Il talento e il genio di Walter Albini in mostra a Prato

Sono particolarmente felice di annunciare che, dal 23 marzo al 22 settembre 2024, il Museo del Tessuto di Prato celebra lo stilista Walter Albini (1941-1983) con una grande mostra curata da Daniela Degl’Innocenti ed Enrica Morini.

Walter Albini. Il talento, lo stilista è il risultato di un intenso lavoro di studio e ricerca condotto sull’intera vicenda professionale di Albini, assoluto protagonista della moda italiana tra la fine degli Anni Sessanta e i primi Ottanta del Novecento. L’omaggio a questo professionista eccezionale è assolutamente doveroso ed è questo il motivo per cui sono felice di annunciare la mostra.

L’attività di ricerca alla base del progetto espositivo (e del catalogo che lo accompagna) nasce in seguito a una cospicua donazione (oltre 1700 pezzi!) che il Museo ha ricevuto a più riprese tra il 2014 e il 2016. Si tratta di un ricco fondo di bijou, bozzetti, disegni, fotografie, documenti, libri, appartenuti proprio ad Albini e che documentano la sua grande capacità creativa e progettuale, dal periodo giovanile fino alla sua scomparsa. Leggi tutto

Libri e Natale: 9 titoli su moda & costume da mettere sotto l’albero

Amo leggere. E amo i libri. Appassionatamente e da sempre.

Li amo fin da piccina, dai primi anni delle elementari. Leggevo così tanto, letteralmente bevendo ogni libro acquistato, che i miei mi fecero l’abbonamento alla biblioteca di zona. Pochi anni dopo, feci io stessa quello alla Sormani, la bellissima biblioteca centrale sede del sistema bibliotecario comunale milanese.

Ora che si avvicina Natale e tutti noi pensiamo ai regali per coloro che amiamo, io ho pensato ai libri.

Libri e Natale: trovo sia un binomio meraviglioso in quanto credo che regalare conoscenza sia uno dei regali d’amore più belli che si possano fare. Perché conoscere aiuta a essere liberi. E a spiccare il volo.

Nel tempo, la mia passione per la lettura si è estesa a tutti i settori di mio interesse. Non fa eccezione la moda, per due motivi.

Il primo è perché la moda è diventata il mio lavoro e quindi ho bisogno di formazione continua. Il secondo è perché alla base di questo mondo – che a tanti sembra superficiale – c’è in realtà tanta cultura. La moda vive di conoscenza e di approfondimento. Se si desidera conoscerla davvero ed essere in grado di interpretarla correttamente, occorre indagarne codici e significati.

Ho dunque pensato di selezionare nove libri di recentissima pubblicazione da mettere sotto l’albero per nutrire la conoscenza in ambito moda e costume. E per indagare le molteplici e reciproche relazioni che la moda intrattiene con mondi come cinema, spettacolo e musica. Leggi tutto

Milibro 2023, Festival della Microeditoria Autoprodotta e del Libro d’Artista

Ricevo e volentieri condivido – Domenica 22 ottobre ci sarà Milibro 2023, Festival della Microeditoria Autoprodotta e del Libro d’Artista presentato da Sinòpia Associazione Culturale.

Giunto alla sua terza edizione, avrà luogo nella splendida cornice del Chiostro di Voltorre a Gavirate, in provincia di Varese.

Editoria è una parola alla quale tengo molto, inclusa nel nome di uno dei corsi che tengo.

Con editoria ci si riferisce al processo di trasformazione delle idee in contenuti concreti e accessibili a tutti. Comprende tutte le fasi, dalla selezione di autori e contenuti fino alla realizzazione e distribuzione dei prodotti editoriali.

Il settore ha subito nel tempo profonde trasformazioni che hanno portato all’affermazione e alla convivenza di diversi modelli di casa editrice. Da una parte, troviamo i grandi gruppi. Dall’altra parte, ci sono gli editori medio-piccoli e anche piccoli-piccolissimi, definiti indipendenti.

Essere indipendenti significa contare su proprie risorse finanziarie e proprie capacità imprenditoriali e gestionali. L’editore indipendente ha la piena libertà di operare scelte coerenti con una sua visione, individuando nicchie culturali e facendo attività di scouting di talenti emergenti.

