Ritmi sostenibili, sostenibilità verso innovazione, cultura e intrattenimento

La parola sostenibilità è una delle più utilizzate – e oserei aggiungere abusate – degli ultimi anni.

È però necessario utilizzarla bene, comprendendo fino in fondo quanto sia preziosa: riconduce a temi estremamente importanti e comporta rispetto e consapevolezza.

Come anticipavo nel post precedente e nell’ottica di essere sempre più attiva sul fronte sostenibilità sociale e ambientale, ho accettato molto volentieri l’invito a partecipare a un talk intitolato Ritmi Sostenibili.

Il talk è stato pensato e organizzato da Demood, collettivo che si pone un preciso obiettivo: celebrare creatività e bellezza in ogni forma.

Sempre in evoluzione, Demood ha le sue radici nelle Marche, regione in cui si incontrano natura e genio umano: ogni membro mette a disposizione il proprio talento e le proprie esperienze per realizzare progetti caratterizzati da sperimentazione e dinamismo.

Il loro progetto di punta è il Mood Festival e lo scorso anno ho raccontato (qui) che si tratta di un evento che nasce con l’idea di portare le atmosfere delle grandi rassegne musicali nel cuore delle colline marchigiane.

Mood Festival giunge quest’anno alla sua nona edizione: si terrà il 21 e 22 luglio al Castello della Rancia di Tolentino (qui tutti i dettagli) ed è accompagnato da una serie di novità tra le quali in primis il talk Ritmi Sostenibili che si è tenuto il 10 giugno presso il Campus Simonelli.

Simonelli è un’azienda leader a livello internazionale nel settore delle macchine da caffè espresso d’eccellenza: il loro Campus è situato a Belforte del Chienti, in provincia di Macerata, ed è uno spazio multidisciplinare dedicato a formazione, ricerca, open innovation e cultura di impresa.

Il Campus Simonelli che ha ospitato il talk <em><strong>Ritmi Sostenibili</strong></em> e le cartelle stampa (photo credit Nicolò Ruggeri x Demood)
Il Campus Simonelli che ha ospitato il talk Ritmi Sostenibili e le cartelle stampa (photo credit Nicolò Ruggeri x Demood)

Pensato per riunire rappresentanti di vari settori, Ritmi Sostenibili ha creato incontro e confronto attorno al tema della sostenibilità, come suggerisce il titolo, accostandola a innovazione, cultura e intrattenimento.

Con il patrocinio della rappresentanza in Italia della Commissione Europea e introdotto da Maurizio Giuli in qualità di rappresentante di Simonelli, il dibattito è stato moderato da Niccolò Mazzocchetti, membro di Demood e professionista che si occupa di affari europei.

Il confronto ha visto l’alternanza di quattro ospiti: Emanuela Pilotti (Celli Direct Acqua Alma Business Coordinator), Tudor Laurini in arte Klaus (Content Creator, Dj/Producer, Founder Wanderlust Vision), Riccardo Prosperi (Dj/Producer, Art Director, Founder Demood & Mood Festival) e infine la sottoscritta, ovvero Emanuela Pirré.

Ogni relatore ha raccontato una diversa sfaccettatura dell’approccio alla sostenibilità grazie alle esperienze maturate nel proprio settore.

Emanuela Pilotti ha raccontato come Acqua Alma, brand ideato da Celli Group, si stia impegnando su un fronte talvolta sottovalutato e che è invece centrale e prioritario: bere acqua in maniera realmente sostenibile e nel rispetto dell’ambiente. Proprio in quest’ottica, Acqua Alma lavora sulla microfiltrazione dell’acqua di rete, offrendo un sistema altamente performante che garantisce qualità e sicurezza a km zero.

La sintesi del pensiero e della vita di Klaus si manifesta in pieno in Wanderlust Vision: piattaforma di eventi, etichetta discografica e agenzia creativa che si occupa di branding e sviluppo prodotto, Wanderlust mira a creare e coinvolgere la propria community, online e offline, attraverso la musica e attraverso un approccio consapevole all’attualità e alla valorizzazione dell’ambiente.

Da sempre in simbiosi con la musica, Riccardo Prosperi si impegna con passione nel dare valore al suo territorio, le Marche, e anche nel portare sostenibilità e innovazione in ogni evento organizzato da Demood, riducendo al minimo l’impatto ambientale.

Con il motto “No Mood 4 Plastic” – e già dalle precedenti edizioni – al Mood Festival vengono distribuiti solo bicchieri e cannucce completamente biodegradabili e bracciali realizzati con materiali riciclati.

Tra le novità dell’edizione 2023 figurano l’eliminazione della ricevuta cartacea grazie all’introduzione dello scontrino digitale e la collaborazione con Acqua Alma per l’installazione di erogatori che daranno a tutti la possibilità di bere acqua microfiltrata gratuita.

Non mancherà l’area dedicata a Simonelli con una macchina per caffè che, grazie a nuove tecnologie, utilizza il 37% di energia in meno; ci sarà anche il Wanderlust Stage che presenterà le idee e i progetti di Klaus e del suo team per un futuro più sostenibile.

