Valentina Viganò e i suoi gioielli, anzi, le sue ‘gioie’

Giusto un paio di settimane fa, vi ho parlato dell’inaugurazione dell’edizione 2018/2019 di Ridefinire il Gioiello, importante concorso del quale, fin dal 2014, sono (orgogliosamente!) media partner.

Nato nel 2010 a cura di Sonia P. Catena, il progetto è cresciuto edizione dopo edizione, diventando negli anni un importante punto di riferimento nella sperimentazione sul gioiello contemporaneo, di design e d’arte nonché un’interessante vetrina per artisti e designer.
Ridefinire il Gioiello promuove creazioni esclusive, selezionate dalla giuria e dai partner per aderenza a un tema sempre diverso nonché per ricerca, innovazione, originalità ideativa ed esecutiva: gioielli tra loro molto diversi per materiali impiegati (naturali, tecnologici, organici, inorganici) vengono uniti di volta in volta grazie a una tematica comune.

L’edizione Ridefinire il Gioiello 2018 / 2019 ha posto un tema interessante e stimolante: ha chiesto agli artisti di pensare e progettare un gioiello in grado di valorizzare e rileggere la memoria delle creazioni esposte al Museo del Bijou di Casalmaggiore.

Fondato nel 1986, questo Museo conserva e valorizza non solo 20 mila pezzi di bigiotteria, ma anche macchinari, utensili, fotografie e cataloghi tutti databili dalla fine dell’Ottocento fino alle soglie del nuovo millennio.
Il museo sorge a Casalmaggiore, delizioso comune della provincia di Cremona, perché la cittadina ha accolto uno storico e importante distretto di bigiotteria sorto tra XIX e XX secolo: il museo ospita dunque reperti e testimonianze provenienti dalle dismesse industrie locali e da numerose donazioni di aziende e collezionisti del settore.

I monili conservati a Casalmaggiore raccontano storie legate alla cultura e al gusto di un’epoca e di un luogo: come ben spiega Sonia Catena, Ridefinire il Gioiello 2018 / 2019 ha dunque avuto l’obiettivo di mettere in scena le potenzialità intrinseche del museo, un luogo che sì è memoria del passato, ma che non cristallizza anelli, collane, bracciali, orecchini, bensì riveste un ruolo di spazio creativo e dinamico, capace di generare nuove tendenze e di essere fonte d’inesauribile ispirazione per il gioiello contemporaneo.

<em>Ridefinire il Gioiello</em> 2018 / 2019: l’inaugurazione del 24-11-2018 <span style="color: #ff0000;"><strong>(Tutte le fotografie sono state fatte da Anna Epis di Microbo Net, partner di <em>Ridefinire il Gioiello)</em></strong></span>
Ridefinire il Gioiello 2018 / 2019: l’inaugurazione del 24-11-2018 (Tutte le fotografie sono state fatte da Anna Epis di Microbo Net, partner di Ridefinire il Gioiello)

Dopo la fase di preparazione e presentazione dei progetti e dopo la selezione, Ridefinire il Gioiello 2018 / 2019 è ora nella fase espositiva ed è ospitato – naturalmente! – dal Museo del Bijou di Casalmaggiore: nella serata inaugurale di sabato 24 novembre, abbiamo presentato i 40 gioielli scelti, inediti e progettati da artisti italiani e stranieri scrivo (scrivo ‘abbiamo’ e mi permetto di usare il plurale in qualità di orgogliosa partner e diretta testimone della splendida serata).

Reputo giusta e interessante la scelta espositiva fatta da Sonia e dal Museo: ogni gioiello è esposto insieme al monile che è stato fonte di ispirazione e, in tal modo, l’azione di ridefinizione diventa evidente così come diventa immediato il confronto.

I gioielli resteranno esposti a Casalmaggiore fino al 13 gennaio 2019 e i vincitori decretati dalla giuria hanno avuto la possibilità di ricevere anche dei premi speciali messi a disposizione dai partner di Ridefinire il Gioiello.

In qualità di media partner, ho dunque attribuito anch’io un mio premio: signore e signori, sono felice di presentarvi la mia scelta, ovvero Valentina Viganò e la sua collana Modern Gardening.

<em>Ridefinire il Gioiello</em> 2018 / 2019: io nel momento della lettura del mio premio in occasione dell’inaugurazione del 24-11-2018 <span style="color: #ff0000;"><strong>(Tutte le fotografie sono state fatte da Anna Epis di Microbo Net, partner di <em>Ridefinire il Gioiello)</em></strong></span>
Ridefinire il Gioiello 2018 / 2019: io nel momento della lettura del mio premio in occasione dell’inaugurazione del 24-11-2018 (Tutte le fotografie sono state fatte da Anna Epis di Microbo Net, partner di Ridefinire il Gioiello)

Ho studiato attentamente il progetto di Valentina Viganò e, prima di tutto, condivido con voi il suo presupposto di partenza.

