Lucilla Giovanninetti e la metamorfosi del talento

Vi capita mai di sentire o di leggere una parola, non conoscerla eppure intuire istintivamente che vi appartiene e che descrive qualcosa che fate magari da tempo?

Pongo questa domanda riferendomi in particolar modo ai neologismi e soprattutto a quelli che nascono per raccontare fenomeni che si diffondono al punto tale da rendere necessaria la creazione di un nuovo vocabolo.

Negli ultimi anni, a me è capitato con l’introduzione di termini come selfie e anche con storytelling, parola che in realtà esisteva già ma che oggi è molto in auge e conosce quindi un rinnovato successo.

Parecchi anni fa, avevo l’abitudine di farmi degli autoscatti immortalando i miei outfit che riportavo anche in una specie di diario segreto: mi vergognavo un po’ di questa mia piccola mania e infatti la tenevo segreta, poi, quando sentii per la prima volta l’espressione selfie, ebbi la certezza che avesse a che fare con ciò che facevo anch’io.

Mi è successa la stessa cosa in tempi recenti con storytelling, ovvero l’atto del narrare: da sempre amo scrivere storie e negli ultimi anni mi sto concentrando in particolare sul racconto del talento, cercando di far conoscere le persone in gamba e i loro percorsi.

Sinceramente non mi ero mai preoccupata di dare una definizione a tale attitudine: ho semplicemente unito il mio amore per la positività e la passione per la scrittura. Quando però ho iniziato a sentire sempre più spesso il termine storytelling, ho capito che descrive piuttosto bene ciò che faccio, esattamente come selfie descriveva i miei imbarazzati (e imbarazzanti) autoscatti.

Vi dico la verità, sono contenta che lo storytelling sia (finalmente) un argomento in auge: che sia tornato il tempo di badare ai contenuti?

Imparare a conoscere le persone, i loro sogni, i loro progetti e poi raccontarli: tutto ciò mi coinvolge ogni giorno di più, perché secondo me è importante nutrire il desiderio di conoscere gli altri, avere voglia di approfondire e di andare oltre l’impatto iniziale. È importante alimentare non la morbosità, bensì la sana curiosità verso il nostro prossimo.

Ed è grazie a persone come Lucilla Giovanninetti se nutro questo tipo di passione: ogni volta in cui incontro una persona come lei, con un mondo ricco e sfaccettato, scatta in me l’irrefrenabile desiderio di provare a raccontarne la storia.

Noi due ci siamo incrociate sul web, tempo fa, attraverso amici comuni, poi abbiamo finalmente avuto l’opportunità di conoscerci di persona: sono stata colpita dal suo viso e in particolare dai suoi occhi.

Gli occhi di una persona dicono tantissimo e i suoi sono luminosi: conoscendola meglio, ho trovato una straordinaria corrispondenza tra quella luce e le molteplici attività che porta avanti. E non importa – a mio umile avviso – determinare con precisione se la luce sia la causa o l’effetto, la spinta o il risultato di tutto ciò che fa: in realtà, credo che sia entrambe le cose.

Lucilla Giovanninetti
Lucilla Giovanninetti

Avrete notato che non ho ancora dato una definizione di Lucilla né un nome al suo lavoro: è una di quelle persone che è quasi impossibile ingabbiare in una categoria singola e univoca. Mi limiterò pertanto a dire che possiede una grande creatività che si è espressa e continua a esprimersi in molti modi.

Nel suo percorso, si è occupata di moda (abbigliamento, borse, cappelli) così come è stata insegnante in diverse scuole: per 9 anni, ha trasmesso la passione per il gioiello ai ragazzi dello IED, l’Istituto Europeo di Design (la mia scuola, scusate ma sono sempre orgogliosa di ribadirlo).

Accantonato (momentaneamente?) l’insegnamento, Lucilla ha sentito l’esigenza di sperimentare in prima persona quella passione che per anni ha cercato di trasmettere ai suoi studenti: ha sentito che era giunto il momento di cimentarsi lei stessa nell’ambito del gioiello mettendo a frutto quel fuoco creativo che aveva già applicato a moda e scuola (non è forse estremamente creativo lavorare con giovani menti desiderose di imparare? Per questo mi auguro che l’insegnamento sia stato solo momentaneamente accantonato, anche perché lei ha quella dolcezza, quella semplicità e quel sapersi donare che vorrei trovare in qualsiasi maestro).

