Intervista a Elle alias Ellence: «il mio viaggio creativo è un fluire senza soluzione di continuità»

«Amo l’idea che le mie creazioni non rimangano confinate su una parete o una mensola,
per diventare invece parte di chi le sceglie e dei suoi infiniti viaggi nel mondo.
Il mio viaggio creativo è un fluire senza soluzione di continuità
costellato da inaspettate mete e meravigliosi incontri.»
Parola di Elle, poliedrica fondatrice del brand Ellence

Come ho già avuto modo di raccontare, ho l’onore di avere un piccolo ruolo in Ridefinire il Gioiello, mostra-concorso che dal 2010 si pone l’obiettivo di indagare, diffondere e valorizzare una nuova estetica del gioiello contemporaneo.

Quello di Sonia Catena, fondatrice e curatrice del progetto, è un doppio invito, da una parte alla ricerca e all’impiego di materiali innovativi e sperimentali e, dall’altra, allo sviluppo di un processo creativo nel quale il valore aggiunto sia costituito dall’idea.

A ogni nuova edizione di Ridefinire il Gioiello corrisponde una tematica precisa: quella dell’ottava edizione è l’Irlanda nel quadro di una manifestazione che si chiama Stupor Mundi e che nel 2022 è stata dedicata proprio alla meravigliosa Isola di Smeraldo (se ne volete sapere di più, qui ne ho parlato in dettaglio).

Grazie a un’attenta selezione, sono stati scelti 31 gioielli inediti presentati da altrettanti artist*: si trovano in mostra al Museo del Bijou di Casalmaggiore fino al 21 gennaio 2023 (qui ho raccontato dell’inaugurazione dello scorso 22 ottobre).

Proprio com’era stato auspicato in fase di lancio del bando di concorso, ogni artista ha esplorato il tema del concorso declinandolo in soluzioni personali, originali e mai scontate, lontane dai cliché e dagli stereotipi: partendo dalle suggestioni che l’Irlanda può creare in ognuno di noi, i gioielli ne ripropongono le bellezze seguendo diversi filoni di ricerca e ispirazione, dalla natura all’architettura, dai colori ai suoni, dalla reinterpretazione dei miti al significato della parola ‘isola’.

Sono orgogliosa di partecipare attivamente (per la sesta volta e quindi con una collaborazione consolidata della quale sono molto felice) e di essere parte della giuria per l’assegnazione dei premi speciali di Ridefinire il Gioiello.

Il mio premio consiste in un articolo volto ad approfondire il lavoro, la poetica e la figura dell’artista che ho scelto e che è Elle alias Ellence, l’autrice di Moher (tra cielo e terra), il collier che vedete nelle foto qui sotto.

Perché ho scelto Elle ed Ellence?

Per l’importanza del tema che ha messo al centro del suo lavoro, ovvero la Natura, visto che viviamo in un momento in cui essa deve davvero essere al centro dei nostri pensieri, delle nostre scelte e dei nostri gesti; per la sua capacità di rappresentare, suggerire, evocare l’Irlanda attraverso la forza del colore e l’energia delle pietre; per la minuziosa costruzione; per il risultato estetico e anche emozionale.

Osservando il cristallo di rocca che simboleggia la schiuma che si forma all’incontro tra terra e mare, ho chiuso gli occhi per un attimo e mi sono sentita trasportata fino alle scogliere irlandesi.

Last but not least, come direbbero gli anglosassoni, ho apprezzato anche la coerenza dell’opera rispetto a tutto il percorso di Elle che, per partecipare a Ridefinire il Gioiello, non ha minimamente snaturato il suo modo di lavorare pur avendo rispettato appieno il tema del concorso.

Ma parliamo un po’ di Elle che vive a Milano e dà l’impressione di aver attinto estro e determinazione proprio da questa città dai mille volti e sempre più cosmopolita.