«Osservando i gioielli conservati nel Museo del Bijou di Casalmaggiore, la mia attenzione si è focalizzata su una collana costituita dall’insieme di venti fiori a sei petali.
A incuriosirmi, soprattutto, è stata la forma particolare di questi fiori e il modo in cui era stata progettata la loro connessione: il punto in cui erano uniti era studiato in modo da favorire una certa disposizione, impedendo loro di girarsi una volta indossata la collana.
La mia rilettura di questo monile ha voluto dunque rendere omaggio sia alla forma del fiore sia al modo in cui i fiori sono uniti tra loro.
La mia è la proposta di una collana coltivata da un moderno giardiniere, da un paesaggista contemporaneo.»

Tale presupposto è stato in effetti completamente rispettato da Valentina, tanto da catturare la mia attenzione e da portarmi a sceglierla quale mia premiata.

Elenco le motivazioni:

  1. La perfetta aderenza al tema, ovvero la scelta e la rilettura di un pezzo del Museo.
  2. Lo studio scrupoloso del pezzo e della sua costruzione.
  3. Il progetto conseguente, ovvero la decisione di rendere omaggio sia alla forma del fiore sia al modo in cui i fiori erano stati uniti tra loro.
  4. I materiali utilizzati (porcellana smaltata, rame, filati) abbinati tra loro per ottenere un effetto di colore e movimento; alternativi come mi aspetto debba essere in un gioiello contemporaneo; in linea ovvero coerenti con quello che è il lavoro della designer.
  5. Il risultato concreto: una collana colorata, dalle dimensioni generose e anche un po’ stravaganti – se vogliamo.
  6. Il risultato emozionale: la capacità di Valentina Viganò di essere immediata e istintiva lascia margine a una imprecisione che non è difetto ma che, al contrario, diventa segno e garanzia dell’unicità del pezzo – e che conseguentemente riesce a dare emozioni e a suscitare sensazioni.
  7. Penso pertanto che Valentina abbia pienamente raggiunto l’obiettivo, ovvero che abbia saputo reinterpretare il bijou scelto attraverso il proprio linguaggio contemporaneo e attraverso la propria personale ricerca artistica: ha riletto e rielaborato un monile antico andando oltre e trovando nuove soluzioni, facendo sì che il passato possa ora dirsi ridefinito. Attraverso il suo monile contemporaneo, ha saputo creare un dialogo fluido tra passato e presente.
<em>Ridefinire il Gioiello 2018 / 2019:</em> il pezzo al quale si è ispirata e la collana <em>Modern Gardening</em> di Valentina Viganò che vedete nell’ultima foto, il tutto in occasione dell’inaugurazione del 24-11-2018 <span style="color: #ff0000;"><strong>(Tutte le fotografie sono state fatte da Anna Epis di Microbo Net, partner di Ridefinire il Gioiello)</strong></span>
Ridefinire il Gioiello 2018 / 2019: il pezzo al quale si è ispirata e la collana Modern Gardening di Valentina Viganò che vedete nell’ultima foto, il tutto in occasione dell’inaugurazione del 24-11-2018 (Tutte le fotografie sono state fatte da Anna Epis di Microbo Net, partner di Ridefinire il Gioiello)

Come sempre faccio quando scelgo un designer, mi fa piacere raccontarvi qualcosa di Valentina Viganò e del suo mondo.

La sto chiamando Valentina, ma forse dovrei piuttosto chiamarla Lalla perché «Lalla è l’unico nome a cui avevo deciso di rispondere da piccola e con cui mi chiamano amici e parenti», mi ha confessato.

Nata in una famiglia di designer e architetti, i suoi studi accademici si sono concentrati soprattutto sull’antropologia, le tradizioni popolari e il teatro.

Ha perfezionato la conoscenza dei mezzi dell’arte ceramica con i maestri Gabriella Sacchi, Luca Tripaldi, Luca Mandaglio, Maria Agozzino, Simona Frigerio; per quanto riguarda le tecniche dell’arte orafa, ha seguito numerosi corsi, perfezionandosi principalmente con il maestro Mario Roca.

Ha seguito anche vari corsi di arti applicate approfondendo soprattutto l’uso delle resine, la lavorazione del legno e l’arte tessile: la sua, insomma, è un’arte in costante evoluzione e una curiosità che non conosce sosta.