I suoi passaggi – da stilista a insegnante a creatrice di gioielli di ricerca – non mi stupiscono affatto: il suo è stato un percorso fatto di tappe concatenate.

Il progetto di creazione di monili si è presentato da subito come una sfida appassionata e appassionante, portata avanti su due piani, differenti eppure perfettamente conviventi: da una parte c’è EANDARE e dall’altra c’è LUCILLAgiovanninetti.

Una creazione di Lucilla Giovanninetti per <em>“Il gioiello si mette in posa”</em>, contest organizzato dalla galleria Creativity Oggetti di Torino, ottobre – novembre 2014 (photo credit: Federica Cioccoloni)
Una creazione di Lucilla Giovanninetti per “Il gioiello si mette in posa”, contest organizzato dalla galleria Creativity Oggetti di Torino, ottobre – novembre 2014 (photo credit: Federica Cioccoloni)

EANDARE indica fin dal suo stesso nome il movimento e quindi l’evoluzione e la trasformazione: andare inteso anche come ripartire, perché scandisce un po’ questo nuovo ricominciare di Lucilla.

Contemporaneamente, indica anche leggerezza: quante volte abbiamo usato l’espressione “andare”, magari accompagnata da un eloquente gesto della mano, per invitare qualcuno a rilassarsi? Ecco, Lucilla mi ha detto di aver pensato anche a questo, al bisogno di prendersi con leggerezza tant’è che me l’ha detto col sorriso e che col sorriso mi ha raccontato che ogni tanto qualcuno, quando sente questo nome, fa proprio quel gesto della mano. Penso che l’autoironia e il non prendersi troppo sul serio siano un lusso: può permetterselo solo chi è sereno con sé stesso.

Con EANDARE, Lucilla è tornata all’originaria passione per la creazione di complementi per il corpo, come aveva già fatto – anche se in modo diverso – con abbigliamento e accessori, proseguendo e portando oltre lo studio del tessuto, facendolo diventare materia fortemente plasmabile e affiancando anche gomma, resine e materiali alternativi.

Nei suoi lavori, Lucilla sviluppa e amplifica le potenzialità del tessuto partendo da forme geometriche piane e definite (cerchi, rettangoli) e che vengono poi manipolate in molti modi: piegata, cucita, arricciata, arrotolata, scomposta, dipinta o irrigidita con resine naturali, la stoffa si trasforma fino ad assumere forme sorprendentemente tridimensionali, irregolari, quasi organiche.

Le dimensioni si espandono riuscendo, di volta in volta, a cambiare il risultato: i pezzi possono essere monocromatici o in abbinamento di colori contrastanti.

Il tessuto si fa dunque gioiello e non più materiale per coprire il corpo. Nascono collane, pendenti, bracciali, spille, anelli e orecchini: sono pezzi unici, simili eppure mai identici fra loro. E anche quando sono macro, le collane restano leggere e dunque estremamente portabili.

Trovo straordinario che Lucilla riesca ad addomesticare i tessuti secondo sua volontà e che riesca a far prendere loro la forma dei suoi pensieri: è capace di lavorare e trattare una materia morbida fino a farle assumere la consistenza, il movimento e le proporzioni che lei desidera, per passare da una forma piana a un volume tridimensionale, importante eppure privo di peso.

EANDARE by Lucilla Giovanninetti (photo credit: Antiniska Oddi)
EANDARE by Lucilla Giovanninetti (photo credit: Antiniska Oddi)
EANDARE by Lucilla Giovanninetti (photo credit: Antiniska Oddi)
EANDARE by Lucilla Giovanninetti (photo credit: Antiniska Oddi)
EANDARE by Lucilla Giovanninetti (photo credit: Antiniska Oddi)
EANDARE by Lucilla Giovanninetti (photo credit: Antiniska Oddi)
EANDARE by Lucilla Giovanninetti (photo credit: Antiniska Oddi)
EANDARE by Lucilla Giovanninetti (photo credit: Antiniska Oddi)
EANDARE by Lucilla Giovanninetti (photo credit: Antiniska Oddi)
EANDARE by Lucilla Giovanninetti (photo credit: Antiniska Oddi)

La ricerca di Lucilla attorno a volume e forma non si è esaurita con le sperimentazioni fatte col tessuto e si è invece ulteriormente estesa approdando al metallo: questa è l’altra parte del suo progetto, quella che porta il suo nome, LUCILLAgiovanninetti.

