Ridefinire il Gioiello 2018 / 2019 reinventa i capolavori di Casalmaggiore

Passato e futuro, esperienza e innovazione, tradizione e sperimentazione.

Sono convinta che non siano affatto concetti in antitesi e che non siano tra loro inconciliabili: possono andare a braccetto, poiché chi conosce il passato (e ne ha imparato le preziose lezioni) può guardare al futuro serenamente; chi vuole innovare (e sperimentare) dovrebbe prima conoscere la tradizione poiché se si ha la giusta esperienza delle regole esistenti è possibile cambiarle e riscriverle.

Questa è l’ottica dell’edizione 2018/2019 di Ridefinire il Gioiello, importante concorso del quale, fin dal 2014, sono (orgogliosamente!) media partner.

Nato nel 2010 a cura di Sonia Patrizia Catena, il progetto è cresciuto edizione dopo edizione, diventando negli anni un importante punto di riferimento nella sperimentazione sul gioiello contemporaneo, di design e d’arte nonché un’interessante vetrina per artisti e designer.
È un progetto itinerante che promuove creazioni esclusive, selezionate dalla giuria e dai partner per aderenza a un tema sempre diverso nonché per ricerca, innovazione, originalità ideativa ed esecutiva: gioielli tra loro molto diversi per materiali impiegati (naturali, tecnologici, organici e inorganici) vengono uniti di volta in volta grazie a una tematica comune. Leggi tutto

A proposito del mio compleanno e della reciprocità…

E siamo a quota sei.

Ebbene sì, con oggi, 26 novembre 2018, sono sei i miei compleanni festeggiati qui, attraverso A glittering woman, lo spazio web al quale tengo molto e che curo con grande passione.

Quindi, per prima cosa… me lo permettete? Ma sì, dai, tanti auguri a me 🙂 🙂 🙂

Di solito, A glittering woman non vede me come protagonista diretta o esclusiva: durante tutto l’anno, infatti, i protagonisti sono i talenti che sostengo, in ogni ambito, e fa eccezione solo il 26 novembre, giorno in cui il post che pubblico è dedicato a me stessa.

Da glittering woman a birthday woman… solo per un giorno… naturalmente 😉

È diventata una piccola tradizione, l’unica occasione in cui mi metto al centro: questi post sono un modo per raccontare qualcosa di me e della fase che sto vivendo e il tutto è accompagnato dalle foto di alcune delle esperienze che ho vissuto nel corso dell’anno. Leggi tutto

Francesca Agrati e il gioco delle apparenze in mostra a Milano

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è stata istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la quale ha designato il 25 novembre come data della ricorrenza, invitando i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo una tematica che, purtroppo, continua a essere estremamente attuale.

In questi giorni che procedono il 25 novembre dell’anno 2018, ad attirare la mia attenzione sono state le parole di Bebe Vio impegnata in una campagna di sensibilizzazione in collaborazione con Sorgenia, azienda della quale la brava schermitrice italiana e campionessa paralimpica è testimonial.

Nello spot in questione, Bebe ricorda proprio che a giorni sarà il 25 novembre, ma che anche ieri era il 25 novembre e che domani e tra due mesi sarà ancora il 25 novembre.
Paradosso temporale? No, lo scopo è semplicemente quello di sottolineare che, ben oltre una singola giornata, l’emergenza resta per ora continua e ininterrotta, come ho già ricordato, e l’attenzione non deve dunque limitarsi a una sola ricorrenza, ma deve invece rimanere viva.

Lo spot ha attirato la mia attenzione perché la penso esattamente come Bebe: l’ho dimostrato tante volte, qui nel blog e attraverso le riviste con le quali ho collaborato o collaboro, parlando in molti modi di donne, di women empowerment e delle risposte che è necessario dare alla violenza.
Ho fatto tutto ciò non solo in occasione del 25 novembre, ma tutte le volte in cui ho avuto la possibilità di farlo.

Oggi continuo questo percorso intrapreso condividendo con voi il racconto di una mostra che verrà inaugurata domani, 22 novembre: si intitola Il gioco delle apparenze, ha come protagonista Francesca Agrati e sarà ospitata proprio fino al 25 novembre da Dream Factory in corso Garibaldi 117 a Milano.

