Tutti al mare 1843-2023 ovvero 180 anni in vacanza a Rimini

Ricevo e volentieri condivido – Dal 1° luglio fino al 31 agosto 2023, il programma culturale estivo della città di Rimini si arricchisce di una mostra fotografica sulla spiaggia: Tutti al mare 1843-2023 ovvero 180 anni in vacanza a Rimini.

Di cosa si tratta?

Come narra già il titolo, è una passeggiata attraverso 180 anni di storia balneare: 100 plance, quasi 200 fotografie, oltre 20 manifesti conducono dal 1843, anno in cui prende avvio questa storia, fino a oggi, attraverso gli snodi che hanno visto Rimini affermarsi come importantissima realtà balneare.

Perché, tra le tante notizie che ricevo, ho deciso di dare voce a questa mostra?

I motivi sono tanti.

Perché mi piace l’idea di una mostra open air e dunque fruibile da chiunque, quando si vuole e gratuitamente; perché amo la storia; perché amo in particolare la storia del costume che, nel mio piccolo, insegno.

E in questa mostra c’è tanta storia del nostro Paese, della società e dei costumi. Leggi tutto

Dell’invecchiare o… tanti auguri a me :-)

Sono stata una ragazza carina.
E se oso affermarlo (mi rendo conto che potrei sembrare molto immodesta) è solo perché, ahimè, mi tocca usare il passato.

Certo, non sono mai stata una di quelle bellezze da far girare la testa, ma ho avuto in dono un viso grazioso e un fisico minuto, non prorompente ma proporzionato.
Avere un aspetto piacevole non è un merito, naturalmente, ma si può scegliere cosa fare della piacevolezza.
Io ho avuto rispetto del mio corpo, me ne sono presa cura e ho sempre fatto sport e movimento, volentieri e con piacere; sono anche una buona forchetta, amante della buona tavola e della convivialità, ma proprio in nome del mio essere sportiva ho saputo fare qualche rinuncia e qualche sacrificio.

Dunque non prenderò in giro nessuno: il passare del tempo non mi fa piacere e non mi piace la prospettiva di invecchiare.
Non mi lancerò in discorsi su quanto sia bella ogni stagione della vita: preferivo quando l’ovale del mio viso era perfetto e quando non avevo nemmeno una ruga.
Di cali d’energia non posso parlare né lamentarmi al momento perché, forse grazie allo stile di vita attivo, per ora non ne soffro. Eppure so che arriveranno anche quelli. Leggi tutto

Pensieri (in questo caso quasi ordinati) da Kokkari…

Stavolta Kokkari mi ha tirato un bel colpo basso…
Camminavo per raggiungere Calma Beach e, svoltato l’angolo in cui la vista si apre completamente, mi si è parata davanti la piccola baia in una calma assoluta.
Perfettamente immobile.
Perfettamente cristallina e trasparente.
Per un istante, il mio cuore si è fermato – lo giuro.
Ancora pochi passi e sono arrivata in spiaggia, mi sono spogliata in un attimo e sono entrata in acqua.
L’acqua era fresca e ho iniziato a nuotare pianissimo, senza quasi muovere la superficie liquida attorno. Dopo pochi lentissimi movimenti, avevo metri d’acqua sotto di me, acqua così trasparente che potevo vedere ogni dettaglio sul fondo, le pietre e la vegetazione e i pesci, a occhio nudo e senza nemmeno mettere la testa sotto la superficie.
Poi, a un certo punto, l’acqua mi ha come ipnotizzata: non galleggiavo, ero semplicemente sospesa nel vuoto. Come se non fossi più in acqua ma a mezz’aria. Non c’era più nulla, nemmeno il mio corpo e i suoi naturali confini fisici.
Avevo provato questa sensazione tanto intensa e assoluta una volta soltanto, dieci anni fa, in Polinesia. Solo lì avevo visto un’acqua così quieta e trasparente da sparire, lasciando me e i pesci in uno spazio rarefatto, fuori dal tempo e dallo spazio.
Ho immerso la testa sott’acqua per fondere in una sola cosa il mare e le lacrime che mi rigavano il volto già da un po’. Sale con sale, così che nessuno potesse vederle più, anche se le lacrime continuavano a sgorgare senza che io potessi fare nulla per fermarle.
Mi sono lasciata andare e ho allineato il corpo con la superficie: così sospesa, mi sono fatta cullare…
Te lo ridico: che colpo basso mi hai tirato, Kokkari.
Mi hai aperto il cuore in quattro quando non me lo aspettavo, quando ero senza difese. Senza aculei come il riccio di ieri a Mykali.
Ora prenditi pure quel che resta del mio cuore, tanto era comunque già tuo.

