Parma 360 è il festival che offre 5 ottimi motivi per essere a Parma ora

HOMO DEUS. Sono le parole chiave dell’ottava edizione di PARMA 360 Festival della creatività contemporanea, la manifestazione a cura di Chiara Canali e Camilla Mineo che si tiene a Parma dal 6 aprile al 19 maggio 2024.

Sono stata all’anteprima stampa e, carica di entusiasmo, vorrei condividere il racconto di un’esperienza che – secondo me – è assolutamente da vivere.

Parto proprio dalle parole chiave. Perché vorrei spiegare da dove arrivano visto che simboleggiano anche il tema del festival.

In un’epoca in cui grande prosperità e recenti instabilità si alternano continuamente, l’umanità di oggi e del futuro deve e dovrà affrontare problematiche legate al cambiamento climatico, al mutamento dell’habitat, alla gestione delle risorse. Yuval Noah Harari è uno storico, filosofo e divulgatore (classe 1976) che ha preannunciato alcune delle sfide che daranno forma all’umanità nel XXI secolo, dalla robotica alla biotecnologia, dall’ingegneria genetica all’Intelligenza Artificiale. Harari è l’autore di un saggio intitolato HOMO DEUS Breve storia del futuro e l’edizione 2024 di PARMA 360 parte da queste parole e da questa idea.

Attraverso le opere di alcuni tra i più importanti artisti contemporanei, il festival indaga tematiche legate al superamento della dimensione antropocentrica dell’uomo in favore di una visione tecno-umanistica (o trans-umanista) e datocentrica. Insomma: l’Homo Sapiens ha oramai esaurito il suo percorso storico e, sostituito dall’Homo Deus, dovrà mettere queste nuove tecnologie al servizio del progresso scientifico per la propria sopravvivenza biologica e spirituale. Leggi tutto

Juergen Teller e il bisogno di vivere in mostra alla Triennale di Milano

Ieri, presso quel luogo meraviglioso che è la Triennale di Milano, è stata inaugurata una mostra importante dedicata al fotografo tedesco Juergen Teller.

Aperta al pubblico da oggi, sabato 27 gennaio, la mostra si intitola Juergen Teller i need to live ed è curata da Thomas Weski, autorevole esperto in ambito fotografia e arti visive, in collaborazione con lo stesso Juergen Teller e con Dovile Drizyte, moglie nonché partner creativa del fotografo.

Dopo essere stata presentata al Grand Palais Éphémère di Parigi (dal 16 dicembre 2023 al 9 gennaio 2024), l’esposizione arriva ora a Milano. È la più ampia retrospettiva finora dedicata al lavoro di Teller e infatti attraversa il suo intero percorso dalla prima metà degli Anni Novanta fino a oggi.

Classe 1964, Juergen Teller è considerato uno dei nomi di riferimento nel panorama della fotografia internazionale. È molto apprezzato nell’ambito della fotografia commerciale come in quello dell’arte contemporanea. È noto in tutto il mondo per i suoi ritratti molto schietti di personaggi celebri, per gli editoriali di moda provocatori e per le originali campagne realizzate per vari stilisti.

La mostra, realizzata con il supporto di Saint Laurent by Anthony Vaccarello, presenta oltre 1000 opere e riunisce lavori personali, opere su commissione, immagini note, nuove serie fotografiche e video installazioni. La selezione delle opere è in parte differente rispetto a quella del Grand Palais Éphémère e si tratta quindi a tutti gli effetti di un progetto espositivo inedito, progettato per gli spazi di Triennale Milano. Leggi tutto

È il 26/11/2023, io sono grata e rimando il pensionamento

Anche quest’anno è arrivato il mio compleanno e, stavolta, ho intenzione di parlare di un’unica cosa: quanto io mi senta grata.

Pur essendo un po’ inquieta per tante situazioni che ci circondano, oggi voglio focalizzarmi sulla gratitudine. Anzi, proprio perché le cronache sono piene di tante tragedie di ogni ordine e grado, si deve essere più che mai grati per ogni singola cosa che si ha.

Mi riferisco ad amore e salute così come al fatto di avere un tetto sulla testa e cibo nel piatto. Sono grata ogni volta in cui riesco ad acquistare un nuovo libro, ad andare a una mostra, a fare una vacanza. E poi desidero rivolgere la mia gratitudine all’attività professionale che più mi ha impegnata nell’ultimo anno: l’insegnamento.

