lavoro da libera professionista.
E così ho detto a mio marito Enrico che ero immensamente amareggiata, delusa e arrabbiata con me stessa (l’ho ben specificato) e che pertanto, quest’anno, non avrei nemmeno pubblicato il solito post del compleanno; ho inoltre aggiunto di non aver voglia di festeggiare proprio in nessun modo in quanto sentivo di non avere nulla da festeggiare – e questa ultima parte non l’ho detta a voce alta, ma fra me e me.
Per fortuna, oltre a specificare che la delusione non era imputabile a terzi (incluso lui) e oltre a tacere circa il ‘nulla da festeggiare’ (sebbene lo stia confessando ora…), è bastato che passasse un solo giorno per rendermi conto di quanto ingiusta e ingrata fossi stata in quel frangente, non tanto verso Enrico o verso terzi, appunto, ma quanto verso me stessa e più ancora verso la vita e verso ciò che la vita mi ha sempre riservato.

A cosa mi riferisco?
Mi riferisco al fatto di avere un cervello funzionante (quasi sempre, almeno…) e di avere un corpo e una salute che sempre mi hanno permesso di essere libera e di fare tutto ciò che testa e cuore hanno dettato e voluto; al fatto di avere dei genitori e una sorella che mi hanno sempre amata, rispettata e accompagnata in ogni singola decisione che ho preso nella mia vita; al fatto di avere un marito, Enrico, che non solo è il mio grande amore, ma che MAI mi ha fatto mancare il suo sostegno e il suo appoggio incondizionati, rivelandosi il compagno di vita che io stessa non avrei saputo immaginare migliore; al fatto di aver potuto contare non solo sulla famiglia, ma anche su amici che mi hanno affiancata e hanno reso più bello il mio percorso.
Mi riferisco al fatto di aver sempre avuto un tetto sulla testa e la pancia piena e al fatto di avere avuto l’opportunità di studiare; al fatto di aver potuto viaggiare e permettermi non solo il necessario ma anche il superfluo, per quanto quel tipo di ‘superfluo’ che non reputo essere superficiale bensì il sale della vita.
Mi riferisco al fatto di aver sempre avuto un lavoro, da quando avevo 18 anni, e di poter dire orgogliosamente di aver da allora sempre provveduto a me stessa, scegliendo anno dopo anno il lavoro da fare e non subendolo, e al fatto – collegato – di aver deciso nel 2012 di diventare una lavoratrice autonoma, con coraggio ma anche forte di tutta l’esperienza professionale fino a quel momento maturata.
Dunque, nonostante io abbia SEMPRE pagato in prima persona le conseguenze di tutte le mie scelte nonché tutto ciò che ho avuto guadagnandomi ogni singola cosa (e di questa sono molto orgogliosa) e nonostante le difficoltà reali e oggettive che la scelta di diventare libera professionista hanno comportato, io resto sempre una persona che DEVE comunque ammettere di trovarsi nella parte PRIVILEGIATA dell’umanità, ovvero quella che ha opportunità, possibilità, libertà, scelta; e lo sono anche se a volte ‘mi tocca’ rinunciare a un viaggio oppure a un oggetto (l’ennesimo, in fondo…).
E tutto ciò… io ho osato definirlo ‘nulla da festeggiare’?! Povera sciocca Manu! Leggi tutto

Notte prima degli esami, il mio personale ricordo dell’esame di maturità

Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay

Ieri sera ho rivisto – per l’ennesima volta – il film Notte prima degli esami.

Esistono cose che diventano certezze, a volte piacevoli e a volte meno: tra le prime (quelle piacevoli), figura la programmazione televisiva estiva quando ci propina film ripetuti, è vero, ma che ci fanno sorridere e che, in fondo, scandiscono il trascorrere delle stagioni.

Ed è una certezza che ogni anno, in giugno, arrivi Notte prima degli esami, film commedia di Fausto Brizzi, anno 2006, interpretato tra gli altri da Nicolas Vaporidis, Cristiana Capotondi e Sarah Maestri (nei panni di un gruppo di studenti alle prese con l’esame di maturità) e da Giorgio Faletti (nei panni di un severo professore) con le canzoni del grande Antonello Venditti, compresa quella che si chiama proprio come il film.