Manu

{Sono appena rientrata da Samos e ho voluto condividere con voi questi pensieri, scritti qualche giorno fa e pubblicati nel mio profilo Instagram insieme alla foto che ho scattato in tale occasione.
Non so, volevo condividere il tutto anche qui

Samos (con il piccolo paese di Kokkari) è il luogo che io chiamo la mia isola felice, metaforicamente (visto che è un modo di dire) ma anche concretamente (visto che è un’isola e che lì mi sento sempre, sempre, sempre felice).
È la quarta volta che Enrico e io ci torniamo e lo scorso anno, rientrando, avevo pubblicato due post, il primo spiegando perché trascorro le vacanze in Grecia e il secondo dando qualche dritta proprio per Samos.
Ai consigli e ai nomi già dati in tali occasioni, aggiungo la pensione di Kokkari in cui abbiamo dormito quest’anno (si chiama Blue Sky, è semplice ma pulitissima e con un prezzo davvero vantaggioso) e le meravigliose spiagge di Kedros e di Kaladakia con la sua incantevole caverna blu.
Trovate tantissime foto di questi e di tutti gli altri luoghi nel mio profilo Instagram.
Concludo con una promessa: settimana prossima, A glittering woman torna con la programmazione abituale.
Parleremo di donne, attraverso un’iniziativa che unisce vari settori e attraverso un importante progetto anti-violenza…}

La sharing economy arriva in spiaggia con la piattaforma Playaya

Mi sono sempre sentita cittadina del mondo poiché sono curiosa verso luoghi, culture e persone e perché trovo motivi per stare bene ovunque.

Tuttavia, mi sento profondamente italiana e sono molto orgogliosa di essere nata qui: amo profondamente il nostro Paese e credo che esservi cresciuta sia un plus che mi permette di apprezzare bellezza e cultura fin dall’infanzia.
Sono una strenua sostenitrice di tutto ciò che è Made in Italy e lo dimostro anche attraverso questo blog nel quale le creazioni nostrane e il genio di tanti nostri connazionali è raccontato, messo in evidenza, sviscerato.

Proprio perché amo e rispetto profondamente il nostro meraviglioso Paese, sono altrettanto obiettiva nel coglierne e ammetterne i difetti: penso che essere lucidi per quanto riguarda le criticità non sia affatto essere disfattisti bensì, al contrario, sia condizione necessaria per poi agire e risolvere.

La scorsa estate sono stata in Grecia, un altro Paese che amo moltissimo e che ho visitato tante volte (forse anche perché in tante cose assomiglia all’Italia…): tornando da quel viaggio, ho scritto un post in cui ho fatto un confronto mettendo in evidenza una delle criticità delle vacanze nel Bel paese, ovvero la rigidità del sistema spiagge e i prezzi proibitivi del noleggio sdraio-lettini-ombrelloni durante la stagione estiva.

Capite bene che, quando un paio di settimane fa, mi è stato sottoposta Playaya, la prima piattaforma che mira a snellire il sistema di gestione degli ombrelloni sulle spiagge italiane a opera di due intelligentissimi ragazzi italiani… beh, non potevo non accettare di parlarne, per dimostrare una volta di più quanto ci sia un bisogno (ah, ma allora certe cose non le penso solo io!), per dimostrare come la genialità italiana possa arrivare ovunque e per dimostrare come possa farlo attraverso un concetto che mi sta molto a cuore – ovvero quello della sharing economy.

Per caso, miei cari amici che leggete, arrivate sempre all’ultimo minuto e non trovate mai un ombrellone libero?
Siete stufi di stendervi al sole in una delle affollate spiagge libere italiane, cercando uno spazio (risicato) per il vostro telo e trovandovi gomito a gomito con il vicino?
La spiaggia attrezzata è fuori dal vostro budget (dal mio… spesso sì)?
Da oggi bastano pochi click per trovare l’ombrellone e risparmiare (quasi il 50%) sul prezzo di affitto.

