Il mito di Wonder Woman è in mostra a Milano

Tra la fine degli Anni Settanta e i primissimi Anni Ottanta andò in onda anche in Italia Wonder Woman.

Io ero davvero piccola piccola e della serie TV mi colpiva pertanto ciò che poteva essere colto da una bambina, ovvero gli aspetti più immediati e superficiali: la bellezza, la simpatia e la bravura di Lynda Carter alias Diana Prince / Wonder Woman, i colori vivaci delle immagini, la sigla, gli effetti speciali, i superpoteri dell’eroina che a me appariva un po’ come una Barbie mora in carne e ossa.

Di sicuro all’epoca sapevo poco – anzi niente – di women empowerment, di quanto fosse successo negli Anni Sessanta e Settanta sul fronte di lotte femministe e conquiste verso l’emancipazione né di ciò che si preannunciava per gli Anni Ottanta tra power suits (ovvero il tailleur pantalone per le nuove donne in carriera, spalline, anzi, spallone incluse) e il culto del corpo e della forma fisica a partire dall’aerobica praticata con look coloratissimi.

In seguito scoprii i fumetti della DC Comics inclusi quelli dai quali la serie TV aveva tratto ispirazione: non ero più piccola e iniziai a comprendere quanti piani interpretativi e quante sfumature ci fossero dietro l’eroina che aveva affascinato la bambina, iniziai a cogliere gli argomenti che oggi mi appassionano profondamente, che mi infiammano e che sono continua materia di studio nella quale coinvolgo anche i ragazzi delle mie classi.

Non ho invece visto i due film più recenti (quelli del 2017 e del 2020) dedicati a Wonder Woman: non sono una nostalgica, ve lo assicuro, eppure mi piace l’idea di conservare l’immagine di Lynda Carter in un omaggio agli Anni Ottanta e alla bambina che sono stata.

Ma proprio perché mi appassiona ciò che di più profondo c’è dietro all’eroina DC Comics, mi sono invece immediatamente entusiasmata alla notizia della mostra che da oggi 17 novembre e fino al 20 marzo 2022 anima le sale di Palazzo Morando a Milano: si tratta di Wonder Woman – Il mito a cura di Alessia Marchi con il contributo curatoriale moda di Maurizio Francesconi.

È il primo progetto museale nonché la prima mostra in Italia interamente dedicata all’eroina e il percorso espositivo nasce dalla collaborazione tra 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore, DC e Warner Bros.

Il progetto vede affiancati tavole e fumetti originali, costumi di scena e accessori dei film nonché un ricco apparato multimediale di videoproiezioni e animazioni, con materiali di repertorio e spezzoni di telefilm e film.

Mercoledì 16 novembre ho avuto l’opportunità di partecipare all’anteprima stampa e ho potuto visitare la mostra con la preziosa guida della curatrice Alessia Marchi, giornalista e art curator di tanti progetti interessanti e ora di questo: mi sono arrivate forti e chiare la sua grandissima preparazione e la sua passione e dunque, con altrettanto entusiasmo, condivido con voi alcuni spunti che ho ricevuto ed elaborato.

Lo locandina e sotto Alessia Marchi, curatrice della mostra <em><strong>WONDER WOMAN Il mito</strong></em> (photo Jule Hering coutesy 24 Ore Cultura)
Lo locandina e sotto Alessia Marchi, curatrice della mostra WONDER WOMAN Il mito (photo Jule Hering coutesy 24 Ore Cultura)

Wonder Woman viene creata nel 1941 da William Moulton Marston (1893 – 1947), psicologo, inventore e fumettista statunitense: quest’anno la nostra eroina compie dunque 80 anni.

Laureato in legge con un dottorato in psicologia, Marston si avvicina al femminismo e ne supporta con entusiasmo i princìpi: è in contatto, per esempio, con Emmeline Pankhurst (1858 – 1928), attivista e politica britannica che guida il movimento delle suffragette del Regno Unito aiutando le donne a ottenere il diritto di voto (coincidenze belle, nei materiali che condivido con i miei studenti c’è un’immagine di Christabel H. Pankhurst, figlia di Emmeline e a sua volta attivista).