È una certezza, sì, esattamente come il fatto che, tra poco, arriverà Sapore di mare e poi Lo squalo con tutti i suoi vari seguiti.
Ecco, in questo ultimo caso siamo tra le certezze che probabilmente eviteremmo anche volentieri di avere, salvo poi risentire riecheggiare nella testa la musichetta del film ogni volta che facciamo il bagno al largo…

A ogni modo, dicevo: ho rivisto Notte prima degli esami per l’ennesima volta – e ho perso il conto di quante siano – e l’ho fatto molto volentieri.

Il film è ambientato nel 1989, lo stesso periodo in cui io sostenni l’esame di maturità (ovvero 1991, diciott’anni appena compiuti): devo dire che rievoca alla perfezione l’atmosfera, l’ambiente, i modi e i ritmi di quegli anni, riuscendo a riempirmi di ricordi e strappandomi il sorriso perché sì, a distanza di quasi 30 anni, ci penso ancora e, soprattutto, rammento volentieri il mio esame annoverandolo nella sezione ricordi belli.

State leggendo e state sostenendo la maturità in questi giorni?
Siete la mamma o il papà di uno studente impegnato in tale esame?
State pertanto pensando «bella forza, tu hai preso circa 30 anni di distanza»?

Se state pensando tutto ciò avete ragione, per carità, però datemi una chance, vi prego.
Non voglio fare né retorica né morale né ramanzine né predicozzi, non voglio drammatizzare o demonizzare né al contrario sottovalutare, anche perché anch’io, all’epoca, feci gli stessi pensieri che il personaggio della Capotondi affida al suo diario in una scena di Notte prima degli esami, ovvero mi chiesi chi mai avesse inventato quel maledetto esame di maturità.
Desidero solo ricordare tre episodi che, ancora oggi, mi fanno pensare che quello fu uno dei momenti più intensi e decisivi della mia vita, una sorta di rito di passaggio tra adolescenza ed età adulta.

E se lo faccio – senza nostalgia né rimpianti né rimorsi ma con grande tenerezza – è per formulare un augurio con tutto il cuore.
Auguro a tutti i ragazzi che stanno sostenendo la maturità ora che possa avvenire la stessa cosa per loro e che un giorno, a distanza di qualche decennio, possano ricordare con altrettanta tenerezza questa esperienza come oggi avviene a me che, tra l’altro, sono un po’ passata dall’altra parte della barricata visto il mio ruolo di docente in Accademia del Lusso, un po’ come accade a un altro personaggio di Notte prima degli esami, quello di Vaporidis (che diventa professore di lettere). Leggi tutto

Sei anni di Agw cercando la strada della comunicazione di cultura e talento

Il primo maggio del 2013, esattamente sei anni fa, pubblicavo il mio primissimo post lanciando questo blog al quale ho dato il nome A glittering woman, per festeggiare il mio amore verso tutto ciò che di bello, luminoso e scintillante esiste nella vita, in senso ampio, a 360°.
Quel primo post raccontava qualcosa a proposito di una delle mie grandi passioni, il vintage, e in particolare si concentrava su Next Vintage Belgioioso, una manifestazione di settore che amo particolarmente.
Allora, quando pubblicai il primo post, avevo naturalmente un progetto in testa ma – se devo essere sincera – non avevo idea di ciò che il blog sarebbe diventato nel tempo, ovvero la mia creatura, come chiamo a volte scherzosamente questo spazio web.
Certo, speravo che il progetto avesse una continuità e che potesse davvero riuscire a essere rappresentativo, pian piano, del mio pensiero, trasformando il blog in una sorta di manifesto: posso dire che, da questo punto di vista, oggi, sono molto soddisfatta.
Sebbene io non mi fermi mai sugli allori, nonostante io pensi costantemente che ogni cosa che faccio possa essere migliorata, vi posso confessare che sono felice sia della longevità di A glittering woman sia di come esso sia diventato rappresentativo di tutto ciò in cui credo, con onestà, coerenza, sincerità, trasparenza. Esattamente quel manifesto che speravo, insomma.
E ora, con il senno di poi, mi fa tenerezza notare come io sia partita (più o meno consciamente) proprio da un argomento che negli anni è diventato sempre più importante per me, una sorta di cavallo di battaglia, ovvero la second hand economy.

