Ridefinire il Gioiello indaga (e mette in mostra) nodo, intreccio e legame

L’avevo annunciato (qui) lo scorso novembre: mi riferisco al bando di concorso di Ridefinire il Gioiello, manifestazione che quest’anno giunge felicemente alla sua IX edizione. E avevo annunciato che, per la settima volta, ci sarebbe stato anche il premio A glittering woman.

E ora ci siamo: dal 23 marzo al 9 giugno 2024, Ridefinire il Gioiello torna al Museo del Bijou di Casalmaggiore, in provincia di Cremona, con 43 gioielli contemporanei progettati da altrettanti artisti, donne e uomini, italiani e stranieri.

Il progetto, come dicevo, è arrivato alla sua IX edizione. Nato nel 2010 da un’idea della curatrice Sonia Patrizia Catena, è diventato un punto di riferimento nella sperimentazione materica del gioiello d’arte. E lo fa stimolando la progettazione e l’ideazione di gioielli contemporanei il cui valore aggiunto è dato dall’idea.

Per questa edizione, Ridefinire il Gioiello ha chiesto di progettare un gioiello che valorizzi la memoria delle creazioni esposte al Museo del Bijou di Casalmaggiore. I partecipanti sono stati invitati a ispirarsi ai monili più antichi conservati all’interno delle teche espositive, quelli a forma di nodo, con il fine di reinterpretarne la struttura e il significato attraverso il proprio linguaggio contemporaneo e la propria ricerca artistica.

Il museo è diventato così promotore di nuove narrazioni attraverso un meccanismo capace di mettere in connessione mondi, stili, epoche e creazioni differenti. E, in particolare, mette in dialogo il bijou del passato con il gioiello contemporaneo. Leggi tutto

Ti ha detto niente la mamma? A Roma la mostra che sfida i pregiudizi su disabilità e sessualità

Ricevo e volentieri condivido – Fino al 28 febbraio 2024, presso la Casa del Volontariato di Roma, c’è una mostra di fumetti e illustrazioni che si intitola Ti ha detto niente la mamma?

La mostra è promossa dall’associazione NessunoTocchiMario (NTM) nell’ambito di Sensuability, progetto nato per approfondire il legame tra sessualità e disabilità. Forse qualcuno ricorderà il mio precedente articolo che lanciava il bando di concorso rivolto a fumettisti e illustratori: la sfida proposta era quella di rappresentare, attraverso tavole innovative, la propria idea del legame che unisce sessualità, disabilità, fiabe e favole.

Grazie ad Armanda Salvucci, presidente dell’associazione NTM nonché anima del concorso e della mostra, sono ora in mostra più di 150 tavole. Ci sono 91 opere provenienti dal concorso, mentre oltre 60 tavole portano la firma di alcuni tra i più grandi illustratori e fumettisti italiani. Leggi tutto

Sensuability & Comics, il concorso che abbatte i pregiudizi a colpi di matita

Ricevo e volentieri condivido – Fino al 20 gennaio 2024 è possibile partecipare alla sesta edizione di un concorso intitolato Sensuability & Comics.

Di cosa si tratta? È una iniziativa che propone una sfida stimolante rivolta a fumettisti e illustratori: rappresentare, attraverso tavole innovative, la propria idea del legame che unisce sessualità, disabilità, fiabe e favole.

Perché ve ne parlo? Per due ottimi motivi.

Il primo è che reputo importante l’obiettivo del progetto Sensuability: fare informazione (e sensibilizzazione) a proposito di sessualità e disabilità.

Il secondo motivo riguarda il fumetto.

Recentemente, mi sono trovata ad affermare che, nonostante qualcuno pensi che i fumetti non siano un’espressione artistica, io sono invece dalla parte di chi li considera la Nona Arte. Penso anche che l’arte abbia un ruolo importante nella nostra vita e che possa farci riflettere su ciò che non funziona e che va cambiato.

Quindi, se mettiamo insieme questi temi a cui tengo… non posso che scegliere di parlarne. Leggi tutto

Il nodo è protagonista di Ridefinire il Gioiello IX edizione 2023-2024

Sono molto felice di annunciare la pubblicazione del nuovo bando di concorso di Ridefinire il Gioiello, manifestazione che giunge felicemente alla sua IX edizione.