Tutto ciò vale particolarmente per i microeditori. Per questo sono felice di dare voce a Milibro 2023 che sarà un’ottima occasione per incontrare microeditori, artisti, scrittori, illustratori e stampatori. Leggi tutto

Pensieri sparsi… se ci si sente spare ovvero come un pezzo di ricambio…

Quando qualcuno dice la parola spare, io penso subito al mio primo vero lavoro, ovvero l’impiego in una società di ingegneria che progettava macchinari e apparecchiature per il settore petrolchimico.

Ci occupavamo naturalmente anche delle parti di ricambio, spare parts o spares, appunto, che poi raggiungevano i nostri macchinari i quali erano talvolta posizionati su piattaforme petrolifere in mezzo al mare oppure altre volte installati al servizio di gasdotti che si snodavano in qualche deserto; ricordo altrettanto bene come quelle destinazioni remote mi facessero fantasticare anche grazie ai racconti dei nostri tecnici che spesso raggiungevano gli impianti per fare manutenzione.

Dunque, quando ho appreso che Spare è il titolo dell’autobiografia di Harry, sono stata molto colpita dalla scelta di un termine a me familiare ma in tutt’altro contesto. E che è stato tradotto in “il minore”.

Capita abbastanza spesso che, nel passaggio da inglese a italiano, si facciano scelte leggermente diverse, come per esempio avviene nei titoli di tanti film: in questo caso specifico, non so se e quanto il fatto di smorzare la crudezza concettuale del pensiero originale sia stata una scelta che condivido. Leggi tutto

Master of Hits, che lo show di Roberto Neri abbia inizio

Da anni, ormai, porto avanti quella che ho battezzato “campagna di sostegno al talento” dando evidenza a realtà create da persone coraggiose che hanno cambiato vita e hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo, come si suol dire, per scelta o anche perché obbligate da varie situazioni.

Tutte queste persone, pur molto diverse tra loro, sono in realtà unite da una caratteristica comune: portano avanti i loro progetti tra sacrifici, difficoltà e burocrazia grazie a tonnellate di coraggio, talento, fantasia e creatività.

Sono particolarmente felice del fatto che questa mia “campagna” incontri oggi l’amicizia, visto che desidero parlare di una persona speciale, un essere pieno di umanità e autenticità; di un amico che gode in più della mia stima professionale in quanto è anche ricco di talento.

Roberto Neri – questo è il suo nome – non ha fondato un brand: non è un designer o uno stilista, figure delle quali parlo spesso, bensì è un esperto di comunicazione e pubbliche relazioni.

Vive nella sua amata città, Rimini, ed è stato contributor per alcune riviste della celeberrima casa editrice Rizzoli – come Max, Sport Life, Io Donna, Style Magazine – per le quali si è occupato di moda, musica, costume e società.

Ha tra l’altro ideato e curato le Pagelle di Stile di Style Magazine, riuscendo a creare connubi e connessioni inedite tra dimensioni che a volte appaiono lontane, come per esempio politica e moda, miscelando serietà e ironia. Leggi tutto

Una Venere isolata, il romanzo che fa dialogare la moda con il mistico

La moda è una materia superficiale ed è superficiale preoccuparsi troppo di cosa ci si mette addosso.

L’abito non fa il monaco.

Quante volte abbiamo sentito pensieri simili? Spesso.

Da quanto tempo si lotta (e lotto) contro questi pensieri che sono in realtà luoghi comuni? Da parecchio.

Sono luoghi comuni, esatto, perché se è vero che dedicarsi agli abiti non equivale certo a salvare vite umane, per carità, è altrettanto vero che ciò che ci mettiamo addosso non solo riesce a parlare di noi, ma racconta anche la società e il tempo in cui viviamo.

La moda e gli abiti raccontano la storia dell’uomo e l’evoluzione della società intersecandola e attraversandola profondamente: è un linguaggio potente al punto che, anche solo osservando la foggia degli abiti in un quadro o in una foto, possiamo procedere a una sua collocazione temporale certa e precisa se conosciamo la storia del costume.

