Drusilla Foer, dalla diversità all’unicità passando per l’ascolto
«Diversità è una parola che proprio non mi piace.
Non mi piace perché ha in sé qualcosa di comparativo e una distanza che proprio non mi convince, no.
Quando la verbalizzo sento sempre che tradisco qualcosa che sento o che penso.
E io trovo che le parole siano come gli amanti: quando non funzionano più vanno cambiati subito.
E quindi ho cercato un termine che potesse degnamente sostituire una parola che per me è così incompleta. E ne ho trovata uno molto convincente.
Unicità.
Mi piace, è una parola che piace a tutti.
Perché tutti noi siamo capaci di notare l’unicità dell’altro e tutti noi pensiamo di essere unici, no?
Facile (risatina)… per niente! Per niente!
Perché per comprendere la propria unicità e accettare la propria unicità è necessario capire di che cosa è composta, la nostra unicità, di che cosa è fatta.
Capire di che cosa siamo fatti noi. Certamente delle cose belle: le ambizioni, i valori, le convinzioni, i talenti.
Però i talenti vanno allenati, vanno seguiti.
Delle proprie convinzioni bisogna avere la responsabilità.
Delle proprie forze bisogna avere cura.
Insomma, non è facilissimo.
E queste sono le cose che sulla carta sono fighe… immaginatevi quando si comincia con i dolori che vanno affrontati, le paure che vanno in qualche modo esorcizzate, le fragilità che vanno accudite. Leggi tutto