Dopo la prima mostra Le normali follie ospitata presso lo Spazio Maimeri nel novembre 2016, Francesca Agrati torna con una mostra personale che verrà appunto inaugurata domani alle ore 18.30 per proseguire fino a domenica.

In questa mostra, che vedrà esposte opere inedite, la Agrati prosegue la sua ricerca artistica approfondendo la tecnica dell’addizione pittorica attraverso le lezioni di Valeria Oliva, maestra d’arte che la segue sin dagli albori del suo percorso artistico.
Il processo creativo di Francesca, saldamente ancorato all’ambito figurativo, parte dallo sviluppo di un innato spirito di osservazione che spinge l’artista nella selezione delle immagini più adatte alle sue elaborazioni, estrapolandole dai mass media (pubblicità e riviste) come anche dal suo ambito familiare e amicale e che lei assimila, metabolizza e reinterpreta con fervida fantasia.
Il tema del ritratto è sempre centrale nella sua poetica: esaltando le caratteristiche dei suoi soggetti principalmente femminili, sdrammatizza la routine quotidiana attraverso ironia e positività, in un continuo dialogo tra bidimensionale e tridimensionale, facendo sì che materia e colore si fondano armoniosamente con le immagini e le superfici.

Il gioco di Francesca Agrati sta nello stravolgere le apparenze andando ben oltre la forma che – spesso – differisce dalla sostanza; il riferimento all’una, nessuna e centomila identità pirandelliane, con tutte le sfaccettature che caratterizzano l’essenza umana, appare così immediato.

Influenzata dalla Pop Art, Francesca Agrati parte da una base fotografica e si serve del collage e dell’assemblaggio di materiali, trasformando e sconvolgendo le sembianze dei suoi soggetti con l’inserimento di elementi materici provenienti dal quotidiano (piccoli oggetti, siliconi e materiali vari).
Sceglie, infine, semplici nomi propri per intitolare le sue opere, non aggiungendo descrizioni né indicazioni particolari allo scopo di influenzare nel minor modo possibile lo spettatore che si sente così libero di interpretare l’opera a seconda delle proprie sensazioni.

Trovo questa sua operazione così interessante da indurmi a scegliere lei come evento da segnalare quest’anno in occasione del 25 novembre: una donna racconta le donne e lo fa con energia, fantasia, positività e colta ironia perché la cultura in ogni sua forma e manifestazione resta sempre la miglior risposta (e la migliore cura) alla violenza che è spesso figlia, purtroppo, anche dell’ignoranza.

Se siete a Milano, vi consiglio di non perdere la mostra: in galleria troverete lei, Francesca Agrati, e non voglio rovinarvi la sorpresa ma vi anticipo che troverete anche un quadro parlante…

Curiosi?

Passate in corso Garibaldi 117 domani sera, oppure venerdì – sabato – domenica dalle 11 alle 19.

Manu

 

Vi regalo alcune anticipazioni delle opere in mostra (ph. courtesy ufficio stampa)…
Per visualizzare la gallery da pc, cliccate sulla prima foto
e poi scorrete con le frecce laterali.

Se volete seguire Francesca Agrati, qui trovate la sua pagina Facebook.

Azzedine Alaïa, «Non sono un designer, sono un couturier»

Quando un anno fa, il 18 novembre 2017, il grande couturier Azzedine Alaïa si è spento, non ce l’ho fatta a dedicargli un articolo così come ho invece fatto spesso da quando ho inaugurato A glittering woman, rendendo omaggio a grandi personalità che hanno avuto un ruolo importante nella mia formazione, dalla moda alla musica passando per la letteratura.