Sei anni…
Riflettevo che a sei anni un bambino termina la scuola materna e si accinge a una delle esperienze più importanti e significative di tutta la nostra vita, ovvero la scuola elementare.
Credo di aver dimenticato tanti episodi dei successivi anni di studio, ma ricordo nitidamente, con chiarezza e precisione, decine e decine di episodi collegati ai miei cinque anni di elementari.
La scuola elementare ha lasciato segni indelebili in me e ricordo perfettamente gli insegnamenti della mia maestra (e non solo quelli collegati a grammatica e matematica…), così come ne ricordo il nome – Gabriella Consolandi.
Se parlo di tutto ciò è perché – come dicevo in principio – a volte chiamo il blog la mia creatura, proprio come se fosse un bambino (il mio bambino); ora questo figlio si appresta a una fase molto delicata del suo percorso, come un bambino pronto a iniziare le scuole elementari.
Vediamo cosa accadrà…

L’anno scorso, festeggiando i cinque anni, avevo sottolineato come comunicare (ovvero il desiderio che mi ha spinto ad aprire il blog) sia un’esigenza che accomuna la maggior parte degli esseri umani.
Se andiamo all’origine della parola, scopriamo qualcosa che in fondo è facile intuire anche solo ripetendola: comunicare dal latino communicare, derivato di communis ovvero «comune».
Comun-icare: «rendere comune, far conoscere, far sapere, per lo più di cose non materiali», dice il vocabolario Treccani.
E aggiunge «divulgare, rendere noto ai più, fare partecipi altri di qualcosa», sottolineando la caratteristica più bella, profonda e positiva della comunicazione, ovvero il «valore reciproco».
Ecco, per me comunicare e fare comunicazione è proprio questo: mettere in comune. Ciò che amo oppure ciò che so, tanto o poco che sia.
Mettere al servizio di tutti informazioni e conoscenza, far circolare buona informazione costruita partendo da una sana curiosità e fortificata poi attraverso ricerca, studio, analisi.

Per me, dunque, la buona comunicazione avviene quando c’è collaborazione.
E credo che la comunicazione debba vere un valore sociale.
E credo anche che la comunicazione sia uno strumento fondamentale per generare crescita, personale e sociale, per ottenere credibilità, per costruire comunità solidali e consapevoli.
C’è poi chi comunica per provocare: scelte personali, io trovo che sia un trucchetto un po’ infantile per attirare l’attenzione e mi limito a passare oltre. Leggi tutto

A proposito del mio compleanno e della reciprocità…

E siamo a quota sei.

Ebbene sì, con oggi, 26 novembre 2018, sono sei i miei compleanni festeggiati qui, attraverso A glittering woman, lo spazio web al quale tengo molto e che curo con grande passione.

Quindi, per prima cosa… me lo permettete? Ma sì, dai, tanti auguri a me 🙂 🙂 🙂

Di solito, A glittering woman non vede me come protagonista diretta o esclusiva: durante tutto l’anno, infatti, i protagonisti sono i talenti che sostengo, in ogni ambito, e fa eccezione solo il 26 novembre, giorno in cui il post che pubblico è dedicato a me stessa.

Da glittering woman a birthday woman… solo per un giorno… naturalmente 😉

È diventata una piccola tradizione, l’unica occasione in cui mi metto al centro: questi post sono un modo per raccontare qualcosa di me e della fase che sto vivendo e il tutto è accompagnato dalle foto di alcune delle esperienze che ho vissuto nel corso dell’anno. Leggi tutto

