Libri e Natale: 9 titoli su moda & costume da mettere sotto l’albero

Amo leggere. E amo i libri. Appassionatamente e da sempre.

Li amo fin da piccina, dai primi anni delle elementari. Leggevo così tanto, letteralmente bevendo ogni libro acquistato, che i miei mi fecero l’abbonamento alla biblioteca di zona. Pochi anni dopo, feci io stessa quello alla Sormani, la bellissima biblioteca centrale sede del sistema bibliotecario comunale milanese.

Ora che si avvicina Natale e tutti noi pensiamo ai regali per coloro che amiamo, io ho pensato ai libri.

Libri e Natale: trovo sia un binomio meraviglioso in quanto credo che regalare conoscenza sia uno dei regali d’amore più belli che si possano fare. Perché conoscere aiuta a essere liberi. E a spiccare il volo.

Nel tempo, la mia passione per la lettura si è estesa a tutti i settori di mio interesse. Non fa eccezione la moda, per due motivi.

Il primo è perché la moda è diventata il mio lavoro e quindi ho bisogno di formazione continua. Il secondo è perché alla base di questo mondo – che a tanti sembra superficiale – c’è in realtà tanta cultura. La moda vive di conoscenza e di approfondimento. Se si desidera conoscerla davvero ed essere in grado di interpretarla correttamente, occorre indagarne codici e significati.

Ho dunque pensato di selezionare nove libri di recentissima pubblicazione da mettere sotto l’albero per nutrire la conoscenza in ambito moda e costume. E per indagare le molteplici e reciproche relazioni che la moda intrattiene con mondi come cinema, spettacolo e musica. Leggi tutto

800 anni dal Natale di Greccio e le iniziative di Ambrosiana (e non solo)

La scorsa settimana, sono stata alla Pinacoteca Ambrosiana per la presentazione di due importanti iniziative dedicate al Natale.

Prima di tutto, occorre dire che quest’anno ricorre un anniversario significativo. Era il 1223, ben 800 anni fa, quando ci fu il primo Natale di Greccio, ovvero quando San Francesco d’Assisi ideò la rappresentazione del presepe vivente, una tradizione oggi diffusa tutto il mondo.

L’evento del Natale di Greccio ha lasciato una traccia indelebile nella devozione popolare e ha segnato la storia dell’arte. E così, nell’ambito di questa ricorrenza, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana e la Fondazione Terra Santa presentano il progetto di museo diffuso intitolato 800 anni dal Natale di Greccio.

Si definisce museo diffuso perché si tratta di un progetto che coinvolge ben dieci istituzioni museali della Lombardia. Li menziono: Museo della Basilica di Gandino (Bergamo), Museo d’Arte e Cultura Sacra di Romano di Lombardia (Bergamo), Museo Diocesano di Brescia, Museo Diocesano di Cremona, Museo della Basilica di Sant’Eustorgio di Milano, Museo dei Cappuccini di Milano, Museo Popoli e Culture – P.I.M.E. di Milano, Museo Diocesano di Pavia, Museo della Collegiata di Castiglione Olona (Varese). Il decimo museo è, naturalmente, la Pinacoteca Ambrosiana. Leggi tutto

È il 26/11/2023, io sono grata e rimando il pensionamento

Anche quest’anno è arrivato il mio compleanno e, stavolta, ho intenzione di parlare di un’unica cosa: quanto io mi senta grata.

Pur essendo un po’ inquieta per tante situazioni che ci circondano, oggi voglio focalizzarmi sulla gratitudine. Anzi, proprio perché le cronache sono piene di tante tragedie di ogni ordine e grado, si deve essere più che mai grati per ogni singola cosa che si ha.

Mi riferisco ad amore e salute così come al fatto di avere un tetto sulla testa e cibo nel piatto. Sono grata ogni volta in cui riesco ad acquistare un nuovo libro, ad andare a una mostra, a fare una vacanza. E poi desidero rivolgere la mia gratitudine all’attività professionale che più mi ha impegnata nell’ultimo anno: l’insegnamento.

Ho già detto (qui) cosa penso circa insegnamento e buoni docenti. Oggi, però, confesso che, ultimamente, mi è capitato di avere un pensiero ricorrente: abbandonare l’insegnamento. Non perché non mi piaccia. Non perché non ami i ragazzi. Ma perché la differenza di età tra me (Generazione X) e loro (Generazione Z) sta diventando troppo ampia. Leggi tutto

1° maggio 2013 – 1° maggio 2023, dieci anni di A glittering woman

Dieci.

Meditavo su quanto il numero dieci sia ricco di significati e simbologie.

Dieci è, per esempio, il numero di cifre alla base del sistema di numerazione detto decimale che, oltre ad avere dieci simboli con cui è possibile comporre qualsiasi numero, è in base 10 perché servono 10 unità di un ordine per formare un’unità dell’ordine successivo.

Anche il sistema di misura metrico decimale, uno tra i più diffusi e utilizzati, è in base 10, ossia il rapporto tra multipli e sottomultipli di ogni sua unità di misura è sempre 10 o una potenza di 10: ogni misura è 10 volte più piccola di quella immediatamente a sinistra ed è 10 volte più grande di quella immediatamente a destra.

Il numero dieci era considerato da Pitagora il numero perfetto e costituiva il cosiddetto tetraktýs o tetrattide, ovvero la successione aritmetica dei primi quattro numeri naturali: 1 + 2 + 3 + 4 = 10.

Dieci sono i decenni contenuti in un secolo e ognuno è fatto a sua volta di dieci anni: non posso non pensare ai miei studenti e a quando, durante i miei corsi, ci occupiamo di ogni decennio del Novecento dal punto di vista dell’evoluzione del costume.