E sono altrettanto felice di annunciare che, ancora una volta (precisamente la settima!), ci sarà il premio A glittering woman. In cosa consiste il premio? In un articolo che dedicherò a un o una dei partecipanti che sceglierò tra i finalisti selezionati dalla giuria.

Ma procediamo con ordine.

Mi fa piacere ricordare che, dal 2010, Ridefinire il Gioiello è un progetto composito che ha come obiettivo la diffusione e la valorizzazione di una nuova estetica del gioiello contemporaneo. L’invito rivolto a designer e artisti è ricercare materiali innovativi e sperimentali, mettendo L’IDEA al centro di tutto il processo creativo.

Ogni edizione ha un tema differente. Ridefinire il Gioiello IX edizione chiede di pensare e progettare un gioiello che valorizzi la memoria delle creazioni esposte al Museo del Bijou di Casalmaggiore.

Il concorso desidera puntare il riflettore sulle potenzialità intrinseche del museo, vedendolo come un luogo che è sì memoria del passato, ma che non cristallizza in tale passato gli oggetti in esso conservati. Al contrario: anelli, collane, spille, bracciali, orecchini contribuiscono a formare uno spazio creativo e dinamico, capace di generare nuove tendenze e di essere fonte inesauribile d’ispirazione per il gioiello contemporaneo. Leggi tutto

Intervista a Elle alias Ellence: «il mio viaggio creativo è un fluire senza soluzione di continuità»

«Amo l’idea che le mie creazioni non rimangano confinate su una parete o una mensola,
per diventare invece parte di chi le sceglie e dei suoi infiniti viaggi nel mondo.
Il mio viaggio creativo è un fluire senza soluzione di continuità
costellato da inaspettate mete e meravigliosi incontri.»
Parola di Elle, poliedrica fondatrice del brand Ellence

Come ho già avuto modo di raccontare, ho l’onore di avere un piccolo ruolo in Ridefinire il Gioiello, mostra-concorso che dal 2010 si pone l’obiettivo di indagare, diffondere e valorizzare una nuova estetica del gioiello contemporaneo.

Quello di Sonia Catena, fondatrice e curatrice del progetto, è un doppio invito, da una parte alla ricerca e all’impiego di materiali innovativi e sperimentali e, dall’altra, allo sviluppo di un processo creativo nel quale il valore aggiunto sia costituito dall’idea.

A ogni nuova edizione di Ridefinire il Gioiello corrisponde una tematica precisa: quella dell’ottava edizione è l’Irlanda nel quadro di una manifestazione che si chiama Stupor Mundi e che nel 2022 è stata dedicata proprio alla meravigliosa Isola di Smeraldo (se ne volete sapere di più, qui ne ho parlato in dettaglio).

Grazie a un’attenta selezione, sono stati scelti 31 gioielli inediti presentati da altrettanti artist*: si trovano in mostra al Museo del Bijou di Casalmaggiore fino al 21 gennaio 2023 (qui ho raccontato dell’inaugurazione dello scorso 22 ottobre).

Proprio com’era stato auspicato in fase di lancio del bando di concorso, ogni artista ha esplorato il tema del concorso declinandolo in soluzioni personali, originali e mai scontate, lontane dai cliché e dagli stereotipi: partendo dalle suggestioni che l’Irlanda può creare in ognuno di noi, i gioielli ne ripropongono le bellezze seguendo diversi filoni di ricerca e ispirazione, dalla natura all’architettura, dai colori ai suoni, dalla reinterpretazione dei miti al significato della parola ‘isola’. Leggi tutto

Ridefinire il Gioiello VIII edizione fino al 21/01/2023 a Casalmaggiore

Sabato 22 ottobre, al Museo del Bijou di Casalmaggiore, abbiamo inaugurato l’ottava edizione di Ridefinire il Gioiello, mostra-concorso che dal 2010 si pone lo splendido obiettivo di indagare, diffondere e valorizzare una nuova estetica del gioiello contemporaneo.

Quello di Sonia Catena, fondatrice e curatrice del progetto, è un doppio invito, da una parte alla ricerca e all’impiego di materiali innovativi e sperimentali e, dall’altra, allo sviluppo di un processo creativo nel quale il valore aggiunto sia costituito dall’idea.

Tematica al centro di Ridefinire il Gioiello VIII edizione è l’Irlanda nel quadro della manifestazione Stupor Mundi dedicata proprio alla meravigliosa Isola di Smeraldo dal Comune di Casalmaggiore (se ne volete sapere di più, qui ne avevo parlato in dettaglio).

