Champion Premium Store Milano, 100 anni tra storia e futuro

Milano è la città in cui sono nata e cresciuta e nella quale ho scelto di continuare a vivere e lavorare da adulta, nonostante abbia avuto l’opportunità di vedere tanti luoghi grazie a viaggi personali e di lavoro.

Credo che il mio amore per il capoluogo meneghino traspaia da molte delle cose che faccio e che scrivo: ho amato Milano con un velo di tristezza anche nei suoi anni bui quando, dopo l’infanzia, l’ho vista trasformarsi in una città che stentavo a riconoscere e ne sono molto orgogliosa oggi, nel momento in cui la vedo rifiorire e aprirsi al tipo di crescita ed evoluzione che piacciono a me.

Mi piace vedere come Milano si sia aperta alla convivenza tra storia e futuro, tra tradizione e innovazione: è ciò che ho sempre apprezzato e amato in città come Parigi e Londra e dunque sono orgogliosa, lo ripeto, che Milano abbia saputo mostrare la stessa capacità.

Sono sempre più numerose le zone che mettono in evidenza tutto ciò, dal centro città fino alla periferia: anche piazza Cordusio è entrata da tempo in questo movimento ideale e, allo stesso tempo, estremamente concreto e lo scorso anno ho raccontato un episodio dell’evoluzione che sta vivendo (si trattava di Starbucks, apertura alla quale non sono affatto contraria e qui ho spiegato dettagliatamente perché).

Continuo oggi il racconto grazie a una bellissima serata di inaugurazione alla quale sono stata invitata la settimana scorsa, ovvero quella con cui Champion ha inaugurato il suo nuovo flagship store, celebrando anche il 100° anniversario della propria nascita.

Da icona sportiva, simbolo e fonte di ispirazione di tanti atleti, dentro e fuori dal campo, il marchio rafforza sempre più la propria presenza nella dimensione activewear inaugurando un nuovo Champion Premium Store e la città scelta è proprio Milano, crocevia di business, mode e culture.

In particolare parliamo di via Cordusio, una via dove i grandi nomi della finanza hanno aperto la strada alle firme internazionali della moda: proprio qui, a fine Ottocento, ispirandosi al gusto milanese tipico del tempo, gli architetti Francesco Bellorini e Ippolito de Strani hanno progettato il palazzo in cui trova ora spazio il nuovo Champion Premium Store. Leggi tutto

Dior SS 2020: a proposito di Christian, Catherine e certe affinità elettive

Collezione Dior SS 2020 (photo credit pagina Facebook Dior)

Ho smesso di credere alle coincidenze e al caso da molto tempo.
Per carità, non fraintendetemi, non credo che le nostre vite siano predestinate e che tutto sia scritto; al contrario, credo nel libero arbitrio e nella volontà personale; credo fermamente che ognuno di noi scelga i propri pensieri e le proprie azioni essendone dunque artefice e responsabile.
Credo però anche che pensieri, sogni e desideri possano essere trasformati in azioni concrete e possano portare a situazioni e incontri che sembrano il frutto di coincidenze ma che, in realtà, abbiamo appunto agevolato o creato noi stessi proprio attraverso quelle azioni.
Credo infine al fatto che esistano delle cosiddette affinità elettive ovvero delle somiglianze che ci portano istintivamente verso qualcuno o qualcosa in base a un comune sentire.

Ecco, il racconto che desidero condividere oggi nasce proprio da tutto ciò.

Come ho già raccontato, durante il mese di agosto, in occasione delle vacanze, sono tornata in Bretagna e Normandia, due regioni francesi che amo immensamente, e sono tornata a visitare anche quella che è stata la casa di infanzia di uno dei più grandi couturier di tutti i tempi.
Mi riferisco a Christian Dior, nato a Granville il 21 gennaio 1905: Villa Les Rhumbs, la casa di famiglia in cui Monsieur Dior ha trascorso anni felici, è oggi un museo a lui dedicato.
Granville si affaccia sullo splendido golfo di Saint-Malo: la villa in cui si trova il Musée Christian Dior è costruita sul promontorio roccioso, con una vista mozzafiato, ed è circondata da un giardino incantevole.
Se volete, potete leggere qui il post in cui ne parlo dettagliatamente, incluso il racconto della bellissima mostra attualmente in corso, dedicata a Grace di Monaco: io, invece, vorrei ora concentrarmi proprio sul giardino.

