L’abito Vittoria del colibrì di Tiziano Guardini in mostra a Roma in Rara Avis

È aperta da oggi, 24 aprile, fino al 21 luglio 2024 la mostra Rara Avis / Moda in volo.

Le Uccelliere Farnesiane sul Palatino a Roma ospitano una mostra che gode della curatela di Sofia Gnoli con l’organizzazione e la promozione del Parco archeologico del Colosseo. Abiti e accessori, esempi unici di haute couture provenienti dagli archivi di celebri maison, vengono esposti nelle Uccelliere Farnesiane, uno dei luoghi più simbolici della Roma rinascimentale e barocca. Non solo: le Uccelliere sono incastonate negli Orti Farnesiani del Palatino, il giardino botanico voluto nel XVI secolo dal cardinale Alessandro Farnese.

Rara avis è una locuzione latina che, tradotta letteralmente, significa «uccello raro». E la mostra è questo, una successione di straordinari abiti-uccello e accessori piumati.

Il percorso è suddiviso in tre sezioni: Il Mito, Caleidoscopiche Visioni e Le ALI, irreALI, reALI dedicata all’alata fantasia di Anna Piaggi (1931-2012). Leggi tutto

Parma 360 è il festival che offre 5 ottimi motivi per essere a Parma ora

HOMO DEUS. Sono le parole chiave dell’ottava edizione di PARMA 360 Festival della creatività contemporanea, la manifestazione a cura di Chiara Canali e Camilla Mineo che si tiene a Parma dal 6 aprile al 19 maggio 2024.

Sono stata all’anteprima stampa e, carica di entusiasmo, vorrei condividere il racconto di un’esperienza che – secondo me – è assolutamente da vivere.

Parto proprio dalle parole chiave. Perché vorrei spiegare da dove arrivano visto che simboleggiano anche il tema del festival.

In un’epoca in cui grande prosperità e recenti instabilità si alternano continuamente, l’umanità di oggi e del futuro deve e dovrà affrontare problematiche legate al cambiamento climatico, al mutamento dell’habitat, alla gestione delle risorse. Yuval Noah Harari è uno storico, filosofo e divulgatore (classe 1976) che ha preannunciato alcune delle sfide che daranno forma all’umanità nel XXI secolo, dalla robotica alla biotecnologia, dall’ingegneria genetica all’Intelligenza Artificiale. Harari è l’autore di un saggio intitolato HOMO DEUS Breve storia del futuro e l’edizione 2024 di PARMA 360 parte da queste parole e da questa idea.

Attraverso le opere di alcuni tra i più importanti artisti contemporanei, il festival indaga tematiche legate al superamento della dimensione antropocentrica dell’uomo in favore di una visione tecno-umanistica (o trans-umanista) e datocentrica. Insomma: l’Homo Sapiens ha oramai esaurito il suo percorso storico e, sostituito dall’Homo Deus, dovrà mettere queste nuove tecnologie al servizio del progresso scientifico per la propria sopravvivenza biologica e spirituale. Leggi tutto

Endelea SS 2024 on demand, il perfetto connubio tra moda e sostenibilità

Quando un progetto è autentico e sincero, quando mantiene nel tempo le sue premesse e promesse; quando avviene tutto ciò, sono felice di tornare a parlarne.

Nel 2022 ho pubblicato un articolo intitolato “Endelea, bellezza e concretezza di un brand davvero etico e sostenibile”.

In quell’articolo raccontavo di Endelea e della sua moda veramente etica e sostenibile partendo dai pensieri, dai valori e dal coraggio della fondatrice Francesca De Gottardo.

Perché sottolineo così fortemente i concetti di moda etica e sostenibile? Beh, perché oggi queste parole sono diventate quasi un trend e non tutto ciò che viene spacciato come etico e sostenibile lo è veramente.