Ho già detto (qui) cosa penso circa insegnamento e buoni docenti. Oggi, però, confesso che, ultimamente, mi è capitato di avere un pensiero ricorrente: abbandonare l’insegnamento. Non perché non mi piaccia. Non perché non ami i ragazzi. Ma perché la differenza di età tra me (Generazione X) e loro (Generazione Z) sta diventando troppo ampia. Leggi tutto

Ho fatto Love Therapy con Floria Fiorucci, la sorella di Elio

Elio Fiorucci ha scritto un gran capitolo della storia del costume, a livello italiano e internazionale.

Ha fatto cose da autentico pioniere, molto tempo prima che diventassero comuni, a partire dall’apertura del suo negozio a Milano nel 1967, primo concept store in Italia.

Il suo denim ha fatto storia così come i suoi celeberrimi angeli.

Indimenticabile la commistione che ha saputo creare con l’arte e con artisti del calibro di Keith Haring. Era il 1983 quando Fiorucci ha affidato all’artista statunitense la decorazione del negozio in San Babila, precisamente in Galleria Passarella, completamente svuotato per l’evento.

E se non credete a me, se non credete se vi dico che Elio Fiorucci è stato importante ben oltre moda e costume, vi chiedo di leggere questo bellissimo articolo di Gianmarco Gronchi pubblicato in un sito che parla di storia dell’arte.

Non mi vergogno a raccontare che, nel 2015, quando è scomparso improvvisamente per un malore, ho pianto.
Perché Elio Fiorucci, oltre a essere un pezzo di storia (non manca mai nelle lezioni ai miei studenti), è uno dei motivi per cui mi sono innamorata della moda quando ero solo un’adolescente. Leggi tutto

Ritmi sostenibili, sostenibilità verso innovazione, cultura e intrattenimento

La parola sostenibilità è una delle più utilizzate – e oserei aggiungere abusate – degli ultimi anni.

È però necessario utilizzarla bene, comprendendo fino in fondo quanto sia preziosa: riconduce a temi estremamente importanti e comporta rispetto e consapevolezza.

Come anticipavo nel post precedente e nell’ottica di essere sempre più attiva sul fronte sostenibilità sociale e ambientale, ho accettato molto volentieri l’invito a partecipare a un talk intitolato Ritmi Sostenibili.

Il talk è stato pensato e organizzato da Demood, collettivo che si pone un preciso obiettivo: celebrare creatività e bellezza in ogni forma.

Sempre in evoluzione, Demood ha le sue radici nelle Marche, regione in cui si incontrano natura e genio umano: ogni membro mette a disposizione il proprio talento e le proprie esperienze per realizzare progetti caratterizzati da sperimentazione e dinamismo.

Il loro progetto di punta è il Mood Festival e lo scorso anno ho raccontato (qui) che si tratta di un evento che nasce con l’idea di portare le atmosfere delle grandi rassegne musicali nel cuore delle colline marchigiane.

Mood Festival giunge quest’anno alla sua nona edizione: si terrà il 21 e 22 luglio al Castello della Rancia di Tolentino (qui tutti i dettagli) ed è accompagnato da una serie di novità tra le quali in primis il talk Ritmi Sostenibili che si è tenuto il 10 giugno presso il Campus Simonelli. Leggi tutto

Perché ho partecipato al talk “Ritmi Sostenibili” voluto da Demood

Oggi vorrei condividere alcune riflessioni riguardo moda e abbigliamento con voi, cari amici che mi fate l’onore di leggere questo spazio web, e vi spiegherò poi anche il motivo di questa condivisione.

Parto da un presupposto.

Il rapporto con l’abito accompagna l’uomo (e gli antenati più prossimi) da sempre perché risponde a un’esigenza di tipo primario, ovvero correlata alla nostra sopravvivenza: fin dai tempi delle caverne, abbiamo compreso di aver bisogno di coprirci per proteggerci e difenderci poiché siamo gli unici esseri a non essere dotati di un bagaglio protettivo e difensivo intrinseco che è invece proprio di altri animali.

Non abbiamo pelo o pelliccia, corazza, artigli e la nostra pelle non è da sola sufficiente a difenderci dalle intemperie, dal freddo e dal caldo: l’uomo ha dunque compreso velocemente di avere bisogno di completare ed equipaggiare il proprio corpo con qualcosa di esterno.

