Con Exposure sfila il talento degli stilisti di domani

Non è mai troppo presto per sostenere un talento nascente: a mio avviso, se il sistema scolastico fosse più concreto nel sostenere chi è bravo e se fosse in grado di portare avanti in maniera più decisa chi ha voglia di fare, ci sarebbe in giro molta più gente competente e appassionata.

Educare e dare supporto è una precisa responsabilità delle vecchie generazioni verso le nuove: è compito di queste ultime avere rispetto degli strumenti ricevuti facendoli fruttare al meglio.

In ragione di queste mie convinzioni e proprio perché credo nella scuola e nella sua importanza, oggi vado a pescare il talento proprio lì, alla fonte, in quello che considero essere un vivaio promettente: mi riferisco ad Accademia del Lusso.

Da un po’ di tempo, sto collaborando con loro nell’ottica di un certo progetto condiviso (non anticipo nulla per scaramanzia) e devo dire che ne sono felice: mi piace il loro approccio improntato all’immediatezza e alla vicinanza a quella che è la realtà professionale di oggi. Leggi tutto

Piccola fuga in Costa Azzurra tra Biot e Nizza

Una cosa che mi piace fare è guardare ciò che conosco e che mi è familiare da un differente punto di vista.

Per questo non mi stanco mai, per esempio, di tornare in alcuni luoghi che amo: sono sicura che, ponendomi nei loro confronti con mente e cuore aperti, troverò sempre nuovi modi di viverli. E poi penso che, pur conoscendo bene un posto, c’è sempre qualcosa che ci sfugge e questo vale anche per la città o il paese nella quale viviamo: esiste sempre una prospettiva diversa attraverso la quale vedere cose, persone e luoghi.

E così, quando sono stata invitata per un tour in Costa Azzurra, ho accettato con grande entusiasmo: nonostante conosca abbastanza bene quella zona, ero certa che avrei avuto l’opportunità di fare nuove scoperte e così, infatti, è stato.

Una delle scoperte principali di questo piccolo viaggio è stata la cittadina di Biot, incantevole perla che si trova tra Nizza e Cannes, a pochi minuti dal blu intenso del Mar Mediterraneo. Leggi tutto

Ridefinire il Gioiello 2015, un viaggio intorno al mondo

Photo credit 4ever.eu

Chi legge abitualmente o saltuariamente questo blog lo sa: mi piace chiacchierare.
La comunicazione verbale ha grande importanza per me e, proprio perché amo le parole, ne ho grande rispetto: devono essere scelte con cura, non devono essere abusate e non devono essere vuote.
E sapete cos’altro penso? Le parole sono importanti nella misura in cui vengono realizzate attraverso i fatti, ovvero è inutile fare grandi discorsi se poi non siamo capaci di realizzarli in gesti concreti.
Parlo di continuo di talento, passione e saper fare: per me non sono solo chiacchierate teoriche, cerco di dare un contributo reale ogni volta che posso.
Sono quindi molto orgogliosa di dare ancora una volta il mio sostegno a Sonia Patrizia Catena e al suo progetto Ridefinire il Gioiello: così com’è accaduto per l’edizione 2014, anche quest’anno sarò partner del concorso e attribuirò un premio a un vincitore da me scelto.
Ridefinire il Gioiello ha l’obiettivo di diffondere e valorizzare una nuova estetica del gioiello contemporaneo tramite la ricerca di materiali innovativi e sperimentali: per il 2015, il concorso va nella stessa direzione di Expo, la grande manifestazione che porta a Milano cibo, tradizione, cultura e colori di tantissime nazioni.
Oltre al cibo, anche l’abbigliamento e i gioielli parlano di luoghi e popoli: il tema del concorso è proprio questo, creare un gioiello dell’altrove, di un mondo diverso da noi, in grado di racchiudere in sé l’esperienza del lontano e dello sconosciuto.
Il gioiello ha sempre raccontato e documentato usi e costumi, spesso con una funzione e una valenza sociale e culturale: Ridefinire il Gioiello 2015 vuole dunque porre il monile come portatore di sfumature, da quelle della terra a quelle del mare passando per ogni variabile offerta dalla Natura.
Al concorso possono partecipare designer, creativi e artigiani con gioielli realizzati mediante le tecniche più disparate: condizione fondamentale è che vengano utilizzati materiali sperimentali e innovativi, organici o inorganici. Lo scopo è quello di fare appello a materiali locali nonché a tradizioni, memorie, ricordi e storie di viaggi.
Non ci sono limiti di età per chi si candida e le iscrizioni sono aperte fino al 15 settembre.
Il concorso culminerà in una mostra la cui inaugurazione si terrà presso il nuovo MUMI – Museo Milano nelle giornate del 29, 30 e 31 ottobre 2015: la prima giornata vedrà la proclamazione dei vincitori dei premi speciali, incluso il mio che consisterà in una monografia dedicata qui su A glittering woman.
La mostra è itinerante e seguiranno dunque ulteriori tappe che continueranno per diversi mesi.
A mio avviso, il tema è molto stimolante: apre un mondo di possibilità e spero che in molti vorranno approfittarne e mettersi alla prova per dimostrare fantasia e abilità.
Non vedo l’ora di visionare i progetti presentati e ringrazio Sonia per la fiducia che, ancora una volta, concede a me e al mio spazio web: sono un’inetta o quasi con le mani, ma cerco di dare il mio contributo al talento raccontandolo e diffondendolo.

