Le Dolci Conversazioni di Ridefinire il Gioiello partono da Bologna

Amore romantico, passionale.
Amore fraterno, filiale, materno, paterno, tra amici.
Amore per gli animali, per una nobile causa, perfino per il proprio lavoro.
L’amore ha mille forme e mille sfaccettature.
E visto che scrivo nel giorno di San Valentino, quello tradizionalmente dedicato agli innamorati, celebro proprio con questo post il mio amore per la bellezza, per il talento, per il Made in Italy: lo faccio parlandovi – ancora una volta – di un progetto che mi piace tanto e che seguo ormai da quattro anni. Un progetto che amo, insomma.

Il progetto in questione è Ridefinire il Gioiello: nato nel 2010 a cura di Sonia Patrizia Catena, negli anni è diventato un importante punto di riferimento nella sperimentazione sul gioiello contemporaneo, di design e d’arte nonché un’interessante vetrina per artisti e designer.
È un progetto itinerante che promuove creazioni esclusive, selezionate dalla giuria e dai partner per aderenza a un tema sempre diverso nonché per ricerca, innovazione, originalità ideativa ed esecutiva: gioielli tra loro molto diversi per materiali impiegati vengono dunque uniti di volta in volta grazie a una tematica comune, sempre interessante e stimolante.

Come dicevo, dal 2014, sono tra i media partner del concorso e, lo scorso giugno, ho lanciato con piacere il bando di concorso di un’edizione particolare di Ridefinire il Gioiello: con Dolci conversazioni, Sonia ha infatti chiesto agli artisti di progettare e realizzare un gioiello a tema gastronomico.
Ovvero ha chiesto di progettare pezzi unici ispirati alle atmosfere, ai sapori e ai colori della tavola; storie di cibo, allegre, ironiche e divertenti narrate attraverso materiali naturali e sostenibili.

Il progetto è stato portato avanti in collaborazione con il Gruppo Duetorrihotels, una realtà che ama investire nella cultura: gli alberghi del gruppo sono luoghi di grande storia, da sempre frequentati dagli artisti di tutte le epoche, e custodiscono al proprio interno capolavori artistici.

Dopo la selezione, il progetto è giunto alla fase espositiva e così il gioiello contemporaneo si lascia gustare (letteralmente!) dal 14 al 25 febbraio al Grand Hotel Majestic di Bologna.

Proprio nel giorno di San Valentino, le Dolci Conversazioni di Ridefinire il Gioiello presentano la loro proposta inedita e originale, dedicata al gioiello sostenibile e quindi etico.
Perché – come dice Sonia – «ciò che è bello deve essere anche buono e giusto». E io approvo perché estetica ed etica possono convivere.

Le strutture del Gruppo Duetorrihotels ospiteranno, come in un viaggio in Italia, una mostra itinerante che si sviluppa intorno all’idea dei gioielli a tema cibo uniti a dolci a tema gioiello, in un gioco di rimandi a specchio.

Saranno presentati dieci gioielli inediti, accuratamente selezionati, progettati da altrettanti artisti italiani e stranieri, e tali gioielli saranno abbinati alle creazioni di quattro grandi maestri pasticcieri, uno per ogni città (Bologna, Verona, Firenze e Genova) e degni interpreti di una raffinata tradizione italiana.
I gioielli saranno esposti insieme alle creazioni del pasticciere coinvolto al quale serviranno da ispirazione: nascerà perciò una dolce conversazione nel nome dell’arte e del gusto, capace di deliziare al tempo stesso gli occhi e il palato.

Il pubblico potrà ammirare spille, orecchini, collane, anelli, pendenti e bracciali creati da MICartapesta alias Michela Boschetto, Chimajarno, Elena dp Crea, Fragiliadesign, Frilli Colombo, Giuliana Kobayashi Mantovi, Rita Martinez Art Jewelry, Francesca R. Sansoni, Ag Art alias Agnese Taverna e Maria Tenore.

E se alcuni nomi vi sono familiari è perché ho già parlato di loro qui nel blog, come nel caso di Chimajarno di Chiara Trentin (che ho incontrato più volte), Elena dp Crea di Elena De Paoli, Ag Art di Agnese Taverna.

Le altre tappe dell’esposizione prenderanno vita nei mesi successivi: un viaggio che proseguirà ad aprile a Verona, in concomitanza con l’apertura delle terrazze dell’hotel Due Torri, a maggio a Genova (Hotel Bristol), durante la Festa della Mamma, a giugno a Firenze, al Bristol Palace, durante Pitti Uomo.
Un vero e proprio tour che vedrà coinvolta anche l’AMPI: città dopo città, l’Accademia che riunisce i maestri pasticcieri italiani identificherà infatti il maestro di riferimento del territorio e questa persona accompagnerà le opere dei designer con golose e preziose creazioni.

Il primo maître pâtissier è Gino Fabbri e l’appuntamento è al Café Marinetti del Grand Hotel Majestic (già Baglioni) in via dell’Indipendenza 8 a Bologna fino al 25 febbraio.
Le opere – i gioielli e le proposte gourmet associate – potranno essere apprezzate in abbinamento al tradizionale brunch della domenica.

Proprio per presentare la tappa di Bologna, io ho scelto il bracciale-ciondolo Anguria di Frilli Colombo.

Milanese, Frilli ha iniziato la sua carriera di artigiana fin da bambina e, con gli anni, non ha mai perso la passione di creare.
Ha avuto l’opportunità di approfondire varie tecniche di decorazione: in tempi più recenti, si è concentrata sulla lavorazione dei metalli.
Il suo bracciale-ciondolo Anguria è in rame con smaltatura a fuoco.
«Ottima da gustare come frutto estivo per rinfrescare il palato – racconta Frilli – l’anguria può essere la protagonista indiscussa di alcuni dolci dal sapore fruttato, delicatissimo e fresco.
Il bracciale Anguria ha un’anima versatile perché, all’occorrenza, può essere utilizzato come ciondolo grazie a un nastro o a un laccio: è dunque un gioiello che può trasformarsi a seconda del gusto della persona e ricordare la freschezza e i colori dell’estate.»

E questi – versatilità, fantasia, attinenza al tema con interpretazione personale – sono i motivi per i quali ho scelto il suo gioiello: la creazione di Frilli e le altre nove vi aspettano a Bologna.

Manu

 

Qui trovate il sito del progetto Ridefinire il Gioiello, qui la pagina Facebook e qui Twitter

Io & Ridefinire il Gioiello:
Edizione 2016/2017 – qui trovate il mio articolo su Alba Folcio, la mia premiata, e qui quello su Agnese Taverna, de me selezionata sempre in quella occasione; qui quello sulla partenza del progetto con le tappe principali e qui quello sulla pubblicazione del bando di concorso.
Edizione 2015 – qui trovate il mio articolo su Loana Palmas, la mia prima premiata; qui quello su Alessandra Pasini, la mia seconda premiata; qui quello su Chiara Lucato, la mia terza premiata; qui trovate il mio articolo sulla serata di inaugurazione e qui quello sulla pubblicazione del bando di concorso. Qui, infine, trovate il mio articolo su un ulteriore incontro tenuto sempre nell’ambito delle tappe dell’edizione 2015: in occasione di questo evento, ho parlato anche di Elena De Paoli.
Edizione 2014 – qui trovate il mio articolo sulla manifestazione 2014; qui quello su Alessandra Vitali, la designer che ho scelto di premiare.

Spread the love

Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Lascia un commento

Nome*

email* (not published)

website

error: Sii glittering... non copiare :-)