Pertanto non sempre l’abito fa il monaco (sebbene divise, uniformi e vesti ecclesiastiche siano in realtà strettamente connesse con la persona che le indossa e con il mestiere che fa), certo, ma sicuramente conoscere l’alfabeto attraverso il quale la moda si esprime è importante, senza contare che la moda è un lavoro concreto che dà da mangiare a moltissime persone in tutto il mondo, da chi produce ciò che indossiamo a chi lo vende nei negozi passando per una  lunghissima filiera di mestieri e figure professionali. Leggi tutto

Palazzo Morando a Milano ospita la mostra Settecento! tra storia e moda

Meglio tardi che mai – recita un noto detto.

E allora sono ancora in tempo per condividere con voi, amici cari, il racconto di un’esperienza vissuta lo scorso 30 dicembre (ho confessato di essere in ritardo!): si tratta della visita alla mostra Settecento! ospitata da Palazzo Morando Costume Moda Immagine fino al 29 maggio.

Tre abiti femminili del Settecento, conservati pressoché intatti, sono i protagonisti dell’esposizione: i capi vengono presentati al pubblico per la prima volta in una mostra che illustra, da un lato, diversi aspetti dell’abbigliamento del XVIII secolo e, dall’altro, l’influenza del Settecento sull’abbigliamento contemporaneo – ed è questo l’aspetto che trovo particolarmente interessante.

Il percorso narrativo parte da questi tre abiti e li mette in dialogo con capi, tessuti e accessori dello stesso periodo. Leggi tutto

Il libro Diva di Alba Cappellieri, il Glamour Italiano nel Gioiello Moda

Rosso: non riesco a pensare a un colore più adatto (il colore della passione – e non solo) come sfondo per la copertina di Diva! Il Glamour Italiano nel Gioiello Moda, libro di Alba Cappellieri.

Aggiungo che a trionfare su quel rosso è l’immagine di Sophia Loren, la diva italiana per eccellenza, naturalmente con rossetto abbinato.

Don’t judge a book by its cover, dicono gli anglosassoni soprattutto in senso metaforico ma, in questo caso, fatelo pure. Il libro è bellissimo. Fin dalla copertina, appunto, che ben rappresenta e introduce i contenuti.

Di Alba Cappellieri ho scritto spesso: è Professore Ordinario di Design del Gioiello e dell’Accessorio Moda al Politecnico di Milano dove è direttore del Master Internazionale in Jewellery & Fashion Accessories Design; è direttore del Museo del Gioiello in Basilica Palladiana a Vicenza.

È membro del Comitato Scientifico dell’École Van Cleef & Arpels a Parigi, della fondazione Gijs Bakker ad Amsterdam, della Fondazione Cologni a Milano. Leggi tutto

Afghanistan, dai libri di Khaled Hosseini alla crisi di oggi

Undici anni fa, tra la primavera e l’estate del 2010, lessi Il cacciatore di aquiloni e Mille splendidi soli, i due grandi successi di Khaled Hosseini ambientati in Afghanistan.

Figlio di un diplomatico e di un’insegnante, Hosseini è nato nel 1965 a Kabul dove ha vissuto la sua infanzia.
Dal 1980, dopo aver ottenuto asilo politico in seguito all’arrivo dei russi, vive negli Stati Uniti con la moglie e i due figli.
Laureato in medicina, è autore del libro Il cacciatore di aquiloni, pubblicato nel 2003 (e che come racconta lui stesso aveva iniziato a scrivere sei mesi prima del crollo della Torri Gemelle); nel 2007 ha pubblicato il suo secondo libro intitolato Mille splendidi soli.
Sempre come racconta lui nella prefazione de Il cacciatore di aquiloni e proprio come Amir, il protagonista di quel romanzo, Khaled Hosseini ha iniziato a scrivere da bambino, negli Anni Settanta, nella sua Kabul.
È tornato in Afghanistan nel 2006 come inviato degli Stati Uniti per l’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

Nei suoi libri, Hosseini parla dunque del suo Paese, naturalmente partendo dal proprio vissuto e dai ricordi personali del periodo pre-sovietico – ma non solo.
Attraverso i suoi personaggi parla delle varie fasi della storia tormentata dell’Afghanistan, della vita quotidiana, della condizione femminile e delle minoranze etniche. E parla di amicizie che salvano e condannano. Leggi tutto

Bottega Milano, il volume che permette di vedere un nuovo Rinascimento

«Sia Milano come un alveare.
Voi pensate che i tempi siano cattivi.
I tempi sono pesanti, i tempi sono difficili.
Ma vivete bene e muterete i tempi.»