Manu

Per prendere visione del bando completo con condizioni e regole cliccate qui oppure scrivete a circuiti.arte@gmail.com oppure andate sulla pagina Facebook dedicata al concorso.
Qui trovate il sito di Ridefinire il Gioiello, qui la pagina Facebook e qui Twitter.
Io & Ridefinire il Gioiello: qui trovate il mio articolo sul concorso 2014 e qui quello su Alessandra Vitali, la designer che ho deciso di premiare. Chi sarà il vincitore 2015?

Milano Fashion Week: Mauro Gasperi FW 15-16

Sebbene io di solito fugga da abitudini e routine che per me sono sinonimi di noia e ami, invece, essere sorpresa e stupita, ammetto che esistono delle certezze dalle quali mi lascio cullare volentieri.

Per esempio, mi piace sapere che se entro in un determinato bar berrò un ottimo caffè e mangerò una fantastico croissant. Oppure, mi piace sapere che in una determinata libreria troverò quel testo introvabile altrove.

E poi mi piace sapere che, quando vengo invitata a determinata presentazioni o sfilate, vedrò cose che mi piacciono, così come mi capita immancabilmente e puntualmente con Mauro Gasperi. Ebbene sì, lo stilista è diventato una delle mie certezze in ambito moda: il suo essere misurato con guizzi di freschezza e personalità è per me diventato sinonimo di una moda nella quale mi riconosco con estremo piacere – e mai con noia.

Non mi delude mai, insomma, e non mi ha delusa nemmeno lo scorso 28 febbraio quando, nell’ambito di Milano Moda Donna, ha presentato la collezione per l’autunno / inverno 2015 – 16. Leggi tutto

Micol Fontana e Marie-Louise Carven, lunga vita alla moda

Micol Fontana e Marie-Louise Carven

Esplorando questo blog, qualcuno potrebbe forse pensare che nutro una certa passione per i necrologi, dato che ho scritto in diverse occasioni di persone scomparse: in realtà, mi preme celebrare la vita più che piangere la morte.
Mi interessa che lo straordinario patrimonio artistico e umano delle persone che onoro non vada perso “come lacrime nella pioggia”, per citare la battuta di un celebre film di Ridley Scott.

Ciò che mi preoccupa è la voracità con cui oggi consumiamo le notizie, tanto che esse diventano obsolete velocemente e spesso vengono dimenticate prima ancora che ci sia concesso il tempo necessario per interiorizzarle.
Per questo desidero parlare di Marie-Louise Carven e Micol Fontana, due grandi personalità scomparse recentemente: a unirle è il fatto di aver consacrato tutta la loro esistenza alla moda e di aver avuto una lunga vita ultracentenaria.

