Loana Palmas e le storie d’Africa in un anello

Negli ultimi tempi, mi succede spesso di incontrare progetti e creazioni che traggono origine e ispirazione dall’Africa: mi è capitato ancora una volta col concorso Ridefinire il Gioiello.

Come avevo raccontato nei miei articoli precedenti, anche quest’anno sono stata media partner di questo bellissimo progetto curato da Sonia Catena, storica e ricercatrice d’arte esperta in design del gioiello contemporaneo: dal 2010, il suo Ridefinire il Gioiello promuove la creatività e ha come obiettivo la diffusione e la valorizzazione di una nuova estetica del monile contemporaneo tramite la ricerca di materiali innovativi e sperimentali.

L’obiettivo è – a mio avviso – ampiamente raggiunto e realizzato: edizione dopo edizione, il concorso ha infatti coinvolto più di 2.000 creativi tra artisti, designer e orafi che hanno spinto la loro ricerca ben oltre i confini usuali.

Gioielli e abbigliamento sono in grado di raccontare luoghi e popoli: i monili hanno sempre raccontato e documentato usi e costumi, spesso con una valenza sociale e antropologica. L’edizione 2015 si è posta dunque proprio questo tema e questa sfida, ovvero riuscire a creare un Gioiello dell’Altrove in grado di racchiudere in sé l’esperienza del lontano e dello sconosciuto.

In qualità di media partner del concorso, sono stata chiamata ad analizzare i 51 progetti finalisti allo scopo di attribuire un premio a un vincitore da me scelto: quest’anno, la qualità dei lavori presentati è stata talmente alta da impedirmi di fare un’unica scelta e ho preferito nominare tre vincitori, anzi, tre vincitrici visto che si tratta di tre giovani donne dotate di grande talento.

Parto da colei che ha immediatamente catturato la mia attenzione e il mio cuore: si chiama Loana Palmas e col suo anello Rebirth ha saputo condurmi nel continente africano.

Rebirth è stato creato utilizzando come materiale la resina e in particolare la resina naturale della corteccia degli alberi per realizzare la meravigliosa esplosione superiore color ambra.

Ho deciso di premiare Loana per diversi motivi: per lo splendido e armonioso risultato estetico, per l’assoluta coerenza di tutto il suo progetto e per la cura del concept grafico col quale ha saputo raccontare le sfaccettature della sua creazione. Loana ha infatti presentato un moodboard molto bello e chiaro, ricco di foto di ispirazione e corredato da schizzi e descrizioni.

L’anello <em>Rebirth</em> di Loana Palmas in un mio scatto realizzato all’inaugurazione di <em>Ridefinire il Gioiello</em>
L’anello Rebirth di Loana Palmas in un mio scatto realizzato all’inaugurazione di Ridefinire il Gioiello

Il punto di partenza del suo lavoro è l’Africa, terra ricca di simbologie nonché culla della vita e dell’umanità, non solo metaforicamente: sapete che esiste un’area – classificata come patrimonio protetto dall’UNESCO – che si chiama proprio così e che si trova a circa 50 chilometri da Johannesburg? Lì c’è la grotta di Sterkfontein dove è stato rinvenuto il più antico fossile di Australopithecus africanus, risalente a 2,3 milioni d’anni fa e soprannominato Mrs. Ples (una donna!).

Loana ha deciso di partire proprio dalla simbologia di cui l’Africa è carica: i colori caldi e ricchi; l’importanza della materia prima nella sua semplicità (la resina); la forza e la fertilità.

“Ho deciso di scegliere l’Africa per diverse ragioni – mi ha raccontato Loana – e in particolare per i colori, la natura, i mari che la circondano e i meravigliosi tramonti che mi hanno sempre fatta sognare e portata lontano con l’immaginazione. Sono convinta che sia davvero la culla del mondo e che riporti anche al concetto di primordialità dell’essenza delle cose. Probabilmente dentro di me c’è qualcosa che mi riporta a questa terra, forse la forza, il calore, i colori: lo chiamerei un richiamo inconscio, visto che le origini della mia famiglia partono sia dalla Spagna che da questo continente.”

La base del suo anello è piena e tondeggiante con una scavatura interna concava: la forma bombata ricorda un uovo e richiama la simbologia del nido e della culla con significato di nascita/rinascita – da qui il nome Rebirth – e protezione.