Sono parole di Aurelio Ambrogio, conosciuto da tutti come sant’Ambrogio.
Vescovo, teologo, scrittore, è una delle personalità più importanti nella Chiesa del IV secolo tant’è che viene annoverato tra i quattro massimi dottori della Chiesa d’Occidente ed è il patrono di Milano assieme a san Carlo Borromeo e san Galdino.
Ambrogio fu vescovo della città dal 374 fino alla morte e Milano ospita la basilica a lui dedicata e che ne conserva le spoglie.

Una leggenda narra che, mentre Ambrogio bambino dormiva nella sua culla, uno sciame di api si posò improvvisamente sulla sua bocca dalla quale esse entravano e uscivano liberamente, senza pungerlo: lo sciame si levò poi in volo perdendosi alla vista degli astanti.
Tale leggenda è anche il soggetto di un dipinto di Paolo Camillo Landriani, detto Duchino: ‘Il miracolo delle api’, risalente alla prima metà del XVII secolo, è conservato presso la Pinacoteca del Castello Sforzesco (potete vederlo qui).
In ricordo di tale leggenda, Sant’Ambrogio è considerato il patrono delle api, degli apicoltori e dei fabbricanti di cera.

L’essere patrono delle api ha un valore fortemente simbolico visto che questi esseri meravigliosi rappresentano l’operosità e non solo quella tradizionalmente riconosciuta ai milanesi, ma a tutti coloro che si impegnano nel lavoro, con combattività, spirito di sacrificio e di abnegazione. Leggi tutto

Voce su tela, il libro che racconta la storia magica di Clara Woods

Un paio di mesi fa, in ottobre, ho raccontato la storia di Clara Woods.

Clara nasce il 10 marzo 2006 a Firenze e, un anno dopo, i dottori fanno un annuncio terribile ai genitori: la piccola ha avuto un ictus prenatale e per lei viene prospettata un’esistenza da vegetale.

Mamma Betina e papà Carlo non ci stanno, non si rassegnano davanti a una sentenza tanto dura: Clara inizia un programma di riabilitazione e i suoi progressi stupiscono tutti così come la sua forza di volontà e la sua determinazione.

Nonostante abbia difficoltà a scrivere e leggere, oggi Clara comprende perfettamente tre lingue: la mamma è brasiliana, il papà è olandese-canadese e così lei comprende italiano, inglese e portoghese.
Nonostante non riesca a parlare, Clara si esprime attraverso la (meravigliosa) famiglia che è la sua voce.
Nonostante abbia difficoltà motorie, Clara riesce a correre.

Sebbene usi con difficoltà la mano sinistra, Clara impara a dipingere e ha trovato proprio in questo un nuovo, ulteriore strumento per comunicare perché se è vero che mamma Betina, papà Carlo e il fratello David la capiscono e sono la sua voce, quando Clara dipinge può parlare con tutti da sola.

Clara esplora ed esprime il suo universo emotivo attraverso l’intensità dei colori acrilici, rappresentando una quotidianità adolescenziale a tinte forti, realmente vissuta o immaginata. Leggi tutto

Riparto da un libro: Salvatore Ferragamo, il calzolaio dei sogni

Salvatore Ferragamo (didascalie e crediti in fondo)

Ho mandato in vacanza il blog parlandovi di un libro; riprendo oggi le mie narrazioni (bentornati ) parlandovi di un altro volume.

«Con più di tre miliardi di fatturato l’editoria è la prima industria culturale nazionale. Ma l’importanza del mondo del libro va ben al di là dei numeri: non c’è sviluppo economico, culturale e democratico senza una solida base di conoscenza, di sapere, di istruzione.»

È una dichiarazione di qualche mese fa di Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE): se mi sono appuntata le sue parole è perché sono completamente d’accordo con lui e credo che non esista modo migliore per spiegarvi perché ho deciso di ripartire presentandovi un libro.