Come avevo raccontato, Endelea è un progetto di natura economica, certo, ma prima di tutto è un progetto sociale e culturale. Non priva un popolo (i Masaai della Tanzania) dei propri elementi identitari. Non depaupera, non spoglia, non si appropria. Rispetta, crea dialogo e crea vantaggio economico alla fonte. Per tutti questi motivi affermo che Endelea è un brand etico. Veramente.

Ma attenzione… Leggi tutto

Live Store, apre a Milano il format che unisce moda, creatività e cultura

Ha da poco aperto Live Store by Soldout District, nuovo spazio multiforme situato a Milano in Corso Buenos Aires 56.

Perché lo definisco multiforme? Perché è un negozio ma è stato concepito per essere anche un vero e proprio contenitore trasformista di proposte e tendenze. È un luogo vitale in cui moda, creatività e cultura trovano terreno fertile per dar vita a nuove espressioni artistiche.

All’interno del negozio è possibile trovare prodotti di numerosi brand moda a prezzi anche accessibili. E il mix di brand viene rinnovato ogni settimana.

Situato all’angolo tra Corso Buenos Aires e Via Ponchielli, il format Live Store nasce grazie all’esperienza di Corrado Alota, fondatore dei negozi Jdc, e Andrea Pezzali di 2Leaders, agenzia con oltre trent’anni di esperienza che ha aperto Sold Out District, store online e fisico con insegne ubicate a Como, Monza, Bergamo e Varese.

«Il retail sta vivendo un momento molto difficile – spiega Andrea Pezzali – e la corsa al prezzo è diventata dominante. Per questo abbiamo pensato di tornare a un concetto di negozio più legato all’intrattenimento, all’esperienza e alla scoperta, seguendo l’esempio di grandi visionari come Elio Fiorucci il cui store ha fatto storia ispirando generazioni di creativi e imprenditori». Leggi tutto

A Tolentino parte Mood Festival 2023 tra musica, eccellenze e sostenibilità

Ricevo e volentieri condivido – Torna tra pochi giorni Mood Festival 2023, la nuova edizione della manifestazione che da ben 9 anni fa ballare gli amanti della musica a Tolentino, in provincia di Macerata.

Si parte venerdì 21 luglio, quando il Castello della Rancia tornerà ad animarsi per una due giorni di grande livello visto che, tra i dj ospiti di questa edizione, figurano nomi di spicco della scena nazionale e internazionale.

Menziono subito Klaus, eclettico fondatore del progetto Wanderlust Vision, anche perché siamo stati entrambi relatori del talk Ritmi Sostenibili, uno degli eventi che ha anticipato il Mood Festival 2023.

Il Festival è un appuntamento importante per il territorio marchigiano poiché – in un’ottica di condivisione di ciò che è bello, buono e ben fatto – è pensato per valorizzare tante eccellenze locali, unendo tradizione, innovazione, cultura e divertimento.

Il 2023 è un anno di conferme, novità e partnership particolarmente significative.

Visto che ho molto a cuore la sostenibilità sociale, mi fa piacere citare la collaborazione con Artemista, cooperativa finalizzata all’inserimento lavorativo di soggetti fragili e svantaggiati che si occuperanno di mantenere puliti e sanificati tutti gli spazi della manifestazione. Leggi tutto

Brunello Cucinelli vince il Premio Internazionale Joaquín Navarro-Valls

Ricevo e volentieri condivido – Mercoledì 5 luglio 2023, la Biomedical University Foundation ha assegnato la prima edizione del Premio Internazionale Joaquín Navarro-Valls per la Leadership e la Benevolenza all’imprenditore Brunello Cucinelli.

Sono felice di contribuire a dare voce a tale notizia perché Cucinelli rappresenta il lato della moda che apprezzo, quello rivolto verso la sostenibilità a 360°, sociale e ambientale, e incarna quel modello di imprenditorialità che vorrei vedere rappresentato in ogni ambito e in ogni settore.