Pensieri (in questo caso quasi ordinati) da Kokkari…

Stavolta Kokkari mi ha tirato un bel colpo basso…
Camminavo per raggiungere Calma Beach e, svoltato l’angolo in cui la vista si apre completamente, mi si è parata davanti la piccola baia in una calma assoluta.
Perfettamente immobile.
Perfettamente cristallina e trasparente.
Per un istante, il mio cuore si è fermato – lo giuro.
Ancora pochi passi e sono arrivata in spiaggia, mi sono spogliata in un attimo e sono entrata in acqua.
L’acqua era fresca e ho iniziato a nuotare pianissimo, senza quasi muovere la superficie liquida attorno. Dopo pochi lentissimi movimenti, avevo metri d’acqua sotto di me, acqua così trasparente che potevo vedere ogni dettaglio sul fondo, le pietre e la vegetazione e i pesci, a occhio nudo e senza nemmeno mettere la testa sotto la superficie.
Poi, a un certo punto, l’acqua mi ha come ipnotizzata: non galleggiavo, ero semplicemente sospesa nel vuoto. Come se non fossi più in acqua ma a mezz’aria. Non c’era più nulla, nemmeno il mio corpo e i suoi naturali confini fisici.
Avevo provato questa sensazione tanto intensa e assoluta una volta soltanto, dieci anni fa, in Polinesia. Solo lì avevo visto un’acqua così quieta e trasparente da sparire, lasciando me e i pesci in uno spazio rarefatto, fuori dal tempo e dallo spazio.
Ho immerso la testa sott’acqua per fondere in una sola cosa il mare e le lacrime che mi rigavano il volto già da un po’. Sale con sale, così che nessuno potesse vederle più, anche se le lacrime continuavano a sgorgare senza che io potessi fare nulla per fermarle.
Mi sono lasciata andare e ho allineato il corpo con la superficie: così sospesa, mi sono fatta cullare…
Te lo ridico: che colpo basso mi hai tirato, Kokkari.
Mi hai aperto il cuore in quattro quando non me lo aspettavo, quando ero senza difese. Senza aculei come il riccio di ieri a Mykali.
Ora prenditi pure quel che resta del mio cuore, tanto era comunque già tuo.

Manu

{Sono appena rientrata da Samos e ho voluto condividere con voi questi pensieri, scritti qualche giorno fa e pubblicati nel mio profilo Instagram insieme alla foto che ho scattato in tale occasione.
Non so, volevo condividere il tutto anche qui

Samos (con il piccolo paese di Kokkari) è il luogo che io chiamo la mia isola felice, metaforicamente (visto che è un modo di dire) ma anche concretamente (visto che è un’isola e che lì mi sento sempre, sempre, sempre felice).
È la quarta volta che Enrico e io ci torniamo e lo scorso anno, rientrando, avevo pubblicato due post, il primo spiegando perché trascorro le vacanze in Grecia e il secondo dando qualche dritta proprio per Samos.
Ai consigli e ai nomi già dati in tali occasioni, aggiungo la pensione di Kokkari in cui abbiamo dormito quest’anno (si chiama Blue Sky, è semplice ma pulitissima e con un prezzo davvero vantaggioso) e le meravigliose spiagge di Kedros e di Kaladakia con la sua incantevole caverna blu.
Trovate tantissime foto di questi e di tutti gli altri luoghi nel mio profilo Instagram.
Concludo con una promessa: settimana prossima, A glittering woman torna con la programmazione abituale.
Parleremo di donne, attraverso un’iniziativa che unisce vari settori e attraverso un importante progetto anti-violenza…}

A glittering woman chiude per ferie ma prima di salutarvi…

Cara web-family (posso chiamarvi così?)… ci siamo!
Anche quest’anno è arrivato il momento più atteso (non solo per me, credo), ovvero quello delle tanto sospirate, agognate e meritate ferie estive.

Qualunque cosa sceglieremo di fare – restare a casa, spostarci di pochi chilometri o dall’altra parte del mondo, andare nel posto che frequentiamo fin da quando eravamo bambini o esplorarne uno dove non siamo mai stati…
Ovunque decideremo di andare – mare o montagna, campagna o lago, città d’arte…
Qualunque sarà la compagnia della quale godremo – famiglia, amici e se vivete con cani, gatti & co. pensate a loro, mi raccomando, perché sono per la tolleranza zero verso coloro che li abbandonano, persone inqualificabili e indefinibili
Insomma, ben oltre le nostre personali scelte, ciò che vale per tutti è fare qualcosa di diverso dal solito, spezzare la routine quotidiana.

Ne abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di rilassare cuore, mente e fisico, di distoglierli da pensieri diventati faticosi a causa della stanchezza accumulata in un lungo anno di studio o di lavoro (e la stanchezza c’è anche se abbiamo la fortuna di fare un lavoro che amiamo) nonché di impegni personali e familiari.

Staccare consente di fare il pieno di energie da destinare alle nuove attività che intraprenderemo a partire da settembre: l’anno inizia a gennaio, formalmente e sul calendario, ma in realtà è dopo le vacanze estive che fissiamo un nuovo punto di partenza.