Ben presto, però, l’abito ha assunto ulteriori e numerose connotazioni, andando a raccontare la posizione sociale piuttosto che un ruolo professionale, come per esempio avviene nel caso delle divise, da quelle militari fino a quelle del personale medico. Leggi tutto

La mia client interview per Bivio Milano che compie 10 anni

Il fatto che io ami e sostenga la moda circolare non è un mistero: ne parlo in questo sito, in vari articoli per altre testate, attraverso i social.

La moda circolare si innesta naturalmente nel concetto di economia circolare: è un cerchio nel quale i materiali continuano a girare senza mai perdere la loro utilità, attraverso riciclo (recycle) oppure rigenerazione (upcycle), ovvero quel tipo di riciclo che permette al nuovo prodotto di valere perfino di più rispetto a prima.

Nell’idea di circolarità, possiamo far rientrare vintage e second hand, due formule che amo particolarmente e che permettono che gli oggetti restino in circolo nella loro completezza.

Dopo decenni di sfrenato consumismo e in un momento storico in cui gira meno denaro rispetto al passato (per esempio rispetto ai goderecci Anni Ottanta), penso che allungare il ciclo di vita di oggetti e capi sia un’ottima idea, a beneficio delle nostre tasche, appunto, e a beneficio dell’ambiente.

Lego dunque l’amore verso vintage e second hand anche a motivazioni etiche tra le quali la sostenibilità, ambientale e sociale poiché la conseguenza di ogni forma di circolarità in ambito abbigliamento è infatti una moda più sostenibile, più etica e più responsabile. E, visto che lavoro proprio in tale ambito, sono particolarmente conscia di quanto sia necessario produrre meglio e meno, per rispetto verso le persone e verso il nostro pianeta.

Ho scritto “anche” parlando di motivazioni in quanto, in aggiunta al lato etico e responsabile, apprezzo il fatto che capi e oggetti godano di una seconda vita perché mi piace la Storia, quella con la S maiuscola, e mi piacciono le storie, quelle piccole e quotidiane di ogni giorno; sono dunque affascinata da tutto ciò che è appunto testimone di Storia, storie e significati e auspico che non vada perso. Leggi tutto

Romeo Gigli Eyewear, dal vero acetato fino a Lucio (e Giulia) Stramare

Mi fa piacere raccontare che, la scorsa settimana, sono stata presso il punto Vision Ottica di viale Vittorio Veneto a Milano per un gradito invito, ovvero l’evento organizzato per il lancio della nuova collezione Romeo Gigli Eyewear.

L’invito risultava per me di doppio interesse, dal punto di vista professionale (come sapete, mi occupo principalmente di moda e Romeo Gigli è uno stilista che amo) e dal punto di vista personale (ho già confessato di essere miope da sempre, ahimè, per giunta con una punta di astigmatismo).

Ho anche già confessato di avere un rapporto ambivalente con gli occhiali, ovvero nutro grande passione per quelli da sole che reputo fondamentali per via dei miei occhi abbastanza chiari e, al contrario, ho un certa antipatia per quelli da vista ai quali preferisco di gran lunga le lenti a contatto; naturalmente, sono in ogni caso un accessorio assolutamente fondamentale per me, anzi più uno strumento che un accessorio, e a maggior ragione non resto indifferente se si parla di montature interamente realizzate in Italia con metodi che coniugano tradizione e innovazione.

Ma, prima di arrivare a questo, vorrei soffermarmi su un’altra questione che ha catturato la mia attenzione in occasione dell’evento di presentazione.

Nel momento della scelta di un nuovo paio di occhiali, moltissime persone (e non mi chiamo certo fuori da ciò, anzi, prendo me stessa come esempio) dividono le montature in due macro categorie, quelle in metallo e quelle in acetato, ma in realtà la suddivisione non è così semplice, in particolare per quanto riguarda le seconde. Leggi tutto

Un compleanno ‘significativo’, nuove consapevolezze e camminata sportiva

Ci siamo: è arrivato il mio compleanno ed è la volta di un compleanno… significativo, definiamolo così, e – di conseguenza – mi trovo a riflettere sul passare degli anni.

