Summer Top Stop 2023, l’estate al Museo Scienza e Tecnologia di Milano

Ricevo e volentieri condividoFino a domenica 10 settembre, il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Milano propone Summer Top Stop, il programma di attività estive dedicate a bambini e adulti.

Non solo, in un’ottica di fruizione più agevole, vengono prolungati anche gli orari di visita fino alle 18 da martedì a venerdì e fino alle 19 sabato e festivi.

Da anni do il mio supporto entusiasta al Museo e alle sue numerose attività perché mi piace ciò che fanno e come lo fanno.

Il loro modo di fare cultura e diffondere conoscenza riesce ad avvicinare le persone perché è vivace, contemporaneo e non è per niente spocchioso né polveroso.

Mi fa dunque piacere dare notizia del ricco calendario estivo.

Ogni giorno, bambine e bambini dai 6 anni potranno intraprendere un viaggio dentro la scienza, sperimentando diverse attività nei laboratori interattivi dove si alterneranno le proposte degli i.lab Leonardo, Genetica e Biotecnologie, Alimentazione, Chimica, Matematica, Tinkering Zone e Future Inventors (ne ho parlato qui).

Nel laboratorio Base Marte, le ragazze e i ragazzi dagli 11 anni potranno vestire i panni dei membri di un equipaggio in missione su Marte.

Per i più piccoli, dai 3 ai 6 anni, saranno proposte attività interattive negli i.lab Bolle di Sapone e Area dei Piccoli.

Adulti e ragazzi dai 14 anni potranno immergersi in un’esperienza interattiva condivisa in realtà virtuale. Leggi tutto

Oltrepassare, nuova esposizione permanente del Museo Scienza di Milano

Adoro viaggiare e, quando mi sposto in auto, la passione per i viaggi incontra un’altra cosa che mi affascina molto, ovvero le grandi opere di ingegneria.

Un esempio? Ogni volta che vado in Francia attraversando il traforo stradale del Fréjus, non posso fare a meno di pensare a quanto questa opera abbia facilitato gli spostamenti da un lato all’altro delle Alpi e a come non esistesse fino a tempi recenti, ovvero fino al 1980, circa quarant’anni fa (per non confondere i due ambiti, ferroviario e stradale, specifico che quello ferroviario risale invece al 1871).

E infatti, quando parlo di storia del costume con i miei studenti, rammento loro come il concetto di viaggio per piacere sia relativamente recente: il primo motivo per cui l’uomo si è spostato è la sopravvivenza fisica ed economica (per cercare cibo o condizioni migliori) e solo dopo abbiamo iniziato a farlo per formazione, svago e divertimento.

Pensate ai Grand Tour, i viaggi intrapresi dai giovani facoltosi appartenenti all’aristocrazia europea a partire dal XVIII secolo e destinati a perfezionare il loro sapere: sia il termine turismo sia i viaggi che compiamo oggi hanno avuto impulso proprio a partire dal fenomeno del Grand Tour.

Dapprima con i cavalli, poi con carrozze, treni e infine automobili: se pensiamo alla nostra Italia e ai Paesi con cui confiniamo, possiamo affermare che tutti i mezzi di terra hanno dovuto affrontare le montagne e, nell’evoluzione dei trasporti, catene montuose quali le Alpi (che ho menzionato io stessa) e gli Appennini hanno rappresentato qualcosa da oltrepassare, un limite fisico e geografico tra i più sfidanti e rilevanti. Leggi tutto

SOCIOCROMIE, in mostra a Milano 100 anni in 25 colori

Ricevo e volentieri condivido – Da mercoledì 8 settembre a domenica 14 novembre, il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano ospita SOCIOCROMIE, mostra curata dall’architetto e designer Giulio Ceppi e dedicata al valore storico e sociale del colore.

Il concept si basa sull’idea che, attraverso specifiche cromie, è possibile evocare un concetto universalmente riconosciuto in quanto il colore è una dimensione fortemente radicata nell’immaginario collettivo ed è presente con numerose espressioni idiomatiche nel linguaggio.

La mostra evidenzia – nell’ambito del XX secolo e l’inizio del XXI – momenti di valore storico e sociale (legati alla politica, agli eventi sportivi, alle innovazioni tecniche) che ricorrono al colore quale espressione connotante: da ciò deriva la denominazione SOCIOCROMIE – neologismo ideato da Giulio Ceppi – che si riferisce a un fatto noto a tutti ed espresso attraverso l’uso di una determinata tonalità con una natura metaforica.