Classe 1953, Brunello Cucinelli ha fondato la sua impresa nel 1978 introducendo idee come quella di colorare il cashmere e portando (o riportando) una visione rispettosa del lavoro che deve essere fatto di dignità morale ed economica.

Scrivo riportando perché a me Cucinelli ricorda, grazie a questo tipo di visione, grandi imprenditori del passato come Ermenegildo Zegna (1892 – 1966) e Adriano Olivetti (1901 – 1960) che, alle loro aziende, affiancavano opere sociali e assistenziali volte a migliorare il benessere della comunità e credevano che fosse possibile creare un equilibrio tra profitto e solidarietà sociale: la loro organizzazione del lavoro comprendeva un’idea di felicità collettiva che generava efficienza.

Purtroppo, anziché diventare la norma, uomini e imprenditori come Zegna e Olivetti sono diventati l’eccezione, ahimè, ed ecco perché sostengo che Brunello Cucinelli riporta in vita quel modello e quel modo di pensare. Leggi tutto

Ritmi sostenibili, sostenibilità verso innovazione, cultura e intrattenimento

La parola sostenibilità è una delle più utilizzate – e oserei aggiungere abusate – degli ultimi anni.

È però necessario utilizzarla bene, comprendendo fino in fondo quanto sia preziosa: riconduce a temi estremamente importanti e comporta rispetto e consapevolezza.

Come anticipavo nel post precedente e nell’ottica di essere sempre più attiva sul fronte sostenibilità sociale e ambientale, ho accettato molto volentieri l’invito a partecipare a un talk intitolato Ritmi Sostenibili.

Il talk è stato pensato e organizzato da Demood, collettivo che si pone un preciso obiettivo: celebrare creatività e bellezza in ogni forma.

Sempre in evoluzione, Demood ha le sue radici nelle Marche, regione in cui si incontrano natura e genio umano: ogni membro mette a disposizione il proprio talento e le proprie esperienze per realizzare progetti caratterizzati da sperimentazione e dinamismo.

Il loro progetto di punta è il Mood Festival e lo scorso anno ho raccontato (qui) che si tratta di un evento che nasce con l’idea di portare le atmosfere delle grandi rassegne musicali nel cuore delle colline marchigiane.

Mood Festival giunge quest’anno alla sua nona edizione: si terrà il 21 e 22 luglio al Castello della Rancia di Tolentino (qui tutti i dettagli) ed è accompagnato da una serie di novità tra le quali in primis il talk Ritmi Sostenibili che si è tenuto il 10 giugno presso il Campus Simonelli. Leggi tutto

Perché ho partecipato al talk “Ritmi Sostenibili” voluto da Demood

Oggi vorrei condividere alcune riflessioni riguardo moda e abbigliamento con voi, cari amici che mi fate l’onore di leggere questo spazio web, e vi spiegherò poi anche il motivo di questa condivisione.

Parto da un presupposto.

Il rapporto con l’abito accompagna l’uomo (e gli antenati più prossimi) da sempre perché risponde a un’esigenza di tipo primario, ovvero correlata alla nostra sopravvivenza: fin dai tempi delle caverne, abbiamo compreso di aver bisogno di coprirci per proteggerci e difenderci poiché siamo gli unici esseri a non essere dotati di un bagaglio protettivo e difensivo intrinseco che è invece proprio di altri animali.

Non abbiamo pelo o pelliccia, corazza, artigli e la nostra pelle non è da sola sufficiente a difenderci dalle intemperie, dal freddo e dal caldo: l’uomo ha dunque compreso velocemente di avere bisogno di completare ed equipaggiare il proprio corpo con qualcosa di esterno.

Ben presto, però, l’abito ha assunto ulteriori e numerose connotazioni, andando a raccontare la posizione sociale piuttosto che un ruolo professionale, come per esempio avviene nel caso delle divise, da quelle militari fino a quelle del personale medico. Leggi tutto

La mia client interview per Bivio Milano che compie 10 anni

Il fatto che io ami e sostenga la moda circolare non è un mistero: ne parlo in questo sito, in vari articoli per altre testate, attraverso i social.