Marston plasma la sua Wonder Woman ispirandosi alla mitologia, alle donne che ha conosciuto e ai valori che condivide con loro iniziando dalle due compagne della sua vita, Elizabeth Holloway e Olive Byrne. E la crea non per affiancare un supereroe di sesso maschile bensì per esaltare quelle qualità femminili in cui crede fermamente, come per esempio altruismo, integrità, indipendenza, determinazione, compassione, coraggio: «il miglior rimedio per rivalorizzare le qualità delle donne è creare un personaggio femminile con tutta la forza di Superman e in più il fascino di una donna brava e bella», scrive Marston.

Ed è sempre lui, naturalmente, a riassumere il suo personaggio con poche ed efficaci parole: «bella come Afrodite, saggia come Atena, con la velocità di Mercurio e la forza di Ercole», Wonder Woman diventa nel tempo simbolo di uguaglianza, lealtà e verità, paladina contro ogni forma di ingiustizia, costantemente impegnata nel mettere fine a qualsiasi conflitto.

La mostra <em><strong>WONDER WOMAN Il mito</strong></em> (photo Jule Hering coutesy 24 Ore Cultura) – <em>piccola curiosità: ci sono anch’io in cappotto a pois grigio-neri</em>
La mostra WONDER WOMAN Il mito (photo Jule Hering coutesy 24 Ore Cultura) – piccola curiosità: ci sono anch’io in cappotto a pois grigio-neri

Purtroppo, nel 1954, il Congresso americano impone a tutti gli editori la Comics Code Authority, un organo di censura attraverso il quale ogni albo deve passare prima della pubblicazione. Lo scopo è proteggere i bambini dagli ipotizzati effetti dannosi di mass media e fumetti: anche Wonder Woman subisce tale censura, le sue caratteristiche cambiano e perde i superpoteri finendo per assomigliare sempre più a un’investigatrice piuttosto che a un supereroe.

Ma la nuova svolta arriva con Gloria M. Steinem (classe 1934, oggi 87enne), scrittrice, giornalista e attivista considerata portavoce e leader del femminismo degli Anni Sessanta e Settanta. La Steinem sceglie proprio Wonder Woman, eroina della sua infanzia, per la copertina del primo numero della rivista femminile Ms.: è il luglio 1972 e l’eroina è accompagnata dall’eloquente frase Wonder Woman for president e dal cartello Peace and Justice in ’72 (ricordiamo che dal 1955 era in corso la guerra del Vietnam).

Naturalmente, trovate una gigantografia della copertina esposta in mostra – e in anteprima nella foto qui sotto.

Tre anni dopo, negli Usa (e poi in seguito anche in Italia), arriva il primo episodio della stagione numero uno del telefilm prodotto dalla Warner Bros. Il resto è storia attuale con i film del 2017 e del 2020, dopo una prima apparizione cinematografica di Wonder Woman nel 2016 nel film Batman v. Superman, Dawn of Justice.

Lo avete sicuramente compreso leggendo fin qui, non aspettatevi una mostra esclusivamente piena di memorabilia, gadget e merchandising: certo, a Palazzo Morando ci sono anche quelli, ma lo straordinario lavoro fatto da Alessia Marchi consiste principalmente nell’indagare le molteplici e complesse connotazioni e implicazioni sociali e culturali nonché l’evoluzione dell’iconografia di Wonder Woman in relazione alle varie epoche, dal 1941 a oggi.

Ed è per questo che la mostra mi piace e che trovo sia assolutamente perfetta nel contesto di un luogo profondamente deputato a raccontare il costume, la moda e l’immagine: Palazzo Morando, dimora settecentesca nel cuore del quadrilatero della moda, apre le porte a Wonder Woman, figlia del Novecento, assolvendo alla propria mission di luogo di confronto sui temi legati ai fenomeni di costume. Senza pregiudizi di settore.

Chiudo con un’ultima riflessione personale.