Plasmare il metallo è stata un’ulteriore tappa della sua evoluzione, una metamorfosi naturale considerando il suo percorso: in IED, infatti, Lucilla aveva insegnato non solo storia ma anche progettazione del gioiello. Si è dunque messa in gioco a livello personale, estendendo al metallo gli esperimenti plastici e materici già intrapresi col tessuto e spingendoli oltre.

I suoi sono gioielli scultura, realizzati con la fusione a cera persa, tecnica antica risalente all’antichità e con la quale lei lavora ottone, bronzo e argento: i pezzi sono caratterizzati da un effetto di non finito e dalla contrapposizione di superfici lucide e opache.

Anche in questo caso, Lucilla osa alcune forme macro senza perdere di vista la portabilità: ama inoltre giocare col concetto dell’asimmetria, soprattutto negli orecchini.

I suoi pezzi mi fanno pensare alla natura, vicina e lontana: guardate il volo di piccole falene sul pendente, l’anello-foglia, il girocollo con le spine. Mi ricorda il gambo di una rosa.

O ancora il pendente nel quale vedo crateri lunari in un gioco di pieno e vuoto.

LUCILLAgiovanninetti (photo credit: Antiniska Oddi)
LUCILLAgiovanninetti (photo credit: Antiniska Oddi)
LUCILLAgiovanninetti, anello-foglia (foto di Lucilla)
LUCILLAgiovanninetti, anello-foglia (foto di Lucilla)
LUCILLAgiovanninetti (photo credit: Antiniska Oddi)
LUCILLAgiovanninetti (photo credit: Antiniska Oddi)
LUCILLAgiovanninetti, girocollo con spine (foto di Lucilla)
LUCILLAgiovanninetti, girocollo con spine (foto di Lucilla)
LUCILLAgiovanninetti: delicato volo di piccole falene (photo credit: Antiniska Oddi)
LUCILLAgiovanninetti: delicato volo di piccole falene (photo credit: Antiniska Oddi)

Ovviamente, i due mondi non sono pianeti solitari e inconciliabili: i progetti, la dimensione di EANDARE e quella di LUCILLAgiovanninetti, talvolta si incontrano dando vita a pezzi ibridi in cui tessuto e metallo vengono abbinati. Devo dire che questo territorio – “ibrido come me”, mi ha detto Lucilla sempre con un sorriso – mi affascina parecchio: credo sia aperto a infinite possibilità.

Che si tratti di tessuto o di metallo, questi progetti mi conquistano grazie alle loro molteplici sfaccettature.

Amo il fatto che Lucilla sappia sperimentare con materiali differenti e che talvolta ne adoperi alcuni inconsueti o insoliti.

Amo che si stacchi dalla visione più tradizionale, canonica, rigida per avvicinare il gioiello all’arte, sganciandolo completamente da qualsiasi idea di trend.

Amo che la preziosità e il valore aggiunto dei suoi pezzi siano dati soprattutto dall’idea, dalla sua unicità, dalla perizia della lavorazione.

Amo che alcuni suoi pezzi vestano e adornino il corpo quasi quanto un capo d’abbigliamento.

Amo che in lei ci sia un’apparente opposizione tra morbidezza (il tessuto) e concretezza (il metallo).

Amo inoltre il suo sorriso, dolce, e la sua ironia, quella vena sottile che crea un fil rouge tra tutti i suoi mille modi di esprimersi.

E se è vero che il gioiello creativo (o gioiello d’artista o di ricerca o contemporaneo o piuttosto complemento per il corpo, chiamatelo come volete) si sceglie sull’onda di emozioni e sensazioni, allora penso che i suoi pezzi rientrino pienamente in questo tipo di scelta in quanto comunicano sentimenti e pensieri, quelli che lei mette nella creazione di ogni oggetto e che passano a chi li sceglie. L’ho provato sulla mia pelle ed è il caso di dirlo, visto che un anello, per esempio, si porta a pelle.

Sapete, sono certa che il percorso di Lucilla conoscerà nuove tappe e nuove evoluzioni.

Come? In quale direzione? Impossibile dirlo.