Arriva infatti Playaya, la piattaforma che consente di affittare, anche last minute, un ombrellone scontatissimo per stendersi comodamente al sole in uno stabilimento attrezzato, per una giornata o solamente per qualche ora.

L’idea – come accennavo – è di due giovani soci (e fidanzati) torinesi, Stefano (26 anni) e Giulia (23, le due belle facce che vedete qui in alto ⇑) i quali, dopo un anno di intenso lavoro, hanno lanciato Playaya per mettere in contatto chi possiede un abbonamento in uno stabilimento balneare e sa di non utilizzarlo a pieno con chi lo sta cercando magari solo per qualche ora.

Attenzione: Playaya non è una piattaforma di booking bensì di condivisione, in perfetto stile sharing economy.

Il sistema è semplicissimo.
Gli stabilimenti che lo desiderano aderiscono gratuitamente al programma Playaya, mantenendo il completo controllo sulla spiaggia ma consentendo ai propri ospiti di mettere in sharing gli ombrelloni.
Chi affitta l’ombrellone in una spiaggia aderente a Playaya può iscriversi altrettanto gratuitamente alla piattaforma e mettere in rete le giornate, o le ore, che vuole condividere.
Il software Playaya calcola e suggerisce il prezzo di vendita del servizio (con uno sconto che va dal 30% al 50% sul prezzo di listino della spiaggia): chi è alla ricerca di un ombrellone non deve far altro che collegarsi e scegliere ciò che fa al suo caso.

«L’idea – racconta Giulia – ci è venuta l’anno scorso in Sicilia a Giardini Naxos dove mia cugina, che aveva un bimbo piccolo, ci ha prestato l’ombrellone che aveva affittato in uno stabilimento attrezzato poiché non lo utilizzava nelle ore più calde, dalle 12 alle 16. Per noi era semplicemente perfetto: ci svegliavamo tardi e andavamo via giusto in tempo per iniziare a pensare all’aperitivo. Come mia cugina, tantissime famiglie scelgono la comodità di una spiaggia attrezzata, ma non la utilizzano tutto il giorno, o tutti i giorni, lasciando vuoto l’ombrellone. E tantissime persone hanno voglia di stendersi al sole proprio in quelle ore. Di qui l’idea: Playaya sfrutta lo strumento della condivisione e consente, a chi lo desidera, di recuperare in parte i costi del proprio abbonamento in spiaggia offrendolo in sharing.»

Giuro, nonostante scrivere sia il mio mestiere… non avrei mai saputo spiegare meglio e più efficacemente il concetto e i motivi per cui Playaya mi piace: brava Giulia!

Trasparente. Comodo. Sicuro.
Tutte le transazioni sono effettuate tramite PayPal o carta di credito e, ogni martedì, Playaya rimborsa chi ha messo in sharing il proprio ombrellone nella settimana precedente.
Con un vantaggio economico anche per i gestori dello stabilimento che vedono i propri clienti più soddisfatti.

«Abbiamo iniziato – continua Stefano – dalla Liguria, dove moltissimi stabilimenti hanno aderito con entusiasmo alla nostra idea, Loano, Spotorno, Ceriale, Diano Marina, Bordighera, Alassio. Ogni giorno acquisiamo nuove spiagge da tutta Italia!»

E io auguro grande successo alla vostra iniziativa con tutto il cuore, ragazzi, perché lo meritate: siete l’esempio di ciò che sostengo, rilevare una criticità e risolvere con genio, entusiasmo e positività.

E dunque, con estremo piacere e assoluta convinzione, vi lascio il sito Playaya, la pagina Facebook e l’account Instagram.
A breve, Playaya sarà anche una app disponibile su Google Play e Apple App Store.

Manu

Se stavolta il mio compleanno porta con sé una maggiore consapevolezza

E siamo a quota cinque.

Di cosa parlo?

Con oggi, 26 novembre 2017, sono cinque i miei compleanni festeggiati qui, attraverso A glittering woman, lo spazio web al quale tengo molto e che curo con grande passione, come se fosse una tenera piantina da proteggere e fare crescere giorno dopo giorno.

Quindi, per prima cosa… me lo permettete? Ma sì, dai, tanti auguri a me 🙂 🙂 🙂

Di solito, A glittering woman non vede me come protagonista diretta o esclusiva.

Durante tutto l’anno, i protagonisti sono i talenti che sostengo, in ambito moda o negli altri ambiti che suscitano il mio interesse e solleticano la mia curiosità: fa eccezione solo il 26 novembre, giorno in cui il post che pubblico è dedicato a me stessa.