A proposito di studenti e scuole: nelle primarie e secondarie, 10 è il voto che corrisponde all’eccellenza.

Si definisce decalogo una serie che si compone generalmente di 10 precetti (talvolta più o meno) in grado di riassumere norme o direttive fondamentali per un’attività.

Decalogo indica per antonomasia i Dieci Comandamenti dati da Dio a Mosè sul Monte Sinai (detti anche le dieci parole), i principi che svolgono un ruolo fondamentale nell’ebraismo e nel cristianesimo.

Decalogo (Dekalog) è il titolo della serie di 10 pellicole del 1988 dirette da Krzysztof Kieślowski proprio perché ogni episodio racconta una storia di vita quotidiana ispirata a uno dei comandamenti biblici e dieci furono anche le Piaghe d’Egitto, ovvero le punizioni che, secondo la Bibbia, Dio inflisse agli Egizi per non aver liberato gli ebrei dalla schiavitù. Leggi tutto

Un compleanno ‘significativo’, nuove consapevolezze e camminata sportiva

Ci siamo: è arrivato il mio compleanno ed è la volta di un compleanno… significativo, definiamolo così, e – di conseguenza – mi trovo a riflettere sul passare degli anni.

Visto che non è la prima volta che lo faccio, inizio a pensare che gli anni siano una fissazione dell’età, ovvero iniziamo a pensarci (troppo) spesso quando li percepiamo come tanti (e in effetti i miei iniziano a esserlo); poi penso a Julia Fox che, in questi giorni, a (soli) 32 anni (!), si è messa a disquisire dell’invecchiare e allora mi dico che no, ogni cosa è forse davvero semplicemente relativa.

A ogni modo, tornando a noi…

Vedete, cari amici, ciò su cui mi sono ritrovata a riflettere è che, tutto sommato, Madre Natura è stata gentile con me quanto a corredo di partenza o ‘starter kit’, se preferite.

State tranquilli, non è mia intenzione vantarmi, per carità, nessuno mi ha mai chiesto di posare per un calendario 😀 e non me ne stupisco affatto visto che so benissimo quale è la realtà: non sono né alta né slanciata, non ho misure da pin up né lineamenti perfetti e dunque altro che vantarmi, anzi, mi sono sempre lamentata.

Di cosa?

Per esempio ho sempre detestato la mia fisicità tendenzialmente mediterranea (posso definirla a clessidra) e mi sono lagnata nonostante i fianchi non strettissimi (è vero, lo sono) siano in realtà proporzionati alla vita stretta (ed è stretta ancora oggi); non ho mai amato le mie gambe tornite e mi sono lagnata nonostante io sappia benissimo che sono state forgiate (anche) da una vita di sport e di attività fisica, quindi non potrebbero mai essere sottili; insomma, non ho certo avuto il fisico longilineo e un po’ androgino che invece mi sarebbe tanto piaciuto avere. Leggi tutto

I miei auguri a tutte le mamme con un paio di riflessioni

Oggi è la festa di tutte le mamme e io vorrei fare un paio di riflessioni.

Ho una mamma fantastica e so che ogni figlio (o quasi) vede la propria esattamente così, fantastica.
Diciamo che alla mia devo la vita due volte, la prima per avermi partorita e la seconda per avermi salvata dopo un incidente gravissimo (ho rischiato di morire…) quand’ero piccolissima.

Ho una sorella che è mamma e anche lavoratrice e – come tutte le donne madri e lavoratrici che conosco – ci mette l’anima per tenere tutto in equilibrio, lavoro, famiglia e anche tempo e spazio per sé.

Io non sono mamma per mia scelta (dico sempre, scherzando ma non troppo, che quando è stato distribuito l’istinto materno ho sbagliato fila) ma confesso di avere un’immensa ammirazione per le donne che lo sono, perché penso che crescere un figlio sia il ‘mestiere’ più difficile e di maggior responsabilità che esista e spesso, appunto, non è condotto in esclusiva ma in aggiunta ad altri ruoli e compiti.

In nome dell’ammirazione e del rispetto che nutro per le mamme, giungo dunque al cuore della mia riflessione scaturita da due fatti diametralmente opposti accaduti negli ultimi giorni.

Da una parte c’è la vicenda di un’imprenditrice che si chiama Monica Bortolami e che ha assunto a tempo indeterminato una collaboratrice che, timorosa, le aveva confessato di essere in dolce attesa; dall’altra parte c’è invece la vicenda di Elisabetta Franchi, nome noto del settore moda, che in un’intervista si è lasciata andare a dichiarazioni che lasciano basiti quanto ad arretratezza, parlando di donne giovani che non possono avere ruoli importanti che poi lascerebbero scoperti per andare in maternità e della sua conseguente scelta di assumere donne che siano ‘anta’ e che quindi abbiano già passato matrimonio, gravidanza e magari separazione…

Non voglio commentare le parole (offensive per ogni donna, madre o meno, giovane o ‘anta’) della Franchi che ora dice di essere stata fraintesa e strumentalizzata (boh, io ho ascoltato l’intervista e mi pare che abbia detto proprio ciò di cui viene accusata, nonostante i tentativi della giornalista Fabiana Giacomotti di arginarla e di frenarla su più punti).

Desidero invece fare gli auguri a tutte le mamme rilevando – ancora una volta, ahimè – quanta strada debba ancora essere fatta affinché ognuna di noi sia davvero libera di decidere di essere madre o di non esserlo, senza discriminazioni né giudizi (o pregiudizi).