E se non ce l’ho fatta è perché in quel momento non ho proprio avuto cuore, lo confesso, in quanto mi sono resa conto che sempre meno sono i couturier e gli stilisti ancora in vita e dei quali si possa dire che abbiano dato un loro forte e indimenticabile contributo alla moda, un’impronta senza la quale, oggi, non solo lo stile, ma anche (e soprattutto) il costume e la società sarebbero diversi.
E questa consapevolezza mi lascia attonita, mi atterrisce…

Quando la scorsa estate ho saputo che, durante la Milano Fashion Week, la mia città avrebbe reso omaggio ad Alaïa ospitando dopo Parigi la tappa italiana di una splendida mostra, non ho avuto alcun dubbio: è così che avrei chiuso l’edizione settembrina della settimana dedicata alla moda.

Lunedì 24 settembre, in una mattinata quieta, nella calma assoluta di Palazzo Clerici (uno dei luoghi che preferisco a Milano, in particolare la Sala degli Arazzi con gli affreschi di Giambattista Tiepolo), mi sono dunque goduta un impareggiabile momento di bellezza assoluta, visitando la mostra Azzedine Alaïa Couture Sculpture. Leggi tutto

Pillole per la prossima bella stagione: Giulia Rositani SS 19 Il Drago e La Fenice

Dalla collezione Giulia Rositani SS 19 (ph. courtesy ufficio stampa)

Succede tutti gli anni: arriva l’autunno e io – che detesto il freddo – inizio a pensare a tattiche per scacciare dai miei pensieri la prospettiva del lungo inverno, una prospettiva che mi atterrisce.

Devo ammettere che, quest’anno, perfino qui a Milano non abbiamo ancora assaggiato il freddo: nonostante siamo ormai giunti a metà novembre, l’autunno è stato un po’ piovoso ma molto clemente per quanto riguarda le temperature.

Eppure, nonostante tale clemenza, la mia operazione di salvataggio mentale dal freddo è comunque iniziata e una delle mie tattiche di difesa è rifugiarmi nel pensiero delle collezioni di abbigliamento per la primavera / estate dell’anno a venire: l’idea dei capi per la stagione calda – in genere più colorati e anche più liberi quanto a tagli, forme e proporzioni – mi dà un immediato sollievo.

Se vi va di seguirmi, oggi vorrei condurvi con me alla scoperta di una collezione particolarmente allegra e portatrice di bonheur, firmata da una stilista che è già stata ospite in varie occasioni di A glittering woman (qui, per esempio trovate il racconto della sua collezione SS 2016 e qui quello della collezione SS 2015): mi riferisco alla giovane quanto talentuosa Giulia Rositani.

Lo scorso 15 giugno, in una calda giornata milanese e nella cornice della splendida Terrazza Martini addobbata come un immaginario Giardino dell’Eden (vi dirò presto perché l’Eden e qui e qui trovate un paio di miei scatti di quel giorno), Giulia ha presentato la sua collezione primavera – estate 2019 ispirata a mondi fantastici e, in particolare, alla favola Il Drago e la Fenice.

Nella collezione Giulia Rositani SS 19 il colore e la stampa sono i protagonisti indiscussi di capi ironici e allegri quanto raffinati.

I sogni della stilista (qui in un altro mio scatto di quel giorno in mezzo a due delle sue modelle), disegnati, stampati e ricamati su stoffa, si incarnano in una creatura leggendaria, simbolo di forza e tenacia: la fenice, spesso nota anche con l’epiteto di araba fenice o uccello di fuoco, una delle figure mitologiche più affascinanti di tutti i tempi.

Secondo la principale versione del mito, la fenice è diventata simbolo di morte e risurrezione: si dice «risorgere dalle proprie ceneri come l’araba fenice» poiché leggenda vuole che, dopo aver vissuto per 500 anni, la fenice sentisse sopraggiungere la sua morte e si ritirasse in un luogo appartato.

Qui accatastava le più pregiate piante balsamiche con le quali intrecciava un nido a forma di uovo e poi vi si adagiava, lasciando infine che i raggi del sole l’incendiassero e perendo dunque consumata dalle sue stesse fiamme.

Come ho già accennato, la collezione prende particolare ispirazione dalla favola Il Drago e La Fenice, la storia di un amore impossibile, la dichiarazione d’amore di Giulia nei confronti di due figure mitiche che rappresentano l’unione perfetta di due poli diversi e opposti (forza maschile per il drago e sensualità femminile per l’uccello di fuoco) eppure complementari e inscindibili.