È diventata una piccola tradizione, l’unica occasione in cui mi metto al centro: cosa ne dite, una botta di egocentrismo all’anno può essere accettabile?

Questi post sono un modo per raccontare qualcosa di me e della fase che sto vivendo: il tutto è accompagnato dalle foto di alcune delle esperienze che ho vissuto nel corso dell’anno. Leggi tutto

Vi porto con me a Samos in Grecia con qualche piccola dritta :-)

A volte, il tempo sa essere capriccioso e bizzarro quanto un bimbo un po’ monello.

Qui a Milano sembrava essere arrivato l’autunno annunciato da mattinate piuttosto grigie; oggi, invece, sembrava di essere tornati indietro e pareva di essere a inizio primavera.

E così, dopo il post attraverso il quale ho cercato di spiegare dettagliatamente perché quest’anno (e tante volte in passato) ho scelto la Grecia e l’isola di Samos per le mie vacanze, in un pomeriggio di sole (e vento!) meneghino, mi è venuto il desiderio di scrivere un secondo post con il quale condividere un po’ di dritte e consigli pratici.

Partiamo con un piccolo vademecum di cosa – secondo me – è indispensabile portare con sé per una vacanza su un’isola greca.

Perché, nonostante io creda che il viaggio perfetto non è certo quello in cui si sia seguito un programma scrupolosamente studiato (la rigida programmazione è una cosa che mi provoca sempre una certa allergia, figuriamoci in vacanza), credo comunque che qualche scelta furba prima di partire sia necessaria, proprio per riuscire a garantirci quella sensazione di benessere (e mi riferisco soprattutto a quello dell’anima) che è invece il fulcro di una vacanza ben riuscita.

1 – Mettete in valigia costumi, canottiere, t-shirt, pantaloncini e, in generale, capi comodi e pratici: se l’abbigliamento informale non è di solito consentito a molti di noi nell’arco dei lunghi mesi lavorativi, in Grecia è al contrario praticamente obbligatorio e va bene da mattina a sera. È una buona idea aggiungere un pareo che può servire in tante occasioni, dalla possibilità di proteggere le spalle da sole e vento fino a poter improvvisare una seduta ovunque.

2 – Per le infradito di gomma vale lo stesso principio di cui al punto 1: se in città sono – secondo me – assolutamente da bandire, in Grecia diventano invece assolutamente consigliate e direi necessarie. Se proprio le odiate, vanno bene dei sandali i quali possono risultare perfetti anche per la sera. Comodi, mi raccomando, niente tacco. Leggi tutto

Del perché scelgo – e continuerò a scegliere – la Grecia per le mie vacanze

Ve lo dico subito: questo è uno dei miei soliti post scomodi.
È un post che, probabilmente, mi farà guadagnare qualche antipatia, sebbene mi piace sperare che – in realtà – possa essere compreso per ciò che è, ovvero una dichiarazione d’amore.
Perché, quando si ama qualcuno o qualcosa profondamente, quanto di meglio si possa fare è essere sinceri e obiettivi: se esiste un problema, è meglio prenderne atto e fare quanto possibile per risolverlo.
Nascondere la testa sotto la sabbia non è cosa che mi piace né che credo che aiuti; aprire gli occhi e poi agire è la soluzione che scelgo.

Fatta questa premessa, partiamo: oggi desidero spiegare perché ho scelto la Grecia – e precisamente l’isola di Samos – per le mie vacanze.
Desidero spiegarvi perché ho scelta la Grecia parecchie volte in passato, le più recenti nel 2009 e nel 2010, e perché l’ho scelta di nuovo quest’anno.