Grazie a un’attenta selezione, sono stati infine scelti 31 gioielli inediti presentati da altrettanti artist*: si trovano ora in mostra al Museo del Bijou di Casalmaggiore e lo saranno fino al 21 gennaio 2023.

Proprio come era stato auspicato in fase di lancio del bando di concorso, ogni artista ha esplorato il tema del concorso declinandolo in soluzioni personali, originali e mai scontate, lontane dai cliché e dagli stereotipi: rinnovo quindi i miei personali complimenti a tutt*. Leggi tutto

Ridefinire il Gioiello riparte e l’Irlanda è la protagonista dell’ottava edizione

Non è facile.

Non è facile far ripartire tutti quei progetti che sono stati bloccati da due anni di pandemia e non è facile parlare di bellezza e cultura in un momento come questo, in cui bellezza e cultura non sembrano certo essere la priorità, anzi, al contrario, rischiano di essere risucchiate definitivamente dall’ombra, dalla paura, da orrori che credevamo essere più legati (e relegati) al passato che non al presente e al futuro.

Eppure il paradosso è che proprio la bellezza e soprattutto la cultura rappresentano allo stesso tempo due tra le migliori risposte a ombre e paure per non sprofondare irrimediabilmente e definitivamente nell’orrore.

Proprio in questa ottica, cari amici lettori, condivido con voi la notizia di una ripartenza, ovvero la pubblicazione del nuovo bando di concorso di Ridefinire il Gioiello, manifestazione giunta alla sua VIII edizione.

Ridefinire il Gioiello ha l’obiettivo di diffondere e valorizzare una nuova estetica del gioiello contemporaneo tramite la ricerca di materiali innovativi e sperimentali: dopo due anni di fermo a causa del COVID-19, l’Associazione Circuiti Dinamici indice un nuovo bando di concorso in collaborazione con il Museo del Bijou di Casalmaggiore.

L’ottava edizione di Ridefinire il Gioiello si inserisce infatti nell’ambito degli eventi della rassegna culturale Stupor mundi organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Casalmaggiore.

Il progetto Stupor mundi prevede che, ogni anno, tutte le istituzioni culturali della città (i due musei, la Biblioteca Civica Mortara, il Teatro Comunale) organizzino eventi espositivi, spettacoli teatrali, incontri sul cinema, la letteratura, le tradizioni per approfondire la conoscenza di un Paese e finora la rassegna ha parlato di Giappone, Argentina, Iran, Russia e Stati Uniti (anch’io ho parlato della mostra organizzata dal Museo del Bijou di Casalmaggiore in tale occasione qui). Leggi tutto

Creativi e innovatori a rapporto: sono aperte le iscrizioni al contest Road to Green

Imperterrita, determinata e quanto mai convinta, proseguo oggi il mio cammino verso la positività dando spazio a un’iniziativa che sposo per due motivi.

Il primo motivo è che si tratta di un’iniziativa di scouting, ovvero che mira a scoprire e a sostenere persone di talento: dare sostegno al talento è un’attività per me importante e alla quale mi dedico con passione ed entusiasmo.

Il secondo motivo è che a fare scouting è Accademia del Lusso, ovvero la scuola di formazione moda con la quale collaboro stabilmente, in qualità di docente (come racconto qui e attualmente in modalità di didattica a distanza) e in qualità di redattrice di ADL Mag, la nostra rivista online (qui i miei articoli).

Ciò che desidero raccontare è che sono ufficialmente aperte le iscrizioni per #roadtogreen, il contest annuale promosso da Road to Green 2020 in collaborazione con Accademia del Lusso.

Road to Green 2020 è un’associazione no-profit fondata nel 2016 da Dionisio Graziosi e Barbara Molinario con lo scopo preciso di promuovere l’educazione ambientale: ogni anno, con questa iniziativa, l’associazione si pone l’obiettivo di stimolare la creatività e il confronto di idee, alimentando il dibattito sulle tematiche green tra istituzioni, imprese, associazioni e privati cittadini, per arrivare a produrre innovazione e progresso.