La moda circolare si innesta naturalmente nel concetto di economia circolare: è un cerchio nel quale i materiali continuano a girare senza mai perdere la loro utilità, attraverso riciclo (recycle) oppure rigenerazione (upcycle), ovvero quel tipo di riciclo che permette al nuovo prodotto di valere perfino di più rispetto a prima.

Nell’idea di circolarità, possiamo far rientrare vintage e second hand, due formule che amo particolarmente e che permettono che gli oggetti restino in circolo nella loro completezza.

Dopo decenni di sfrenato consumismo e in un momento storico in cui gira meno denaro rispetto al passato (per esempio rispetto ai goderecci Anni Ottanta), penso che allungare il ciclo di vita di oggetti e capi sia un’ottima idea, a beneficio delle nostre tasche, appunto, e a beneficio dell’ambiente.

Lego dunque l’amore verso vintage e second hand anche a motivazioni etiche tra le quali la sostenibilità, ambientale e sociale poiché la conseguenza di ogni forma di circolarità in ambito abbigliamento è infatti una moda più sostenibile, più etica e più responsabile. E, visto che lavoro proprio in tale ambito, sono particolarmente conscia di quanto sia necessario produrre meglio e meno, per rispetto verso le persone e verso il nostro pianeta.

Ho scritto “anche” parlando di motivazioni in quanto, in aggiunta al lato etico e responsabile, apprezzo il fatto che capi e oggetti godano di una seconda vita perché mi piace la Storia, quella con la S maiuscola, e mi piacciono le storie, quelle piccole e quotidiane di ogni giorno; sono dunque affascinata da tutto ciò che è appunto testimone di Storia, storie e significati e auspico che non vada perso. Leggi tutto

Oxfam Italia sostiene la moda inclusiva – e circolare – di I was a Sari

Ricevo e volentieri condivido – Tengo molto ai concetti di economia circolare e moda sostenibile, non solo in un’ottica ambientale, naturalmente importantissima, ma anche dal punto di vista sociale, altrettanto importante: per questo do volentieri spazio all’iniziativa di Oxfam Italia che prosegue il suo impegno con I was a Sari.

I was a sari è un’impresa sociale indiana che offre accessori e capi contemporanei realizzati donando nuova vita – come racconta il nome stesso – a sari di seconda mano: il capo di abbigliamento tradizionale femminile considerato fonte di orgoglio culturale passa attraverso una rigenerazione che consente la creazione di un nuovo capo unico.

Proprio il progetto I was a Sari sarà illustrato in uno dei tavoli di Creiamo un futuro di uguaglianza, la seconda edizione di Oxfam Festival in Italia, in programma dal 12 al 13 maggio a Firenze.

Qui sotto trovate tutti i dettagli incluso il link al sito e-commerce attraverso il quale si possono fare scelte doppiamente positive, perché aiutano le comunità più vulnerabili a combattere povertà e disuguaglianze economiche e di genere e perché ci permettono di fare nostri oggetti belli e anche veramente sostenibili.

Manu Leggi tutto

Endelea, bellezza e concretezza di un brand davvero etico e sostenibile

Durante la MFW, ho avuto modo di incontrare Francesca De Gottardo, fondatrice di Endelea:
vi racconto perché questo è un brand davvero etico e sostenibile.

Si è da poco conclusa l’edizione di Milano Moda Donna con cui stilisti e marchi hanno presentato le loro proposte per la prossima primavera / estate 2023.

Devo fare una confessione: a parte i marchi emergenti, non ho visto gran cose che mi abbiano fatto venire voglia di investire tempo per raccontarle oppure cose che mi abbiano fatto nascere il desiderio di possederle.

