Il mio compleanno e la bellezza della gratitudine

E sono quattro.

Che cosa?

Con oggi, 26 novembre 2016, sono quattro i miei compleanni festeggiati attraverso A glittering woman, questo spazio web al quale tengo molto e che curo con grande passione, come se fosse una tenera piantina da fare crescere giorno dopo giorno.

Quindi, per prima cosa… tanti auguri a me 🙂 😆 🙂 😆

Sapete, riguardando i post degli anni passati, ho notato come ogni compleanno sia stato caratterizzato da un tema di fondo, da una sorta di leitmotiv.

Il primo anno è stato quello della gioia mista però a una vena di malinconia (lo stesso giorno è successo un fatto che mi ha rovinato la giornata); il secondo è stato invece l’anno della sindrome da pallina da flipper (quella che prende quando ci si sente un po’ sballottati come avviene, appunto, a una pallina intrappolata nel celebre gioco).

Il terzo, lo scorso, quello del 2015, è stato l’anno della teoria del kintsugi. Detta anche kintsukuroi, significa letteralmente riparare con l’oro ed è una pratica giapponese che consiste nel sistemare oggetti rotti attraverso l’uso di materiali preziosi: contiene – naturalmente – un messaggio intrinseco, ovvero che la vita consta non soltanto d’integrità, ma anche di rottura e che tale rottura va accolta come qualcosa che aggiunge bellezza.

Questo, invece, è solo e semplicemente l’anno della gratitudine. Leggi tutto

Gioielli alla Moda, la preziosità intangibile della creatività

Ci sono cose o eventi che sono capaci di trasmettermi un entusiasmo incontenibile e inarrestabile.

Un esempio? La conferenza stampa e l’anteprima di una mostra che riguarda una delle mie più grandi passioni: il gioiello.

Non posso, dunque, non nutrire il grande desiderio di condividere con tutti voi il racconto di un evento molto speciale che mette al centro piccoli capolavori, pezzi di storia, esemplari significativi della bellezza che la nostra Italia sa e può produrre.

La mostra in questione presenta 500 gioielli realizzati dai più celebri maestri bigiottieri, da giovani talenti del design, da piccoli artigiani, da maison e griffe internazionali della moda: sono creazioni che dal dopoguerra a oggi definiscono lo specchio estetico di una società in evoluzione, raccontano le conquiste e le ambizioni femminili, illustrano i cambiamenti e gli avvicendamenti dello stile e anche del progresso tecnologico.

Questi 500 pezzi (tantissimi, un lavoro di cernita enorme) sono i protagonisti assoluti di Gioielli alla Moda, mostra aperta fino a domenica 20 novembre a Palazzo Reale a Milano, nelle splendide Sale degli Arazzi, una delle sedi espositive più prestigiose della città – fatto che mi riempie di grande orgoglio.

Sono infatti felice che una tale sede dedichi attenzione al gioiello attraverso un evento unico (promosso e prodotto da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, salone Homi) completamente dedicato al rapporto esistente tra gioiello e moda nelle sue intersezioni con il costume, la manifattura e – come già accennavo – la bellezza italiana.

Desidero anche porre l’accento su un altro elemento di grande prestigio: la mostra è curata da Alba Cappellieri, docente di Design del Gioiello e dell’Accessorio al Politecnico di Milano, una delle massime esperte del settore. Ecco perché parlo di evento speciale ed ecco perché lo è sotto ogni punto di vista. Leggi tutto