Manu

 

*** Ho pubblicato questi stessi pensieri in un post in Instagram (lì con interessanti scambi di commenti).
Ho il desiderio che restino anche qui, visto che reputo i social network utili
ma, allo stesso tempo, anche fin troppo veloci nel ‘seppellire’ pensieri & parole… ***

 

«Si diventa madri in molti modi.
Per amore o per caso, di parto naturale o di parto per adottare, per convinzione, per convenzione. […]
Il punto è che conosco donne che sono madri, madri e basta. Pure senza figli.[…]
Perché si può essere madri persino con la propria madre, o il padre, quando ha bisogno di sostegno.
Si può essere madri quando si va in giro per il mondo a educare a forme altre di maternità, quando con le proprie parole si allatta un mare di figli orfani di affetti, di radici, di vita e di terra sotto i piedi.
Si può diventare madri di figli disabili ed essere madri di mille battaglie. Morire a ogni alba per un peso troppo grande, rinascere a ogni tramonto per le piccole cose leggere che non hanno peso ma hanno valore.
Conosco madri che hanno perso i loro figli […] eppure li ritrovano in ogni angolo della loro vita.[…]
Conosco madri che sono, nelle case, nelle corsie d’ospedale, nelle scuole, nelle librerie, nei conventi, nelle associazioni di volontariato.
Madri che sono, pure senza figli.

Perché figlio è il mondo di cui si prendono cura.»
Di Alessandra Erriquez

P.S. del 10 maggio: mi fa piacere condividere il link di un articolo lucido e intelligente pubblicato da Fashion Magazine circa il caso Elisabetta Franchi…

P.S. del 16 maggio: a quanto sopra, si aggiunge ora il fatto che l’azienda di Elisabetta Franchi è stata condannata per comportamento anti-sindacale per aver minacciato sanzioni nei confronti delle lavoratrici che scioperano contro l’obbligo degli straordinari (qui maggiori dettagli)… Anche in questo caso lei dirà di essere stata fraintesa e strumentalizzata?

 

Primo maggio 2022, nono compleanno Agw

Primo maggio 2022, nono compleanno Agw ovvero A glittering woman.
E mi tocca ammettere che, ultimamente, questo mio spazio è un po’ trascurato; pensate che, l’anno scorso, ho perfino dimenticato l’anniversario

Lo dicevo giusto qualche giorno fa a una persona: in era post pandemia, fatico a ritornare ai ritmi di prima, a rientrare nei ranghi, a riprendere certe consuetudini e credo di non essere l’unica a sperimentare sensazioni di questo tipo.
Mi è difficile portare avanti anche sito e blog: a volte guardo i numeri e, francamente, mi fanno un po’ impressione quando realizzo che spesso pubblico solo uno o due post al mese. E mi fanno impressione perché non era mai successo prima.

E dire che in passato ci sono stati mesi in cui sono arrivata a scrivere fino a 22 post in un mese.
E dire che tra ciò che insegno ai miei studenti figura anche l’uso dei CMS (Content Management System) e in particolare di WordPress, strumento che serve per aprire e gestire blog e siti e che quindi rappresenta un’utilissima risorsa tecnica.

La verità è che ultimamente sono disorientata – e anche delusa – per tante cose e su diversi fronti e quindi ne soffre la creatività, tanto che ho perfino accarezzato l’idea di chiudere questo spazio, ma la vita è strana e capita che qualcuno ci venga in soccorso in modi del tutto imprevisti.

È stato ciò che è accaduto con Giorgia, studentessa universitaria che in febbraio mi ha inviato il messaggio che vedete in apertura del presente post.

E così, in un momento di grande difficoltà, le parole di Giorgia e il valore che tali parole hanno dato al mio lavoro hanno fatto sì che io cambiassi idea – oltre a commuovermi… Leggi tutto

Allora ciao 2021 e soprattutto… a mai più arrivederci…

I bilanci non mi piacciono.
Non mi piace sedermi sugli allori esattamente quanto non mi piace rimuginare sugli insuccessi perché preferisco guardare avanti e pensare al futuro.

Ma stavolta ho deciso di chiudere i conti e fare invece un piccolo bilancio.

Sotto il punto di vista professionale, il 2021 è stato un anno molto deludente.

Da dimenticare.
La situazione piatta e stagnante che regna mi annoia, mi deprime e soprattutto mi preoccupa, tanto.
O vinci o impari, si dice. Il punto è che non ho vinto e non ho imparato e questo mi disturba.
Temo (come è già avvenuto in altre occasioni in passato, ne ho parlato poco tempo fa qui…), di trovarmi a un punto morto. E lo confesso, inizio a essere stanca di dover buttare all’aria tutto e ricominciare come – ripeto – ho dovuto fare altre volte.
Vorrei finalmente un po’ di serenità.

Sotto il punto di vista personale, il bilancio è invece completamente diverso perché nel 2021 non mi sono mancati affetto, calore, appoggio da familiari e amici.

Ho accanto un uomo che mi ama e che amo e con il quale condivido ogni cosa, incluso il fatto di essere tornati in alcuni posti che amiamo tanto.
Sono in salute e, cosa per me ancora più importante, lo sono i miei familiari e i miei cari.

Sono un’eterna ottimista e ho sempre visto la metà piena del bicchiere.
Dunque, nonostante l’amarezza sul fronte professionale, voglio solo vedere ciò che di buono c’è stato in questo 2021 e non voglio che a prevalere sia lo sconforto.
Preferisco sempre e comunque la gratitudine.

E allora concludo con questi versi di Melody Beattie, scrittrice statunitense, classe 1948.

«La gratitudine sblocca la pienezza della vita.
Trasforma ciò che abbiamo in ricchezza.
Trasforma la negazione in accettazione, il caos in ordine, la confusione in chiarezza.
Può trasformare un pasto in una festa, una casa in un’abitazione, un estraneo in un amico.
Trasforma i problemi in doni, i fallimenti in successi, l’inaspettato in un tempismo perfetto e gli errori in eventi importanti.»

