Mikky Eger: i suoi gioielli e l’esperienza come sua allieva

Alcuni giorni fa, ho pubblicato su Instagram una foto con il mio pensiero a proposito della passione.

Credo che la passione, quella vera, chieda moltissimo prima ancora di dare: porta notti insonni, fa saltare i pasti, sconvolge tutti i ritmi, chiede impegno e devozione, riesce perfino a strappare delle lacrime, scompiglia e mette in dubbio tante cose, tante certezze. Mette in dubbio perfino l’idea che una persona può avere di sé stessa.

Eppure, riesce poi a rendere tutto mille volte tanto, con gli interessi.

Credo anche che tutto ciò sia particolarmente vero per le passioni che portano a creare qualcosa e che presuppongono una buona dose di talento: posso elencare l’arte, l’architettura, la fotografia, la moda, la gioielleria, la cucina, giusto per fare qualche esempio.

E oggi, desidero parlarvi di passione, creatività e talento applicati all’arte orafa: mi fa piacere condividere con voi la storia di Mikky Eger e la bellissima esperienza che ho potuto vivere grazie a lei.

Micaela detta Mikky è nata in Germania, precisamente ad Amburgo, ma si è trasferita a Milano all’inizio degli anni ‘90 per dedicarsi al design di moda: ha attraversato tutti gli ambiti della creatività disegnando, tra l’altro, tappeti e linee di calzature, inclusa una collezione di sandali ideata durante un viaggio tra le isole dell’Egeo. La sua attività si è poi rivolta al visual merchandising, alla vetrinistica e al set design.

Tra le sue esperienze in questo settore, cito la collaborazione con Swatch (per la quale ha disegnato per diversi anni i sistemi visual per i punti vendita) e quella con MTV (è stata set designer coordinando le ambientazioni della trasmissione Sushi con Andrea Pezzi).

Nonostante le molteplici e poliedriche esperienze, Mikky è riuscita a non perdere di vista il suo dono più importante, ovvero la spiccata abilità manuale che ha fatto sì che il suo percorso creativo si consolidasse intorno a una passione rimasta nel cassetto per diversi anni: il gioiello artistico.

L’occasione per mettere in pratica tale passione si è presentata nel 2008 con l’incontro con i fratelli Solari e la frequentazione della Scuola Orafa Ambrosiana che i due dirigono, un importante polo per l’apprendimento delle arti orafe.

Mikky Eger in un bel ritratto firmato da Rohn Meijer
Mikky Eger in un bel ritratto firmato da Rohn Meijer

Oggi Mikky insegna proprio presso la Scuola Orafa Ambrosiana e allo stesso tempo disegna e realizza a mano i gioielli a marchio Mikky Eger Jewellery Art Milano.

Ama creare i suoi monili seguendo le emozioni, quelle che prova nei luoghi che scopre e nelle situazioni piacevoli, con le persone che la circondano e anche attraverso i sogni che le danno l’ispirazione. Per lei il vero privilegio non risiede nel lusso, bensì nella possibilità di potersi esprimere, trasmettendo le sue esperienze con positività.

Con il suo lavoro vuole ottenere esattamente questo: desidera raccontare tutto un ventaglio di emozioni grazie alla forte energia che risiede nei colori delle pietre, nei metalli e nei materiali che utilizza.

Ogni singola collezione – realizzata in argento 925, oro 750 giallo o rosa, pietre preziose e semi-preziose – racconta un mondo.

New Wave rappresenta i gioielli come onde morbide che si rincorrono e si intrecciano dando vita a straordinarie evoluzioni: ogni modello porta il nome di un personaggio mitologico, come Atlante, Poseidone e Teti, la più bella delle Nereidi, le ninfe dei mari.

Metropolis rimanda all’omonimo e celebre film di Fritz Lang, pellicola datata 1927 e considerata il capolavoro del regista austriaco: piccoli cubi si sovrappongono l’uno all’altro e si alternano alle pietre semi-preziose per formare gioielli complessi e allo stesso tempo armoniosi, capaci di ricordare le architetture di città fantastiche.