Un tripudio di stampe, ricami e intarsi caratterizzano pertanto questa collezione dai colori pieni e brillanti che spaziano dalle nuance dei turchesi e del verde acqua – come le morbide gonne plissettate in georgette – fino al rosso passionale dei fiori che adornano ampi pantaloni in seta per giungere infine al nero del grintoso giubbino in pelle impreziosito da un brillante drago intarsiato.

Narra sempre la leggenda che, quando fu cacciata dal Paradiso Terrestre per la famigerata mela, Eva avesse offerto il frutto proibito a tutte le creature e che nessuna la rifiutò tranne la fenice che, per questo motivo, fu ricompensata diventando immortale: ogni collezione di Giulia si distingue per la presenza di un viso stilizzato (che è diventato la firma della giovane creativa) ed ecco che stavolta è il volto di Eva a caratterizzare la collezione apparendo su diversi capi, come per esempio la t-shirt (eccola qui in un’altra mia foto ed ecco il perché dell’allestimento in stile Giardino dell’Eden per la presentazione).

Boule iridescenti (che ricordano piccole mele) decorano la parte superiore del giubbino zippato, abbinato a gonne lavorate con piume; grazie a un abile gioco di trasparenze e anch’essi caratterizzati dalla stampa della fenice e del drago, gli abiti in organza vengono invece impreziositi nella parte superiore da luminose applicazioni di cristalli e rivelano sotto divertenti calzoncini fiorati oppure costumi da bagno che, per la prima volta, completano i look originali ma sempre sofisticati – ci tengo a sottolinearlo.

Come d’abitudine e anche nel caso della collezione Giulia Rositani SS 19, i disegni che animano le creazioni della stilista si confermano dunque fortemente emozionali e sono elaborati con un uso eccellente delle tecnologie più avanzate.

I capi di Giulia raccontano sempre una storia bifronte, come ama dire lei stessa, perché «una sola facciata non basta allo svolgimento della trama».

Direi, mia cara Giulia, che hai già fatto tua una lezione di vita fondamentale.

Manu

 

A seguire, alcuni outfit della collezione Giulia Rositani SS 19 Il Drago e La Fenice (ph. courtesy ufficio stampa).
Per visualizzare la gallery da pc, cliccate sulla prima foto
e poi scorrete con le frecce laterali.

Per seguire Giulia Rositani: qui trovate il sito, qui la pagina Facebook e qui l’account Instagram.

Pillole di MFW per la prossima SS 19: Off-Duty Icons by Disbanded

Dalla collezione Off-Duty Icons SS 19 di Disbanded

Che gioia poter scrivere «lo sapevo».
Ma non per il gusto – assolutamente fine a sé stesso – di poter affermare di aver avuto ragione, cosa che mi importa molto poco, tra l’altro: no, tale gioia ha carattere del tutto altruista e coincide con il piacere di assistere a un bel “ritorno”.

A chi mi riferisco? A Tania Mazzoleni, persona e professionista che gode di tutta la mia stima.

E virgoletto la parola ritorno perché, da una parte, credo che Tania non si sia mai fermata nemmeno un attimo per dare vita al suo nuovo progetto; dall’altra parte, però, credo anche di poter affermare che, dopo lo stop subito dal suo MAD Zone (di quello stop doloroso anche per me ho ampiamente parlato qui…), la sfilata dello scorso 23 settembre abbia in effetti segnato in modo eclatante il ritorno ufficiale di Tania.

Ed ecco perché posso affermare che «lo sapevo»: come scrissi al termine del post alquanto indignato di allora, sapevo che le avventure di Tania non erano affatto concluse, sapevo che sarebbe tornata e promisi di continuare a offrirle il mio aiuto, promessa che onoro oggi e che mi regala la gioia di vedere il ritorno di una persona di talento.

Ma aspettate, procediamo con ordine…

Durante l’ultima Milano Fashion Week e precisamente domenica 23 settembre, nella cornice di Palazzo Turati e nell’ambito di una manifestazione intitolata Mad Mood (format nato per promuovere talenti emergenti), Disbanded – brand di abbigliamento femminile creato da Tania Mazzoleni insieme a Sara Digiovanni – ha presentato la sua prima collezione.