Visto che non è la prima volta che lo faccio, inizio a pensare che gli anni siano una fissazione dell’età, ovvero iniziamo a pensarci (troppo) spesso quando li percepiamo come tanti (e in effetti i miei iniziano a esserlo); poi penso a Julia Fox che, in questi giorni, a (soli) 32 anni (!), si è messa a disquisire dell’invecchiare e allora mi dico che no, ogni cosa è forse davvero semplicemente relativa.

A ogni modo, tornando a noi…

Vedete, cari amici, ciò su cui mi sono ritrovata a riflettere è che, tutto sommato, Madre Natura è stata gentile con me quanto a corredo di partenza o ‘starter kit’, se preferite.

State tranquilli, non è mia intenzione vantarmi, per carità, nessuno mi ha mai chiesto di posare per un calendario 😀 e non me ne stupisco affatto visto che so benissimo quale è la realtà: non sono né alta né slanciata, non ho misure da pin up né lineamenti perfetti e dunque altro che vantarmi, anzi, mi sono sempre lamentata.

Di cosa?

Per esempio ho sempre detestato la mia fisicità tendenzialmente mediterranea (posso definirla a clessidra) e mi sono lagnata nonostante i fianchi non strettissimi (è vero, lo sono) siano in realtà proporzionati alla vita stretta (ed è stretta ancora oggi); non ho mai amato le mie gambe tornite e mi sono lagnata nonostante io sappia benissimo che sono state forgiate (anche) da una vita di sport e di attività fisica, quindi non potrebbero mai essere sottili; insomma, non ho certo avuto il fisico longilineo e un po’ androgino che invece mi sarebbe tanto piaciuto avere. Leggi tutto

Ridefinire il Gioiello VIII edizione fino al 21/01/2023 a Casalmaggiore

Sabato 22 ottobre, al Museo del Bijou di Casalmaggiore, abbiamo inaugurato l’ottava edizione di Ridefinire il Gioiello, mostra-concorso che dal 2010 si pone lo splendido obiettivo di indagare, diffondere e valorizzare una nuova estetica del gioiello contemporaneo.

Quello di Sonia Catena, fondatrice e curatrice del progetto, è un doppio invito, da una parte alla ricerca e all’impiego di materiali innovativi e sperimentali e, dall’altra, allo sviluppo di un processo creativo nel quale il valore aggiunto sia costituito dall’idea.

Tematica al centro di Ridefinire il Gioiello VIII edizione è l’Irlanda nel quadro della manifestazione Stupor Mundi dedicata proprio alla meravigliosa Isola di Smeraldo dal Comune di Casalmaggiore (se ne volete sapere di più, qui ne avevo parlato in dettaglio).

Grazie a un’attenta selezione, sono stati infine scelti 31 gioielli inediti presentati da altrettanti artist*: si trovano ora in mostra al Museo del Bijou di Casalmaggiore e lo saranno fino al 21 gennaio 2023.

Proprio come era stato auspicato in fase di lancio del bando di concorso, ogni artista ha esplorato il tema del concorso declinandolo in soluzioni personali, originali e mai scontate, lontane dai cliché e dagli stereotipi: rinnovo quindi i miei personali complimenti a tutt*. Leggi tutto

Radiant Vision, Keith Haring torna alla Reggia di Monza

Dopo il successo di ben quattro tappe americane (precisamente Cooperstown NY, Saint Louis Missouri, Naples Florida, Doylestown Pennsylvania), arriva anche in Italia la mostra Keith Haring – Radiant Vision ospitata presso l’Orangerie della Reggia di Monza dal 30 settembre al 29 gennaio 2023.

Keith Haring (1958 – 1990) è molto probabilmente il più celebre artista pop degli Anni Ottanta e viene raccontato attraverso oltre 130 opere inedite in Italia perché provenienti da una straordinaria collezione privata.

Le opere sono state divise in nove sezioni:  litografie, serigrafie, disegni su carta e manifesti illustrano l’intero arco del (purtroppo) breve eppure molto prolifico percorso di Haring, esaminando diversi aspetti della sua vita e della produzione artistica, tra cui i disegni in metropolitana e la street art, le mostre in alcune delle più famose gallerie di New York, l’esperimento straordinario del Pop Shop, il suo lavoro commerciale in ambito pubblicità, il lavoro fatto con i giovani.