«Quest’anno lanciamo il nostro contest in un momento molto particolare, in piena emergenza sanitaria da coronavirus. Abbiamo deciso di non lasciarci fermare da questi eventi, continuando a portare avanti i nostri progetti, con l’augurio che tutto questo possa finire il prima possibile. La chiamata è rivolta a tutti coloro che abbiano un’idea che possa rendere le nostre vite più sostenibili e il nostro futuro più green in qualsiasi settore, compreso quello della salute. Dunque, creativi, innovatori e tutti voi che avete un’idea che vi sembra geniale, mettete i vostri pensieri nero su bianco e diteci come possano migliorare le nostre vite.»

Così dichiara Barbara Molinario, presidente di Road to Green 2020, e io sono assolutamente d’accordo con lei e con lo spirito che la anima.

Per partecipare a #roadtogreen bisogna presentare ‘opere green’ inedite, ispirate ai valori della salvaguardia ambientale.

Le categorie previste sono cinque: food; culture & nature; health; fashion & beauty; city, mobility & technology.

Ognuno può partecipare con la propria arte, senza alcun vincolo, mediante pittura, scultura, installazioni, video, abiti (bozzetti o realizzati), plastici ecosostenibili, disegni, fotografie, progetti di eventi e altro.

Il contest è aperto a tutti, senza vincoli di età, nazionalità, titolo o professione (… potrebbe non piacermi questa libertà?) e il termine ultimo di presentazione delle opere è il 15 luglio 2020.

Il vincitore sarà proclamato durante ‘La città del futuro’, forum internazionale che si terrà il 24 settembre a Roma: in tale occasione, i finalisti presenteranno al pubblico in sala i propri lavori e il vincitore si aggiudicherà un voucher formativo (valore 3.450 euro) da utilizzare presso la sede di Roma di Accademia del Lusso.

Se volete saperne di più, vi invito a visitare il sito di Road to Green 2020 e in particolare la pagina dedicata al regolamento. dove troverete anche il modulo di partecipazione da scaricare. C’è anche una pagina Facebook che trovate qui.

Cosa posso aggiungere?

Aggiungo l’invito che, ormai, è diventato un’altra costante: non facciamoci trovare impreparati.

Partecipate numerosi e provate a aggiudicarvi una chance interessante per il futuro.

Manu

 

Io penso positivo: concorso di idee per la Villa Reale di Monza

Villa Reale di Monza, foto Gianluca Di Ioia © Triennale Milano

Ho voluto dedicare il primo post dopo la pausa estiva alla condivisione di una bella scoperta fatta proprio durante le vacanze; oggi, nell’ottica di portare avanti un clima di fiducia e ottimismo, inauguro quello che spero diventi un ciclo e che voglio intitolare “Io penso positivo”.

«Io penso positivo / Ma non vuol dire che non ci vedo / Io penso positivo / In quanto credo!»

Così cantava Lorenzo Cherubini alias Jovanotti nel lontano 1994, sottolineando con semplicità come il pensiero positivo non sia sinonimo di cecità dinnanzi alla realtà ma, al contrario, segno di una precisa volontà, quella di credere che le cose possano migliorare e andare bene: la penso esattamente come lui, nonostante veda le tante difficoltà che ci troviamo quotidianamente ad affrontare.

Inauguro questo ciclo di post all’insegna della positività parlandovi di un’iniziativa che mi piace, un concorso internazionale di idee per la rigenerazione della Villa Reale di Monza.

La Villa Reale di Monza, chiamata anche Reggia di Monza, è un palazzo realizzato dagli Asburgo durante la dominazione austriaca del XVIII secolo: è stata costruita per volontà dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria tra il 1777 e il 1780 come residenza estiva per il figlio Ferdinando d’Asburgo, governatore generale della Lombardia austriaca.

Il sito, adagiato ai piedi dei colli brianzoli, fu scelto per la sua bellezza e per la sua posizione, strategicamente importante, lungo la direttrice Milano-Vienna: a progettarla fu l’architetto Giuseppe Piermarini (1734 – 1808) che configurò un edificio a “U”, in stile neoclassico, secondo la sobria tradizione tipologica della villa lombarda, ma ispirato al fasto e alla grandiosità della Reggia di Caserta alla cui realizzazione aveva partecipato come allievo del Vanvitelli.

Triennale Milano, con il contributo di Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, promuove un concorso internazionale di idee rivolto a urbanisti, architetti, business manager e comunicatori, progettisti, ingegneri, makers, economisti, sociologi, antropologi e soggetti di varia formazione per la rigenerazione della Villa Reale di Monza.