Marie-Louise Carven, nome d’arte di Carmen de Tommaso, era la fondatrice dell’omonima maison nata nel 1945.
La sua storia ha origine da un complesso fisico, quello della bassa statura: era alta 1,55 e, dopo aver studiato architettura e design d’interni all’Accademia di Belle Arti, spostò la sua attenzione verso la moda iniziando a disegnare abiti per sé e per le amiche con l’obiettivo di valorizzare le donne minute.
Madame Carven sapeva anche ridere di quel suo difetto: pare dicesse di sé stessa “sono alta quanto un gambo di cavolo”.
Dopo aver fondato il suo marchio, si impose in breve tempo grazie allo stile sobrio, pulito, comodo.
Fu tra le prime a sfilare all’estero e, precorrendo i tempi di molti decenni, introdusse nella moda motivi e tessuti etnici: nell’estate del 1949 lanciò una collezione ispirata all’Africa, poi vennero quelle ispirate all’Egitto, alla Turchia e all’Australia. Nel 1960, la maison Carven fece le divise per ben quindici linee aeree.
Madame Carven non smise di lavorare fino al 1993, alla veneranda età di 84 anni: si è spenta a Parigi il giorno 8 giugno a 105 anni.

La figura di Micol Fontana è saldamente legata a quella delle sorelle Zoe e Giovanna: mossero insieme i primi passi nella piccola sartoria della mamma, ma ben presto le Sorelle Fontana – l’appellativo che le ha caratterizzate per tutta la vita – sbarcarono a Roma. E il lavoro a tre si rivelò una formula vincente.
Le loro prime clienti furono le signore dell’aristocrazia; poi, nel dopoguerra, il successo di Cinecittà portò le dive di Hollywood che si innamorano dei loro capi raffinati e meravigliosamente realizzati.
Nel 1949, l’atelier Fontana trionfò grazie all’abito di nozze realizzato per la bella Linda Christian sposa a Roma del famoso attore Tyrone Power: fu proprio Micol a intuire l’importanza dei mercati stranieri e da allora diventò ambasciatrice nel mondo del marchio di famiglia. “Non sapevo una parola di inglese, ma per noi parlavano le collezioni”, ricordò qualche anno fa in un’intervista.
Micol Fontana credeva fermamente nei giovani: nel 1994, venne creata la Fondazione che porta il suo nome, nata proprio per aiutare le generazioni di nuovi stilisti che qui possono beneficiare di un archivio di abiti dal 1940 al 1990 e di una vasta raccolta di figurini nonché di una biblioteca, di un’emeroteca e di un fondo fotografico. Per festeggiare i suoi cento anni, la signora Fontana aveva pensato a un concorso per permettere ad alcuni giovani di entrare in grandi aziende della moda italiana.
La stilista, ultima rimasta del mitico trio, avrebbe compiuto 102 anni il prossimo 8 novembre: si è spenta il 12 giugno a Roma, a pochi giorni di distanza da Madame Carven.

Molti giornali hanno scritto che con loro se ne va un pezzo importante di moda: sono d’accordo, ma mi piace pensare che verranno ricordate e che la loro eredità straordinaria verrà raccolta da nuovi e promettenti talenti, gli stessi nei quali Micol Fontana aveva una fiducia incrollabile.

Manu

Il mio omaggio a Micol Fontana in occasione del suo 100° compleanno: qui.
Il sito della Fondazione Micol Fontana: qui.
Una bellissima video intervista a Micol Fontana: qui.

Mochila Milano, la bellezza di essere unici

Ho sempre avuto un carattere passionale, tutt’altro che freddo e distaccato: mi tuffo nelle situazioni con tutto il cuore, siano esse personali o lavorative.

Ho bisogno di innamorarmi di cose, persone, progetti: incontrare Silvia Ferrari e innamorarmi di lei e del suo marchio Mochila Milano è stato naturale e immediato come bere un bicchiere d’acqua.

Una sera ero su Instagram e, come faccio di solito, navigavo tra hashtag e utenti alla ricerca di novità interessanti: d’un tratto, mi sono imbattuta in bellissime borse colorate e lì è scattata la mia curiosità.