È vero, sono stata contenta di aver potuto osservare che (finalmente) è tornata l’atmosfera frizzante che caratterizzava la fashion week prima della pandemia (e la mia città ne aveva bisogno), ma sono altrettanto scontenta di dover prendere nota del rovescio della medaglia, ovvero di un’occasione perduta: dopo un intero mese di sfilate (il discorso non vale quindi solo per Milano) si è vista sicuramente tanta ricchezza, a volte al limite dell’ostentazione, ma pochissima creatività intesa come reale innovazione e cambiamento.

Insomma, dopo le sperimentazioni (se vogliamo imperfette e in alcuni casi anche abbastanza azzardate) delle stagioni di pandemia, la moda si sta nuovamente richiudendo in sé stessa, tra clienti super facoltosi e occhio costantemente (se non unicamente) puntato al fatturato. Leggi tutto

The Franca Fund, in vendita – per la ricerca – il guardaroba della Sozzani

«Non so mentire: provavo una simpatia alquanto tiepida nei confronti di Franca Sozzani.»

Iniziava così, con queste parole, il pezzo che avevo dedicato a Franca Sozzani in occasione della sua scomparsa avvenuta nel 2016.

«A non farmi sentire a mio agio, io eternamente scomposta e con infinite imperfezioni, era in parte la sua aria eterea, – avevo continuato – il suo aspetto quasi serafico: sembrava sempre essere appena uscita da un quadro, i capelli (lunghissimi e ondulati) e lo sguardo mi ricordavano immancabilmente la perfezione della Venere di Botticelli.»

E avevo aggiunto di sapere di meritare eventuali insulti per essere stata «poco delicata a scrivere tali pensieri a pochi giorni dalla sua dipartita», preferendo però essere sincera.

E in nome di quella sincerità avevo poi elencato tutti i motivi per i quali, ben oltre la tiepida simpatia, rispettavo, stimavo e ringraziavo la signora Sozzani (se volete rileggere il tutto, trovate l’articolo qui).

Rispetto e stima sono invariati e sono dunque onorata di poter – nel mio piccolo – contribuire a dare voce alla Fondazione che porta il suo nome e che prosegue il cammino nell’ambito delle iniziative volte a unire moda circolare, sostenibilità e impegno sociale guardando verso il futuro. Leggi tutto

A Tolentino torna il Mood Festival tra musica, spettacolo ed eccellenze

Prima della pandemia, mio marito e io avevamo un progetto (uno tra i tanti): andare al Tomorrowland, il festival di musica elettronica che si svolge in Belgio ogni anno dal 2005.

Siamo entrambi appassionati di musica ed è stato lui, Enrico, a farmi innamorare di questa manifestazione che, negli anni, ha visto esibirsi i più noti dj internazionali e che è celebre anche per le decorazioni fantasy che prevedono proiezioni luminose, fuochi d’artificio, fontane d’acqua e altro ancora. Last but not least, sono altrettanto affascinata dalla dimensione umana, dall’idea di condividere un’atmosfera gioiosa, festosa, allegra, colorata, libera, senza barriere di sesso, nazionalità, età.

E poi sì, è arrivata la pandemia e attualmente il progetto è accantonato ma, in gennaio, ho conosciuto una persona che mi ha fatto conoscere una manifestazione che ha immediatamente catturato il mio interesse: la persona si chiama Martina e la manifestazione si chiama Mood Festival.

Martina Paciaroni e Riccardo Prosperi hanno fondato il collettivo Demood: il Mood Festival è il loro principale evento che il 15 e il 16 luglio 2022 torna a Tolentino, bella città ubicata in provincia di Macerata nelle Marche. Leggi tutto

Valentina Bellotti e V.Bell, il lusso della personalità

Il motivo per cui ho un account in Instagram è l’immenso amore per la condivisione, amore che tra l’altro ha dato origine alla professione che ho scelto (comunicazione a 360 gradi).
Instagram mi dà l’opportunità di condividere pensieri, riflessioni, idee, sogni, desideri, speranze e – visto che sono completamente sincera e poco incline alla finzione – mi dà anche l’opportunità di condividere talvolta preoccupazioni, tristezze, delusioni, ansie.