Lo scopo principale del concorso è quello di individuare strategie, progetti e azioni volte alla valorizzazione sostenibile della Villa Reale, bene di eccezionale rilevanza storica, culturale e paesaggistica la cui storia è strettamente legata a quella di Triennale.

Come? Leggi tutto

Il “Talento per la Scarpa” è Made in Italy: vince Edoardo Battellini di Gubbio

Era fine gennaio quando ho pubblicato un post per presentare il concorso Un Talento per la Scarpa.

Uno dei motivi per i quali ho fondato questo blog è fare scouting sostenendo il talento in qualsiasi sua forma: creare scarpe è un’attività complessa per persone decisamente talentuose.

In ambito moda, la calzatura è probabilmente quanto di più difficile si possa creare: richiede molteplici capacità e competenze poiché è una meravigliosa quanto delicata opera di architettura e progettazione.

Ecco perché sono stata felice di dare risonanza alla 19esima edizione di Un Talento per la Scarpa, concorso internazionale per giovani stilisti promosso da Sammauroindustria (l’associazione che raggruppa i principali imprenditori del distretto di San Mauro Pascoli con nomi del calibro di Casadei, Giuseppe Zanotti, Pollini, Sergio Rossi) insieme a Cercal (Centro Ricerca e Scuola Internazionale Calzaturiera) e in collaborazione con Confindustria Forlì-Cesena.

Per prendere parte a Un Talento per la Scarpa era necessario realizzare bozzetti, ricerche stilistiche, prototipi e collage di immagini sul tema dell’edizione 2018 – 2019, tema decisamente attuale e interessante: Urban chic, la décolleté irrompe nello street style.

Dopo l’accurata fase di selezione e dopo due anni oltreoceano, il titolo di migliore promessa della calzatura è tornato stavolta in Italia: ad aggiudicarsi la 19esima edizione del concorso è stato infatti Edoardo Battellini di Gubbio.

Il suo elaborato è stato giudicato il migliore su ben 124 partecipanti da tutto il mondo: Grecia, Spagna, Messico, Colombia, Germania, U.S.A., Romania, India, Polonia, Turchia, Argentina, Marocco, Ucraina, Albania, Perù, Israele, Russia, Macedonia, Senegal, Cina, Pakistan, Thailandia. Leggi tutto

AAA cercasi Un Talento per la Scarpa con Sammauroindustria e Cercal

Ciò di cui vi parlo oggi nasce da due mie certezze quasi assolute.

La prima certezza – o forse sarebbe meglio dire consapevolezza – è il fatto che le scarpe sono una delle mie (tante) debolezze: l’ho appena ammesso anche nel post precedente parlando di sneaker.

La seconda certezza è che uno dei motivi per i quali ho fondato questo blog è fare scouting sostenendo il talento in qualsiasi sua forma: creare scarpe è un’attività complessa per persone decisamente piene di talento.

In ambito moda, la calzatura è infatti probabilmente quanto di più difficile si possa creare poiché richiede molteplici capacità nonché competenze.

La scarpa è in fondo una meravigliosa quanto delicata opera di architettura e progettazione e sono dunque molto felice di ospitare un’iniziativa che si pone l’obiettivo di trovare nuovi talenti per la moda calzaturiera.

C’è infatti ancora un mese per prendere parte alla 19esima edizione di Un Talento per la Scarpa, concorso internazionale per giovani stilisti promosso da Sammauroindustria (l’associazione che raggruppa i principali imprenditori del distretto di San Mauro Pascoli con nomi del calibro di Casadei, Giuseppe Zanotti, Pollini, Sergio Rossi) insieme a Cercal (Centro Ricerca e Scuola Internazionale Calzaturiera) e in collaborazione con Confindustria Forlì-Cesena.

Per prendere parte a Un Talento per la Scarpa è necessario realizzare bozzetti, ricerche stilistiche, prototipi e collage di immagini sul tema di questa edizione 2018 – 2019 che è decisamente attuale e interessante: Urban chic, la décolleté irrompe nello street style.

In palio c’è un periodo formativo al Cercal e uno stage di 6 mesi presso una delle aziende calzaturiere associate a Sammauroindustria.
Non solo: il vincitore del concorso percepirà la cifra di 4 mila euro quale contributo alle spese di soggiorno per il periodo del corso e dello stage.