Proprio in nome dell’evoluzione narrata dalla mostra e nonostante la mia sincera volontà di omaggiare gli Anni Settanta / Ottanta di Lynda Carter e la bimbetta che ero in quel periodo, credo sia venuto anche per me il momento di vedere i film del 2017 e del 2020 con la brava e bella Gal Gadot: in fondo, il mio amore per i concetti di evoluzione e cambiamento è forte quanto il giusto e doveroso ricordo e quanto l’importanza della memoria.

Non perdete la mostra, cari amici: vi lascio qui sotto tutti i dettagli.

Manu

 

 

MOSTRA WONDER WOMAN – IL MITO

In occasione dei festeggiamenti dell’ottantesimo anniversario nonché della campagna internazionale #believeinwonder, 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore, in collaborazione con Warner Bros. e DC, celebra l’eroina-pioniera con la mostra WONDER WOMAN Il mito ospitata a Milano nella sede espositiva di Palazzo Morando | Costume Moda Immagine.

La mostra è aperta al pubblico dal 17 novembre 2021 e proseguirà fino al 20 marzo 2022.

Accompagnato dall’hashtag #wondersonoio, il progetto – primo assoluto in Italia – esplora la figura di Wonder Woman e gli ottant’anni di storia che ha attraversato con una connotazione interdisciplinare che tocca molti ambiti – dall’illustrazione e il fumetto al cinema, dalla cultura pop alla moda – attraverso un percorso curato da Alessia Marchi e articolato in sezioni dove coabitano comics e tavole originali (dalla Golden Age ai nostri giorni), videoinstallazioni, costumi e props dell’universo cinematografico.

Al centro c’è la personalità di Wonder Woman e ciò che ha rappresentato e continua a rappresentare per intere generazioni: il progetto espositivo vede in mostra tavole e fumetti originali provenienti dall’archivio DC a Burbank, California, e da collezionisti privati nonché i costumi originali di scena dei film Warner Bros. Pictures Wonder Woman (2017) e Wonder Woman 1984 (2020) e i più iconici oggetti usati sul set dei film tra cui gli scudi, le spade, gli archi e le frecce usate dalla protagonista.

Infine, a completare il tutto c’è un ricco apparato multimediale di videoproiezioni e animazioni con materiali di repertorio e spezzoni di film e telefilm di Warner Bros. Pictures per raccontare al pubblico dei fan – così come a chi non la conosce ancora – tutto il mondo di Diana Prince / Wonder Woman.

IL PERCORSO DELLA MOSTRA

La mostra inizia il suo percorso dalla prima copertina di Sensation Comics #1 del 1942 che inaugura la prima serie di fumetti dedicati a Wonder Woman dopo il debutto, l’anno precedente, all’interno delle pagine di All Star Comics #8 (come Diana, giovane membro di una tribù di donne chiamate Amazzoni, originaria di Paradise Island, un’isola nascosta situata nel mezzo di un vasto oceano) nonché dalla formazione accademica e le ricerche in campo psicologico che William Moulton Marston intraprese per creare la figura dell’eroina, dal suo profilo e carattere ai suoi superpoteri per arrivare al suo costume.

Si introduce poi la cosiddetta Golden Age di Wonder Woman, ovvero il periodo epico del fumetto negli Stati Uniti (1941-1955), attraverso alcune tra le copertine più iconiche e un video racconto che intreccia la Storia con il Mito.

Nel Dopoguerra, negli Anni Cinquanta e nei primi Anni Sessanta, il character viene ripensato sulla base di modelli e riferimenti più attuali, privata dei superpoteri (a partire dal 1968) e infine resa partecipe di una nuova ondata femminista. In mostra, a fianco della gigantografia di Ms., il magazine co-fondato dall’attivista Gloria Steinem, c’è una selezione di tavole delle wonder women, le illustratrici italiane dell’universo DC (tra cui Laura Braga, Emanuela Lupacchino, Maria Laura Sanapo) che vogliono focalizzare l’attenzione del visitatore anche sul valore che in questi decenni la matrice del disegno tutta italiana ha portato nella costruzione della figura di Wonder Woman come la conosciamo oggi.