Impegnato socialmente su diversi fronti tra i quali i diritti civili, il benessere dei bambini e la consapevolezza a proposito dell’AIDS, Keith Haring ha realizzato poster, opere e performance d’arte pubblica nonché commissioni di beneficenza a sostegno di queste cause assolutamente vitali e fondamentali.

Ma perché nel mio titolo ho parlato di un ritorno? Leggi tutto

Qualche mia idea a proposito di essere – o non essere – un buon docente…

Oggi vorrei raccontarvi due storie.
Sono aneddoti personali e riguardano il rapporto avuto con un paio di docenti incontrati durante i miei percorsi da studentessa.

Quand’ero alle elementari e alle medie, la matematica mi piaceva.
Non quanto le materie letterarie che sono da sempre la mia grande passione, ma anche la matematica mi incuriosiva e mi affascinava.
L’idillio tra noi si spezzò alle scuole superiori, esattamente in quarta, quando alla mia classe fu assegnato un professore terribile, un po’… nazista (passatemi il termine), uno di quelli a cui cambiavano sezione ogni anno per via delle proteste di genitori e studenti.

Il nazistoide aveva regole ferree e un po’ assurde: sul banco non dovevamo avere nulla se non una biro, il quaderno e il libro.
Se solo vedeva, per esempio, un innocente portapenne, lo stesso volava giù dalla finestra.

A una riunione con genitori (preoccupati) e studenti (arrabbiati), enunciò la propria teoria che voleva che lui fosse un genio (incompreso, probabilmente) e noi dei poveri stupidi. Leggi tutto

Allora ciao 2021 e soprattutto… a mai più arrivederci…

I bilanci non mi piacciono.
Non mi piace sedermi sugli allori esattamente quanto non mi piace rimuginare sugli insuccessi perché preferisco guardare avanti e pensare al futuro.

Ma stavolta ho deciso di chiudere i conti e fare invece un piccolo bilancio.

Sotto il punto di vista professionale, il 2021 è stato un anno molto deludente.

Da dimenticare.
La situazione piatta e stagnante che regna mi annoia, mi deprime e soprattutto mi preoccupa, tanto.
O vinci o impari, si dice. Il punto è che non ho vinto e non ho imparato e questo mi disturba.
Temo (come è già avvenuto in altre occasioni in passato, ne ho parlato poco tempo fa qui…), di trovarmi a un punto morto. E lo confesso, inizio a essere stanca di dover buttare all’aria tutto e ricominciare come – ripeto – ho dovuto fare altre volte.
Vorrei finalmente un po’ di serenità.

Sotto il punto di vista personale, il bilancio è invece completamente diverso perché nel 2021 non mi sono mancati affetto, calore, appoggio da familiari e amici.

Ho accanto un uomo che mi ama e che amo e con il quale condivido ogni cosa, incluso il fatto di essere tornati in alcuni posti che amiamo tanto.
Sono in salute e, cosa per me ancora più importante, lo sono i miei familiari e i miei cari.

Sono un’eterna ottimista e ho sempre visto la metà piena del bicchiere.
Dunque, nonostante l’amarezza sul fronte professionale, voglio solo vedere ciò che di buono c’è stato in questo 2021 e non voglio che a prevalere sia lo sconforto.
Preferisco sempre e comunque la gratitudine.

E allora concludo con questi versi di Melody Beattie, scrittrice statunitense, classe 1948.

«La gratitudine sblocca la pienezza della vita.
Trasforma ciò che abbiamo in ricchezza.
Trasforma la negazione in accettazione, il caos in ordine, la confusione in chiarezza.
Può trasformare un pasto in una festa, una casa in un’abitazione, un estraneo in un amico.
Trasforma i problemi in doni, i fallimenti in successi, l’inaspettato in un tempismo perfetto e gli errori in eventi importanti.»

Ciao 2021 e a mai più arrivederci.

Al 2022 chiediamo (posso usare il plurale?) un po’ più di clemenza, perché cavarsela da soli è giusto (ed è sempre stato il mio motto) ma, a questo punto, forse qualche botta di fortuna non guasterebbe.