Io sono tra coloro che considerano le ferie estive come un’esigenza quasi fisiologica.
Credo di averlo scritto un milione di volte… amo l’estate: amo i suoi profumi (da quello della salsedine fino a quello dei solari al cocco…), i suoi colori (la sinfonia di bianco e blu…), i suoi rumori (penso per esempio al frinire delle cicale…), i suoi sapori (soprattutto quelli della frutta).
Amo l’aria tiepida (anche se non apprezzo la canicola…) e le giornate lunghissime che sembrano non finire mai.
Amo i vestiti leggeri e i sandali, i cappelli e le borse di paglia.
Amo mangiare all’aperto.
Amo i ritmi che diventano più pigri.
Ho dunque bisogno di assecondare tutti questi amori per qualche settimana e allora anche A glittering woman chiude per ferie 🙂

Prima di farvi i miei auguri di buone ferie, però, mi permetto di suggerirvi qualche lettura: sempre che ne abbiate voglia, mi piace l’idea di poter in qualche modo venire con voi, di farvi compagnia nei momenti di relax, magari sotto l’ombrellone davanti al mare oppure sotto una veranda davanti a una cima.

Se le vostre uniche parole d’ordine sono estate e vacanze (e come potrei darvi torto), vi propongo tre miei post risalenti alla scorsa estate ma sempre attuali, ovvero quello sulle valigie, quello sulla prova costume (sapete già come la penso, per me è un’autentica scempiaggine e per dirla con le parole di una persona che mi piace – Cristina Fogazzi alias L’Estetista Cinica«La prova costume? Già il fatto che “costume” e “prova” convivano in una frase in cui non c’è “camerino” mi fa ridere») e infine quello sul ventaglio.
Più estivi e vacanzieri di così non si può 🙂

Sempre per restare in tema estate, vi propongo anche un post su una app particolarmente a tema, Playaya, e un post su un gioco interamente dedicato… al gelato!

Libri da mettere in valigia?
Vi suggerisco tre titoli particolarissimi: Carta preziosa di Bianca Cappello (non solo libro ma anche scrigno…), Mario Valentino di Ornella Cirillo (una storia bella e importante di un grande stilista italiano), Mirror Mirror di Cara Delevingne (quando una modella diventa scrittrice).

Se invece siete incuriositi dalle tendenze moda estive, vi ripropongo un post dedicato a quello che prende il nome di arm party (insomma, il mix & match di bracciali), tendenza ormai in voga da diverse stagioni.
Altra tendenza di cui ho parlato recentemente è quella del marsupio, non solo tendenza ma anche grande ritorno.

Se, oltre a estate e vacanze, la vostra terza parola magica è viaggi, concordo anche in questo caso 🙂 e allora condivido tre racconti di altrettanti viaggi e luoghi che mi stanno a cuore, Vietnam (dove sono stata nel 2005), Polinesia (il mio viaggio di nozze datato 2008) e infine Bretagna, regione nel nord della Francia, luogo che amo e che ho visitato varie volte (nel caso del post nel 2014).

Se in questo periodo resterete (o verrete) a Milano, la mia amata città, ho alcuni spunti per voi: che ne dite di una visita alla mostra Leonardo da Vinci Parade, alla mostra multimediale Modigliani Art Experience, alla mostra dedicata a Valentina Cortese oppure allo splendido Armani/Silos, luogo in cui la moda diventa arte?
O ancora, poco fuori Milano e precisamente a Lainate, recentemente ho scoperto – e amato – la splendida Villa Litta con l’incantevole Ninfeo e i sorprendenti giochi d’acqua.

Se anche voi siete affascinati dalle interazioni tra moda e società, vi propongo una mia disquisizione attorno al potere di immagini e loghi partendo dal caso Ikea – Balenciaga dello scorso anno.
Perché rispolvero questo argomento ora? Perché sembrerebbe che sia vero che il lupo perde il pelo ma non il vizio: dopo il plagio o presunto tale della borsa Ikea, ora tocca a City Merchandise subire le attenzioni della celebre maison (come racconta Pambianco qui)…

Se siete sempre un passo avanti e pensate già alla moda per la prossima stagione, potete dare un occhio alla mia piccola sezione dedicata alle prime anticipazioni autunno – inverno 2018 / 2019.

Se siete in cerca di curiosità, vi propongo il post sugli Amigurumi (li conoscete?) oppure quello sui Bonpon511, una coppia giapponese irresistibile: cosa fanno? Vestono sempre in coordinato!