Si entra quindi nel mito attraverso la video installazione, immersiva e dai toni epici, che racconta la formazione di Diana Prince nell’isola Paradiso, Themyscira, permettendo al visitatore di scoprire le origini mitologiche di Wonder Woman.

Cruciali per Wonder Woman saranno gli Anni Ottanta: dopo Crisis on Infinite Earths, un ciclo narrativo pubblicato da DC per dieci numeri dall’aprile 1985 al marzo 1986, grazie a nuove avventure scritte da Greg Potter e Len Wein e magistralmente illustrate da George Pérez, il personaggio acquista nuova vita e dignità.

Gli ultimi trent’anni della storia di Wonder Woman sono raccontati in una sezione dedicata. Il pantheon dei suoi illustratori comprende ora, tra gli altri, artisti come Adam Hughes, Alex Ross, Phil Jimenez, Brian Bolland; è un’ulteriore rinascita del personaggio, fino alle serie The New 52 (dal 2011) e Rebirth (dal 2016).

La mostra si conclude con un’escursione nei mondi della televisione e del cinema: dalla serie TV con Lynda Carter fino ai recenti film con Gal Gadot.

È un breve viaggio che tocca anche il mondo della moda, curato in particolare attraverso una videoinstallazione – con il contributo di ricerca dello storico della moda Maurizio Francesconi – che pone l’accento sull’importanza delle influenze stilistiche della moda che insieme ai costumi dell’eroina ha attraversato ottant’anni di cambiamenti e ha giocoforza influenzato la figura di Wonder Woman in una costante oscillazione tra il passato, il presente e un immaginario futuro.

 

Palazzo Morando | Costume Moda Immagine
Via Sant’Andrea, 6 – Milano
MM1 San Babila – MM3 Montenapoleone – Tram 1 – Bus 61 e 94
Dal 17 novembre 2021 al 20 marzo 2022
ORARIO DI APERTURA martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle ore 9:30 alle ore 19:30; giovedì e sabato dalle ore 9:30 alle ore 22:30.
L’ultimo ingresso è consentito sino a un’ora prima della chiusura.
BIGLIETTI Intero € 14,00 | Ridotto € 12,00

Preacquisto dei biglietti qui (consigliato ma non obbligatorio)

 

 

«Finalmente, in un mondo lacerato dall’odio e dalle guerre degli uomini, appare una donna per la quale i problemi e le imprese degli uomini sono un gioco da ragazzi. Una donna la cui identità non è nota a nessuno, ma le cui imprese sensazionali sono eccezionali in un mondo in rapido movimento.
Serve come simbolo di integrità e umanità, in modo che il mondo degli uomini sappia cosa significa essere un’amazzone.
Con cento volte l’agilità e la forza dei nostri migliori atleti maschi e dei lottatori più forti, appare come se dal nulla vendicasse un’ingiustizia o raddrizzasse un torto!

Bella come Afrodite, saggia come Atena, con la velocità di Mercurio e la forza di Ercole, è conosciuta solo come Wonder Woman!»

William Moulton Marston in All Star Comics #8, 1941

«Un tempo volevo salvare il mondo, far cessare la guerra e portare pace agli esseri umani.
Ma poi ho scorto la tenebra che vive nella loro luce e ho imparato che dentro ognuno di loro ci saranno sempre entrambe. Ognuno deve fare la propria scelta e questo nessun eroe lo potrà mai cambiare. E ora so che solo l’amore può davvero salvare il mondo.
Quindi sono qui, e combatto e mi prodigo per il mondo come potrebbe essere.
È questa la mia missione ora.
Per sempre.»

Diana Prince dal film Wonder Woman, regia di Patty Jenkins, 2017 – Warner Bros. Pictures

 

 

 

All photos here: Jule Hering coutesy 24 Ore Cultura

WONDER WOMAN and all related characters and elements ™ & © DC

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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