A partire dal 1925, Christian Dior decide di sostituire la serra esistente con un pergolato e uno specchio d’acqua, ispirandosi alle mode dell’epoca e ai dettami dell’Art Déco.
Nell’estensione del pergolato di Villa Les Rhumbs, Madeleine Dior, la sua amatissima madre, aggiunge un roseto che si appoggia al muro lungo quello che veniva chiamato Sentiero dei Dogananieri, beneficiando così di un’esposizione riparata dai forti venti salini.
Il giardino, dunque, è un luogo chiave per la villa e per Monsieur Dior: l’amore per i fiori ha costantemente influenzato la sua vita come anche il suo lavoro e i suoi abiti, dalle forme ai nomi passando per le decorazioni e i tessuti, con una preferenza per rose e mughetti.

E qui si innesta quella che io considero una non coincidenza e un’affinità elettiva: Maria Grazia Chiuri, Direttore Creativo della Maison Dior dal 2016, ha presentato martedì 24 settembre a Parigi la collezione primavera / estate 2020 ispirandosi a Catherine Dior, sorella di Christian, a lui fortemente legata anche e proprio dall’amore per fiori e giardini.

Mi sono emozionata davanti all’omaggio reso da Maria Grazia a una figura femminile così importante per il couturier e sono colpita dal fatto che ciò sia avvenuto esattamente nella stagione in cui anch’io sono tornata nella splendida residenza in Normandia.
Ecco perché ho scelto di raccontarvi tutto ciò, anche perché ho immensa stima del lavoro che Maria Grazia sta facendo in Dior e ho molto apprezzato il risultato di questo suo omaggio diventato la collezione Dior SS 2020. Leggi tutto

Io, Leonardo: perché il nuovo film d’arte mi è tanto piaciuto

Tra i tanti luoghi di Milano – la mia città – ai quali sono particolarmente affezionata c’è sicuramente il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci.

Uno dei motivi per i quali sono tanto affezionata a questo luogo è proprio il fatto che onora la memoria, il lavoro e il genio di Leonardo.

In aggiunta alle varie mostre e iniziative del passato e in corso (a proposito, se non avete ancora visitato la mostra ‘Leonardo da Vinci Parade’ della quale ho parlato qui avete ancora tempo fino al 27 ottobre), pochi giorni fa ho avuto l’opportunità di vivere una nuova e preziosa esperienza sempre grazie al Museo da Vinci: sono stata invitata all’anteprima stampa del film ‘Io, Leonardo’, produzione originale di Sky con Progetto Immagine in arrivo nelle sale cinematografiche italiane da mercoledì 2 ottobre distribuito da Lucky Red.

In occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci (1519-2019), Sky, Progetto Immagine e Lucky Red portano sul grande schermo la sua vita e il suo ingegno grazie a un film d’arte (e non un documentario) decisamente non convenzionale che racconta l’uomo, il pittore, lo scienziato e l’inventore con uno sguardo lontano dagli stereotipi.

Protagonista assoluta del film è la mente di Leonardo, uno spazio che da astratto diventa quasi concreto permettendo a noi spettatori di assistere alla rievocazione dei momenti più significativi della sua esistenza, un luogo dove natura e interni convivono e il suo genio prende vita. Leggi tutto

Savini Milano presenta ‘Callas mai vista, Maria re-interpreta Medea’

Siamo ormai arrivati alla metà del mese di settembre che in molti definiscono fashion month.

Il perché è presto detto: settembre è il mese in cui si svolgono le principali settimane della moda, occasione in cui si presentano le collezioni donna della stagione estiva successiva. E ora, dopo New York e Londra, tocca a Milano che sarà poi seguita da Parigi.

Come dicevo, ad aprire le danze è stata New York.

«Negli ultimi anni, la rilevanza della New York Fashion Week è diminuita. Tom Ford e il CFDA hanno promesso che ciò sarebbe cambiato a partire da quest’anno grazie a un programma abbreviato e punteggiato da una serie di spettacoli esperienziali e imperdibili. Alla fine, anche se non ci sono stati abiti straordinari di cui parlare, c’è stata eccitazione. E questo, almeno, è un inizio.»