«Sono fondamentalmente un’estroversa curiosa con l’esigenza di fare con le mani e con il bisogno incessante di sperimentare forme, materiali, tecniche» racconta Valentina e a me sembra che in questa auto-definizione risieda la chiave di tutte le sue creazioni.

«Da che ho memoria dedico le mie energie al fare ‘gioielli’, termine che però poco mi appartiene: preferisco la bellissima parola ‘gioie’ e, anzi, io le chiamo addirittura ‘pazze creature da passeggio’: sono il mio modo di comunicare con il mondo. Amo i colori, l’allegria, la follia, l’eccesso, la luce, la singolarità, la particolarità, l’irriverenza, il gioco, i rimandi, le citazioni.»

Ed ecco spiegato il nome del suo progetto e del suo account Instagram, LaLallaGioie.

Dal suo account Instagram viene anche un altro particolare importante, ovvero un motto che mi piace molto: «(not always) wearable handmade tales» ovvero racconti fatti a mano (non sempre) indossabili.

I suoi monili possono infatti essere definiti come racconti materici che nascono dall’osservazione del quotidiano, dalla forma di un oggetto di uso comune, da un abbinamento insolito.

Generalmente piccole sculture o piccole composizioni, essi trovano la loro autentica pienezza proprio nell’essere indossati, affinché possano caricarsi di ulteriore e nuovo senso nei vari contesti in cui vengono esibiti: questo è un altro importantissimo motivo per il quale ho scelto Valentina.

«Sono quasi dei brevissimi sketch che di volta in volta si completano e cambiano attraverso un atto performativo. Spesso sono pezzi spiazzanti, ironici, che richiedono un’intenzione ‘artistica’ anche in chi sceglie di indossarli. Altre volte sono pezzi più evocativi che, attraverso forme e colori, suggeriscono pensieri, ricordi, emozioni e omaggi più o meno coscienti all’arte del Novecento che tanto amo.»

Così racconta Valentina stessa delineando una visione di gioiello contemporaneo che mi piace molto e che è assolutamente congruente con quella che è anche la mia concezione.

«Mi piace l’inusuale: oltre a produrre solo pezzi unici cerco di creare oggetti nuovi, inaspettati. Ricerco la novità nelle forme, nei materiali, nelle varie soluzioni di connessione tra gli elementi (esattamente come ha fatto anche per il concorso NdR). Mi dedico a una sperimentazione molto eterogenea e utilizzo materiali e tecniche molto diverse tra loro, conservando però una predilezione per l’uso della porcellana.

Valentina Viganò – <em>Felicità (… e spiega bene tutto il mondo di Valentina-Lalla)</em>
Valentina Viganò – Felicità (… e spiega bene tutto il mondo di Valentina-Lalla)
Valentina Viganò – <em>Un pesce fuor d’acqua</em>
Valentina Viganò – Un pesce fuor d’acqua
Valentina Viganò – <em>Petalosa in rosso, blu e lime</em>
Valentina Viganò – Petalosa in rosso, blu e lime
Valentina Viganò – <em>Erba gatta, forse</em>
Valentina Viganò – Erba gatta, forse
Valentina Viganò – <em>Libellula</em>
Valentina Viganò – Libellula
Valentina Viganò – <em>Nel blu dipinto di blu</em>
Valentina Viganò – Nel blu dipinto di blu
Valentina Viganò – <em>L’erba del vicino è sempre più verde</em>
Valentina Viganò – L’erba del vicino è sempre più verde
Valentina Viganò – <em>Tutti i pesci vennero a galla</em>
Valentina Viganò – Tutti i pesci vennero a galla

Sono orgogliosissima del fatto che, da anni, Sonia Catena mi dia fiducia coinvolgendomi nel suo splendido progetto ed è per me un grande onore poter essere uno dei media partner poiché Ridefinire il gioiello è condotto con i valori nei quali credo, maestria, competenza e quel tocco di grande umanità che è sempre un valore aggiunto; e sono felice di aver premiato Valentina Viganò perché dimostra un altro fatto in cui credo, ovvero che chi ha in sé bellezza (in tutti i sensi) riesce a produrre bellezza, regalandola al mondo.

Visto che amo la coerenza, mi fa infatti piacere dire che, avendo avuto l’opportunità di conoscere Valentina la sera del 24 novembre all’inaugurazione a Casalmaggiore, ho trovato una corrispondenza precisa tra la sua persona e ciò che crea.

Desidero concludere questo piccolo viaggio nel mondo di Lalla con un quesito che condivido con voi, cari lettori.