La collezione Into the Wild racchiude un mondo tropicale con i suoi tesori da scoprire: i gioielli incarnano spontaneità e mistero, evocando il fascino dei colori della natura equatoriale. Collane, orecchini e anelli sono sinuosi come foglie e possono celare segreti preziosi, come le pietre che appaiono solo grazie a un movimento.

Surf’N’Turf raffigura il fascino degli opposti: sono gioielli creati tramite combinazioni inaspettate, accostamenti di metalli preziosi, gemme colorate e forme libere.

La forza travolgente dei vulcani si sprigiona nella linea Volcanic Passion, collezione in cui forme e superfici sembrano provenire dal ventre stesso della terra. Fiamme lucenti di metallo prezioso incontrano l’oscurità porosa della pietra lavica mentre pietre nate dal magma si proiettano su geometrie sempre nuove.

Ultimi ma non meno importanti, ci sono i gioielli della linea Bespoke, pezzi unici ideati e realizzati in sintonia con la persona alla quale sono destinati. L’unicità della persona, la particolarità di una sensazione che si desidera condividere: Mikky Eger, con la sua sensibilità curiosa e aperta, è capace di cogliere tutto ciò dando vita a personalissime opere d’arte che possono essere un dono per noi stessi o per chi amiamo.

Alcune creazioni firmate Mikky Eger
Alcune creazioni firmate Mikky Eger

Sono stata particolarmente colpita sia dal concetto di lusso espresso da Mikky Eger sia dalla sua precisa volontà di esprimersi attraverso la creazione di gioielli in grado di canalizzare emozioni.

Sapete che anch’io credo profondamente nel fatto che il lusso sia slegato dal valore commerciale; inoltre, la visione del gioiello come veicolo di sentimenti, sensazioni ed emozioni corrisponde pienamente alla mia.

Insomma, tra Mikky e la sottoscritta esiste un feeling, un’affinità, e lei ha voluto farmi dono di un’esperienza particolare, con entusiasmo e generosità: noi due insieme abbiamo fatto un anello, una fedina in argento, affinché io potessi sperimentare le diverse fasi creative e potessi sedermi a un vero banco da orafo.

Dovete sapere che, nonostante io abbia parecchie amicizie nell’ambito di oreficeria e gioielleria, non mi ero mai in effetti seduta davanti a tale banco e, soprattutto, mai avevo provato a cimentarmi nelle varie operazioni, naturalmente sotto l’occhio vigile e attento di Mikky, come se io fossi un’allieva dei suoi corsi.

Il banco da orafo ha alcune caratteristiche ben precise: è fatto in modo da lasciare molto spazio attorno all’appoggio – che si chiama stocco – per il pezzo che si sta lavorando, cosa che permette, per esempio, di usare un seghetto senza incontrare ostacoli oppure di lavorare di lima muovendola in ogni direzione, mentre l’altra mano tiene il pezzo e può muoverlo e ruotarlo senza impedimenti.

Il piano di lavoro ha una rientranza semicircolare e lo stocco sporge dal centro di tale rientranza: è un cuneo rettangolare di legno duro e offre un ripiano di lavoro orizzontale adatto a lavorare di seghetto; può essere estratto, rovesciato e reinserito in modo da presentare un altro ripiano che è inclinato ed è perciò più adatto a lavorare di lima. Sotto il piano di lavoro, si trova un cassetto che serve da appoggio per i vari attrezzi.

Grazie a Mikky, ho avuto l’ennesima riconferma di una serie di cose nelle quali credo: non ci si improvvisa – soprattutto in un lavoro delicato come questo – e nulla è scontato.

Ho scoperto che ci sono innumerevoli cose da imparare e che per fare un anello servono moltissimi passaggi, senza contare che talvolta si deve tornare indietro o ripeterne qualcuno: non è affatto facile nemmeno dare la forma rotonda all’anello, ve l’assicuro.