La partecipazione è naturalmente gratuita ed è riservata a giovani nati dopo il 31 dicembre 1987, mentre è senza limiti di età per coloro che sono iscritti alle scuole di design o d’arte.

Il termine ultimo per la consegna delle domande è il 28 febbraio 2019: vi lascio qui il link del bando completo e vi segnalo che l’iscrizione va fatta online attraverso il sito del Cercal – link diretto qui.

La giuria che vaglierà i lavori sarà composta da rappresentanti delle aziende calzaturiere di Sammauroindustria affiancati da un rappresentante del Cercal.
Gli autori dei primi dieci bozzetti classificati saranno segnalati alle aziende calzaturiere di San Mauro e menzionati in occasione della serata di premiazione.
È prevista anche una particolare menzione alle scuole che si distinguono per numero e qualità degli elaborati presentati dagli studenti.

Oltre al link per l’iscrizione e al bando di concorso, vi lascio volentieri altri riferimenti utili.

Qui trovate il sito Cercal, qui la pagina Facebook, qui l’account Instagram. Tel. 0541.932965; e-mail: cercal@cercal.org

Qui trovate il sito Sammauroindustria e qui la pagina Facebook. E-mail info@sammauroindustria.com

Mi fa anche piacere segnalare che qui potete trovare una carrellata di tutte le precedenti edizioni del concorso a partire dalla prima nata nel 2000 con vincitori che arrivano da tutto il mondo: Italia (8 volte), Messico (5 volte), Russia (1), Cina (1), Giappone (1), Croazia (1), Germania (1).

Non mi resta che augurare bonne chance a chi deciderà di partecipare a Un Talento per la Scarpa: chissà che, un giorno, nella mia nutrita collezione di scarpe non ci sia la creazione di un talento che uscirà da questo concorso.

E ricordate che solo i più sprovveduti aspettano a braccia conserte che la fortuna bussi alla loro porta: gli altri la vanno a cercare, magari costruendosela su misura. Proprio come un paio di buone scarpe.

Manu

Valentina Viganò e i suoi gioielli, anzi, le sue ‘gioie’

Giusto un paio di settimane fa, vi ho parlato dell’inaugurazione dell’edizione 2018/2019 di Ridefinire il Gioiello, importante concorso del quale, fin dal 2014, sono (orgogliosamente!) media partner.

Nato nel 2010 a cura di Sonia P. Catena, il progetto è cresciuto edizione dopo edizione, diventando negli anni un importante punto di riferimento nella sperimentazione sul gioiello contemporaneo, di design e d’arte nonché un’interessante vetrina per artisti e designer.
Ridefinire il Gioiello promuove creazioni esclusive, selezionate dalla giuria e dai partner per aderenza a un tema sempre diverso nonché per ricerca, innovazione, originalità ideativa ed esecutiva: gioielli tra loro molto diversi per materiali impiegati (naturali, tecnologici, organici, inorganici) vengono uniti di volta in volta grazie a una tematica comune.

L’edizione Ridefinire il Gioiello 2018 / 2019 ha posto un tema interessante e stimolante: ha chiesto agli artisti di pensare e progettare un gioiello in grado di valorizzare e rileggere la memoria delle creazioni esposte al Museo del Bijou di Casalmaggiore.

Fondato nel 1986, questo Museo conserva e valorizza non solo 20 mila pezzi di bigiotteria, ma anche macchinari, utensili, fotografie e cataloghi tutti databili dalla fine dell’Ottocento fino alle soglie del nuovo millennio.
Il museo sorge a Casalmaggiore, delizioso comune della provincia di Cremona, perché la cittadina ha accolto uno storico e importante distretto di bigiotteria sorto tra XIX e XX secolo: il museo ospita dunque reperti e testimonianze provenienti dalle dismesse industrie locali e da numerose donazioni di aziende e collezionisti del settore. Leggi tutto

Ridefinire il Gioiello 2018 / 2019 reinventa i capolavori di Casalmaggiore

Passato e futuro, esperienza e innovazione, tradizione e sperimentazione.

Sono convinta che non siano affatto concetti in antitesi e che non siano tra loro inconciliabili: possono andare a braccetto, poiché chi conosce il passato (e ne ha imparato le preziose lezioni) può guardare al futuro serenamente; chi vuole innovare (e sperimentare) dovrebbe prima conoscere la tradizione poiché se si ha la giusta esperienza delle regole esistenti è possibile cambiarle e riscriverle.