L’importanza dei libri non conosce compartimenti o confini ed è trasversale poiché il loro valore immenso attraversa tutti i campi, ambiti e settori, comprendendo naturalmente anche la moda ed è un libro che parla proprio di moda e di Made in Italy quello che desidero introdurre oggi.

Esce infatti per Electa una nuova edizione, con una veste grafica ricercata, dell’autobiografia di Salvatore Ferragamo (1898-1960), pubblicata per la prima volta in inglese nel 1957 da George G. Harrap & Co., storico editore londinese.

Salvatore Ferragamo – il mitico Salvatore Ferragamo, direi – è un uomo che ha bisogno di poche presentazioni in quanto credo che il suo nome sia ben saldo nell’immaginario non solo di quanti amano la moda, quanto piuttosto di coloro che amano la bellezza, la qualità e il Made in Italy; è un uomo che aveva chiaro il suo destino determinato dalla sua vocazione.

«Sono nato per fare il calzolaio. Lo so e l’ho sempre saputo.» Leggi tutto

Senza Mare di Marina Spironetti: sostegno al talento e… buone vacanze :-)

Dal libro Senza Mare di Marina Spironetti

Quelli da marzo a oggi sono stati – per me e penso per noi tutti – mesi pesanti, impegnativi (per usare un eufemismo…), carichi di pensieri e di ansie.
Certo, a portare il fardello più grande sono coloro che si sono ammalati di COVID-19, coloro che hanno perso una o più persone care, coloro che oggi non hanno più un lavoro: a loro va tutto il mio rispetto e davanti a loro chino la testa.
Eppure, senza voler fare alcun paragone (sarebbe ignobile..), sostengo che tutti abbiamo perso qualcosa perché nessun italiano (o meglio nessun italiano degno di essere considerato tale) dimenticherà mai la sofferenza di un intero Paese e di tanti, troppi nostri connazionali – senza contare ciò che è successo e succede in tutto il mondo.

Personalmente, ammetto di essere molto provata e di aver vissuto, oltre all’ansia per i miei cari, tante altre paure.
Ho sperimentato la paura di vedere la mia Milano vuota, deserta, con tutte le saracinesche abbassate come mai mi era capitato di vederla nemmeno da piccina in agosto, quando allora d’estate la città si svuotava completamente.
Ho sperimentato il terrore per il futuro, l’assenza di progetti e di prospettive.
Ho raccontato in diverse altre occasioni (per esempio qui…) come la proiezione verso il futuro sia per me una condizione di vita fondamentale – nonostante io sia una persona che sa godersi il presente – e dunque il timore che quelle saracinesche potessero non rialzarsi più mi ha dato tanta preoccupazione, mi ha fatto molto soffrire, mi ha procurato quintali di ansia così come la difficoltà di immaginare e progettare un dopo.

Appena finito il lockdown, ho cercato di tenere a bada l’ansia grazie al contatto con la Natura.
Grazie ai miei balconi riempiti di fiori (con colazioni e pasti consumati lì con mio marito) e grazie a lunghe camminate e corse in campagna (io che sono… ero… una fan accanita della palestra preferisco ora l’allenamento open air); grazie a un soggiorno al mare (il mio amatissimo mare) e grazie a qualche giorno in montagna (che non è il mio elemento naturale e che eppure mi accoglie sempre con generosità).
Mentre la mia adorata città e tutto il Paese provano pian piano a uscire dall’emergenza e a rialzare le saracinesche, mentre anch’io come milanese e come italiana faccio la mia parte e provo a mia volta faticosamente a rialzarmi, mentre mi impegno a guardare verso il futuro, a immaginarlo e a riscriverlo per me e non solo per me, mentre accade tutto ciò… devo ringraziare la Natura dalla quale traggo forza, ispirazione e speranza.

Ora sento che resistere a questi mesi e resistere allo sconforto mi ha risucchiato molte energie.
Sento che quest’anno più che mai è giunto il momento di prendermi una pausa e di farmi cullare dalla Natura e dagli affetti che pian piano riusciamo a ritrovare, pur ancora con tante necessarie precauzioni.

