Cara Delevingne e i mocassini nei quali imparare a camminare

La modella Cara Delevingne ha deciso di dire addio a moda e passerelle: 23 anni appena compiuti, britannica, ha dichiarato di non riuscire più a sopportare lo stress del mondo in cui stava conducendo una brillante carriera.
A me dispiace: ho da sempre un grande debole per lei.
Penso che Cara sia una delle poche giovani top model in grado di far rivivere i fasti degli anni ’80, quando le modelle erano le protagoniste quasi assolute: non possiede solo fisico e portamento, ma anche carisma e carattere.
E non ha paura di giocare con la sua immagine: fa le smorfie, scherza, è ironica.
Lei – con le sopracciglia marcate e il comportamento un po’ da monella – ha portato disinvoltura in un ambiente troppo spesso coi nervi a fior di pelle, ma alla fine la frenesia della moda l’ha stancata e allontanata.
Ho avuto la fortuna di incontrarla a Milano in settembre 2012 in occasione della Fashion Week, dopo la sfilata di Dsquared2. Difficilmente chiedo alle persone famose di poter essere fotografata con loro, è una cosa che mi infastidisce e mi imbarazza. Cara, però, era divertita dal farsi fotografare con tutti e si prestava volentieri, così mi sono lanciata anch’io. Eccoci qui sopra.
Dopo le sue dichiarazioni, in rete sono spuntati commenti acidi e paragoni a mio avviso fuori luogo, cattiverie gratuite, giudizi superficiali e anche un po’ banali e scontati. Del tipo “ma vai a lavorare in miniera”.
Perdonatemi ma questo bisogno morboso di giudicare le vite altrui io proprio non lo capisco. Posso capire la curiosità verso i personaggi celebri (per quanto non la comprendo quando diventa esagerata), ma non capisco l’esigenza di sparare sentenze a tutti i costi.
E poi mi sfugge la logica di tali sentenze: siamo così sicuri del fatto che un lavoro sognato e ambito da molti sia garanzia di felicità per chi quel mestiere lo fa?
Certo, non voglio negare che ci siano lavori meno simpatici – definiamoli così – rispetto a fare la modella, ma non sarà che il nostro giudizio si ferma un po’ troppo in superficie e guardiamo solo il lato luccicante, quello che è sotto gli occhi di tutti?
Vedo le modelle nei backstage delle sfilate e in giro per casting e credetemi se vi dico che non invidio affatto la loro vita. È vero, viaggiano, hanno fama (non tutte), guadagnano bene (non tutte), ma la pressione psicologica su di loro è fortissima.
Dover essere sempre perfette non è un mestiere facile, tutt’altro, e ogni donna lo sa bene: quante volte, alzandoci al mattino, vorremmo scomparire piuttosto che presentarci al mondo? Ecco, una modella non può nascondersi in nessun posto.
Vi prego, non ditemi “se l’è scelto lei”. Certo, nessuno le obbliga, ma questo non comporta che fare la modella sia semplice o che sia tutto rose e fiori.
A noi piacerebbe se, davanti a una nostra difficoltà, qualcuno ci dicesse “te lo sei scelto tu”? A me non piacerebbe e, in un momento di crisi, mi piacerebbe piuttosto una parola di comprensione, magari anche un rimprovero, ma costruttivo.
Cara ha fatto affermazioni molto gravi: ha spiegato di essere arrivata a odiare il proprio corpo e che lo stress le ha scatenato una forte forma di psoriasi. E ha aggiunto che le passerelle le hanno fatto dimenticare quanto fosse giovane e, anzi, l’hanno fatta sentire più vecchia.
Se pensate che Miss Delevingne sia esagerata, vorrei mostrarvi il video di una modella svedese di nome Agnes Hedengård: la ragazza, 19 anni, racconta di lavorare da 5 e di non riuscire più a salire sulle passerelle perché oggi è giudicata troppo grassa da molte agenzie. Guardatela e ascoltatela: io non dico nulla, a ciascuno la propria opinione.
Permettetemi solo una piccola riflessione finale, un aneddoto personale.
Una volta mi hanno detto una cosa che mi ha fatto rimanere piuttosto male. Suonava pressapoco così: “devi essere una che ha pochi problemi, sorridi sempre”. Vi dirò che questa persona non aveva capito granché di me: i problemi li ho, come tutti, però non mi piace andare in giro con la faccia triste. Secondo me, avere la faccia triste è controproducente: se abbiamo l’aspetto di persone sempre problematiche, non facciamo altro che allontanare gli altri. Credo, invece, che sfoderare un sorriso predisponga meglio sia noi che gli altri.
Forse quelle persona non voleva dirmi una cattiveria, forse a suo modo voleva farmi un complimento, ma gli è riuscito malissimo e a me quelle parole sono suonate odiose, esattamente come sentirsi dire “vai a lavorare in miniera”.
Un proverbio degli indiani d’America dà un consiglio estremamente valido: “Prima di giudicare una persona, cammina per tre lune nei suoi mocassini.”
Cerchiamo di riconquistare una cosa che sembra un po’ sparita, ultimamente: la capacità di metterci nei panni degli altri. Meno giudizi e più umana simpatia verso debolezza e (presunti) errori.

Manu

A proposito dell’eccessiva magrezza di alcune modelle: il mio articolo su una pubblicità di Saint Laurent bloccata dalla Advertising Standards Authority.

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Virna-Ogniricciouncapriccio
Reply

Mi è piaciuto molto questo tuo articolo, l’ho letto tutto d’un fiato e condivido molte cose. Un po’ di comprensione e molto più rispetto reciproco di sicuro aiuterebbero non solo l’industria della moda, ma ogni ambito della vita sociale. Grazie per aver condiviso il tuo pensiero.
Virna

Manu
Reply

Ma sono io che ti ringrazio, cara Virna!
Grazie per aver letto, grazie per aver espresso il tuo parere e grazie per avere sottolineato una cosa più che giusta: comprensione e rispetto reciproci fanno bene in qualsiasi ambito. Sono d’accordo con te al 100% 🙂
Un grande saluto,
Manu

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