Questa è l’ottica dell’edizione 2018/2019 di Ridefinire il Gioiello, importante concorso del quale, fin dal 2014, sono (orgogliosamente!) media partner.

Nato nel 2010 a cura di Sonia Patrizia Catena, il progetto è cresciuto edizione dopo edizione, diventando negli anni un importante punto di riferimento nella sperimentazione sul gioiello contemporaneo, di design e d’arte nonché un’interessante vetrina per artisti e designer.
È un progetto itinerante che promuove creazioni esclusive, selezionate dalla giuria e dai partner per aderenza a un tema sempre diverso nonché per ricerca, innovazione, originalità ideativa ed esecutiva: gioielli tra loro molto diversi per materiali impiegati (naturali, tecnologici, organici e inorganici) vengono uniti di volta in volta grazie a una tematica comune. Leggi tutto

Nasce Peste!, il Festival dedicato alla contaminazione positiva

Lo scorso 4 agosto, nel post scriptum dell’ultimo testo pubblicato prima di andare in vacanza, avevo promesso di far ripartire il blog parlando di un’iniziativa interessante dedicata alla contaminazione tra vari settori artistici e non solo.

Visto che mi piace mantenere le promesse, eccomi qui a raccontarvi quattro giorni di incontri, workshop, concerti, proiezioni, installazioni e performance nonché di un concorso per artisti emergenti.

Di cosa si tratta?
Ora vi racconto tutto per filo e per segno.

A Milano, dal 4 al 7 ottobre 2018, prende il via la prima edizione di Peste!: promosso dalla Fondazione Il Lazzaretto, questo Festival desidera proporre un’esplorazione del femminile, attraverso – come accennavo – la contaminazione tra arti visive, arti performative e pratiche psico-fisiche.

Nata nel 2014 nell’area dove un tempo aveva sede l’antico Lazzaretto meneghino, l’omonima Fondazione ha l’obiettivo di favorire processi di trasformazione collettiva e individuale.

È tristemente noto, purtroppo: il Lazzaretto di Milano, costruito tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento fuori da quella che era allora la Porta Orientale, era il ricovero per i malati durante le epidemie di peste.
Era una costruzione che occupava un’area che corrisponde grosso modo all’odierno perimetro che comprende parti di via Lazzaretto, via san Gregorio, corso Buenos Aires e viale Vittorio Veneto: era il luogo della cura e della separazione dal resto del mondo per chi – ahimè – contraeva il flagello della peste.

La peste è davvero stata un flagello terribile per l’umanità: si presentava in forme quasi sempre letali, decimando intere popolazioni.
In Europa, essa cominciò a scomparire verso la fine del 1700, ma l’ultima epidemia in Italia si verificò ancora nel 1815: per la sua virulenza, il termine peste è passato nel tempo a definire genericamente tutte le malattie epidemiche ad alto tasso di mortalità (l’AIDS, per esempio, a cui talvolta ci si riferisce come peste del XX secolo) ed è usato anche con accezione metaforica per indicare qualcosa di dannoso dal punto di vista sociale o morale, riferendosi in genere a fenomeni negativi di vasta portata (come, per esempio, la droga).

Essere una peste riferito a una persona sottolinea il suo essere insopportabile per varie ragioni; riferito a un bambino, l’espressione ne sottolinea l’irrequietezza.
Un sostantivo carico di significati negativi, insomma, che la Fondazione Il Lazzaretto ha invece voluto sovvertire e cambiare, attribuendo un nuovo e più interessante significato: essere una peste, oggi, diventa aprirsi alle possibili contaminazioni del mondo, diventa camminare sui confini e forzare il limite con ironia e divertimento, diventa provare a cambiare logica e immaginazione per cercare di promuovere una riflessione sui processi di trasformazione individuale e collettiva.

Proprio pensando a tutto ciò nasce il titolo Peste! per un Festival che, per la sua prima edizione, sceglie di esplorare i temi legati al femminile quale approccio e metodo per scandagliare le complessità del presente: all’interno dei suoi nuovi spazi riqualificati, la Fondazione ospiterà quattro giorni di incontri, workshop, concerti, proiezioni, installazioni e performance incentrati sul femminile. Leggi tutto

La Leggerezza va in mostra alla Galleria Rossini a Milano

Non mi stancherò mai di dichiarare la viva antipatia che nutro verso ghetti e recinti – a partire da quelli auto costruiti nei quali, talvolta, siamo noi stessi a rinchiuderci, negandoci infinite possibilità.