Si potrebbe pensare che il suo desiderio di fare, sperimentale e azzardato nei modi e nelle forme, mal si sposi con una strategia di marketing: «non riesco e sono contraria a riprodurre anche solo due volte lo stesso pezzo perché il vero valore, per me, sta ovviamente nell’unicità», mi ha confessato.

Questo crea uno svantaggio commerciale per il suo lavoro?

Da persona che si occupa di strategie di comunicazione, io per prima mi sono posta tale quesito, mi sono chiesta se Valentina – Lalla debba proseguire sulla strada non facile che ha scelto oppure se debba rimettere in discussione il suo modo di lavorare per essere più appetibile dal punto di vista commerciale – espressione che detesto ma che mi tocca usare.

Sapete una cosa?

Forse la mia risposta è contenuta in questo articolo, forse è intrinseca nella mia stessa scelta di premiarla.

Forse è contenuta nei suoi lavori, nelle loro forme e nei loro colori, nella definizione ‘gioie’, nei nomi fantasiosi e divertenti che Valentina attribuisce loro e che contribuiscono a renderli sul serio ‘pazze creature da passeggio’.

… Si possono replicare delle ‘pazze creature da passeggio’? Si può ridurre tutto a una strategia di marketing?

Forse non esiste una risposta giusta al 100% e allora, come sempre, lascio a voi la libertà di decidere la vostra.

Manu

 

 

Per seguire Valentina Viganò, date un occhio al suo account Instagram.

Mi fa piacere aggiungere che, dall’inizio del 2018, Valentina ha iniziato a partecipare a numerosi concorsi e mostre.
Gioiello in legno, a cura di Francesca Canapa, marzo 2018, Castello di Drena, selezionata con le due opere Gorgiera e Spine d’amore.
Ceramic&Colours Award 2018, dedicata all’uso delle cristalline a grosso spessore, selezionata per la fase finale di settembre 2018 con l’opera Jellyfish.
Leggerezza, mostra presso la galleria Rossini di Milano (e della quale ho parlato anch’io qui), 23 giugno-21 luglio 2018, selezionata con l’opera Barbie.
Ceramica in Circolo, mostra collettiva itinerante (Faenza, Bassano del Grappa, Milano), agosto-dicembre 2018, selezionata con l’opera Sguardi.
Intrecci, mostra presso la galleria Rossini di Milano, 27 ottobre-27 novembre 2018, selezionata con l’opera Orizzonte degli eventi.

 

 

Fino al 13 gennaio 2019, potete ammirare Modern Gardening di Valentina Viganò in mostra nell’ambito di Ridefinire il Gioiello 2018 / 2019 – VII edizione
Presso il Museo del Bijou (Sala Zaffanella)
Via Porzio, 9, Casalmaggiore CR

Orari mostra:
Martedì – sabato 10-12 e 15-18
Domenica e festivi 15-19
Chiuso a Natale e a Capodanno

Ingressi:
Intero € 3,00; ridotto € 2,50.
Gratuito per le scolaresche, i possessori dell’Abbonamento Musei Lombardia e, per tutti, la prima domenica del mese.

Qui trovate il sito del progetto Ridefinire il Gioiello e qui la pagina Facebook.

 

 

Io & Ridefinire il Gioiello:
◊ Edizione 2018/2019 – qui trovate il mio articolo sulla pubblicazione del bando di concorso e qui quello sull’inaugurazione del 24 novembre.
◊ Edizione speciale Dolci Conversazioni: qui trovate il mio articolo sulla pubblicazione del bando di concorso e qui quello sulla tappa di Bologna.
◊ Edizione 2016/2017 – qui trovate il mio articolo su Alba Folcio, la mia premiata, e qui quello su Agnese Taverna, de me selezionata sempre in quella occasione; qui quello sulla partenza del progetto con le tappe principali e qui quello sulla pubblicazione del bando di concorso.
◊ Edizione 2015 – qui trovate il mio articolo su Loana Palmas, la mia prima premiata; qui quello su Alessandra Pasini, la mia seconda premiata; qui quello su Chiara Lucato, la mia terza premiata; qui trovate il mio articolo sulla serata di inaugurazione e qui quello sulla pubblicazione del bando di concorso. Qui, infine, trovate il mio articolo su un ulteriore incontro tenuto sempre nell’ambito delle tappe dell’edizione 2015: in occasione di questo evento, ho parlato anche di Elena De Paoli.
◊ Edizione 2014 – qui trovate il mio articolo sulla manifestazione 2014; qui quello su Alessandra Vitali, la designer che ho scelto di premiare.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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