Altra curiosità: il maneki neko, storiellina divertente soprattutto se, in vacanza, pensate magari di fare incetta di amuleti (io continuerò la mia collezione di evil eye…).

Passiamo ai gioielli: se siete creativi, artisti o designer in tale campo, avete tempo fino al 14 ottobre per partecipare al nuovo bando di Ridefinire il Gioiello, progetto-concorso del quale sono orgogliosa media partner dal 2014.
In questo mio post trovate tutti i dettagli.

Se invece i gioielli li collezionate – come me! – vi ripropongo le mia due scoperte più recenti: Little Bit Bijoux di Giovanna Checchi ed Eilish di Alice Canapa.

Insomma… spero ci siano argomenti per tutti i gusti!
E scusate se mi sono un po’ fatta prendere la mano: è la passione verso tutto ciò che faccio

Come scrivevo in principio, il blog sarà chiuso per ferie per qualche settimana.

Lunedì parto per la Grecia, finalmente, e torno a Samos, uno dei miei luoghi del cuore (ne ho parlato l’anno scorso qui e qui) e, oltre alle letture che vi ho indicato, non sparisco o almeno ci provo 🙂
Sarò dunque attiva sui social, attraverso la mia pagina Facebook e l’account Twitter e soprattutto attraverso Instagram, il mio social preferito, lo ammetto.
Se vi va di interagire, io sono sempre felice di rispondervi, lo sapete già ma lo ribadisco.

A questo punto, non mi resta che augurarvi buone vacanze secondo quella che è sempre e costantemente la mia visione, in qualsiasi momento dell’anno.

Il mio augurio (o invito) è infatti quello di lasciare aperti il cuore e la mente: siate liberi di spirito e indipendenti nel pensiero, siate curiosi e affamati di bellezza e conoscenza.

Sinceramente,
La vostra Manu

P.S.: Ho già in mente un post per la riapertura del blog dopo il periodo di ferie… vedrete, è un’iniziativa interessante dedicata alla contaminazione tra arti visive, musica e pratiche psico-fisiche, un’esplorazione del femminile attraverso quattro giorni di incontri, workshop, concerti, proiezioni, installazioni e performance… ed è interessante sia per chi vorrà partecipare al concorso collegato in qualità di artista emergente sia per chi invece vorrà partecipare alle varie iniziative dei quattro giorni…

Comunicare – ovvero 5 anni di A glittering woman :-)

Credo che comunicare – e soprattutto comunicare noi stessi, i nostri pensieri, i nostri sentimenti, la nostra visione del mondo – sia un’esigenza che accomuna la maggior parte degli esseri umani.
E credo anche che ognuno di noi trovi il proprio modo, la propria modalità di espressione, la propria voce.
C’è chi la trova nella scrittura, chi nella musica, chi nella pittura, chi nella scultura, chi nella fotografia, chi nel calcare un palcoscenico ballando, recitando, cantando.
C’è chi comunica attraverso un pezzo di legno, costruendo un mobile o una barca, trasformandolo in un violino.
C’è chi parla con i mattoni, costruendo case o ponti.
C’è chi ama comunicare progettando giardini.
C’è chi lo fa cucinando pietanze.
C’è chi lo fa creando un abito, una borsa, un gioiello, un paio di scarpe, un profumo.
Ognuno trova il proprio modo e ciò è bello, è ricchezza.

Non solo: il bello è che molte di quelle opere di ingegno potranno essere scelte da altre persone che, a loro volta, le useranno per raccontare nuove storie.
Potranno essere fatte proprie, mixate, rielaborate in nuove e ulteriori forme di comunicazione, in nuovi linguaggi.

Io non so né dipingere né scolpire.
Non so cantare, anzi, sono proprio stonata da far paura.
Non so cucinare né cucire. Non so erigere un ponte né so costruire uno scafo.
Me la cavo con le parole.
E questo, anno dopo anno, è diventato il mio canale comunicativo preferito, il modo in cui cerco di esprimere creatività, tanto da diventare anche un lavoro.