Però, prima di prendere una pausa e di farla prendere a questo spazio, ho deciso di scrivere il presente post per chiudere nello stile che dal 2013 appartiene costantemente a A glittering woman: voglio dare il mio piccolo sostegno a una persona di grande talento impegnata nella continua ricerca della bellezza. Leggi tutto

La Boccardi, perché consiglio il libro con la sua biografia

Vivere nel presente, guardando verso il futuro e conoscendo il passato: è questa la filosofia con la quale cerco di vivere.
Mi piace godere appieno e fino in fondo di ciò che vivo, giorno per giorno, con una proiezione e un pensiero verso ciò che vorrei, programmandolo grazie alla forza che – a mio avviso – tutti noi possiamo trarre dalle lezioni insite in ciò che è stato.
Credo dunque fortemente nel futuro e nella necessità del progresso e, allo stesso tempo, amo la tradizione.
Penso infatti che esistano valori assoluti e senza tempo che nemmeno progresso ed evoluzione dovrebbero cambiare.
Credo, in generale, nel duro lavoro e nel talento che ognuno di noi possiede e che si esprime in tanti modi; credo nello studio e nella curiosità intellettuale.
Per quanto riguarda nello specifico la moda, sono convinta che essa sia un potente linguaggio e che debba veicolare bellezza autentica.
Credo, che, come ogni linguaggio, abbia i suoi codici e che per padroneggiarla – e non esserne invece posseduti – occorra conoscere quei codici, come creatori e stilisti, come comunicatori e giornalisti, come clienti e fruitori.
Credo in quegli stilisti che sono prima di tutto sarti e che sanno costruire abiti veri e non solo operazioni fatte di clamore.
Credo in quei comunicatori e giornalisti che non sono solo presenzialisti e che hanno la voglia di raccontare davvero la moda.
Credo che tutti noi dovremmo essere clienti e fruitori che non si accontentano di trend e diktat, ma che cercano ciò che davvero li rappresenta per costruire un codice e un linguaggio che siano autentici.

In questo periodo, ho scritto (ancora una volta) di quanto io detesti il vuoto clamore (qui) nonché di quanto il cosiddetto sistema moda si trovi oggi ad affrontare importanti problemi (qui).
Riassumo il mio pensiero in un’unica frase: produciamo troppi vestiti, realizzati da troppi marchi spesso in maniera non sostenibile né socialmente né ambientalmente, venduti nella stagione sbagliata, infine scontati per fare spazio alla collezione successiva.
Ho scritto che le settimane della moda in versione digitale difficilmente potranno sostituire del tutto le sfilate in presenza perché la moda si nutre di tante sensazioni: come editor e blogger, ho sempre preferito vedere una sfilata dal vivo, da vicino, proprio per poter godere della parte sensoriale, il movimento di un abito, la caduta, il fruscio del tessuto, la luce e le ombre.
Senza considerare il fattore umano: le settimane della moda non sono solo il momento della passerella, sono altrettanto importanti (se non di più…) le interazioni che si svolgono oltre la passerella, gli incontri con i designer e con tutta una serie di figure come giornalisti, fotografi, buyer, incontri che garantiscono confronti interessanti e costruttivi. E, proprio per questo, ho sempre amato anche press day e presentazioni stampa, per la possibilità di toccare un tessuto, accarezzarlo, parlare con uno stilista, ascoltare la sua voce, farmi trasportare mentre racconta la genesi di una collezione. Leggi tutto

Luis Sepúlveda e quelle lezioni (oggi ripetizioni…) di volo

«Mi trovo oggi a scrivere un omaggio per un uomo che non era un amico che frequentavo, eppure che tanto peso ha avuto per me, perché siamo fatti di concreto e di sogno, di frequentazioni reali e di affinità mai vissute nel quotidiano eppure ugualmente forti, di necessario e di voluttuario, di tangibile e di spirituale.»

Sono le parole che, tre anni fa, ho dedicato a George Michael: quando il 25 dicembre 2016 ha lasciato questo mondo, George ha portato con sé l’ultimo pezzo della mia adolescenza e in un post pubblicato qui nel blog avevo provato a spiegare perché si possa piangere e provare un dolore pungente per la scomparsa di una persona che non era un parente o un amico e che, eppure, aveva un ruolo preciso nella nostra vita.

Ieri, purtroppo, ho provato la stessa sensazione quando ho saputo che è scomparso lo scrittore Luis Sepúlveda, ucciso anche lui come troppe persone dal COVID-19.

