Tanti auguri alla mia mamma che mi ha donato la vita più volte

Forse avrete notato che non sono solita raccontare fatti della mia famiglia qui nel blog.
È una mia scelta precisa, ma oggi è il compleanno della mia mamma e credo che un evento importante meriti un dono importante (spero lo sia).
Ci sono due fatti molto veri: ogni persona (o quasi) è convinta che la propria madre sia speciale e ogni figlio è altrettanto speciale agli occhi della propria genitrice. Come si suol dire… «Ogni scarrafone è bello a mamma sua» o meglio «ogni scarrafone è bell’ ‘a mamma soja».
Oggi vi voglio raccontare perché credo che mia mamma sia speciale e perché credo che mi abbia donato la vita più di una volta.
Avevo da poco compiuto i due anni quando mi cadde addosso un’intera caffettiera: bolliva sul fornello, venne urtata e io ne fui completamente investita.
Non fui io a farla cadere: allora ero un angelo e stavo dove mi mettevano. Fu un orribile incidente, dovuto a un movimento sfortunato di un amico di famiglia che credo non se lo perdonerà per tutta la vita. Io, invece, l’ho perdonato.
Quando mi portarono all’ospedale, la diagnosi non fu incoraggiante: ero in pericolo di vita.
All’epoca mia mamma aveva solo 25 anni ed era praticamente sola a Milano con mio papà, entrambe le loro famiglie d’origine erano lontane: era solo una ragazza minuta alla quale avevano detto che la sua bambina forse non ce l’avrebbe fatta. Ma lei si fece forte come un leone e io ce la feci, non ho mai capito bene esattamente come (si vede che, oltre a essere un angelo, ero comunque indomabile e irriducibile già allora).
Quando finalmente tornai a casa, era lei a farmi le medicazioni a giorni alterni. Non oso immaginare cosa passasse nel cuore di una giovane donna costretta a fare urlare di dolore la figlia di due anni, dopo averla strappata alla morte, alla camera asettica, alla prognosi riservata. Ho i brividi, ora, mentre scrivo, ma lei ancora una volta si fece forza per il mio bene, per salvarmi. E siamo sopravvissute entrambe, di nuovo.
Qualche mese dopo quell’incidente, su consiglio dei medici, i miei genitori mi portarono al mare per aiutarmi a dimenticare: per lo choc da separazione e da camera asettica, stavo perennemente e letteralmente attaccata alle gonne di mamma.
Era settembre e io ero ben coperta da magliette e cappellini, evitando come la peste il sole diretto e le ore più calde del giorno. Al secondo giorno, un amichetto mi spinse giù da un letto a castello – stavamo giocando, naturalmente – e io precipitai su un altro letto sottostante fratturandomi il braccio sinistro.
Per inciso: in ospedale me lo ingessarono storto. Quando un medico propose ai miei genitori di rompere di nuovo il braccio per tornare a ingessarlo dritto, credo mancò poco che mia madre fratturasse il naso a lui.
Insomma, direi che i miei primi anni di vita sono stati abbastanza travagliati e pieni di congetture sfortunate. Da allora ho avuto altri incidenti (tra cui una frattura della fronte), ma lasciamo perdere, sono ancora tutta d’un pezzo. E il lato buono è che – incidenti esclusi – sono sempre stata sana come un pesce, pochissime malattie sia da bambina che da adulta: forse mi sono fatta la scorza dura.
Anche dopo l’ustione, mia mamma mi ha cresciuta senza mai farmi percepire alcuna diversità rispetto agli altri: nonostante le cicatrici, mi ha sempre vestita esattamente come tutte le altre bambine.
Sono stati gli altri a farmi notare la diversità nell’età dell’adolescenza, ma non abbiate pena per me: l’amore e le sicurezze che mi hanno dato i miei genitori hanno fatto sì che io abbia potuto superare i difficili anni adolescenziali e che oggi non mi vergogni delle mie cicatrici. Non ho alcun complesso, fanno parte di me e spesso neanche le noto. Non posso dire di amarle, ma conviviamo abbastanza civilmente (e ve lo dimostro qui).
Ecco perché dico che mia mamma è speciale: perché ha curato le cicatrici del mio corpo e perché ha impedito che si formassero sulla mia anima.
Durante l’adolescenza, oltre a resistere ai complessi, è venuto fuori tutto il mio carattere tosto, a riprova che sono figlia di mia mamma. Io però le ho detto cose, a volte, litigando fra noi, che non si meritava e delle quali oggi non sono affatto orgogliosa. Credo (o forse spero) che lei – come ogni mamma di una figlia adolescente ribelle – se le sia dimenticate: io non le dimentico e la mia memoria nonché la vergogna imperitura sono la giusta punizione per quella (ingiustificata) acrimonia adolescenziale.
Non so se da adulta sono diventata la donna che lei avrebbe voluto. Non so se l’ho delusa o meno. Se l’ho delusa, l’ha mascherato molto bene, perché non ha mai mancato un solo giorno di darmi sostegno, anche nei miei momenti peggiori.
So invece con esattezza che sono orgogliosa di lei. Che la amo. Che non potrei mai immaginare una mamma diversa. Che è grazie a lei se io oggi sono forte, serena, equilibrata. Che è lei che mi ha dato tutti gli strumenti per raggiungere ogni singola cosa che ho realizzato. Che è l’unico mito e l’unica icona che non mi deluderanno mai, nemmeno per un istante, nemmeno con una piccola ombra.
Lei come il mio papà.
E so che se avessi avuto il coraggio di essere una donna diversa da quella che sono… avrei voluto essere come lei.