Off-duty Icons – ovvero Icone fuori servizio – è la collezione primavera / estate 2019 del brand, una Fashion Art Collection ispirata ad alcune icone delle favole e ad alcune eroine contemporanee, tutte raccontate in chiave ironica e oltre qualsiasi cliché.

Cenerentola, Biancaneve, Alice e Wonder Woman danno insomma forfait e si dichiarano fuori servizio; lo status di single non prevede nessuna donzella in attesa di un ipotetico quanto fantomatico Principe Azzurro e il mito della wonder-woman-a-ogni-costo lascia spazio alla possibilità di non dover essere sempre necessariamente all’altezza, di non dover costantemente dimostrare qualcosa.

Prendendo spunto dal movimento dei quirkyalone (individui per i quali essere in coppia non è questione necessariamente primaria e che preferiscono piuttosto attendere la persona giusta anziché buttarsi in molteplici relazioni), Tania e Sara ci propongono di diventare icone di noi stesse, manifestandolo anche praticamente attraverso la libertà di un mix & match inedito tra capi giocosi ma anche fortemente femminili.

Sara, artista, e Tania, creativa, nate entrambe sotto il segno dei pesci, hanno deciso di nuotare nella stessa direzione e di unire le loro diverse esperienze lavorative per creare una linea di abbigliamento rappresentata da un mood decisamente pop: partendo da opere d’arte e rielaborandone i particolari attraverso un lavoro grafico, realizzano tessuti con stampe originali caratterizzate da colori intensi e soggetti ad alto contenuto ironico.

Il loro non è un copia e incolla tra arte e moda, ma un prodotto veramente creativo che, portando avanti e mixando il know-how di Tania e Sara nel campo della moda e dello scouting di nuovi talenti, viene contaminato da collaborazioni con altri designer emergenti.

Seguendo questa filosofia, per la realizzazione della collezione Off-Duty Icons, il brand ha collaborato con il fashion designer Ivan Iaboni (per la modellistica e un tocco folle del suo estro), con il designer Pasquale Bonfilio (che a mia volta seguo da anni per i suoi cappelli poetici e onirici, qui un esempio in un mio scatto del 23 settembre), con la designer Simona Girelli (anche lei nome che amo grazie alla sua inconfondibile tecnica basata sull’alterazione di materiali di uso quotidiano in grado di dare vita a gioielli scultura, guardate qui una sua collana) e – last but not least – con 13Ricrea.

Quest’ultimo brand ha proposto le Bisbag, ovvero borse reversibili in ecopelle, messaggere di pensieri disbanded (guardatene una in un altro mio scatto sempre dello scorso 23 settembre).

Già, perché quasi dimenticavo di focalizzarmi sul nome del brand: disbanded ovvero sciolto, libero da vincoli e legami, libero di pensiero e di fatto.

Poteva esistere nome più adatto per un brand che propone collezioni pop per chi ama essere ironica e vuole indossare – e un po’ diventare – un’opera d’arte?

Bentornata, cara Tania, ti stavo aspettando; felice che tu abbia portato con te un altro talento come Sara.

Manu

 

A seguire, alcuni outfit della collezione Off-Duty Icons SS 19 di Disbanded (ph. Marco Barbaro per il look book Disbanded, courtesy ufficio stampa); qui potete invece vedere tutta la collezione.
Per visualizzare la gallery da pc, cliccate sulla prima foto
e poi scorrete con le frecce laterali.

Per seguire il brand Disbanded, qui trovate il sito, qui la pagina Facebook e qui l’account Instagram.