Ciao 2021 e a mai più arrivederci.

Al 2022 chiediamo (posso usare il plurale?) un po’ più di clemenza, perché cavarsela da soli è giusto (ed è sempre stato il mio motto) ma, a questo punto, forse qualche botta di fortuna non guasterebbe.

Auguri a tutti quelli che hanno letto fin qui,

Vostra Manu

 

*** Ho pubblicato questi stessi pensieri stamattina in Instagram.
Ho il desiderio che restino anche qui, visto la velocità (che tutto cancella) dei social network… ***

 

 

Dell’invecchiare o… tanti auguri a me :-)

Sono stata una ragazza carina.
E se oso affermarlo (mi rendo conto che potrei sembrare molto immodesta) è solo perché, ahimè, mi tocca usare il passato.

Certo, non sono mai stata una di quelle bellezze da far girare la testa, ma ho avuto in dono un viso grazioso e un fisico minuto, non prorompente ma proporzionato.
Avere un aspetto piacevole non è un merito, naturalmente, ma si può scegliere cosa fare della piacevolezza.
Io ho avuto rispetto del mio corpo, me ne sono presa cura e ho sempre fatto sport e movimento, volentieri e con piacere; sono anche una buona forchetta, amante della buona tavola e della convivialità, ma proprio in nome del mio essere sportiva ho saputo fare qualche rinuncia e qualche sacrificio.

Dunque non prenderò in giro nessuno: il passare del tempo non mi fa piacere e non mi piace la prospettiva di invecchiare.
Non mi lancerò in discorsi su quanto sia bella ogni stagione della vita: preferivo quando l’ovale del mio viso era perfetto e quando non avevo nemmeno una ruga.
Di cali d’energia non posso parlare né lamentarmi al momento perché, forse grazie allo stile di vita attivo, per ora non ne soffro. Eppure so che arriveranno anche quelli. Leggi tutto

Come (e perché) mi sono dimenticata degli otto anni di Agw

Otto anni di Agw ovvero questo mio blog A glittering woman.
Otto anni che ricorrevano il 1° maggio 2021 – e io me ne sono dimenticata.
Completamente.

Me ne sono accorta solo il 24 maggio, più di 20 giorni dopo.
D’un tratto mi sono accorta di aver dimenticato il compleanno di quella che ho sempre considerato la mia amatissima creatura, di quella creatura della quale ho sempre pensato «la terrò con me per sempre, è l’ultima cosa alla quale rinuncerò».

Il problema è riassunto e rappresentato dall’avverbio che ho scelto: completamente.
Non è che mi sono distratta per un giorno o due, che ne so, una lieve distrazione o dimenticanza, ma addirittura per più di tre settimane, senza che alcun pensiero in merito mi sfiorasse in nessun modo.
Completamente rimosso.
Come se non fosse più la mia amatissima creatura.
Come se non vi fosse nulla da festeggiare, come invece ho sempre fatto anno dopo anno dal 2013.

A proposito dell’affermazione «come se non vi fosse nulla da festeggiare»: aggiungo un dettaglio, cari amici. Leggi tutto

Se Kamala Harris mi convince a festeggiare il mio compleanno…

Detesto novembre anche se è il mese del mio compleanno, anzi, forse proprio per questo.
O forse lo detesto così come non provo simpatia per nessuno dei mesi caratterizzati dal freddo e dalla poca luce.
E a lui, a novembre, non perdono nulla, esattamente come nulla perdono a me stessa: l’ho ammesso tante volte, sono comprensiva con gli altri quanto poco lo sono con me stessa.

Tuttavia, da sette anni, da quando esiste A glittering woman, al mio compleanno dedico addirittura un post qui nel blog (quanto riesco a essere incoerente).
Quest’anno, come magari immaginerete, non avevo affatto voglia di fare il solito post perché c’è poco da festeggiare (vedere COVID-19), ma poi ho deciso di non interrompere quella che ormai è diventata una piccola tradizione, stavolta non tanto per festeggiare quanto per esorcizzare.

Esorcizzare, sì.

Dite che esagero?

E allora vi chiedo… ma voi come vi sentite in questo periodo?

Vi dico ciò che accade a me.

Ci sono giorni in cui mi alzo e mi riesce faticoso anche solo pensare e concentrarmi, figuriamoci agire.
In giornate di questo tipo, faccio fatica a fare le due cose per me di solito più abituali e spontanee, ovvero pensare (e in verità penso troppo) e scrivere (e anche in questo spesso esagero) e mi viene difficile perché mi sento sospesa e incerta, inquieta e svuotata.
In questi casi, nemmeno le mie amatissime camminate in campagna in assoluta solitudine mi riappacificano con il mondo e – soprattutto – con me stessa, nemmeno loro riescono a essere ciò che di solito sono, ovvero un toccasana per il fisico e un rimedio per tenere a bada ansia, inquietudine, pensieri cattivi o tumultuosi.

Altri giorni, invece, mi alzo e mi sento piena di energia, mi dico «basta ansia e inquietudine» e mi sforzo di crederci: riesco a mettere in fila i pensieri, provo a razionalizzare e a creare un po’ di ordine.
È quindi in giornate di questo tipo che cerco di portare avanti cose e azioni concrete che spero possano aiutare me e magari anche altri. Leggi tutto

01/05/2020, 7 anni di Agw in tempi di COVID-19 tra salute, felicità e libertà

Ieri sera, attraverso uno degli ormai innumerevoli programmi televisivi che parlano di COVID-19, sono stata colpita da alcune affermazioni.