Ho seguito le tracce, sono arrivata al profilo di Silvia e ho iniziato a disseminare like sulle sue foto: chissà, magari avrà pensato a una stalker…

Ma, non soddisfatta del contatto via web troppo impersonale per i miei gusti e visto che ho ammesso più volte di essere peggio di San Tommaso e di avere bisogno di toccare le cose con mano, ho fatto sì di poter incontrare Silvia di persona. Leggi tutto

Chi ha svelato tutti i segreti di Zio Paperone?

Ci sono giorni in cui mi sento indisciplinata, scapestrata e birichina come una bambina un po’ monella: forse non sono mai cresciuta del tutto.

Eppure vi dico che tutto ciò, in fondo, non mi dispiace: non è poi un male conservare un lato fanciullesco e la capacità di provare stupore e meraviglia; trovo positivo evitare di prendermi troppo sul serio e riuscire a divertirmi anche con poco.

Al contrario, ci sono cose in cui sono cresciuta fin troppo: il senso della responsabilità e del dovere, per esempio, mi caratterizza da sempre e credo che mi perseguiti, in un certo modo, fin da quando andavo all’asilo.

Quindi, per me la leggerezza è un gran dono: mi tengo stretto il mio lato infantile perché mi serve a riprendere fiato e a rendere sopportabile il lato serioso e cerco di fare andare d’accordo la parte burlona e quella seria. Un giorno, sarò una nonnetta sprint (si fa per dire, visto che non ho figli), magari con le sneaker ai piedi.

A ogni modo: ci sono giorni in cui la parte burlona e quella seria si mettono subito d’accordo e si stringono la mano soddisfatte com’è accaduto sabato scorso, giorno in cui sono stata all’inaugurazione di una mostra capace di rendere felici bambini e adulti. Leggi tutto

Laura Bosetti Tonatto e il profumo della cultura

Un ritratto di Laura Bosetti Tonatto

Credo che qualsiasi lavoro svolto con onestà abbia pari dignità, tuttavia è innegabile il fatto che esistano mestieri che possiedono un fascino del tutto particolare.
Penso, per esempio al naso, ovvero la persona capace di realizzare profumi traducendo idee e ispirazioni in scie olfattive reali.
Questa professione è nata migliaia di anni fa, sembrerebbe addirittura più di 4000: per farla, servono basi tecniche, chimiche e scientifiche, un bagaglio di conoscenze artistiche e – ovviamente – una spiccata sensibilità.
Il punto di forza di un naso è la memoria olfattiva: mentre una persona è generalmente in grado di memorizzare circa 1000 tra odori e sentori, un naso, invece, è in grado di ricordane anche 3000.
Ecco perché questa professione mi affascina: si tratta di una sorta di moderno alchimista dotato di grandi capacità, passione, cultura e preparazione.
Tra i nasi famosi, sono stata colpita dalla figura di Laura Bosetti Tonatto: conosciuta in tutto il mondo, crea dal 1986 profumi per le maggiori case cosmetiche nonché fragranze su misura.
Dopo aver ideato un laboratorio culturale (Naso e Parnaso), aver collaborato a diverse mostre (tra le quali Caravaggio un quadro, un profumo per il Museo Ermitage di San Pietroburgo), aver realizzato un profumo su misura per la Regina Elisabetta II d’Inghilterra, Laura ha deciso di aprire un suo spazio a Roma, il varco verso un mondo affascinante e un po’ misterioso.
In questa occasione, ha presentato la collezione Essenzialmente Laura che comprende 39 differenti fragranze: tre sono dedicate al grande Leonardo da Vinci.
Leonardo fu una sorta di dandy del 1400: “dispensava consigli di stile, amava le essenze, i profumi, le stoffe preziose e i gioielli”, racconta Laura.
“Ci ha lasciato un’infinità di scritti con norme sull’igiene, la cura del corpo, la dieta e nel Codice Atlantico una serie di studi dedicati alla sua passione per la distillazione delle piante. Da qui ho ricavato la ricetta per tre fragranze a base di lavanda che simboleggiano altrettante stagioni dell’esistenza del raffinato Messer Lionardo che girava per Vinci con un eccentrico mantello rosa, assai più corto di come usava all’epoca: lavanda pura che lui sentiva da ragazzo camminando per le strade di Vinci; lavanda e rosa per l’età della piena bellezza; lavanda ed ambra per la maturità.”
Lo confesso, sono completamente affascinata: come dicevo in principio, sostengo con convinzione che esistano mestieri che possiedono qualcosa in più.
Provo tanta ammirazione per questa professionista e – permettetemelo – un pizzico di sana invidia: il suo lavoro profuma di cultura, in tutti i sensi.

