StarDust: cose preziose al femminile raccontate da Silvia Valenti

I luoghi comuni mi fanno venire voglia di grattarmi, come se avessi l’orticaria: scusate l’immagine colorita, ma credo che esprima bene il fastidio che provo davanti a ovvietà e banalità. C’è un luogo comune che mi dà particolarmente fastidio, quello che vuole che le donne non sappiano fare gruppo, non sappiano solidarizzare e sappiano solo litigare. È vero, noi figlie di Eva siamo fortemente competitive e abbiamo il brutto vizio di mettere i puntini su tutte le i che ci capitano a tiro, ma da qui a dire che l’amicizia tra donne non esista o sia cosa rara… beh, ce ne vuole. Ho amiche che tali sono da moltissimi anni e che mi hanno accompagnata in tutte le fasi cruciali della mia vita: ne ho tante trovate attraverso il web e che, attraverso una sintonia di interessi, sono diventate amiche con le quali condivido tante cose e con le quali ci si spalleggia. Ecco, sarò stata fortunata ma devo dire che io nelle altre donne ho sempre trovato aiuto e supporto: per questo sostengo che siamo una forza inarrestabile, soprattutto se facciamo gruppo.

Qualche giorno fa c’è stata la Festa della Donna: non ho festeggiato in alcun modo particolare perché, come ho avuto modo di dire in altre occasioni, sono un po’ allergica alle feste comandate. Penso tra l’altro che sarebbe bello se un giorno non ci fosse più bisogno di tale ricorrenza: vorrebbe dire che tutti, uomini e donne, siamo uguali e con la stessa dignità di esseri umani. Ma così non è, purtroppo, e allora credo che sia giusto che ognuno viva (o non viva) questo giorno come crede: c’è chi la vive come una giornata commemorativa ma c’è anche chi la vive semplicemente come un’occasione per fare qualcosa per sé stessa o per le donne a sé vicine. Io, per esempio, non ho festeggiato sabato e decido invece di festeggiare oggi, grazie a un articolo per me molto speciale.

Settimana scorsa avevo annunciato sulla pagina Facebook del blog un evento al quale mi sarebbe molto piaciuto partecipare, “Femminile Plurale”, un festival dei saperi femminili. In particolar modo, segnalavo l’inaugurazione della mostra “StarDust – Cose preziose al femminile”, dedicata al gioiello contemporaneo: tra le artiste c’è infatti una designer che sto tenendo d’occhio da un po’, Silvia Valenti. Avevo chiuso il post esprimendo la speranza che, tra i lettori, ci fosse qualcuno di Monfalcone – il luogo in cui la mostra si svolge – desideroso di farmi un reportage.

Dovete sapere che ho conosciuto Silvia in rete, grazie ad amicizie comuni: è una di quelle donne che rientrano nel discorso di cui sopra, una persona con la quale sono entrata in sintonia subito, istintivamente, perché, a parte i chilometri fisici che ci separano, tra noi c’è una comunione di pensieri. Ieri Silvia mi ha mandato un suo scritto con riflessioni ed emozioni provate in occasione dell’inaugurazione della mostra: mi è venuto spontaneo proporle di trasformarlo in un articolo per il blog, così come è già avvenuto con un’altra mia cara amica, Sara Oliani. Silvia ha accettato con lo stesso mio entusiasmo.

E così eccoci qui. Quando ho espresso l’auspicio che qualcuno mi raccontasse la mostra, mai avrei immaginato che l’avrebbe fatto una delle protagoniste: quando ho letto il pezzo, mi sono emozionata e ho provato un desiderio, essere lì. Ecco, Silvia e io vi facciamo dono dei suoi pensieri, sperando che essi provochino in voi la stessa reazione, perché nulla è più bello di quando uno scritto riesce a coinvolgere al punto tale da trasportarci in un altro luogo.

Sono orgogliosa di Silvia e dei suoi talenti (ne ha tanti, ve l’assicuro) e sono orgogliosa di questo circolo virtuoso al femminile. Mi rende felice che Silvia racconti queste donne e il modo in cui le racconta: mi fa felice che un’altra collaborazione in rosa vada in porto su questo blog. Altro che essere incapaci di essere solidali tra noi.

Basta, ho parlato troppo: vi lascio alle parole e alle foto di Silvia.

Manu

 

 

Le mani delle donne accarezzano, custodiscono, proteggono.

Le mani delle donne parlano una lingua di gesti sicuri.

Danno forma a pensieri morbidi o taglienti, indagano il passato, ritrovano le loro radici, inventano nuovi percorsi plasmando il dolore e la gioia.

Le mani delle donne creano.

Questo ho percepito all’inaugurazione della mostra “StarDust ”: una straordinaria energia declinata al femminile.

StarDust – Cose preziose al femminile: la mostra a Monfalcone è aperta fino al 16 marzo
StarDust – Cose preziose al femminile: la mostra a Monfalcone è aperta fino al 16 marzo

Quando le porte della Galleria d’Arte Contemporanea di Monfalcone si sono spalancate e un folto pubblico si è riversato all’interno delle due sale sapientemente allestite, si è dischiuso un prodigio. Sveliamolo assieme.