Qualcuno, per esempio, paragonava l’economia di un Paese (l’Italia come qualunque altro) alla circolazione sanguigna in un essere vivente: se non funziona, il corpo non può sopravvivere.
La stessa persona, mi pare, affermava che l’equilibrio economico è soggetto all’effetto domino: se cade la prima tessera, possiamo essere sicuri che pian piano crollerà l’intero sistema, tessera dopo tessera, per quanto lunga possa essere la catena. È solo questione di tempo.
Un’altra persona sosteneva invece che questa situazione potrebbe o dovrebbe forse insegnarci qualcosa, ovvero che a essere importanti per ogni Paese sono la salute e la felicità prima ancora del PIL.

Salute e felicità…

Parliamoci chiaro: sono un’ottimista ma non sono un’illusa.
Viviamo – purtroppo – in quella che è una pandemia e non un incantesimo o un miracolo: l’ho letto da qualche parte e ne sono convinta anch’io.
Non possiamo credere che il mondo ne uscirà miracolosamente trasformato, diventando un luogo perfetto e incantato.
Certo, auspico che questa sia l’occasione per riflettere su tante cose, a livello personale e universale, ma non credo che ne usciremo improvvisamente virtuosi, esattamente come non è successo in seguito a nessuno degli avvenimenti tragici – guerre, carestie, crisi, pandemie, catastrofi – che hanno costellato il percorso dell’umanità. E pertanto non sono così certa che impareremo ad anteporre certi valori al PIL.

Però desidero fare una piccola riflessione proprio su quei due valori che anch’io considero assoluti e prioritari, salute e felicità, aggiungendo, tra l’altro, il terzo valore per me imprescindibile, ovvero la libertà.

Per quanto riguarda la salute, ho già ammesso quanto la sua salvaguardia non sia il mio forte.
Nonostante sia conscia della sua importanza e nonostante sia abbastanza attenta a ciò che faccio in tal senso, la salute non è sempre al centro dei miei pensieri e delle mie preoccupazioni.
Lavoro troppo, mi spendo troppo, riposo troppo poco.
Approfitto, insomma, della mia buona stella e del mio fisico che – finora – si è sempre rivelato forte e resistente.
Qualche anno fa, precisamente nel 2016, avevo ricevuto un piccolo avviso, diciamo un richiamo a correggere almeno un po’ la rotta: sarò sincera come sempre sono e ammetto che, passata la paura, sono più o meno tornata sulla strada di sempre…
Pertanto su questo fronte sento ora di aver ricevuto un ulteriore richiamo anche perché mi rendo conto che, senza salute, vengono minati i presupposti per il secondo valore fondamentale, quello della felicità.

Quando mi chiedono se sono una persona felice, non ho dubbi sulla risposta: sì, lo sono.
Questo non significa che rido, ballo o faccio baldoria ogni singolo giorno della mia vita: per me essere felice non significa questo e vi dico invece qual è la mia definizione.
Essere felice significa che sono soddisfatta delle persone che mi circondano, di ciò che vivo, di ciò che faccio, di ciò che ho costruito, di ciò che mi sono guadagnata.
Essere felice significa che riesco a gioire di ciò che già esiste attorno a me e di ciò che progetto di costruire e realizzare.
Essere felice significa assaporare, sentire, vivere, godere il momento e il presente; significa avere allo stesso tempo una proiezione verso il futuro, con obiettivi piccoli o grandi da raggiungere e da realizzare.

Leggo spesso i pensieri di persone che esprimono la speranza che tutto ciò che stiamo vivendo ci insegni finalmente a dare valore alle piccole cose e ai piccoli momenti.
Nella mia vita ho collezionato così tanti errori, stupidaggini, peccati, follie, abitudini sbagliate, atteggiamenti poco sensati (incluso quello appena confessato verso la tutela della mia salute) da non poter nemmeno tenerne il conto.
È insomma lunga la lista di ciò di cui dovrei pentirmi, ma se c’è una cosa (almeno una!) della quale non devo fare ammenda è proprio il fatto di aver invece sempre attribuito una immensa importanza e un significato forte alle piccole cose: ho costantemente e puntualmente dato valore ai piccoli gesti e piccoli momenti.
Li ho sempre assaporati, respirati, vissuti; mi sono puntualmente soffermata a godermeli con la consapevolezza della loro preziosità.
In questi giorni, nella mia testa, ho milioni di diapositive di istanti speciali vissuti non importa quando o come, a chilometri di distanza o sotto casa, in compagnia di coloro che amo oppure da sola.
E perfino ora, in questo momento così difficile e doloroso, riesco a ritagliare qualche piccolo momento prezioso e qualche piccola gioia.

Ciò che sento mancarmi ora è l’altra componente – secondo me essenziale – della felicità: la proiezione verso il futuro che passa attraverso la libertà, il terzo valore assoluto che – necessariamente – è in questo momento fortemente limitato.

Per carità, sto bene a casa mia, molto bene, semplicemente perché ci sono sempre stata bene.
Eppure stare sempre e solo chiusa in casa è cosa che inizia a mettermi a dura prova.
È inutile fingere che non mi manchino tutte le cose che ho fatto e amato per tutta la vita: sono a mio agio in una vita sfaccettata e ora sento che mi manca qualcosa, che sono orfana di una parte.
Non voglio essere ingrata, ma non mi va neanche di mentire o di nascondermi né voglio sentirmi in colpa per questo sentimento che credo sia estremamente umano e comune a tante persone.
Il futuro non può essere compreso tra le quattro mura di casa.