Auguri, mamma.

Manu

* Postilla del 15/05/2023 – 10 anni dopo questo post:
se volete capire meglio cosa intendo con l’ultima frase qui sopra, potete leggere questo post *

 

Mamma in attesa di me, poco prima che nascessi.<br />Curiosità: la mantella che lei indossa in questa foto è ora nel mio armadio.
Mamma in attesa di me, poco prima che nascessi.
Curiosità: la mantella che lei indossa in questa foto è ora nel mio armadio.
Mamma e io: le prime volte al mare
Mamma e io: le prime volte al mare
Mamma e io: le prime volte al mare
Mamma e io: le prime volte al mare
Mamma e io: le prime volte al mare
Mamma e io: le prime volte al mare
Mamma e io: le prime volte al mare
Mamma e io: le prime volte al mare

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Tania
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Ti capisco bene :). Anche io da piccola ho avuto un incidente simile, con una pentola di acqua bollente…ormai le mie bruciature sono il mio marchio di fabbrica, e anche se ancora qualcuno le addita strano… A me non interessa, sto bene! Un grande augurio a tua mamma, il regalo di una figlia sicura e felice l’ha già avuto… Un abbraccio .

emanuela
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Cara Tania, il tuo commento è molto prezioso per me e ti ringrazio con tutto il cuore.
Mi dispiace molto leggere che anche tu hai avuto un’esperienza dolorosa della quale porti i segni, tuttavia sono felice di avere la testimonianza di un’altra “sorella” che ha saputo sopravvivere e passare oltre.
A mio avviso è importante che esperienze e testimonianze come le nostre circolino, proprio allo scopo di far sapere che non c’è nulla di cui vergognarsi nel portare delle cicatrici. Anzi, come scrivi tu, diventano quasi un segno che ci distingue e che non ci impedisce di essere felici. Chi si deve vergognare è chi addita.
Ti abbraccio forte forte e ti ringrazio anche per gli auguri alla mamma 🙂
Manu

Valeria
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Emozionante. Toccante. Amore.. tesoro.. non voglio riempire questo spazio con parole che già sai.. Auguroni alla tua mamma con il cuore.. da me e da tutta la tua famiglia Pasetto!

emanuela
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Grazie, gli auguri verranno prontamente riferiti alla mamma 🙂
Saluti a voi, fantastica famiglia!
Manu