Il gioiello crea dialoghi tra Italia e Giappone

Progetto Dialoghi: due creazioni e le rispettive ispirazioni degli artisti

L’amicizia è un ponte, mi disse una persona tanti anni fa.
Allora ero giovanissima e non so quanto in quel momento veramente compresi il significato profondo dell’affermazione: comunque mi colpì, tanto che me la ricordo con precisione ancora oggi, fase della mia vita in cui – credo – sono più pronta a coglierne la verità nonché le profonde sfumature.
Sì, l’amicizia crea ponti importanti e fa in modo che persone diverse tra loro per educazione, cultura e tradizioni possano costruire un dialogo: lo fa attraverso molti strumenti e stavolta è il gioiello contemporaneo a creare un nuovo legame tra Oriente e Occidente.
Talvolta, quando ci si trova a dialogare con persone di lingua diversa, viene spontaneo usare le mani muovendole in gesti riconoscibili: un maestro orafo spinge la propria gestualità ben oltre, le sue mani si muovono e creano oggetti capaci di parlare, abbattere barriere e gettare ponti. È da questa idea che è nato il progetto Dialoghi.
Frutto di anni di lavoro tra i direttivi di AGC (Associazione Gioiello Contemporaneo) e JJDA (Japan Jewellery Designers Association), il progetto riesce a legare due realtà apparentemente lontane – l’italiana e la giapponese – attraverso il potenziale artistico intrinseco nel gioiello contemporaneo.
Quaranta autori italiani (membri di AGC) e quaranta giapponesi (membri di JJDA) sono stati selezionati e gemellati: ogni coppia ha prodotto due pezzi e ciascun membro si è ispirato alla cultura del paese del proprio collega. Gli autori si sono dunque conosciuti e confrontati, si sono scambiati immagini d’arte e hanno avviato il processo creativo che culmina ora in una serie di eventi espositivi tra Italia e Giappone.
Al termine delle varie esposizioni, all’interno di ogni coppia ci sarà uno scambio: ogni partner donerà all’altro la propria creazione allo scopo di sottolineare ulteriormente l’intrecciarsi di una nuova conoscenza, di un legame intimo, di una nuova amicizia.
E a proposito di amicizia, mi piace sottolineare che il prossimo anno ricorrerà l’anniversario dei 150 anni di quella esistente proprio tra Italia e Giappone: il primo Trattato di Amicizia e Commercio fra il Regno d’Italia e l’Impero del Giappone fu infatti firmato nel 1866 e Dialoghi è anche uno splendido modo per portare avanti questo ormai storico rapporto.
Il progetto è stato inaugurato ufficialmente il 3 luglio presso l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo: sarà poi il Museo d’Arte di Kofu a ospitare la mostra dal 19 al 28 settembre, mentre a ottobre ci sarà la prima tappa italiana al Museo d’Arte Orientale di Roma.
Nel 2016, i lavori si sposteranno tra il Museo del Bijou di Casalmaggiore (del quale ho già parlato precedentemente), il Museo del Mediterraneo di Livorno e la Fondazione Cominelli di Cisano di San Felice, in provincia di Brescia: l’itinerario si chiuderà infine a Padova nella cornice dell’Oratorio di San Rocco.
Sono entusiasta di tutto ciò: il Giappone mi incuriosisce enormemente (e sogno di andarci) e sapete quanto io ami il gioiello e quanto apprezzi la sua dimensione contemporanea, quindi non vedo l’ora di avere l’occasione di visitare una o più delle tappe italiane. Sono curiosa di conoscere le ispirazioni e i riferimenti suggeriti dagli scambi e di vedere ciò che ne è nato.
E infine, concedetemi un piccolo moto d’orgoglio: tra gli artisti italiani selezionati, ce ne sono alcuni che conosco personalmente e qualcuno che è già apparso qui sul blog. Un applauso particolare ad Anna Maria Cardillo, Clara Del Papa, Lucilla Giovanninetti, Chiara Scarpitti e Silvia Valenti nell’attesa di conoscere presto tutti gli altri, di persona o attraverso i loro lavori che, sicuramente, saranno in grado di creare nuovi ponti. E nuova amicizia.

Manu

AGC Associazione Gioiello Contemporaneo: qui il sito e qui la pagina Facebook.
JJDA Japan Jewellery Designers Association: qui il sito e qui la pagina Facebook.
Tutti i dettagli del progetto Dialoghi: qui.
Per chi ha la fortuna di poter andare in Giappone: qui il sito Museo d’Arte di Kofu.
Per le tappe italiane: qui il Museo d’Arte Orientale di Roma, qui il Museo del Bijou di Casalmaggiore, qui il Museo del Mediterraneo di Livorno, qui la Fondazione Cominelli e qui l’Oratorio di San Rocco di Padova.

Qui trovate il mio incontro con Anna Maria Cardillo, qui quello con Chiara Scarpitti, qui quello con Lucilla Giovanninetti e qui trovate un guest post scritto da Silvia Valenti.