«Non si può scrivere in mezzo a questo orrore. Ci provo tutti i giorni e non ci riesco, perché per scrivere la vita deve essere intera. Spero che la gente si renda conto che la libertà è parte integrante della salute. Perché un corpo sia sano deve potersi muovere sotto la luce del sole, deve parlare con altri corpi, deve poter baciare e poter dire ‘ti amo’».
Sono le parole che il poeta e narratore Manuel Vilas ha scritto per Vanity Fair.
Sono così belle e perfette per descrivere ciò che provo anch’io che non voglio né posso aggiungere altro.

Anzi, no, scusate, fatemi aggiungere un’ultima cosa.
Il 1° maggio 2013, esattamente sette anni fa, trovavo finalmente il coraggio di pubblicare il primo post in questo spazio.
Parlo di coraggio perché il blog è un progetto che avevo accarezzato molto a lungo e che avevo più volte rimandato, per tanti motivi.
È diventato uno dei miei compagni di viaggio più fedeli, un progetto longevo e mai interrotto, uno specchio della realtà che vivo.

Sette anni fa, non avrei potuto immaginare come avrei trascorso questo anniversario.
Non avrei potuto immaginarlo io né avrebbe potuto immaginarlo nessuno.
E invece eccomi qui a festeggiare un anniversario in quarantena così come molte altre persone hanno dovuto festeggiare compleanni e anniversari in isolamento.
In questi anni ho scritto tantissimo, ho scritto di persone che stimo, di progetti in cui credo, di cose che amo o che mi fanno indignare: in questo spazio web ci sono a oggi 769 pezzi di me, 769 tessere di un puzzle che raffigura il mondo in cui credo e in cui voglio fortemente continuare a credere.

Perché non so cosa accadrà anche solo domani, ma so che continuerò a combattere per la salute, per la libertà e per la felicità. Fino all’ultimo respiro.

Tanti auguri a glittering woman, tanti auguri a noi due e grazie – come sempre – a chi è con noi.

Manu

L’immagine è una mia elaborazione via PhotoFunia

Tanti auguri, Manu… ovvero tanti auguri (con riflessione) a me!

Ve lo confesso subito: in realtà, questo post non avrebbe dovuto vedere la luce.
Mi riferisco al post con il quale, una sola volta all’anno, ‘celebro’ me stessa anziché celebrare gli altri e il loro talento, il post che mi concedo in occasione del mio compleanno fin dal 2013, ovvero da quando esiste questo spazio web.
Cosa è successo per farmi affermare ciò?
È successo che, circa dieci giorni fa, ho realizzato di dover fare una rinuncia per me pesante, ovvero un viaggio tanto ambito che mi avrebbe riportato in una città che amo molto e dalla quale manco da troppi anni (circa 17…); tale rinuncia è causata dalla situazione sempre incerta del mio lavoro da libera professionista.
E così ho detto a mio marito Enrico che ero immensamente amareggiata, delusa e arrabbiata con me stessa (l’ho ben specificato) e che pertanto, quest’anno, non avrei nemmeno pubblicato il solito post del compleanno; ho inoltre aggiunto di non aver voglia di festeggiare proprio in nessun modo in quanto sentivo di non avere nulla da festeggiare – e questa ultima parte non l’ho detta a voce alta, ma fra me e me.
Per fortuna, oltre a specificare che la delusione non era imputabile a terzi (incluso lui) e oltre a tacere circa il ‘nulla da festeggiare’ (sebbene lo stia confessando ora…), è bastato che passasse un solo giorno per rendermi conto di quanto ingiusta e ingrata fossi stata in quel frangente, non tanto verso Enrico o verso terzi, appunto, ma quanto verso me stessa e più ancora verso la vita e verso ciò che la vita mi ha sempre riservato.

A cosa mi riferisco?
Mi riferisco al fatto di avere un cervello funzionante (quasi sempre, almeno…) e di avere un corpo e una salute che sempre mi hanno permesso di essere libera e di fare tutto ciò che testa e cuore hanno dettato e voluto; al fatto di avere dei genitori e una sorella che mi hanno sempre amata, rispettata e accompagnata in ogni singola decisione che ho preso nella mia vita; al fatto di avere un marito, Enrico, che non solo è il mio grande amore, ma che MAI mi ha fatto mancare il suo sostegno e il suo appoggio incondizionati, rivelandosi il compagno di vita che io stessa non avrei saputo immaginare migliore; al fatto di aver potuto contare non solo sulla famiglia, ma anche su amici che mi hanno affiancata e hanno reso più bello il mio percorso.
Mi riferisco al fatto di aver sempre avuto un tetto sulla testa e la pancia piena e al fatto di avere avuto l’opportunità di studiare; al fatto di aver potuto viaggiare e permettermi non solo il necessario ma anche il superfluo, per quanto quel tipo di ‘superfluo’ che non reputo essere superficiale bensì il sale della vita.
Mi riferisco al fatto di aver sempre avuto un lavoro, da quando avevo 18 anni, e di poter dire orgogliosamente di aver da allora sempre provveduto a me stessa, scegliendo anno dopo anno il lavoro da fare e non subendolo, e al fatto – collegato – di aver deciso nel 2012 di diventare una lavoratrice autonoma, con coraggio ma anche forte di tutta l’esperienza professionale fino a quel momento maturata.
Dunque, nonostante io abbia SEMPRE pagato in prima persona le conseguenze di tutte le mie scelte nonché tutto ciò che ho avuto guadagnandomi ogni singola cosa (e di questa sono molto orgogliosa) e nonostante le difficoltà reali e oggettive che la scelta di diventare libera professionista hanno comportato, io resto sempre una persona che DEVE comunque ammettere di trovarsi nella parte PRIVILEGIATA dell’umanità, ovvero quella che ha opportunità, possibilità, libertà, scelta; e lo sono anche se a volte ‘mi tocca’ rinunciare a un viaggio oppure a un oggetto (l’ennesimo, in fondo…).
E tutto ciò… io ho osato definirlo ‘nulla da festeggiare’?! Povera sciocca Manu! Leggi tutto