È impossibile dire quale sarà anche solo domani la metamorfosi di questa donna creativa, piena di talento e che non ha paura di mettersi in gioco.

Manu

 

 

Ecco alcuni miei scatti realizzati in occasione di una visita presso l’atelier – laboratorio di Lucilla Giovanninetti (trovate i dettagli di questo spazio qui in fondo)

Uno scorcio dell’atelier di Lucilla
Uno scorcio dell’atelier di Lucilla
Lucilla in un mio ritratto
Lucilla in un mio ritratto
Impossibile per me resistere alla tentazione di provare alcuni pezzi
Impossibile per me resistere alla tentazione di provare alcuni pezzi
Rosso come l’energia, come il fuoco, come la passione, come l’amore: rosso come la fiamma di tessuto che adorna il mio anello opera di Lucilla Giovanninetti
Rosso come l’energia, come il fuoco, come la passione, come l’amore: rosso come la fiamma di tessuto che adorna il mio anello opera di Lucilla Giovanninetti

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate il sito e qui la pagina Facebook di Lucilla Giovanninetti.

Trovate ulteriori approfondimenti e tante foto nel suo profilo sul sito di AGC, Associazione Gioiello Contemporaneo, e nel suo profilo su Klimt02, sito che offre un punto di vista privilegiato sul panorama del gioiello contemporaneo in ambito internazionale.

Come avete visto nelle mie foto qui sopra, Lucilla Giovanninetti ha un suo spazio a Milano, un po’ laboratorio e un po’ atelier: si trova in via Rovetta, a pochi passi da viale Monza (facilmente raggiungibile con la metropolitana rossa linea 1, fermata Turro). Se volete andare a trovarla, contattatela al 338 8861749 per fissare un appuntamento.

Dove trovare le creazioni di Lucilla in tutta Italia e in Svizzera:

EANDARE (gioielli tessili)

Milano – Bookshop Gallerie d’Italia, piazza della Scala

Milano – Tappeti Contemporanei, via San Carpoforo 1

Monza – Bookshop Villa Reale

Torino – Creativity Oggetti, via Carlo Alberto 40/f

Neuchâtel (Svizzera) – Galerie Caractère, avenue de Bellevaux 24

LUCILLAgiovanninetti (fusioni in metallo)

Milano – La Bugia, via Battistoni Sassi 28

Cantù (CO) – Carlotta Bijoux, via Giacomo Matteotti 29

La Spezia – Madeleine, via Fossati 5

Brescia – Volver, via Cesare Beccaria 9/a

Treviso – SO, via Noalese 46

Trieste – Giada, via Roma 16/c

Ciriè (TO) – Amadriadi, via Giuseppe Mazzini, 4/6

Saluzzo (CN) – Patrizia F, via Vacca 37

Torino – Cane 1972, via Madama Cristina 19

Solarolo (RA) – Il Fiore, via Giuseppe Mazzini 33

Bologna – Cose così, via San Vitale 2

Taranto – Fashion House, via Tommaso D’Aquino 74

Locarno (Svizzera) – Ambarabacicicocò, via Panigari 5

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Irene Navarra
Reply

Carissima Manu, prezioso quest’articolo perché racconta il mondo di Lucilla come da una prospettiva intima. Sei stata capace di svelarci la poetica dell’artista con pochi cenni di biografia e sapienti note sul percorso che l’ha portata a realizzare i suoi gioielli raffinati. Raffinati e solo apparentemente casuali. Proprio in ciò sta la loro bellezza. Sembrano creature di nascita recente e ancora non compiuta del tutto. Unici e in evoluzione, quelli di stoffa. Il calore di chi li indossa può renderli vivi, Le mani che li accarezzano sanno coglierne l’anima. Così anche per i magnifici monili in metallo, ricchi di intriganti chiaroscuri. Bravissime entrambe, dunque!
Un abbraccio,
Irene

Manu
Reply

Irene carissima,
il tuo commento mi emoziona perché tocca tutti i lati nevralgici dell’articolo e soprattutto del lavoro di Lucilla.
Grazie (con tutto il cuore!) per aver parlato di prospettiva intima, di casualità solo apparente, di evoluzione, di calore che dà vita. La tua anima ha colto ogni singola sfumatura.
Ti abbraccio anch’io,
Manu

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