Manu

Se anche voi siete affascinati dal lavoro di Laura Bosetti Tonatto, qui trovate il suo sito, qui le fragranze dedicate a Leonardo da Vinci e qui la pagina Facebook.
La Vetrina, il negozio monomarca di Laura, si trova in via dei Coronari 57 a Roma.

Saint Laurent e quel confine (sottile) tra magrezza e malattia

Giorni fa, ho letto una notizia che ha catturato la mia attenzione: in Inghilterra, una pubblicità della maison Saint Laurent è stata proibita in quanto la protagonista della foto è una modella troppo magra.
La Advertising Standards Authority (in acronimo ASA), l’agenzia indipendente che regola il mercato pubblicitario inglese, ha giudicato che la protagonista apparisse decisamente sottopeso, precisamente «the model appeared unhealthily underweight in the image».
L’immagine in bianco e nero era apparsa sull’edizione britannica della rivista Elle appartenente al gruppo editoriale Hearst: la modella, sdraiata per terra, indossa un abito corto che lascia vedere gambe lunghissime e magrissime.
Non so che impressione faccia a voi, ma vi dirò la mia opinione: più che uno scatto glamour, mi sembra che la ragazza sia a terra, in quella posizione, con gli occhi chiusi e le braccia sulla testa, perché ha perso i sensi.
La maison francese ha contestato le accuse, naturalmente, ma sembrerebbe non abbia dato una risposta ufficiale all’ASA la quale, nelle motivazioni a fronte della censura, scrive «the ad was irresponsible», ovvero «la pubblicità era irresponsabile».
Da tempo sostengo che nella moda regni una certa ipocrisia: tutti si schierano contro anoressia e disordini alimentari eppure molti stilisti, brand e maison continuano a scegliere ragazze magrissime, a volte scheletriche. Anzi, più che sceglierle creano proprio la richiesta.
Sono felice che l’ASA abbia preso questa posizione, facendo una scelta coraggiosa e dicendo a voce alta ciò che molti, guardando la foto, avrebbero pensato: quell’immagine è irresponsabile.
E mi auguro di non vederla mai su nessuna rivista italiana con lo scopo di pubblicizzare degli abiti (assurdo!): il fatto di averla pubblicata, nonostante la cosa mi ripugni, è una scelta precisa.
Ho voluto infatti dare spazio alla notizia per sottolineare che è sempre possibile fare scelte indipendenti e di rottura.
Business is business, si dice, ma ogni tanto – per fortuna – qualcuno ci mette anche un po’ di coscienza.

Manu

Ladurée e Yann Menguy, dal macaron al dessert

Devo confessare che, per quanto riguarda il cibo, la mia preferenza va di gran lunga al salato.

Difficilmente scelgo i dolci: prediligo il salato perfino a colazione e lo scelgo soprattutto quando ho fame, fame vera.

Fanno eccezione alcuni momenti, come la pausa caffè: in quel caso, adoro regalarmi la bevanda e un dolcetto. Di caffè, però, ne prendo davvero pochi.

In ogni caso, non amo i dolci troppo elaborati e preferisco i gusti semplici: poi, chissà perché (forse perché spesso sono la regina delle contraddizioni?), faccio delle eccezioni per specialità che, in effetti, sono ad alto tasso di zuccheri.