Sei anni di Agw cercando la strada della comunicazione di cultura e talento

Il primo maggio del 2013, esattamente sei anni fa, pubblicavo il mio primissimo post lanciando questo blog al quale ho dato il nome A glittering woman, per festeggiare il mio amore verso tutto ciò che di bello, luminoso e scintillante esiste nella vita, in senso ampio, a 360°.
Quel primo post raccontava qualcosa a proposito di una delle mie grandi passioni, il vintage, e in particolare si concentrava su Next Vintage Belgioioso, una manifestazione di settore che amo particolarmente.
Allora, quando pubblicai il primo post, avevo naturalmente un progetto in testa ma – se devo essere sincera – non avevo idea di ciò che il blog sarebbe diventato nel tempo, ovvero la mia creatura, come chiamo a volte scherzosamente questo spazio web.
Certo, speravo che il progetto avesse una continuità e che potesse davvero riuscire a essere rappresentativo, pian piano, del mio pensiero, trasformando il blog in una sorta di manifesto: posso dire che, da questo punto di vista, oggi, sono molto soddisfatta.
Sebbene io non mi fermi mai sugli allori, nonostante io pensi costantemente che ogni cosa che faccio possa essere migliorata, vi posso confessare che sono felice sia della longevità di A glittering woman sia di come esso sia diventato rappresentativo di tutto ciò in cui credo, con onestà, coerenza, sincerità, trasparenza. Esattamente quel manifesto che speravo, insomma.
E ora, con il senno di poi, mi fa tenerezza notare come io sia partita (più o meno consciamente) proprio da un argomento che negli anni è diventato sempre più importante per me, una sorta di cavallo di battaglia, ovvero la second hand economy.

Sei anni…
Riflettevo che a sei anni un bambino termina la scuola materna e si accinge a una delle esperienze più importanti e significative di tutta la nostra vita, ovvero la scuola elementare.
Credo di aver dimenticato tanti episodi dei successivi anni di studio, ma ricordo nitidamente, con chiarezza e precisione, decine e decine di episodi collegati ai miei cinque anni di elementari.
La scuola elementare ha lasciato segni indelebili in me e ricordo perfettamente gli insegnamenti della mia maestra (e non solo quelli collegati a grammatica e matematica…), così come ne ricordo il nome – Gabriella Consolandi.
Se parlo di tutto ciò è perché – come dicevo in principio – a volte chiamo il blog la mia creatura, proprio come se fosse un bambino (il mio bambino); ora questo figlio si appresta a una fase molto delicata del suo percorso, come un bambino pronto a iniziare le scuole elementari.
Vediamo cosa accadrà…

L’anno scorso, festeggiando i cinque anni, avevo sottolineato come comunicare (ovvero il desiderio che mi ha spinto ad aprire il blog) sia un’esigenza che accomuna la maggior parte degli esseri umani.
Se andiamo all’origine della parola, scopriamo qualcosa che in fondo è facile intuire anche solo ripetendola: comunicare dal latino communicare, derivato di communis ovvero «comune».
Comun-icare: «rendere comune, far conoscere, far sapere, per lo più di cose non materiali», dice il vocabolario Treccani.
E aggiunge «divulgare, rendere noto ai più, fare partecipi altri di qualcosa», sottolineando la caratteristica più bella, profonda e positiva della comunicazione, ovvero il «valore reciproco».
Ecco, per me comunicare e fare comunicazione è proprio questo: mettere in comune. Ciò che amo oppure ciò che so, tanto o poco che sia.
Mettere al servizio di tutti informazioni e conoscenza, far circolare buona informazione costruita partendo da una sana curiosità e fortificata poi attraverso ricerca, studio, analisi.

Per me, dunque, la buona comunicazione avviene quando c’è collaborazione.
E credo che la comunicazione debba vere un valore sociale.
E credo anche che la comunicazione sia uno strumento fondamentale per generare crescita, personale e sociale, per ottenere credibilità, per costruire comunità solidali e consapevoli.
C’è poi chi comunica per provocare: scelte personali, io trovo che sia un trucchetto un po’ infantile per attirare l’attenzione e mi limito a passare oltre. Leggi tutto

Se una milanese innamorata decide di parlare della Pescheria Spadari…

Martedì sera ho inaugurato il periodo degli aperitivi natalizi con un impegno al quale tenevo molto, ovvero il Christmas Cocktail della Premiata Pescheria Spadari.

Perché ci tenevo così tanto?
Ve lo riassumo in quattro punti.
1 – Da milanese assai orgogliosa, tengo molto ai luoghi storici e la Pescheria Spadari è – che io sappia – la più antica e longeva della città: è stata fondata nel lontano 1933, ben 85 anni fa!
2 – Mi piace chi conta su storia e tradizione ma non vi si adagia, bensì al contrario accetta e sposa nuove sfide.
3 – Mi piace chi accetta le sfide del digitale senza snaturare il proprio DNA e senza dimenticare il rapporto fiduciario con la propria clientela.
4 – Last but not least… adoro il pesce!

Dunque… considerato che il pesce della Pescheria Spadari è sempre meravigliosamente fresco e visto che hanno deciso di introdurre tutta una serie di novità quanto a proposte e servizi, ero curiosissima di andare a verificare il tutto di persona.

Il risultato della spedizione mi ha tanto soddisfatta da decidere di dedicare un post a questa storica istituzione meneghina, anche perché mi piacerebbe poter dare uno spunto per pranzi, aperitivi e cene anche in vista del Natale.