Ho scelto la Grecia perché oggigiorno noi tutti, o quasi, facciamo grande fatica a mettere insieme i soldi per andare in vacanza e tutti vogliamo spenderli al meglio. Le vacanze si attendono spesso per un anno intero ed è una lunga attesa che necessita e merita di avere infine soddisfazione: in Grecia trovo esattamente questo, la giusta soddisfazione.
Ho scelto la Grecia perché in quel Paese mi sento una persona. Perché esiste una reale voglia di accogliere e fare stare bene chi sceglie il Paese per le proprie vacanze, con genuinità, spontaneità ed eleganza non esclusivamente di forma ma quanto piuttosto di cuore (quella per me più importante), riuscendo a non trasformare il turista in un semplice pollo da spennare ben bene.
Ho scelto la Grecia perché è un Paese in cui c’è rispetto dei soldi, non solo di quelli che si vogliono guadagnare, ma anche di quelli che il turista porta e spende. La soddisfazione del turista è importante perché – intelligentemente – ben si capisce che è meglio un guadagno più piccolo ma con un investimento in termini di stima duratura piuttosto che un guadagno immediato esagerato che, francamente, riesce piuttosto difficile giustificare. Leggi tutto

Il mio compleanno e la bellezza della gratitudine

E sono quattro.

Che cosa?

Con oggi, 26 novembre 2016, sono quattro i miei compleanni festeggiati attraverso A glittering woman, questo spazio web al quale tengo molto e che curo con grande passione, come se fosse una tenera piantina da fare crescere giorno dopo giorno.

Quindi, per prima cosa… tanti auguri a me 🙂 😆 🙂 😆

Sapete, riguardando i post degli anni passati, ho notato come ogni compleanno sia stato caratterizzato da un tema di fondo, da una sorta di leitmotiv.

Il primo anno è stato quello della gioia mista però a una vena di malinconia (lo stesso giorno è successo un fatto che mi ha rovinato la giornata); il secondo è stato invece l’anno della sindrome da pallina da flipper (quella che prende quando ci si sente un po’ sballottati come avviene, appunto, a una pallina intrappolata nel celebre gioco).

Il terzo, lo scorso, quello del 2015, è stato l’anno della teoria del kintsugi. Detta anche kintsukuroi, significa letteralmente riparare con l’oro ed è una pratica giapponese che consiste nel sistemare oggetti rotti attraverso l’uso di materiali preziosi: contiene – naturalmente – un messaggio intrinseco, ovvero che la vita consta non soltanto d’integrità, ma anche di rottura e che tale rottura va accolta come qualcosa che aggiunge bellezza.

Questo, invece, è solo e semplicemente l’anno della gratitudine. Leggi tutto

La Terrazza sui Fieschi e l’appassionata cultura dell’ospitalità

Provo da sempre grande passione per i viaggi e credo che tale passione sia direttamente proporzionale alla mia curiosità e alla sete di conoscenza che pare scorrermi nelle vene insieme al sangue.
Quand’ero molto giovane, pensavo che i migliori viaggi di conoscenza fossero quelli molto lontani dalla realtà quotidiana; con gli anni, ho imparato che, in verità, si possono fare viaggi di grande scoperta anche a pochi chilometri da casa e che non è affatto necessario recarsi dall’altra parte del mondo.
Un’altra cosa che ho imparato grazie ai viaggi è a guardare con occhi diversi questo nostro Paese. Sono tra coloro che guardano l’Italia con affetto e che pensano – con una certa malinconia, lo ammetto – che non le mancherebbe nulla per essere un luogo assolutamente ideale nel quale vivere.
Posso dirvi che sento ancora più mie queste considerazioni dopo un paio di giorni appena trascorsi in Liguria: mi sento più ricca e rigenerata come riesco a sentirmi solo dopo le belle scoperte e i veri viaggi e penso una volta di più che alla nostra Italia non manchi niente, anzi, al contrario, che abbia inestimabili tesori e risorse.
Ho già parlato in precedenti post del grande amore che sento per la Liguria, regione che vivo come una seconda casa subito dopo la Lombardia: non conto più i soggiorni in questa splendida terra e stavolta desidero spendere qualche parola a proposito del luogo in cui io e mio marito Enrico abbiamo alloggiato.
Il posto si chiama La Terrazza sui Fieschi ed è un bel bed and breakfast di proprietà di una simpaticissima coppia, Fulvio e Paola: a loro si deve il merito di alcune considerazioni che ho fatto e che ora desidero condividere. Leggi tutto