La scelta è ricaduta sulla resina perché è una sostanza naturale prodotta dagli alberi: il suo colore giallo ambrato ricorda i tramonti africani ed evoca – ancora una volta – il calore, l’energia e la luce. Il nero della base, invece, simboleggia la terra.

Ho inoltre molto apprezzato come Loana ha usato la resina nella parte superiore nonché la soluzione originale che ha adottato: la resina è infatti posizionata al contrario rispetto al senso di colata naturale e questo permette di esprimere appieno l’idea di esplosione e di antigravità.

Ecco perché parlo di coerenza in tutto il progetto, dall’idea alla realizzazione; ecco perché ne sono stata conquistata.

Sono certa che se indossassi Rebirth riuscirei a sentire il calore che Loana ha voluto raccogliere e raccontare.

L’anello <em>Rebirth</em> di Loana Palmas nelle sue sfaccettature
L’anello Rebirth di Loana Palmas nelle sue sfaccettature

Ma il gioiello contemporaneo non è l’unico linguaggio attraverso il quale Loana Palmas si esprime: l’arte – e tutto ciò che la racchiude – fa parte di un mondo in cui lei vive e nel quale sente di potersi rifugiare trovando la sua dimensione.

Dopo aver frequentato il liceo artistico, si è laureata nel 2002 in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera: ama disegnare, fotografare e realizzare oggettistica con materiali di recupero.

Ha partecipato a diversi concorsi d’arte, fotografia e manifestazioni artistiche.

Realizza decorazioni d’interni, quadri e illustrazioni: tra le sue mani, ogni oggetto si presta ad essere trasformato. “Sono sempre stata affascinata dal riciclo, dalla materia e dalla sperimentazione nonché dal desiderio di vedere al di là della semplice forma, amo decontestualizzare quello che a tutti pare scontato”, mi ha detto.

Loana Palmas
Loana Palmas

Recentemente, Loana si è dedicata all’aerografia e da due anni trasmette il suo modo di vivere l’arte anche attraverso la pelle, ovvero è diventata tatuatrice.

“È sempre un’emozione riuscire a trasmettere la propria passione sulla tela più speciale che possa esistere, ovvero la pelle. Per molti è una questione di moda, ma per me invece è riuscire ad esprimere qualcosa che si vuole dire senza le parole, è una confessione segreta”, mi ha raccontato e a me sembra un bellissimo modo di intendere il tatuaggio. Condivido il suo pensiero.

Loana è bravissima anche nel disegno: i suoi ritratti eseguiti a grafite – una delle sue tecniche preferite – sono impressionanti, più veri e realistici di una fotografia e capaci di cogliere le caratteristiche più significative di ogni persona.

Due ritratti eseguiti da Loana Palmas con matite a carboncino (sopra) e con polvere di grafite (sotto). Scommetto che non serve che io scriva chi sono le persone ritratte…
Due ritratti eseguiti da Loana Palmas con matite a carboncino (sopra) e con polvere di grafite (sotto). Scommetto che non serve che io scriva chi sono le persone ritratte…

“Ho una visione in bianco e nero di ciò che mi circonda”, dice di sé stessa: eppure a me il suo mondo sembra straordinariamente colorato, anche quando è bianco e nero, appunto.

Sarà che nella sua arte mi pare di vedere i colori della sua anima.

Credo di poter affermare senza tema di smentita che Loana Palmas è un’artista a 360°.

Sono felice di averti incontrata, Loana, sono felice che le nostre strade si siano incrociate.

Manu

 

P.S.: quasi dimenticavo… Qualcuno pensa che il destino di una persona possa essere racchiuso anche nel suo nome. Umberto Eco ha scritto un romanzo che si intitola La misteriosa fiamma della regina Loana. E sapete chi è Loana? Una regina africana.

 

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate la pagina ReDesign Art Lab di Loana Palmas, qui la pagina A tale of Graphite coi suoi disegni e qui la pagina di Owl Skull, il tattoo studio in cui lavora.
Se volete contattare Loana potete scriverle all’indirizzo p.loana@tiscali.it

 

Qui trovate il sito di Ridefinire il Gioiello, qui la pagina Facebook e qui Twitter.
Qui trovate la photogallery dell’evento di inaugurazione dell’edizione 2015.
Io & Ridefinire il Gioiello: qui trovate il mio articolo sulla serata di inaugurazione, qui quello sul bando di concorso 2015, qui quello sulla manifestazione 2014 e qui quello su Alessandra Vitali, la designer che ho deciso di premiare lo scorso anno.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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