CFDA è l’acronimo di Council of Fashion Designers of America, l’equivalente della nostra Camera Moda, e lo stilista Tom Ford ne è l’attuale presidente: l’affermazione che ho riportato suona come una sentenza non molto positiva, esce dalla pungente penna della giornalista americana Lauren Sherman ed è contenuta in un articolo per il prestigioso The Business of Fashion.

Ma se la Sherman e Bof trovano che – cito testualmente – «this season there were no extraordinary clothes to speak of», vi confesso che, francamente, spero si potrà invece dire diversamente di Milano e che, entusiasmo, fermento ed eccitazione a parte, si potrà parlare anche di abiti straordinari o quanto meno belli.

Non solo: mi fa piacere sostenere che l’imminente edizione di Milano Moda Donna (o se preferite Milano Fashion Week, 17-23 settembre) «nasce all’insegna di sostenibilità, inclusione e apertura anche al pubblico visto che tanti eventi saranno accessibili a tutti».

A dichiararlo, ben prima di me e in occasione della conferenza stampa, è stato Carlo Capasa, presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana: MMD non sarà dunque esclusivo appannaggio di fashion editor, buyer e vari addetti ai lavori e, durante la settimana, vi saranno alcuni appuntamenti aperti al pubblico, allestiti da vari brand e maison. Leggi tutto

Belle (ri)scoperte che amo condividere: Musée Christian Dior a Granville

Durante il mese di agosto, in occasione delle vacanze, sono tornata in Bretagna e Normandia, due regioni francesi che amo immensamente e che, anche stavolta, sono state molto generose nei miei confronti regalandomi moltissimi spunti quanto a bellezza, conoscenza e cultura.

Attraverso un post recente ho condiviso la scoperta di un posto splendido che si chiama Petit Écho de la Mode e che si trova a Châtelaudren, cittadina situata nel dipartimento della Côtes-d’Armor in Bretagna: un tempo era la sede di un giornale dal titolo omonimo e oggi, grazie a un’opera di ristrutturazione molto intelligente e molto ben condotta, è un centro culturale polivalente che ruota attorno alla storia e alla tradizione di quella rivista.

Stavolta, desidero condividere la scoperta – o meglio la riscoperta – di un altro luogo di grande ispirazione in Normandia: si tratta della casa di infanzia di uno dei più grandi couturier di tutti i tempi e che ospita ora un museo proprio a lui dedicato.

Mi riferisco a Christian Dior che nacque a Granville il 21 gennaio 1905: la villa di famiglia in cui Monsieur Dior ha trascorso anni felici ospita oggi un museo nel quale io non tornavo dal 2012 e che quest’anno ho voluto nuovamente visitare.

Granville si affaccia sullo splendido golfo di Saint-Malo: la villa in cui si trova il Musée Christian Dior è costruita sul promontorio roccioso, con una vista mozzafiato, ed è circondata da un giardino incantevole.
È sempre bello tornare in questo luogo colmo di grazia e di pace: stagione dopo stagione, ospita tra l’altro mostre sempre diverse e che mirano a tenere costantemente vivo il ricordo nonché la straordinaria eredità del grande couturier. Leggi tutto

Io penso positivo: da Peter Lindbergh a Meghan Markle passando per Vogue

Il lancio della cover e del numero di settembre di British Vogue con gli scatti di Peter Lindbergh attraverso l’account Instagram del magazine

Il primo pensiero che ha attraversato la mia testa quando ho appreso della scomparsa di Peter Lindbergh è stato «non posso crederci».

Non me l’aspettavo (non vi era alcuna voce che potesse far temere per la sua vita) e non posso credere che lui non ci sia più perché, come ha ben scritto il mio amatissimo amico e maestro Stefano Guerrini in un suo post, «Mr. Lindbergh ci ha lasciato e di nuovo, dopo Franca, Anna, Isabella, Karl, sento che il mondo dal quale sono stato attratto e che mi ha fatto sognare è finito».