Hôtel Barrière Le Majestic e il sogno di un inverno vista mare

Amo molto l’autunno: mi sono sempre piaciuti i suoi colori, mi è sempre piaciuto camminare sui tappeti di foglie gialle e rosse, mi è sempre piaciuta l’atmosfera un po’ ovattata e intima che questa stagione porta con sé.
Apprezzo perfino l’abbigliamento autunnale, quei capi morbidi che mi fanno sentire coccolata, né troppo scoperta come mi sento d’estate né troppo imbacuccata come avviene invece d’inverno.
Non sopporto invece l’inverno: appena l’aria autunnale inizia a lasciare il passo al primo gelo invernale… io mi sento morire e provo la voglia di scappare.
Dove? Al mare, che domanda! La mia passione per il mare è enorme e sono tra coloro che amano il grande fratello blu in qualsiasi stagione e in qualsiasi condizione atmosferica: a qualcuno il mare d’inverno mette malinconia, ma a me no, per me il mare è vita, sempre, 365 giorni all’anno e anche 366 se è bisestile.
Prendete, per esempio, quello che mi è successo venerdì: ho preso un treno per andare a Lucca per una riunione di lavoro e (malauguratamente, non lo farò mai più) ho scelto un treno Intercity che ha percorso tutta la costa ligure prima di arrivare in Toscana. Mi sono venuti i capelli bianchi sia per la lentezza sia per il vergognoso ritardo (quasi 50 minuti) del treno, ma di una cosa sono stata felice: poter godere del meraviglioso panorama offerto dal mare con l’aiuto di una stupefacente giornata, tiepida e soleggiata nonostante si avvicini ormai la fine di ottobre. Che meraviglia! Il cuore mi si è riempito di tutto quel blu (nonostante dentro di me crescesse un rancore infinito verso Trenitalia).
E così, oggi, in una domenica di (parziale) relax, mi è venuta voglia di raccontarvi di un’esperienza vissuta un paio di settimane fa: durante un pranzo al bellissimo Four Seasons di Milano (una delle oasi felici della mia città), mi è stato presentato il programma invernale di un altro bellissimo hotel situato in Costa Azzurra.
L’Hôtel Barrière Le Majestic si trova a Cannes e gode di una posizione invidiabile, proprio sul mare: grazie a un’offerta che va dal 1° novembre 2015 al 31 marzo 2016, è possibile programmare un inverno vista mare.
Il Barrière Le Majestic offre infatti un’interessante possibilità: tutte le prenotazioni relative a una camera vista città godranno di upgrade gratuito in camera vista mare (con esclusione dei periodi di congressi e festival). L’impatto economico non è indifferente, ve l’assicuro.
Se come me siete degli amanti del mare e in particolare della Costa Azzurra, questa è un’ottima occasione, un regalo da fare e da farsi: tra l’altro, il clima di questa zona è generalmente mite anche d’inverno.
Ne sono una dimostrazione certi manifesti d’epoca che proclamavano “l’inverno supera l’estate in Costa Azzurra” oppure le parole di Paul Morand, scrittore e diplomatico che di Cannes diceva “una delle più felici invenzioni dell’uomo in collaborazione con gli Dei dell’Antichità che si sono ritirati a vivere sulla Croisette”.
Al Barrière Le Majestic, la magia permanente di Cannes si può assaporare grazie alle finestre e ai balconi affacciati sul Mediterraneo, godendo della luminosità del cielo, dell’azzurro del mare, delle file di palme presenti da oltre un secolo e mezzo, della vista sul Massiccio dell’Esterel e sulle Isole di Lérins, autentiche perle della baia.
Tra l’altro, dopo la realizzazione nel 2010 dell’ala ovest, l’albergo ha completato il restyling delle camere e dei bagni per aggiungere un tocco di modernità a un palazzo centenario, fiore all’occhiello del savoir-faire alla francese in tema di accoglienza.
Ora, io non vorrei apparire troppo sfacciata, ma se (mio marito) qualcuno (più discreto…) leggesse questo piccolo post e lo collegasse al fatto che il mio compleanno cade proprio durante questo periodo di offerte e visto che quel qualcuno ben conosce la mia avversione per l’inverno, avversione inversamente proporzionale al mio amore per il mare… non so, ecco, un salto a Cannes potrebbe essere un cadeau particolare (e apprezzato).
Come si dice? A buon intenditore poche parole 😉

Manu

Se volete saperne di più (o se volete anche voi che la vostra metà ne sappia di più), qui trovate il sito del Barrière Le Majestic e qui la pagina Facebook.

Qui sotto trovate la gallery con le foto che ho realizzato alla presentazione presso il Four Seasons Hotel di Milano: nell’ultima foto, ci sono Barbara Lovato e Frédéric Meyer (rispettivamente Responsabile Ufficio Stampa e Direttore di Atout France Italia) con Fabienne Buttelli (Responsabile Ufficio Stampa Hôtel Barrière Le Majestic).