E poi, soprattutto, mi permette di condividere visioni e progetti che mi piacciono, mi catturano, mi stimolano, mi affascinano.

Ma oltre a chiacchierare di tutto ciò, dai pensieri personali ai progetti in cui credo, una parte particolarmente emozionante è quando – di persona o via social – si ha l’impressione di essere ascoltati e compresi proprio in ciò che si desidera condividere, perché ascolto e comprensione sono due dei doni più belli che ci si possa fare a vicenda.

Quando amo un progetto, quando amo la visione di un creativo, quando questo creativo a sua volta si ferma ad ascoltarmi, quando decide di includermi nella sua visione e di fare qualcosa ad hoc per me… beh, la mia gioia e la mia gratitudine arrivano alle stelle.

Ed è proprio ciò che è capitato con Valentina Bellotti alias V.Bell.

V.Bell si pronuncia esattamente come il francese ‘vie belle’ che significa ‘vita bella’.
Un nome, una pronuncia, un destino per Valentina Bellotti, classe 1983, che si forma come accessories designer grazie ad anni di gavetta e ruoli importanti in aziende del calibro di Dolce & Gabbana e Costume National.

Matura in lei la voglia di spingersi oltre e crescere ancora di più e, parallelamente al lavoro di consulenza in ambito accessori, decide di fondare un marchio che rispecchi appieno i suoi principi e l’insieme di tutte le esperienze vissute: V.Bell muove i primi passi nel 2015.
Basato su alcune parole chiave che sono diventate un vero mantra per Valentina, V.Bell punta sull’interattività del prodotto grazie all’unione che nasce tra le capacità della designer (creatività e saper fare) e i desideri di ogni cliente.
E diciamolo pure, in un frangente storico e sociale in cui il mercato è saturo, il fatto di creare qualcosa in cui una persona possa riconoscersi fortemente – perché rispecchia completamente la sua personalità, il suo stile di vita, i suoi gusti, le sue esigenze – può essere visto come una nuova forma di lusso, la forma di lusso definitiva, direi.

Le nostre strade si sono incrociate tempo fa (novembre 2019, come testimoniato qui) e da allora non ci siamo più perse di vista.
Quando Valentina ha notato che adoro le micro bag, visto che lei ne propone alcune che funzionano anche da porta mascherina, ha deciso di assecondare la mia passione proponendomi di lavorare a una creazione tutta per me: naturalmente ho accettato con entusiasmo.

Io ho scelto alcune caratteristiche, lei ha fatto tutto il resto.
Adoro che un creativo segua la sua visione tarandola su di me (è un immenso onore!) e allo stesso modo Valentina adora lavorare a prodotti personalizzati, non convenzionali e non di massa, il più possibile unici, oltre a mettere al centro concetti nobilissimi quali upcycling, sostenibilità e lavorazioni rigorosamente handmade, come le preziose cuciture manuali appositamente in bella vista.
Upcycling è un termine (meraviglioso) che indica quei processi e quei progetti in cui si utilizzano materiali di scarto per creare oggetti di un valore maggiore del materiale di origine (quasi sempre destinato a essere gettato): è il termine perfetto per la filosofia V.Bell!

«Mi piace fare creazioni ad hoc per ogni persona – mi ha detto un giorno Valentina – perché così posso enfatizzare le caratteristiche della sua personalità.»

Quello che vedete qui sopra è il risultato di questa sua visione ed è il risultato di come sia riuscita ad ascoltarmi.
Il modello si chiama Selma mask case e può essere personalizzato quanto a pellami e colori secondo il proprio gusto.