Due esempi? Adoro la torta Sacher (rigorosamente l’originale e non perché io sia snob ma perché, una volta provata, si capisce la differenza) e i macaron, i pasticcini fatti con due gusci di meringa deliziosamente ripieni. Leggi tutto

In Memory of Lynn Dell, The Countess of Glamour

Lynn Dell fotografata da Ari Seth Cohen per Advanced Style

Seguo Ari Seth Cohen da anni e stimo molto il suo progetto Advanced Style.
Nel tempo, ho imparato a conoscere le sue muse e ad apprezzare le caratteristiche di ognuna: le amo come le nonne che avrei voluto avere, le ammiro come delle vere icone.
Mi è dispiaciuto leggere della morte di Lynn Dell, una delle mie preferite, soprannominata The Countess of Glamour: Ari le ha dedicato un articolo commovente, un ricordo bello e vibrante, completato da un video anch’esso pieno di vita. Dopo aver letto il primo e guardato il secondo, ho infine sorriso: ho pensato che questa vulcanica donna ha avuto un’esistenza davvero piena e meravigliosa.
Tra le sue citazioni preferite, ce n’erano due in particolare: “You must dress for the theater of your life EVERYDAY” e “Fashion says ME TOO… Style says ONLY ME”.
Ecco perché l’amavo (e continuerò ad amarla) particolarmente, per la sua personalità magnetica e perché vedeva lo stile come forma di linguaggio in grado di raccontare molto di noi: se mi chiedessero chi e come vorrei diventare da grande, credo che il suo sarebbe un ottimo modello.
Ari ha proprio ragione, “Heaven just got a little more glamorous”.

Ciao Lynn 

Manu

Se volete leggere il bellissimo post di Ari Seth Cohen su Lynn Dell e vedere il video, trovate tutto qui.
Se volete conoscere meglio Lynn Dell: qui trovate il sito di Off Broadway, la boutique della quale era fondatrice e proprietaria (e sul sito trovate tutti i canali social, in particolare la pagina Facebook), qui trovate una sua piccola biografia e qui la sua pagina Facebook.

Milano Fashion Week: Nicholas K FW 2015-16

Tra i tanti aspetti insiti nel curare questo blog ce ne sono due che amo in particolar modo.

Il primo è il fatto di poter essere ogni giorno una persona diversa, o meglio, poter essere la stessa persona con tante diverse sfaccettature. E credo che questo sia un autentico lusso, perché noi donne siamo così, sfaccettate, ed è bello non doverci nascondere (vi immagino intente ad annuire).

Il secondo è la fortuna di poter incontrare ed esplorare infiniti pianeti, tanti quanti sono i brand dei quali parlo, tante quante sono le mie – e le vostre – sfaccettature, appunto.

Ho iniziato con queste riflessioni perché, nel post precedente, ho parlato di un marchio capace di dare un’ottima interpretazione del prêt-à-porter: ho sorriso accingendomi a scrivere il pezzo di oggi perché ho realizzato che vi parlerò di una collezione diametralmente opposta.

Eppure, dal mio punto di vista, non è una contraddizione né un contrasto stridente: è semplicemente l’essere sfaccettati di cui parlavo.

Amo Hanita, protagonista del post precedente, perché fa una moda quotidiana dalla quale mi sento rappresentata; amo Nicholas K, protagonista di oggi, perché mi fa sognare.

Entrambi hanno qualcosa che per me è fondamentale e imprescindibile, nella dimensione del quotidiano così come in quella del sogno: avere carattere e personalità. Leggi tutto

Milano Fashion Week: Hanita FW 2015-16

Da un po’ di tempo, osservando la moda con attenzione, mi ronza in testa una certa idea: credo che il prêt-à-porter possa essere complicato, per alcuni versi, quanto la haute couture.

Ritenete che sia un’assurdità? E allora desidero spiegarvi un po’ meglio la mia teoria.

La haute couture è cosa per poche maison perché è la manifestazione di grandi capacità tecniche e creative: è un volo libero e meraviglioso che spesso avvicina il risultato all’arte tra genio e sregolatezza. Penso soprattutto a certi couturier, di ieri e di oggi, e a collezioni capaci di anticipare i tempi se non, addirittura, in grado di creare vere e proprie rivoluzioni del costume.

Il prêt-à-porter, invece, è (o dovrebbe essere) strettamente connesso con la quotidianità e ha (o dovrebbe avere) una regola fondamentale: essere portabile.

Ed è qui, a mio avviso, che arriva il nodo complicato per lo stilista chiamato a disegnare una collezione di questo tipo: deve essere capace di creare moda che sia sì quotidiana ma anche attraente, perché molte persone, oggi, non si accontentano più di capi funzionali pensati solo per coprire e proteggere il nostro corpo. Leggi tutto

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