Gli ornamenti di Ines Paola Fontana e Roberta Debernardi (Studiocinqueealtro) attirano gli sguardi su profili fluttuanti e lievi riflettendosi nelle trasparenze dei pezzi di Paola Mirai, portavoce di un messaggio di interconnessione tra mondi e modi comunicativi diversi. Quasi in contrappunto, Alessia Semeraro decodifica l’ambiguo fascino del dialogo tra legno combusto e ferro, accostato per dissonanza all’accendersi dell’oro. Sono opere, quelle di Alessia, che convincono per il nitido design dalla speciale forza evocativa. Solide e leggerissime allo stesso tempo.

I gioielli tessili di Anda Klančič ispirati al tema del nido richiamano il concetto di memoria e famiglia. Per Anda la donna è in grado di sovrintendere alla vita con misurata grazia. L’interpretazione del femminino di Sandra Kocjančič risulta altrettanto fine ed eterea. Lei si avvale della tradizione artigianale, pressoché dimenticata. Sandra tesse i suoi gioielli all’uncinetto, in filo d’argento, e li ingemma con pietre dure tipiche della sua terra di provenienza, la Slovenia.

A tale delicatezza risponde la spettacolarità maestosa di Silvia Beccaria che, rivisitando l’antica tecnica della tessitura a mano, rende contemporanea e personale la visione classica della gorgiera. Riccioli di fibre, naturali o sintetiche, si avviluppano a ricamare futuristici collier per singolari dame.

Maddalena Rocco, abilissima nell’incisione a bulino, modella dimensioni enigmatiche. Le sue infinitesime donne sembrano immagini a specchio di anime curiose.

StarDust: la vetrina dedicata ad Alessia Semeraro
StarDust: la vetrina dedicata ad Alessia Semeraro
StarDust: la vetrina dedicata ad Anda Klančič
StarDust: la vetrina dedicata ad Anda Klančič
StarDust: la vetrina dedicata a Maddalena Rocco
StarDust: la vetrina dedicata a Maddalena Rocco

Il motore primo dell’estro creativo di Silvia Salanitro è l’acqua in cui si snoda la sua particolare tempra. Dal liquido evanescente originano la vocazione e l’idea della nascita della donna. Così i suoi monili sono un inno alla limpidezza trascolorante del mare reso teca di molteplici generazioni. A Silvia risponde, con giochi di luce, Jessica Tonioli. In rifrazioni che si rincorrono scivolando lungo i piani tersi del plexiglass come allusioni all’indole sfaccettata della donna.

A questa rassegna di artiste manca chi scrive.

Manco io, insomma, Silvia Valenti, con le mie storie fatte di sostanze ora preziose ora umili perché segni simbolici del vivere quotidiano scandito dall’altalenare di attimi sublimi e profondo disagio.

StarDust: la vetrina dedicata a Silvia Salanitro
StarDust: la vetrina dedicata a Silvia Salanitro
StarDust: la vetrina dedicata a Jessica Tonioli
StarDust: la vetrina dedicata a Jessica Tonioli
StarDust: la vetrina dedicata a Silvia Valenti
StarDust: la vetrina dedicata a Silvia Valenti

Oggetti che sono sempre cronache della complessa interiorità femminile. Suggestioni.

Silvia Valenti

 

 

StarDust – Cose preziose al femminile

Galleria d’Arte Contemporanea di Monfalcone – Piazza Cavour 44

Aperta fino al 16 marzo 2014

Sabato e domenica: 10 – 13 e 16 – 19            Giovedì e venerdì: 16 – 19

Comune di Monfalcone, Assessorato alle Pari Opportunità, con il patrocinio dell’Associazione Gioiello Contemporaneo (AGC) e con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

AGC, Associazione Gioiello Contemporaneo, è una organizzazione no-profit nata per valorizzare e diffondere la cultura del gioiello contemporaneo. Se volete approfondire, qui trovate il sito e qui la pagina Facebook: qui trovate l’album con le foto dell’opera più rappresentativa per ciascuna delle artiste raccontate da Silvia Valenti (lei inclusa).

 

 

Chi è Silvia Valenti? “Sono figlia della libertà. Non accetto costrizioni. Non mi faccio incasellare, anche a costo di sacrifici e rinunce. Già da piccina le mie mani volavano leggere su cortecce d’alberi, fili d’erba e pellicce di animali selvatici misteriosamente affascinati da me.

Oggi, se qualcuno mi chiede l’origine della mia passione per l’arte orafa, rispondo rivelando una percezione ormai certa: le gemme, i metalli, i materiali in genere mi attirano nei loro giochi di messaggi sottili.

Vedo oltre la sostanza grezza, intuisco in piccole folgorazioni come dovrò comporre il soggetto per raccontarlo. Soggetto che poi realizzo rigorosamente a mano al tradizionale banco da lavoro.

Il mio processo creativo segue spesso strade bizzarre. Mi soffermo ad ammirare la crepa di un muro, una macchia rugginosa, dei lampi di luce a pioggia dalle nuvole; tutto, tutto contribuisce ad attuare l’IDEA.

E in quell’idea si tuffano le mie passioni: mio figlio, il mio cane, la natura, gli animali, la cucina, la motocicletta, il giardinaggio, la musica jazz, mescolate tra loro come in un calderone di strega New Age. Short stories che si snodano e riannodano attraverso la vita.”

Per conoscere meglio Silvia, potete dare un occhio anche qui, ovvero il suo spazio su AGC, e qui, ovvero la sua nuovissima pagina Facebook.

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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