Ho definito storica la Pescheria Spadari e credo di poterlo fare per ben due motivi: per la posizione nell’omonima via a due passi da Piazza del Duomo, nel cuore di Milano, e per la longevità.

Come raccontavo in principio, il locale ha infatti visto gli albori nel 1933 grazie alla grande passione di Giovanni Battista Bolchini che, con la sua attività, ha contribuito anche a creare in quegli anni una nuova e originale immagine del pescivendolo, presentandosi in cravatta e panciotto.
Quando si dice avere stile…

Il successo della Pescheria Spadari è stato immediato e ha spinto ben presto Bolchini a creare una società con altri esperti del mestiere, Franco Campiglio e suo fratello Alfonso; per poter far fronte alla sempre maggior richiesta da parte della clientela, a loro si è poi aggiunto Gaudenzio Maffezzoli.

La passione e il forte senso del dovere dei soci hanno fatto sì che persino durante la Seconda Guerra Mondiale, nonostante gli sfollamenti di massa, la Pescheria Spadari abbia sempre regolarmente aperto i battenti ogni giorno (… altro moto di orgoglio).

Nella città della moda e della finanza, anno dopo anno, la bottega è cresciuta costantemente e ha acquistato prestigio e grande notorietà, tanto da essere stata menzionata perfino in una canzone dei menestrelli meneghini Cochi e Renato.
«Il mare l’abbiamo avuto anche a noi a Milano (…) che c’è ancora il pesce adesso in via Spadari»: così cantava il famoso duo di cabaret pensando proprio alla Premiata Pescheria Spadari.

Ancora oggi l’attività è saldamente in mano agli eredi delle famiglie dei soci originari: anche grazie al loro contributo, la Pescheria Spadari ha ricevuto nel tempo numerosi premi e riconoscimenti, a testimonianza dell’importante ruolo svolto nel creare l’identità storica del commercio alimentare – e della cultura ittica – nel capoluogo lombardo.

Dicevo che, durante gli 85 anni di attività, il prestigio di questa bottega storica è cresciuto costantemente, anche per l’abilità di evolversi in modo coerente con i cambiamenti del mercato e la capacità di adeguare l’offerta dei servizi.

Alla tradizionale offerta di pesce fresco è stato per esempio affiancato un servizio di cucina molto apprezzato: la Pescheria lo propone durante le ore di pausa pranzo – dal martedì al venerdì dalle 12:30 alle 14:30 – con un’ampia scelta di piatti preparati da un eccellente staff.

Non solo: sull’onda della dilagante street food mania, Pescheria Spadari apre (anche fisicamente!) la sua vetrina per offrire un servizio di pesce da passeggio con panini di pesce, insalate di mare, coni di frittura, un pranzo leggero e sfizioso da gustare passeggiando per le vie del centro.

Il servizio si è ulteriormente ampliato con l’inaugurazione del Bistrot che è aperto anche in fascia serale (da mercoledì a sabato dalle 19:30 alle 22:30) nonché di sabato e domenica (dalle 12:30 alle 14:30).

Volontà di Pescheria Spadari è quella di restare ancorata alle tradizioni che la contraddistinguono da sempre, ovvero la qualità assoluta del pesce fresco e la disponibilità nei confronti della propria clientela; nello stesso tempo, c’è il preciso desiderio di adeguarsi a un modo di comunicare e di servire moderno e veloce.

Da qui nasce la necessità di soddisfare i bisogni di un nuovo pubblico (così come sempre fatto con quello cosiddetto storico) creando proposte e servizi volti a soddisfare tutte le esigenze: cito la possibilità di prenotare online pacchi di Natale personalizzabili.

Per i più indecisi, invece, ci sono perfino le gift card in tre diverse fasce di prezzo, acquistabili anch’esse online.

(Messaggio subliminale per chiunque desideri farmi un regalo: io apprezzerei sia i pacchi sia le gift card…)

Uno sguardo al digital senza mai però dimenticare il rapporto diretto con la clientela: Pescheria Spadari ha creato la infoline 353/3691263 alla quale è possibile rivolgersi per un filo diretto con gli esperti del banco ai quali chiedere consigli e ricette per poi ricevere il tutto comodamente a casa.

Pescheria Spadari mette infatti a disposizione anche un fish delivery, il nuovo servizio di consegna a domicilio del pescato e della gastronomia cucinata, semplice, comodo e perfino ecologico grazie all’accordo con UBM – Urban Bike Messengers, servizio di corrieri in bici nato nel 2008, dieci anni fa.

Insomma, è proprio il caso di dirlo: 85 anni e non sentirli!

Manu

La Premiata Pescheria Spadari è in via Spadari 4
Qui trovate il sito, qui la pagina Facebook, qui l’account Instagram e qui il canale YouTube.

A proposito del mio compleanno e della reciprocità…

E siamo a quota sei.

Ebbene sì, con oggi, 26 novembre 2018, sono sei i miei compleanni festeggiati qui, attraverso A glittering woman, lo spazio web al quale tengo molto e che curo con grande passione.

Quindi, per prima cosa… me lo permettete? Ma sì, dai, tanti auguri a me 🙂 🙂 🙂

Di solito, A glittering woman non vede me come protagonista diretta o esclusiva: durante tutto l’anno, infatti, i protagonisti sono i talenti che sostengo, in ogni ambito, e fa eccezione solo il 26 novembre, giorno in cui il post che pubblico è dedicato a me stessa.

Da glittering woman a birthday woman… solo per un giorno… naturalmente 😉

È diventata una piccola tradizione, l’unica occasione in cui mi metto al centro: questi post sono un modo per raccontare qualcosa di me e della fase che sto vivendo e il tutto è accompagnato dalle foto di alcune delle esperienze che ho vissuto nel corso dell’anno. Leggi tutto

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