Non mi piacciono i compartimenti stagni e sono invece a favore della contaminazione e della libera circolazione di idee e pensieri; non ho simpatia nemmeno per classifiche e graduatorie, soprattutto quando si parla di arte e creatività, e non apprezzo definizioni come arti minori.

In aggiunta a tutto ciò, dichiaro il mio amore per la leggerezza.

Come ho raccontato in altre occasioni, quando parlo di leggerezza non mi riferisco a qualcosa che fa rima con disimpegno o superficialità, bensì a uno stato di grazia che lieve e soave solletica i sensi, con garbo e intelligenza, e che permette di «planare sulle cose dall’alto», proprio come affermava il grande Italo Calvino che a questo valore – tale lo considerava – dedicò anche un saggio.

Il saggio sulla leggerezza è la prima delle conferenze che Italo Calvino avrebbe dovuto tenere all’Università di Harvard nell’anno accademico 1985-86: morì prima, purtroppo, e il testo da lui preparato fu pubblicato postumo (Lezioni americane – Sei proposte per il prossimo millennio).

«In questa conferenza cercherò di spiegare, a me stesso e a voi, perché sono stato portato a considerare la leggerezza un valore anziché un difetto», scriveva Calvino, quasi a dimostrare che la pesantezza del mondo – quella che oggi spesso ci ritroviamo a subire – può essere sconfitta solo dal suo contrario.

Sono profondamente d’accordo con lui ed ecco perché, oggi, vi parlo di un concorso d’arte che si intitola proprio Leggerezza. Leggi tutto

Ridefinire il Passato, ovvero parte l’edizione 2018-19 di Ridefinire il Gioiello

Lo confesso, sono tra coloro che pensano che sia l’uomo a rendere preziosa la materia attraverso il suo lavoro e non il contrario.

Questo pensiero mi guida in tutto ciò che faccio e in tutto ciò che scelgo di presentare, qui nel blog e attraverso il mio lavoro di editor.
Non sono una sostenitrice a ogni costo dei materiali nobili e della loro preziosità intrinseca (che spesso è preziosità economica e commerciale) e, al contrario, sostengo con convinzione che i materiali alternativi – quelli cosiddetti poveri oppure di riuso, di recupero, di riciclo o ancora estrapolati dalla loro funzione principale, come ho narrato per esempio in un recente post su Brandina, marchio che usa le tela dei lettini da mare per creare borse – siano in grado di dare le soddisfazioni più grandi, di creare la magia.

Tutto ciò è anche dovuto al fatto che attribuisco all’essere umano un ruolo fondamentale: è l’uomo con la sua azione, il suo operato, il suo intervento, la sua maestria, la sua intelligenza, la sua fantasia, la sua creatività e la sua capacità di guardare oltre a trasformare, plasmare, forgiare, elevare e, in molti casi, dare nuova dignità ai materiali, trasformandoli in oggetti compiuti, in qualcosa di intrigante o anche provocatorio.

Ed è proprio in quest’ottica che, dal 2014, sono tra i media partner di un concorso che si chiama Ridefinire il Gioiello.

Nato nel 2010 a cura di Sonia Patrizia Catena, il progetto è cresciuto edizione dopo edizione, diventando negli anni un importante punto di riferimento nella sperimentazione sul gioiello contemporaneo, di design e d’arte nonché un’interessante vetrina per artisti e designer.
È un progetto itinerante che promuove creazioni esclusive, selezionate dalla giuria e dai partner per aderenza a un tema sempre diverso nonché per ricerca, innovazione, originalità ideativa ed esecutiva: gioielli tra loro molto diversi per materiali impiegati (naturali, tecnologici, organici e inorganici ma non oro o argento se non per piccole minuterie) vengono uniti di volta in volta grazie a una tematica comune, sempre interessante e stimolante.

A fare la differenza e a dare il valore aggiunto è dunque l’idea, così come avverrà anche per la settima edizione di Ridefinire il Gioiello che vado oggi a presentare e introdurre.

L’edizione 2018 – 19 prende il nome di Ridefinire il Passato e chiede agli artisti di pensare e progettare un gioiello che valorizzi la memoria delle creazioni esposte al Museo del Bijou di Casalmaggiore.

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