Conclusi gli studi universitari, Elle si è dedicata per anni agli accessori personali di lusso e alla cosmesi d’alta gamma: nel 2018, pronta per iniziare la sua seconda vita, ha deciso di lanciare il brand – Ellence – emblema ed espressione del suo ricco mondo creativo interiore.

Arte e passione si fondono in tutte le sue creazioni che appaiono come veri e propri oggetti d’arte da indossare e invitano ad andare oltre l’esteriorità, esaltando l’unicità e rifuggendo dall’omologazione.

Ogni creazione viene realizzata artigianalmente da Elle e molteplici sono le ispirazioni alle quali attinge di volta in volta.

A me piace molto il suo lavoro perché i suoi gioielli parlano senza bisogno di parole; parlano con la forza delle pietre e con l’energia del colore, grazie a una straordinaria sensibilità e alla capacità di dare forma concreta al tutto.

Non solo: in un’epoca in cui apparire prevale fin troppo spesso sul saper fare, Elle è decisamente una mosca bianca, visto che predilige che a parlare sia invece Ellence, che sia il suo lavoro, senza necessità o smania di anteporsi o (sovra)esporsi.

Tuttavia, senza calcare la mano e rispettando al massimo la sua scelta che apprezzo e rispetto, ho voluto porle alcune domande per sapere qualcosa in più di lei: ecco la nostra chiacchierata.

Ho raccontato per quale motivo ho voluto premiarti: vorrei però che fossi tu stessa, Elle, a dire a chi ci sta leggendo a che cosa ti sei ispirata per il tuo collier Moher.

«Da sempre, la natura è per me una delle principali fonti d’ispirazione e così ho pensato alle imponenti scogliere a strapiombo sul mare d’Irlanda: ricoperte da verdi prati incontaminati color smeraldo, sembrano consentire di toccare il cielo.

Ho immaginato di tuffarmi nel profondo blu del cielo che si riflette in quel mare, sconfinato e misterioso, che abbraccia e culla la stratificazione delle rocce, plastica testimonianza di una storia che si perde nella notte dei tempi.»

Ho raccontato anche come, a un certo punto del tuo percorso, tu abbia deciso di iniziare una seconda vita, chiamiamola così, lanciando il tuo brand – Ellence.

Perché, tra gli accessori, hai scelto proprio il gioiello? Cosa rappresenta il gioiello per te e cosa significa crearne uno?

«In realtà non ho ‘scelto’ di creare gioielli. Più semplicemente, amo l’idea che le mie creazioni non rimangano confinate su una parete o una mensola, per diventare invece parte di chi le sceglie e dei suoi infiniti viaggi nel mondo.

A tal fine, ad esempio, cerco sempre di nascondere  le chiusure il più possibile per evitare che possa essere percepita una soluzione di continuità che interromperebbe la narrazione e il dialogo tra il pezzo e chi lo indossa.

Per questo faccio ancora fatica a definire ‘gioielli’ le mie produzioni artistiche.

Infatti, oltre alla predilezione per materiali non preziosi, mentre la scintilla creativa scaturisce sempre da un’urgenza narrativa difficile da contenere, la fase di studio della portabilità è ancora faticosa ‘necessità’.

Difficile anche inquadrarle quali ‘accessori’ perché non nascono con funzione prettamente decorativa e spesso, per dimensioni e colori, rivendicano la scena ‘guidando’ nella scelta dei capi d’abbigliamento e non viceversa.»

Parliamo proprio di materiali: nei tuoi lavori utilizzi elementi naturali tra cui le pietre dure e io, personalmente, lo apprezzo molto e mi piace l’uso che ne fai, incluso il tuo notevole occhio per accostamenti cromatici estremamente armoniosi e piacevoli, capaci di attirare e catturare occhio e anima.

Perché hai scelto proprio le pietre dure? Cosa ti attrae in loro? Quali sono le sfide che affronti nel loro utilizzo?

«La fascinazione esercitata su di me dalle pietre dure nasce da bambina. Sono sempre stata fortemente attratta non solo dalla loro unicità e bellezza esteriore, ma anche da quella del lungo processo di formazione nonché del luogo d’origine.