A proposito di Tania Mazzoleni
Co-founder e Creative Director di Disbanded
Figlia di un pittore e illustratore, Tania è nata e cresciuta tra personaggi fantastici, immagini iper-realistiche e fumetti che hanno nutrito la sua immaginazione e creatività.
Giornalista, trend setter, talent scout: un’Alice contemporanea, com’è stata definita, che ha ideato e realizzato un concept store per promuovere nuovi talenti, MAD Zone®, definito dalla stampa «l’erede contemporaneo del format indimenticato lanciato da Fiorucci».
Laureata in Lettere Moderne, Tania intraprende più strade professionali grazie ai suoi diversi interessi e a un’indole che l’avvicina al mondo dell’arte e della moda.
Nell’estate del 2009, realizza e produce una linea di abbigliamento femminile ispirata agli Anni Settanta e al concetto del pezzo unico con una predilezione per gli abiti lunghi.
Dal 2013, Tania si è impegnata nello sviluppo del suo progetto MAD Zone® in cui, grazie alla passione per la ricerca, è riuscita a dare spazio a stilisti, artisti e designer emergenti creando uno store assolutamente non convenzionale prima a Roma e poi a Milano, in Via Brera.
È founder del format Alice in the box, dove è riuscita a riunire tutte le esperienze passate offrendo a terzi i servizi utili per creare il proprio fashion concept.

A proposito di Sara Digiovanni
Co-founder e Graphic Art Director di Disbanded
Dopo gli studi artistici, l’Istituto d’Arte prima e l’Accademia di Brera poi, Sara si inserisce nel mondo della moda appena ventenne entrando a far parte dell’ufficio stile del marchio Colmar poco prima della laurea.
Una serie di esperienze lavorative presso griffe e brand di rilievo – da Versace a Fureco, passando per Fixdesign, Fiat, Spyder Active Sport, Purotatto, Pistolesi, Giorgio Kauten, Factory Fashion – le permette di acquisire il know-how necessario per la creazione e lo sviluppo della grafica delle collezioni.
Successivamente, grazie alla collaborazione con il Gruppo Dupont e Rini Van Vonderen, affina la sua capacità di ricerca e l’attenzione alle tendenze.
Ritornando al primo amore, la sua arte si esprime come sintesi di tutte le esperienze conseguite nella moda: le sue tele sono frutto dell’unione tra innovazione tecnologica, un mix sapiente di diverse tecniche artistiche, pensiero e manualità legati da una forte impronta pop nei colori e nei contenuti.
Le sue opere – ironiche, surreali, visionarie e, spesso, concettuali – attirano l’attenzione di autorevoli critici d’arte che l’hanno potuta apprezzare durante le diverse esposizioni personali e collettive.

Pillole per la prossima bella stagione: Simon Cracker SS 19 #TEENDRAMA

Backstage della collezione Simon Cracker SS 19 #TEENDRAMA (photo credit Elisa Campesato)

Lunedì 22 ottobre sono stata a una sfilata… fuori.
Fuori tempo (riferendomi ai tempi della moda che vogliono che la stagione primavera / estate si presenti in settembre durante Milano Moda Donna) e fuori dai soliti luoghi (una location quasi segreta in zona Ripamonti).
Fuori da un certo sistema, insomma.

Mi sembrava di andare a un ritrovo semi clandestino, cosa da temerari della moda dato che, invece, attualmente si tende a sbandierare ai quattro venti eventi spacciati come super cool e super esclusivi… e per questo ho subito accettato, incuriosita e stimolata.

E ho avuto pane per i miei denti, in effetti.

A proporre la sfilata è stato Simone Botte, fondatore del brand Simon Cracker; a essere presentata è stata #TEENDRAMA, la sua collezione SS 2019 no gender.

No gender, gender fluid, agender, genderless, ungendered, co-ed: sono tutti i termini con cui oggi si tende a definire una certa estetica a sesso unico, ovvero quella moda che non prevede rigide distinzioni tra capi femminili e capi maschili.

Conoscevo già Simone, c’eravamo conosciuti lo scorso maggio a una precedente presentazione, quindi conoscevo la sua filosofia e il suo orientamento stilistico.

Con la collezione #TEENDRAMA, Simone propone un percorso fatto di ricordi d’infanzia che molti adulti vogliono rivivere, vogliono sentire nuovamente sulla pelle, ingannando il tempo con un cocktail di cliché e stereotipi incorniciati e messi in mostra come in un museo. Leggi tutto

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