I protagonisti del talk <em><strong>Ritmi Sostenibili</strong></em>: <strong>dall’alto Maurizio Giuli</strong> (per Simonelli), <strong>Niccolò Mazzocchetti</strong> (membro di Demood e professionista che si occupa di affari europei), <strong>Emanuela Pilotti</strong> (Celli Direct Acqua Alma Business Coordinator), <strong>Tudor Laurini in arte Klaus</strong> (Content Creator, Dj/Producer, Founder Wanderlust Vision) e <strong>Riccardo Prosperi</strong> (Dj/Producer, Art Director, Founder Demood & Mood Festival) (photo credit Nicolò Ruggeri x Demood)
I protagonisti del talk Ritmi Sostenibili: dall’alto Maurizio Giuli (per Simonelli), Niccolò Mazzocchetti (membro di Demood e professionista che si occupa di affari europei), Emanuela Pilotti (Celli Direct Acqua Alma Business Coordinator), Tudor Laurini in arte Klaus (Content Creator, Dj/Producer, Founder Wanderlust Vision) e Riccardo Prosperi (Dj/Producer, Art Director, Founder Demood & Mood Festival) (photo credit Nicolò Ruggeri x Demood)

Ho già raccontato i motivi per cui ho deciso di partecipare al talk e quindi arrivo al cuore del contributo che ho dato a Ritmi Sostenibili.

In qualità di fashion editor e docente di editoria, i miei interventi sono partiti da una precisa riflessione: indiscutibilmente e innegabilmente, la moda deve oggi affrontare precise responsabilità riguardo la sostenibilità, in ambito sociale e ambientale.

È dunque evidente quanto serva agevolare la transizione verde del settore tessile e moda, partendo da un cambio di mentalità fino ad arrivare a nuove abitudini e nuovi modelli di produzione, distribuzione, comunicazione e consumo.

Partendo dal presupposto che – sebbene sarebbe bello poterlo fare – non si diventa virtuosi da un giorno all’altro, i protagonisti della transizione sono naturalmente le istituzioni e le aziende, ma siamo anche tutti noi.

Per quanto riguarda le istituzioni, mi piace per esempio citare il fatto che, in Italia, l’obbligo della raccolta differenziata per i rifiuti tessili è già realtà.

Dal 1° gennaio 2022 è infatti entrato in vigore l’obbligo di raccogliere in modo differenziato i rifiuti tessili, anticipando di tre anni l’attuazione del ”Pacchetto di direttive sull’economia circolare” adottato dalla UE che stabilisce obiettivi vincolanti per il riciclo dei rifiuti e per la riduzione del numero delle discariche entro il 2025.

Io nei panni di quarta relatrice di <em><strong>Ritmi Sostenibili</strong></em> (photo credit: sopra Nicolò Ruggeri x Demood; sotto Enrico C.)
Io nei panni di quarta relatrice di Ritmi Sostenibili (photo credit: sopra Nicolò Ruggeri x Demood; sotto Enrico C.)

Per quanto riguarda le aziende, invece, concordo con quanti mettono innovazione tecnologica e regole etiche chiare tra i temi cruciali.

Occorre implementare nuovi processi produttivi e arrivare alla formulazione di materie prime meno impattanti; occorre un maggior controllo sulla catena produttiva e non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista della protezione dei lavoratori coinvolti in tutto il processo, dalla produzione fino alla consegna dei prodotti finiti; si può – e si deve – ricorrere all’uso della tecnologia blockchain anche per arrivare ad avere etichette che si trasformino in veri passaporti digitali in grado di garantire (realmente) il tracciamento dell’intera filiera.

E occorre inoltre intraprendere sempre più la strada della circolarità perché il passaggio dall’economia tradizionale lineare a quella circolare è una delle chiavi per il futuro del nostro pianeta.

La circolarità evita lo spreco e i rifiuti e implica, sia in fase di produzione che di consumo, condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo: a fine vita, materiali e prodotti, anziché diventare rifiuti, rientrano nuovamente in circolo generando nuovo valore.

Tutti protagonisti di <em><strong>Ritmi Sostenibili</strong>,</em> ovvero relatori, moderatori e <em>last but not least</em> il <strong>meraviglioso pubblico fatto di persone che si sono rivelate realmente interessate e reattive</strong> (photo credit Nicolò Ruggeri x Demood)
Tutti protagonisti di Ritmi Sostenibili, ovvero relatori, moderatori e last but not least il meraviglioso pubblico fatto di persone che si sono rivelate realmente interessate e reattive (photo credit Nicolò Ruggeri x Demood)

Nell’idea di circolarità, possiamo far rientrare vintage e second hand (che io adoro) e questo mi conduce a come noi tutti possiamo avere un ruolo nella transizione verde in ambito moda.

Sottolineando che integralismo e terrorismo psicologico sono a mio avviso controproducenti in quanto rischiano di farci sentire inadeguati, è altrettanto sbagliato pensare che la sostenibilità non sia cosa che riguardi tutti noi.

Quindi, esattamente come ci troviamo a dribblare rischi quali per esempio il greenwashing, ovvero il cosiddetto ambientalismo di facciata, dobbiamo allo stesso modo accantonare il pensiero errato che alla sostenibilità debba pensare solo chi produce.

Ognuno di noi può fare la propria parte attraverso azioni concrete e quotidiane in quanto abbiamo nelle nostre mani un mezzo potentissimo: scegliere come spendere i nostri soldi.

E per quanto riguarda questo aspetto, che tra l’altro mi sta molto a cuore, vi rimando all’articolo che ho scritto per ADL Mag (lo potete leggere qui).

Intanto vi lascio i link Instagram per seguire i protagonisti del talk Ritmi Sostenibili.

Qui trovate il profilo Demood e qui il profilo del Mood Festival.

Qui trovate il profilo Simonelli.

Qui trovate il profilo Acqua Alma.

Qui trovate il profilo Wanderlust Vision.

Manu

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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