Happy birthday (anche se lo detesto) to me

Di una persona che scrive per passione e per lavoro si potrebbe essere portati a pensare che non resti mai senza parole e che sappia sempre cosa dire.

In realtà non è così, anzi, volete sapere cosa capita a me? Di solito mi inceppo e bisticcio con le parole proprio quando si tratta di spiegare con chiarezza le mie emozioni e i miei sentimenti.

Tutto ciò mi fa sorridere, lo trovo buffo, ma in fondo è ciò che succede in tanti mestieri: c’è un detto che racconta che il ciabattino, dopo aver aggiustato le calzature di tutti, va in giro con le scarpe rotte. Eh, la saggezza popolare…

Scrivo 364 giorni all’anno celebrando il talento e la bravura altrui: l’unico giorno che dovrei dedicare a me stessa, il 365°, quello del mio compleanno, uno in tutto l’anno, non so cosa dire.

La verità è che da bambina aspettavo con impazienza il 26 novembre: oggi, da adulta, lo cancellerei dal calendario. Quest’anno, intanto, l’ho cancellato da Facebook.

E poi scrivi un post qui?, penserete magari voi e non posso darvi torto: ultimamente sono la regina delle contraddizioni e dell’incoerenza. E spesso mi sento esattamente come una pallina dentro un flipper: sballottata. Leggi tutto

Della Toscana e del perché Firenze mi abbia fatto piangere

Questo è un post fatto solo di emozioni e sensazioni.

Non parla né di abiti né di altri orpelli modaioli. Si nutre solo di immagini e di tre riflessioni che ho fatto lo scorso week-end, durante una breve fuga in Toscana con Enrico, l’amore della mia vita.

La prima considerazione è legata a una docente della quale sono stata allieva in IED. Vi spiego: un giorno a lezione disse una cosa che mi colpì molto, ovvero che chi si interessa di moda deve essere ricettivo e aprirsi a 360 gradi, senza riserve e senza preconcetti. Come un vaso vuoto da riempire, aggiunse. Non si sa mai da dove arriverà lo stimolo giusto, a volte dalle cose più impensate: ciò che vedo oggi e che non riesco a collocare potrebbe diventare qualcosa di concreto domani o tra un mese. Mi capita di inseguire un’idea per settimane e poi di vederla concretizzarsi in un attimo grazie a uno spunto improvviso che avevo immagazzinato tempo prima. Ecco perché mi piace collezionare immagini che apparentemente nulla hanno a che fare con la moda: in realtà, tutto torna. Ed ecco perché ho passato una mattinata a fotografare bambole e giocattoli: a parte che – secondo me – hanno una loro bellezza magnetica, sono anche certa del fatto che un giorno i loro colori e le loro forme mi diranno qualcosa. Serena – la mia docente – aveva proprio ragione. Leggi tutto

Homi, ovvero il nuovo Macef: all that glitters… isn’t gold!

Il mio rapporto con la Fiera di Milano profuma di ricordi: rammento bene di aver assistito da piccina alle ultime edizioni della Fiera Campionaria o Fiera d’Aprile. L’aspettavo ogni anno con impazienza: era una tradizione un po’ come il Natale, il compleanno e le vacanze al mare d’estate e i miei organizzavano una sorta di gita, per far vedere cose nuove a me e a mia sorella (la curiosità è un’eredità di famiglia, una sorta di destino). Da grande, ho iniziato a frequentare la Fiera per motivi professionali, attraverso le tantissime manifestazioni e i settori che oggi copre: il Macef è sempre stata una delle mie preferite e sono stata felice di vedere come si sia rinnovata trasformandosi quest’anno in Homi.

Dopo mezzo secolo durante il quale ha dettato gusto, mode e abitudini del pianeta casa, il Macef ha infatti cambiato nome, moltiplicando le sue ambizioni: punta a diventare una tra le più importanti rassegne dedicate agli stili di vita o lifestyle (parola oggi molto in voga), unendo tutti coloro che sono attenti alle tendenze e che sono aperti a una cultura sfaccettata, variegata e internazionale. Homi sta per Home Milano, ma ha anche un significato più simbolico: la “O” allude al cerchio che avvolge simbolicamente la persona, i suoi spazi e le sue abitudini, mentre il “MI” finale omaggia la città di Milano. Leggi tutto

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