Gli scatti che ho realizzato in occasione dell’esperienza da Mikky Eger: dalla parte atelier al banco da orafo, dagli strumenti del mestiere alle fasi di lavorazione più delicate e portate avanti dalla mia maestra Mikky.
Gli scatti che ho realizzato in occasione dell’esperienza da Mikky Eger: dalla parte atelier al banco da orafo, dagli strumenti del mestiere alle fasi di lavorazione più delicate e portate avanti dalla mia maestra Mikky.
E dopo Mikky Egger, impeccabile maestra, ecco l’allieva poco talentuosa – la sottoscritta! – all’opera… (grazie a Laura Basso per tutte le foto che seguono)
E dopo Mikky Egger, impeccabile maestra, ecco l’allieva poco talentuosa – la sottoscritta! – all’opera… (grazie a Laura Basso per tutte le foto che seguono)
… E dopo tanto lavoro, la maestra rimira il risultato sulle mani dell’allieva; infine, soddisfatte e sorridenti, eccoci in posa per l’obiettivo di Laura Basso.
… E dopo tanto lavoro, la maestra rimira il risultato sulle mani dell’allieva; infine, soddisfatte e sorridenti, eccoci in posa per l’obiettivo di Laura Basso.

Per essere un buon orafo servono preparazione, rigore, manualità, estro, fantasia, grazia ma anche forza: ho inoltre potuto avvicinarmi ad alcuni degli affascinanti strumenti del mestiere, per esempio il cannello a gas che serve a saldare. Per farmi fare un’esperienza quanto più possibile intensa, Mikky ne ha usato uno che deve essere alimentato con la giusta quantità di ossigeno soffiato a bocca: inutile dirvi che è tutto un delicatissimo equilibrio.

Alla fine, è nata la nostra fedina: definiamola così, nostra, anche se in verità il mio apporto è stato minimo rispetto a quello di Mikky. Eppure vi dico che è stata un’esperienza davvero bella nonché una grande soddisfazione.

Non solo: nutro da tempo immemore profonda stima per le diverse professionalità e sono – e sempre sarò – tra coloro che sono contrari all’improvvisazione, eppure solo dopo questa esperienza ho potuto comprendere con estrema chiarezza quanto lavoro ci sia dietro a un mestiere antico e veramente nobile.

Non ci si improvvisa orafi, lo ripeto per l’ennesima volta e lo sottolineo, ed è una definizione da usare con grande attenzione e parsimonia: come sempre, le parole sono importanti e usarle a casaccio genera solo confusione. O – peggio ancora – fa danni.

Mikky Eger può godere a pieno titolo di tale appellativo e si vede che è avvezza a insegnare perché con me ha avuto tanta pazienza: io, invece, torno a carta e inchiostro, anzi alla tastiera del pc, e aggiungo (purtroppo) un altro mancato talento alla mia lista che diventa sempre più lunga… Devo preoccuparmi?

Ci penserò e nel frattempo ringrazio Mikky per le emozioni che ha saputo trasmettermi.

Manu

 

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate il sito di Mikky Eger che è appena stato rinnovato e qui la sua pagina Facebook.

Sul sito arriverà presto lo shop online, mentre qui potete trovare la lista di tutti i rivenditori dei suoi gioielli.

Mikky riceve su appuntamento nel suo atelier di via Tortona 26 a Milano, nel cuore vivo e pulsante del distretto del design: per contattarla e fissare un incontro, potete telefonarle al numero 335 5940970.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Frati Lavinia Laura
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È sempre interessante scoprire cosa/chi c’è dietro questi meravigliosi gioielli. La Bellezza non nasce mai da brutte persone.
Ho invidiato molto la tua esperienza da orafa. Grazie, come sempre per i tuoi stupendi articoli!

Manu
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Laura carissima,
Che grande piacere averti qui!
E che grande verità hai scritto: «la Bellezza non nasce mai da brutte persone».
Concordo con te, al 100%: per partorire Bellezza vera e pura occorre trovarla dentro di sé, in un modo o nell’altro, magari anche in minima parte, magari anche in mezzo a sofferenze, a trascorsi difficili, a esperienze dolorose.
Difficilmente chi nutre esclusivamente cattivi sentimenti o negatività riesce a offrire Bellezza al mondo, forse riesce a offrirne una brutta copia offuscata da ombre.
Non pretendo che tali pensieri siano la verità, naturalmente, ma questo è ciò che ho riscontrato nel percorso che ho fatto finora e attraverso la tua testimonianza preziosa so di non essere sola.
Grazie a te, dunque, per il commento, per il tempo, per aver voglia di leggere i miei articoli.

Un abbraccio,
Manu

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