Franca, Anna, Isabella, Karl sono Franca Sozzani, Anna Piaggi, Isabella Blow, Karl Lagerfeld, ovvero alcune delle sue (e delle mie) icone in un mondo – quello della moda – sempre più orfano di personalità magari un po’ ingombranti ma indubbiamente straordinarie e sempre più pieno, invece, di personaggi vacui che fondano la loro celebrità su un’apparenza priva di qualsiasi spessore.

Alla luce di tutto ciò, capisco che una domanda potrebbe attraversare i pensieri di chi sta leggendo queste parole: «perché stai allora intitolando questo post ‘Io penso positivo’? Come si sposano la positività e la scomparsa di un grande fotografo?».

Avete tutte le ragioni per farvi (e farmi) questa domanda e io desidero rispondervi: non voglio che la tristezza vinca, non voglio salutare Peter Lindbergh tra le lacrime, non voglio che il legittimo cordoglio prevalga sullo straordinario lascito e sulla preziosa lezione che ci ha regalato attraverso il lavoro e il pensiero di tutta una vita.

E non voglio in fondo pensare che quel certo mondo tanto amato da Stefano e da me sia davvero finito.

Desidero invece rendergli omaggio con un post che, in realtà, era in programma già prima delle vacanze estive per raccontare quello che ora è diventato uno degli ultimi lavori di Peter Lindbergh, ovvero la copertina del numero di settembre di British Vogue intitolato ‘Forces for Changes’ e che vede come guest editor Meghan Markle, Sua Altezza Reale la Duchessa di Sussex.

Il post era già in programma, ebbene sì, e infatti, dopo l’incredulità, il secondo pensiero che mi ha attraversato la testa è stato «la vita sa essere davvero beffarda, strana, ironica». Leggi tutto

Io penso positivo: concorso di idee per la Villa Reale di Monza

Villa Reale di Monza, foto Gianluca Di Ioia © Triennale Milano

Ho voluto dedicare il primo post dopo la pausa estiva alla condivisione di una bella scoperta fatta proprio durante le vacanze; oggi, nell’ottica di portare avanti un clima di fiducia e ottimismo, inauguro quello che spero diventi un ciclo e che voglio intitolare “Io penso positivo”.

«Io penso positivo / Ma non vuol dire che non ci vedo / Io penso positivo / In quanto credo!»

Così cantava Lorenzo Cherubini alias Jovanotti nel lontano 1994, sottolineando con semplicità come il pensiero positivo non sia sinonimo di cecità dinnanzi alla realtà ma, al contrario, segno di una precisa volontà, quella di credere che le cose possano migliorare e andare bene: la penso esattamente come lui, nonostante veda le tante difficoltà che ci troviamo quotidianamente ad affrontare.

Inauguro questo ciclo di post all’insegna della positività parlandovi di un’iniziativa che mi piace, un concorso internazionale di idee per la rigenerazione della Villa Reale di Monza.

La Villa Reale di Monza, chiamata anche Reggia di Monza, è un palazzo realizzato dagli Asburgo durante la dominazione austriaca del XVIII secolo: è stata costruita per volontà dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria tra il 1777 e il 1780 come residenza estiva per il figlio Ferdinando d’Asburgo, governatore generale della Lombardia austriaca.

Il sito, adagiato ai piedi dei colli brianzoli, fu scelto per la sua bellezza e per la sua posizione, strategicamente importante, lungo la direttrice Milano-Vienna: a progettarla fu l’architetto Giuseppe Piermarini (1734 – 1808) che configurò un edificio a “U”, in stile neoclassico, secondo la sobria tradizione tipologica della villa lombarda, ma ispirato al fasto e alla grandiosità della Reggia di Caserta alla cui realizzazione aveva partecipato come allievo del Vanvitelli.

Triennale Milano, con il contributo di Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, promuove un concorso internazionale di idee rivolto a urbanisti, architetti, business manager e comunicatori, progettisti, ingegneri, makers, economisti, sociologi, antropologi e soggetti di varia formazione per la rigenerazione della Villa Reale di Monza.

Lo scopo principale del concorso è quello di individuare strategie, progetti e azioni volte alla valorizzazione sostenibile della Villa Reale, bene di eccezionale rilevanza storica, culturale e paesaggistica la cui storia è strettamente legata a quella di Triennale.

Come? Leggi tutto

error: Sii glittering... non copiare :-)