Anche se più difficili da trovare, preferisco utilizzare pietre dure che abbiano subito il minor numero di lavorazioni possibile per esaltarne la meravigliosa unicità, ancor più se derivante da ‘apparenti imperfezioni’. Peso e dimensione del foro sono sicuramente due degli aspetti maggiormente sfidanti nella costruzione dei miei progetti ‘tridimensionali’ e la ricerca, di volta in volta, della giusta soluzione è sempre affascinante.

Acciaio e pietre dure sono sicuramente i miei prediletti, ma devo dire che è entusiasmante sperimentare nuove tecniche e materiali, a cui mi sono avvicinata spinta dalle esigenze narrative di alcuni pezzi.»

So che potrebbe essere difficile rispondere, ma posso chiederti se, tra i tuoi lavori, ce n’è uno al quale sei affezionata in modo particolare e per quale motivo?

«Avendo iniziato da poco e realizzando a mano ogni singolo pezzo, devo riconoscere di essere legata a ognuno di quelli sino ad ora creati. Lo sono persino a quelli che ancora non hanno visto la luce.

Tutti hanno un carico emotivo molto forte, per quello che rappresentano per me, per il lungo tempo necessario alla loro realizzazione e, in alcuni casi, per gli splendidi incontri e riconoscimenti che mi hanno donato.

Certo sono particolarmente grata a quelli che mi hanno tenuto impegnata in pandemia durante i lockdown. Realizzati con i soli materiali disponibili in casa, mi hanno sicuramente consentito di trovare rifugio nel mio mondo caleidoscopico, in cui tutto era ancora possibile.»

So che gli artisti sono riservati e anche un po’ scaramantici rispetto ai loro prossimi progetti e impegni, quindi non ti chiederò di darmi dettagli approfonditi. Visto però che siamo all’inizio di un nuovo anno, posso chiederti quali sono obiettivi e auspici che vorresti concretizzare nel 2023?

«Il mio viaggio creativo è un fluire senza soluzione di continuità costellato da inaspettate mete e meravigliosi incontri.

Desidero proseguire questo cammino con tutte le mie energie e un pizzico di follia, dando vita a sempre nuove sfaccettature del progetto che ho immaginato.

Non vedo l’ora di poter mettere in cantiere alcuni pezzi, che attendo di poter realizzare da tempo, e chissà quali altri potranno nascere da temi e suggestioni che ancora non conosco. Curiosità e passione saranno come sempre la mia guida.»

Ti ringrazio davvero tanto, Elle, per queste risposte e per esserti aperta con tanta generosità. C’è qualcosa che vorresti aggiungere?

«Desidero dire un immenso grazie a Sonia Catena, a te e a tutti coloro che mi sostengono e accompagnano in quest’avventura. Un particolare ringraziamento a tutta la meravigliosa famiglia di Galleria Rossini che, sin dall’inizio, mi ha accolto e supportato.»

A voi che ci leggete, cari amici, vorrei dire che se siete interessati a Elle, al suo lavoro e al suo brand Ellence, potete visitare il sito e anche il profilo Instagram.

Vorrei anche segnalare che fino al 21 gennaio potete trovare ben sette pezzi firmati Ellence in esposizione al Museo del Bijou di Casalmaggiore (Via Porzio 9, Casalmaggiore CR – qui il sito).

E potete trovare le creazioni di Elle in esposizione permanente e vendita presso la Galleria Rossini di Milano in viale Monte Nero 58.

Concludo questo viaggio nel mondo Ellence con un ultimo dettaglio che, in realtà, dettaglio non è.

Se come me vi siete chiesti se il nome Ellence abbia un significato, posso confermarvi che lo ha: è un sottile gioco tra il nome Elle e il termine ‘essence’, ovvero ‘essenza’ in francese e inglese. L’essenza di Elle, insomma.

Osservando i pezzi di Elle a ascoltando le sue parole… questa scelta non sorprende affatto, vero?

Emanuela Pirré alias vostra Manu

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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