Auguri a tutti quelli che hanno letto fin qui,

Vostra Manu

 

*** Ho pubblicato questi stessi pensieri stamattina in Instagram.
Ho il desiderio che restino anche qui, visto la velocità (che tutto cancella) dei social network… ***

 

 

Dell’invecchiare o… tanti auguri a me :-)

Sono stata una ragazza carina.
E se oso affermarlo (mi rendo conto che potrei sembrare molto immodesta) è solo perché, ahimè, mi tocca usare il passato.

Certo, non sono mai stata una di quelle bellezze da far girare la testa, ma ho avuto in dono un viso grazioso e un fisico minuto, non prorompente ma proporzionato.
Avere un aspetto piacevole non è un merito, naturalmente, ma si può scegliere cosa fare della piacevolezza.
Io ho avuto rispetto del mio corpo, me ne sono presa cura e ho sempre fatto sport e movimento, volentieri e con piacere; sono anche una buona forchetta, amante della buona tavola e della convivialità, ma proprio in nome del mio essere sportiva ho saputo fare qualche rinuncia e qualche sacrificio.

Dunque non prenderò in giro nessuno: il passare del tempo non mi fa piacere e non mi piace la prospettiva di invecchiare.
Non mi lancerò in discorsi su quanto sia bella ogni stagione della vita: preferivo quando l’ovale del mio viso era perfetto e quando non avevo nemmeno una ruga.
Di cali d’energia non posso parlare né lamentarmi al momento perché, forse grazie allo stile di vita attivo, per ora non ne soffro. Eppure so che arriveranno anche quelli. Leggi tutto

Il mito di Wonder Woman è in mostra a Milano

Tra la fine degli Anni Settanta e i primissimi Anni Ottanta andò in onda anche in Italia Wonder Woman.

Io ero davvero piccola piccola e della serie TV mi colpiva pertanto ciò che poteva essere colto da una bambina, ovvero gli aspetti più immediati e superficiali: la bellezza, la simpatia e la bravura di Lynda Carter alias Diana Prince / Wonder Woman, i colori vivaci delle immagini, la sigla, gli effetti speciali, i superpoteri dell’eroina che a me appariva un po’ come una Barbie mora in carne e ossa.

Di sicuro all’epoca sapevo poco – anzi niente – di women empowerment, di quanto fosse successo negli Anni Sessanta e Settanta sul fronte di lotte femministe e conquiste verso l’emancipazione né di ciò che si preannunciava per gli Anni Ottanta tra power suits (ovvero il tailleur pantalone per le nuove donne in carriera, spalline, anzi, spallone incluse) e il culto del corpo e della forma fisica a partire dall’aerobica praticata con look coloratissimi.

In seguito scoprii i fumetti della DC Comics inclusi quelli dai quali la serie TV aveva tratto ispirazione: non ero più piccola e iniziai a comprendere quanti piani interpretativi e quante sfumature ci fossero dietro l’eroina che aveva affascinato la bambina, iniziai a cogliere gli argomenti che oggi mi appassionano profondamente, che mi infiammano e che sono continua materia di studio nella quale coinvolgo anche i ragazzi delle mie classi. Leggi tutto

Contemporary Heroes e gli eroi moderni che portano gli occhiali

Conoscete Contemporary Heroes?

È un marchio che fa capo a Vision Group, noto leader nel mercato della distribuzione ottica in Italia, e che vuole celebrare – come da suo nome – gli eroi contemporanei, ovvero tutti coloro che sono protagonisti della propria quotidianità e che affrontano la vita con spirito sempre positivo.

Si è dunque pensato di raccontare l’identità del brand attraverso quattro superpoteri – definiamoli così – utili per affrontare e vincere le sfide quotidiane nelle quali ciascuno di noi diventa appunto un eroe contemporaneo, visto che anche nell’ordinario è possibile compiere imprese straordinarie; anzi, proprio la quotidianità richiede caratteristiche e abilità che non sono certo l’invisibilità e neppure la capacità di volare, ma che in fin dei conti non risultano meno… straordinarie.

I quattro superpoteri sono lo stile (che ritroviamo in montature dalle linee sobrie e confortevoli quanto impeccabili e di carattere), la leggerezza (ben rappresentata da montature caratterizzate da un design ultra sottile e leggero), l’eleganza (espressa in occhiali dalle linee raffinate e curate nei minimi dettagli) e la libertà (raccontata da modelli che si trasformano, con un semplice gesto e grazie a una pratica clip magnetica, in occhiali da sole). Leggi tutto

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