Posso andare a riprendermi il cuore rimasto in Polinesia?

Di quale sostanza sono fatti i nostri sogni?
Non posso parlare per tutti noi, naturalmente, ma vi dirò di cosa sono fatti i miei, soprattutto in questo momento: cieli azzurri, sabbia bianca, acque cristalline. Già, il mio sogno ricorrente è sempre lui: il mare.
Quest’anno, purtroppo, farò vacanze brevissime e, per tutta una serie di motivi, non andrò al mare: come si consola, in questi casi, una sfegatata e irriducibile appassionata del grande amico blu?
Io ho deciso di tirare fuori i ricordi migliori: Polinesia anno 2008, ovvero il viaggio di nozze per me ed Enrico.
Se dovessi nominare luoghi dei quali sento nostalgia ogni singolo giorno della mia vita sarebbero proprio questi, Moorea, Bora Bora, Manihi e Rangiroa.
Nessuno più di me è d’accordo sul fatto che non si possa vivere di ricordi, ma alcuni di essi sono talmente piacevoli che, ogni tanto, è bello tirarli fuori dai cassetti della memoria nei quali li riponiamo con cura.
Il viaggio in Polinesia è senza dubbio uno dei ricordi più cari che ho e occupa un posto speciale nel mio cuore insieme all’esperienza in Vietnam nel 2005 e, tra l’altro, questi viaggi sono accomunati da una caratteristica: in entrambi i casi, siamo partiti portando solo uno zaino a testa. Leggi tutto

Piccola fuga in Costa Azzurra tra Biot e Nizza

Una cosa che mi piace fare è guardare ciò che conosco e che mi è familiare da un differente punto di vista.

Per questo non mi stanco mai, per esempio, di tornare in alcuni luoghi che amo: sono sicura che, ponendomi nei loro confronti con mente e cuore aperti, troverò sempre nuovi modi di viverli. E poi penso che, pur conoscendo bene un posto, c’è sempre qualcosa che ci sfugge e questo vale anche per la città o il paese nella quale viviamo: esiste sempre una prospettiva diversa attraverso la quale vedere cose, persone e luoghi.

E così, quando sono stata invitata per un tour in Costa Azzurra, ho accettato con grande entusiasmo: nonostante conosca abbastanza bene quella zona, ero certa che avrei avuto l’opportunità di fare nuove scoperte e così, infatti, è stato.

Una delle scoperte principali di questo piccolo viaggio è stata la cittadina di Biot, incantevole perla che si trova tra Nizza e Cannes, a pochi minuti dal blu intenso del Mar Mediterraneo. Leggi tutto

Ricordi dell’estate 2014: parte 4, Manu versus Francia

L’aspettavo non con gioiosa trepidazione bensì con timore e infine è arrivata: la neve. Ebbene sì, sabato mattina mi sono alzata e, guardando fuori dalla finestra, sono rimasta a bocca aperta: nevicava. Aiuto!

Non è un mistero che io non ami l’inverno e che ami ancora di meno la neve, soprattutto in città. Capisco che esulti chi è in montagna e sono felice per costoro, lo giuro, ma non mi convincerete mai sul fatto che la bianca amica sia bella anche in luoghi come Milano dove diventa subito grigia e crea solo un inenarrabile pantano.

Avevo dunque bisogno di escogitare velocemente un piano B, pensare a qualcosa che mi distogliesse dalla neve e dal terrore che si accumulasse. Atteggiamento classico, insomma: quando siamo in una posizione scomoda, quando sperimentiamo qualcosa che non ci fa a sentire a nostro agio, la reazione più facile e immediata è quella di pensare a qualcosa che ci riporti alla nostra comfort zone.

E, pensando a ciò che per me poteva essere una buona comfort zone, è stato istintivo e naturale tirare fuori gli ultimi ricordi di quest’estate: io, turista (quasi) per caso, in giro per la Francia. Momenti che hanno catturato la mia attenzione durante le scorribande tra Moulins, la Bretagna, Parigi, Lione, Menton e Sospel.

Ecco perché il post si chiama Manu versus Francia.