E, ancora una volta, ho provato quella sensazione, la sensazione che una parte della mia vita stesse scomparendo insieme a lui.

Il suo romanzo ‘Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare’ uscì nel 1996, quando io una giovanissima donna.
Lo lessi quindi non come una favola per bambini, ma come una lezione magica e potente per adulti.
Ero in un momento particolare della mia vita e il libro e le sue parole mi attraversarono e mi trafissero, regalando anche a me il coraggio di volare.

Non ho mai dimenticato quella lettura e non ho mai dimenticato quale significato abbia avuto per me.
Conservo il libro gelosamente, mi è sempre rimasto caro ed è questo il motivo per cui oggi sento di aver perso una parte di me e della mia vita.

Ho pianto spesso nell’ultimo mese, ho pianto davanti alla televisione e leggendo i giornali, davanti a storie di persone mai conosciute, davanti a lutti che ho sentito come miei.
Sto male da un intero giorno eppure non sono riuscita a versare una sola lacrima per Luis Sepúlveda e la cosa peggiore è che sento il dolore in mezzo al petto e non riesco a farlo sciogliere, non riesco a tirare fuori il groppo che mi serra la gola.

Non riesco a scrivere altro, ma voglio condividere un pezzo della conclusione della Gabbianella e il Gatto.

«(…) “Bene, gatto. Ci siamo riusciti” disse sospirando.
“Sì, sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante” miagolò Zorba.
“Ah sì? E cosa ha capito?” chiese l’umano.
“Che vola solo chi osa farlo” miagolò Zorba.
“Immagino che adesso tu preferisca rimanere solo. Ti aspetto giù” lo salutò l’umano.
Zorba rimase a contemplarla finché non seppe se erano gocce di pioggia o lacrime ad annebbiare i suoi occhi di gatto nero grande e grosso, di gatto buono, di gatto nobile, di gatto del porto.»

Zorba il Gatto si riferisce a Fortunata, la Gabbianella alla quale insegna a volare in un romanzo che è una favola per i bambini e una lezione di vita per gli adulti.
Ed è lei, Fortunata, che lui resta a guardare fino a confondere pioggia e lacrime.

Ho deciso che in questo week-end rileggerò il romanzo sperando – in questo momento così complesso – di tornare a prendere qualche utile ripetizione di volo. Le sfide da affrontare oggi sono sicuramente diverse dalle difficoltà in cui mi agitavo quando lo lessi la prima volta e c’è bisogno di incoraggiamento, di tornare a ricordare che vola solo chi osa farlo.

Chissà, forse anche questo dolore che sento in mezzo al petto mi darà tregua. Forse.

Grazie e buon volo, Mr. Sepúlveda.

Manu

La stoffa della mia vita, un libro racconta Martino Midali uomo e stilista

Martedì 8 ottobre ho trascorso una serata estremamente piacevole grazie alla presentazione de ‘La stoffa della mia vita – un intreccio di trama e ordito’, libro dello stilista Martino Midali scritto con Cinzia Alibrandi per Cairo Editore.

L’evento è stato presentato da Jo Squillo, conduttrice televisiva da tempo attiva portavoce della battaglia contro la violenza sulle donne che con Midali condivide proprio l’impegno sociale; ha visto inoltre la partecipazione di Cinzia Alibrandi, letterata diplomata in arti drammatiche, la scrittrice che ha saputo raccontare le memorie e il percorso di Midali, vero self-made man.

Martino Midali, classe 1952, originario della storica città lodigiana di Mignete, si trasferisce a Milano giovanissimo: è nel capoluogo meneghino che inizia la sua scalata nel mondo della moda diventando uno stilista amato e conosciuto in Italia e all’estero.

Fin da subito, Midali si distingue per essere lo stilista vicino alle donne che tanto ama: la sua missione è quella di valorizzare il loro corpo, in ogni sua forma e taglia, partendo però dalla loro testa.

Valorizzare senza ostentare, vestendo donne che scelgono gli abiti per stare bene con loro stesse e non per essere trofeo accanto a un uomo; le donne che hanno vestito e che vestono Martino Midali sono donne consapevoli della propria identità personale, sociale, professionale. Leggi tutto

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