Se anche voi amate il lusso della personalità e dell’unicità e volete quindi seguire Valentina Bellotti, vi lascio molto volentieri i suoi dettagli.

Qui trovate il suo sito, qui la sua pagina Facebook e qui il suo account Instagram.

Buona esplorazione.

Manu

WearMe30Times, quando un gioco è molto più di un gioco

L’etichetta del progetto WearMe30Times su una maglia

Da diverso tempo, ormai, mi interesso di moda (mia immensa passione da sempre) non solo dal punto di vista del processo creativo, ma anche e soprattutto per quanto riguarda le sue interazioni con ogni settore della nostra vita – e in particolare dal punto di vista della sostenibilità sociale e ambientale.

Desidero pertanto condividere con voi, cari amici, il racconto di un evento al quale ho partecipato recentemente e che si è tenuto presso il quartier generale di H-Farm qui a Milano per lanciare una innovativa campagna di sensibilizzazione contro gli sprechi nel settore moda: mi riferisco al progetto WearMe30Times.

L’evento – in formato fisico e digitale – ha visto presenti in sala i due partner promotori dell’iniziativa, ovvero Walfredo della Gherardesca, CEO di Genuine Way, e Aurora Chiste, CEO di Maakola; era inoltre presente in collegamento web Holly Syrett di Global Fashion Agenda.

L’evento si è aperto proprio con l’intervento di Holly che ci ha esposto uno studio – realizzato da Global Fashion Agenda insieme a McKinsey – che analizza nel dettaglio l’impatto ecologico globale dell’industria della moda, andando a identificare e dividere le varie voci di tale impatto, dalla produzione al consumo: da questa analisi deriva una riflessione importante, ovvero che una rilevante parte del problema non risiede solo nell’ambito produttivo, ma nelle abitudini di consumo, ovvero negli sprechi legati al poco utilizzo dei capi acquistati e della rapida sostituzione degli stessi. Leggi tutto

Valier Venetia, la borsa che sa essere indispensabile

Le borse Valier Venetia

Tra me e il web è amore – l’ho dichiarato più volte.

Del web amo la meravigliosa possibilità di costruire ponti virtuali che diventano anche reali, di instaurare conoscenze, di essere tramite di scoperte, di essere garante della possibilità di continuare a esplorare il mondo anche in un momento in cui siamo stati obbligati a rimanere a casa, per ottime quanto giustificatissime motivazioni. Ma la testa no, lei può viaggiare ed è anche il web, appunto, a consentirglielo.

È in questo scenario che è maturata la conoscenza tra me e Valier Venetia, una conoscenza nutrita da una parte dal desiderio di aprirsi, raccontarsi e donarsi e, dall’altra, dal desiderio di accogliere e ascoltare per poi condividere.

Al centro di questa storia ci sono due donne, due sorelle che si chiamano Antonia e Gunilla e che hanno dedicato la prima parte delle loro vite all’azienda che il nonno aveva fondato negli anni Trenta del Novecento e che i loro genitori hanno poi mandato avanti per tanti anni.

In quegli anni, Antonia ha viaggiato in qualità di export manager e ha comprato decine di borse senza che mai nessuna soddisfacesse completamente le sue esigenze, ritrovandosi costretta a portare con sé una borsa da lavoro più una personale. Nel frattempo si confrontava con tante amiche tutte ugualmente sorprese dalla stessa mancanza, dal fatto che non esistesse una borsa da lavoro funzionale quanto piacevole e pensata per donne multitasking.

Gunilla è un’esteta e una perfezionista, ha studiato Belle Arti e ha una specializzazione come make-up artist: è ossessionata dalla cura per i dettagli, è perennemente alla ricerca di abiti e accessori di manifattura pregiata, ama i cappelli, i turbanti, i ventagli e gli occhiali. Mi ritrovo in queste sue passioni così come mi ritrovo nella sua insofferenza verso «le mode passeggere e le sbornie modaiole di corto respiro». Leggi tutto

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