Non so dirvi se l’abbia trovato io o se sia il modo ad aver trovato me: so solo che mi appartiene, da sempre, so che da sempre mi viene naturale e spontaneo.
Se ho un pensiero, bello o brutto, istintivamente penso a metterlo in parole; se cullo un sentimento, bello o brutto, sento che ha bisogno di uscire e lo fa magari con una risata o una lacrima, prima, ma poi esce sotto forma di parole.

So che, con il tempo, ho imparato a governare questo modo.
Quand’ero molto giovane, mi ha procurato non pochi guai, ve lo confesso: ricordo parole disordinate e scomposte, uscite nel momento sbagliato o inopportuno, parole capaci di fare male come un proiettile o capaci di mettermi in posizioni parecchio scomode.
Crescendo, ho imparato a domare le parole: non a censurarle, questo mai, ma almeno a placarle.
Ho imparato a cercare di addomesticare il groviglio che spesso ho in me, a volte nella testa e altre nel cuore e altre volte in entrambi, ho imparato a mettere in fila (spero) ordinata le parole.
Ho voluto impararlo perché, oggi, il mio scopo non è quello di usare le parole come armi: desidero esprimere i miei pensieri per condividerli, per raccontarmi, per confrontarmi, per creare contatti e ponti.
Per comunicare, appunto.

Ciò che mi piace è che le parole – proprio come la musica, l’arte, gli abiti – possono uscire da noi ed essere poi fatte proprie da altre persone.
Quando qualcuno mi dice di riconoscersi e ritrovarsi in ciò che scrivo, quando qualcuno dice che con le mie parole l’ho emozionato o colpito o fatto riflettere, quando qualcuno mi dice che le mie parole hanno ben raccontato il suo progetto o il suo lavoro, io sono indicibilmente felice esattamente come chi ha scritto una canzone che sente canticchiare per strada o come chi vede il proprio abito calzare a pennello su un’altra persona.
È la felicità di essere riusciti a comunicare e a condividere.

A glittering woman, questa mia creatura, è il simbolo di tutto ciò, è il simbolo del mio amore per la parola e per la comunicazione verbale.
E, oggi, la mia creatura compie cinque anni.

Cinque anni non sono pochi.
Pensavo che, nello stesso numero di anni, un bambino finisce la scuola materna ed è pronto per la scuola elementare: per un essere umano, i primi cinque anni di vita sono importantissimi, sono quelli che ci portano dalla primissima infanzia all’ingresso in un mondo che ci vede sempre più protagonisti consapevoli.
E infatti, se rileggo oggi il mio primissimo post (nel quale continuo a ritrovarmi e a riconoscermi) e se ripenso a tutti i 619 (con questo) post che ci sono stati da allora, provo un’infinita tenerezza, poiché mi sento proprio come un bimbo che abbia finito la scuola materna per fare capolino in un mondo che lo vede (spero) più consapevole giorno dopo giorno.
Proprio come quel bambino, io guardo avanti, aperta e curiosa verso i prossimi cinque anni che verranno. E verso tutti quelli che verranno dopo ancora.

Ma prima mi fermo e dico un immenso grazie, grazie a chi è stato e sarà protagonista dei miei racconti, grazie a tutti voi che avete la pazienza e – a vostra volta – la curiosità di leggere.

Manu

Se stavolta il mio compleanno porta con sé una maggiore consapevolezza

E siamo a quota cinque.

Di cosa parlo?

Con oggi, 26 novembre 2017, sono cinque i miei compleanni festeggiati qui, attraverso A glittering woman, lo spazio web al quale tengo molto e che curo con grande passione, come se fosse una tenera piantina da proteggere e fare crescere giorno dopo giorno.

Quindi, per prima cosa… me lo permettete? Ma sì, dai, tanti auguri a me 🙂 🙂 🙂

Di solito, A glittering woman non vede me come protagonista diretta o esclusiva.

Durante tutto l’anno, i protagonisti sono i talenti che sostengo, in ambito moda o negli altri ambiti che suscitano il mio interesse e solleticano la mia curiosità: fa eccezione solo il 26 novembre, giorno in cui il post che pubblico è dedicato a me stessa.

È diventata una piccola tradizione, l’unica occasione in cui mi metto al centro: cosa ne dite, una botta di egocentrismo all’anno può essere accettabile?

Questi post sono un modo per raccontare qualcosa di me e della fase che sto vivendo: il tutto è accompagnato dalle foto di alcune delle esperienze che ho vissuto nel corso dell’anno. Leggi tutto

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