Patrizia
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Meravigliosa storia di amore che ci hai donato, grazie Auguri alla tua mamma con tutto il cuore♥

emanuela
Reply

Grazie a te, cara Patrizia, per essere qui e per avere letto.
Avevo un po’ di dubbi e di pudore, ma poi mi sono detta che non bisogna vergognarsi di parlare dell’amore vero.
Riferirò gli auguri con piacere.
Un abbraccio,
Manu

Carla
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Ho letto questo racconto solo ora e…mi hai commossa!
Se io fossi tua madre, dopo aver letto queste parole, avrei il cuore gonfio di gratitudine e di amore, capirei quanto mi ami e quanto ogni mia fatica sia stata ripagata.
Sei una bella persona e….scrivi divinamente!
Un abbraccio,
Carla

Manu
Reply

Cara Carla, ti abbraccio anch’io e con gratitudine.
Vedi, la cosa che desidero di più è scrivere per trasmettere emozioni, le stesse che provo io per prima: se riesco a farle passare, per me non esiste gioia più grande.
E quindi ti ringrazio, a tua volta mi hai emozionata.
Ti svelo un piccolo segreto: mia mamma è una donna molto riservata e gelosa dei suoi affetti, pertanto non ho avuto il coraggio di dirle di questo articolo. A volte avrei voglia di dirglielo, poi subentra una sorta di pudore. Non so, ci penserò, magari prossimamente visto che, tra meno di un mese, è il suo compleanno.
Un caro saluto e un sorriso,
Manu 🙂

Antonella Fenili
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Leggere le tue parole mi ha riportato indietro negli anni, ho ripercorso con la mente una vicenda analoga vissuta da alcuni miei amici. Il loro bimbo di due anni, causa un rapido movimento sbagliato, si era rovesciato addosso una pentola di acqua bollente: per un tempo interminabile è rimasto, come te, tra la vita e la morte, aveva gravissime ustioni sul collo, torace, braccia e gambe. Fortunatamente la vita ha avuto il sopravvento. Ricordo nel periodo in cui era ricoverato nella camera asettica, delle interminabili serate in cui, poco più che ragazza, cercavo di confortare i giovani genitori (quasi miei coetani) disperati, lunghi silenzi, tanti pensieri per la testa. Momenti difficili in cui le parole stentavano ad uscire e i pensieri prendevano tante forme. Quando venne dichiarato fuori pericolo fu una gioia incredibile, ben sapendo che negli anni a venire avrebbe dovuto affrontare molte plastiche. Sono tutt’oggi molto affezionata a quel bimbo di allora, che non ha avuto una vita facile. Un augurio per questa tua splendida mamma da parte mia, anche se sono convinta che l’augurio più bello siano le tue parole: siete due grandi donne!

Manu
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Antonella cara,
ti sono molto grata per aver condiviso questo tuo racconto doloroso ed emozionato: immagino non sia stato facile.
Sento nelle tue parole tanto dispiacere e tanto affetto e ti dico una cosa da persona che è stata nelle stesse condizioni di quello sfortunato bambino: l’amore, in questi casi, è tutto ed è una gran medicina, dunque la tua vicinanza fisica e mentale è sicuramente stata molto importante per lui e per i suoi genitori. Ti prego, se ti capiterà, dai loro una stretta di mano da parte mia: spero che la vita del bambino di allora sia oggi migliore, glielo auguro con molta emozione. A lui dedico un pensiero speciale che conservo nel mio cuore.
Sai, come ho scritto a un’altra bella persona su Facebook (anche lei vittima di un incidente simile, per fortuna meno grave), scrivendo questo post ho raccolto parecchie storie di incidenti domestici con caffettiere e pentole d’acqua bollente: purtroppo, succede molto più spesso di quanto si pensi, a volte con esiti davvero drammatici. E tutti noi possiamo anche testimoniare che può succedere a chiunque, anche ai genitori più attenti: basta un attimo…
Ti mando un grande, grande abbraccio e ti ringrazio ancora di cuore, per il racconto, per gli auguri e per le parole su di me e sulla mia mamma.
Manu

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