Chi ha vinto? Direi lei, la Francia: come capita ogni volta, è riuscita nuovamente a mettermi K.O. con la sua bellezza. Leggi tutto

100 happy days: parte 3, ho vinto la sfida con me stessa

Ultimamente ho spesso in mente un vecchio adagio che dice “un dolore condiviso è dimezzato, mentre la felicità condivisa è raddoppiata”.

Più passa il tempo e più mi accorgo che è proprio così, come in una sorta di osmosi. Anche per questo mi è piaciuto partecipare al gioco 100 happy days, perché mi sono resa conto che aver condiviso i miei momenti felici ha fatto bene a me e talvolta perfino anche ad altre persone.

Alla fine ce l’ho fatta, sono arrivata al mio centesimo giorno felice: in cosa consiste il gioco-sfida? Nel trovare in ogni giorno un momento che ci abbia resi felici, rappresentandolo attraverso una foto da condividere sui social network.

Sapete, 100 happy days non mi ha affatto delusa in quanto l’ho affrontato – credo – con le aspettative giuste: non credevo, infatti, che mi avrebbe cambiato la vita, mi aspettavo solo un buon esercizio. Così è stato: come ho già scritto in precedenza, se facciamo attività fisica per rendere il nostro corpo più tonico e scattante, perché non fare altrettanto col buonumore e l’ottimismo, perché non allenare anche loro?

Oggi sono ancora più convinta che sia cosa utile e credo che il giochetto mi abbia insegnato alcune cose utili: essere più comprensiva con me stessa, darmi tregua, perdonarmi un po’ di più, tormentarmi di meno, non imputarmi sempre tutte le colpe, tirare il fiato. Leggi tutto

100 happy days: sfida con me stessa / parte 2

Prima delle vacanze, vi avevo raccontato di un piccolo progetto che ho intrapreso. È una sfida con me stessa ed è quella di 100 happy days: consiste nel trovare in ogni giorno un momento che ci abbia resi felici, rappresentandolo attraverso una foto.
Beh, oggi, giovedì 4 settembre, sono arrivata al 68° giorno, incredibilmente. Perché dico “incredibilmente”? Perché, come avevo spiegato nel primo post, non ero affatto sicura di riuscire a tenere fronte all’impegno preso e sono sincera nel dirlo. Non è facile trovare un motivo per cui essere felice, ogni singolo giorno e tutti i giorni, ma finora ci sono riuscita.
E ho realizzato che, in fondo, questo è soprattutto un ottimo esercizio: abitua a soffermarsi su ciò che di buono ci accade, a sottolinearlo.
Sono un’ottimista da sempre, ma ultimamente ero in un momento che definirei un po’ buio: la mia positività si era appannata, mettiamola così, esattamente come accade a un vetro quando qualcuno ci alita sopra. Leggi tutto

Estate 2014: parte 1, la Bretagne et la mer

Com’è strana questa estate che stiamo vivendo, vero?
Parecchi anni fa, Bruno Martino cantava “E la chiamano estate / questa estate senza te”: quest’anno potremmo dedicare gli stessi versi al sole, spesso grande assente di una stagione un po’ anomala.
Eppure, sole o non sole, l’estate resta sempre – probabilmente – la stagione più attesa e lo scriveva anche Ennio Flaiano, in “Diario degli errori”: “Non c’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L’autunno la ricorda, l’inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla”.
Non posso dargli torto, l’estate è sempre stata la mia stagione preferita, anche se ultimamente tendo a preferire le stagioni intermedie, autunno e primavera, più morbide, perché col tempo mi sto ammorbidendo anch’io e tendo a smussare gli angoli.
Sapete, a proposito d’estate, tempo fa meditavo su un fatto: il mese di agosto sta alla stagione estiva esattamente come la domenica sta alla settimana, si può fare lo stesso parallelo, esiste la stessa proporzione.
Mi spiego meglio: il sabato, in genere, è il giorno carico di aspettative e premesse, poi arriva la domenica e la festa finisce alla svelta, finisce il week-end e ricomincia la settimana lavorativa.
Non per nulla esiste la depressione da domenica sera e scommetto che, almeno una volta, tutti noi l’abbiamo provata.
La stessa cosa vale per l’estate: luglio è sempre carico di progetti per le vacanze e quindi di attesa, poi arriva agosto e tutto passa in un attimo. È come se luglio fosse il sabato, agosto la domenica e settembre il lunedì.
(A proposito oggi è l’ultimo giorno di agosto…) Leggi tutto

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