L’allestimento presenta una successione cronologica di 25 tavole sinottiche ognuna riproducente un singolo concetto, l’anno in cui il concetto è emerso e un colore, descritto tecnicamente e inquadrato storicamente con riflessioni di carattere complessivo e d’insieme. Leggi tutto

Il Museo della Scienza di Milano presenta Collezioni di Studio

Ho sempre amato i film di avventura e devo dire che lunedì, quando sono stata al Museo Scienza e Tecnologia di Milano per l’anteprima stampa del nuovo progetto Collezioni di Studio, mi sono subito venute in mente un paio di situazioni tipiche proprio di tale genere cinematografico.

Avete presente la pellicola Una notte al museo in cui il protagonista scopre che, durante la chiusura notturna, ogni cosa all’interno del museo si anima e prende vita, dagli animali impagliati alle statue passando per lo scheletro del Tyrannosaurus rex? Ecco, prendetemi per svitata ma ho sempre sognato di poter vivere un’avventura simile…

E avete presente la scena di uno dei film del ciclo di Indiana Jones, quella in cui l’archeologo si ritrova in uno sconfinato deposito con casse colme di tesori indebitamente accumulati dai nazisti? È un tipo di immaginario – quello del deposito segreto colmo di importanti reperti e opere frutto dell’ingegno umano – che appartiene in realtà a tutto un filone non solo cinematografico ma anche letterario, poiché le vestigia del proprio passato hanno sempre intrigato l’essere umano e non solo oggi, ma già in epoche remote.

Se lunedì ho pensato a questo tipo di situazioni non è certo perché io sia rimasta chiusa nottetempo al museo (purtroppo no…) né perché ci siano nazisti dai quali salvare importanti reperti, ma piuttosto perché proprio quell’immaginario e quell’attrazione verso il nostro passato sono alla base del nuovo, bellissimo progetto che spinge il museo che tanto amo ad aprire i propri depositi al pubblico. Leggi tutto

Tutti per il Museo per Tutti, 1° campagna di fundraising del Museo da Vinci

È un luogo di cui ho parlato spesso perché è uno dei miei preferiti – e non solo a Milano: mi riferisco al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci.

Lo amo particolarmente poiché è un’istituzione storica e, allo stesso tempo, straordinariamente contemporanea: chi lo amministra è riuscito a farne un museo prestigioso ma vicino alle persone (non spocchioso, insomma), un museo capace di raccontare scienza, tecnologia, industria e molto altro ancora senza preconcetti e senza barriere.

Come ho già narrato in altri post, il Museo da Vinci vide la luce nel lontano 1953 grazie a un gruppo di industriali lombardi guidati dall’ingegner Guido Ucelli di Nemi: l’idea di quest’ultimo era quella di dotare l’Italia, al pari degli altri grandi Paesi europei, di un museo che raccontasse il «divenire del mondo» a partire da un’idea di unità della cultura.

Questa idea di dialogo senza barriere tra cultura umanistico-artistica e cultura tecnico-scientifica ispira ancora oggi le scelte e il piano strategico di sviluppo dell’istituzione meneghina e rappresenta uno dei motivi alla base del mio amore.

Il nome di Leonardo da Vinci accompagna il Museo fin dalla sua inaugurazione e calza a pennello: Leonardo è il miglior simbolo di quel dialogo e di quella continuità tra i due lati della cultura, espressioni differenti quanto complementari della creatività umana, fortemente presenti nella vita e nell’operato del celeberrimo genio del Rinascimento. Leggi tutto

Le Nuove Gallerie Leonardo al Museo Scienza e Tecnologia da Vinci di Milano

Da martedì 10 dicembre, il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano ha aperto al pubblico le Nuove Gallerie Leonardo, la più grande esposizione permanente al mondo dedicata a Leonardo da Vinci ingegnere, umanista e indagatore della natura.

Nell’anno delle celebrazioni per il V centenario della morte di Leonardo, dopo oltre quattro anni di intenso lavoro, il Museo presenta il progetto che rivoluziona la storica Galleria con cui inaugurò la propria vita e la propria storia nel 1953.

Sotto l’egida del Comitato Nazionale per le Celebrazioni 2019 e del Comitato Territoriale di Milano e della Lombardia, le Nuove Gallerie Leonardo godono della curatela di Claudio Giorgione (curatore Leonardo – Arte & Scienza del Museo), si avvalgono della collaborazione scientifica di Pietro Marani (Professore di Storia dell’Arte Moderna del Politecnico di Milano) e vantano il sostegno culturale di quattro prestigiose istituzioni: i Musei Reali di Torino, la Soprintendenza Castello di Milano – Musei Archeologici e Musei Storici di Milano, l’Institut de France, il Royal Collection Trust.

L’esposizione presenta la figura di Leonardo da Vinci sottolineandone i tratti realmente unici, in un serrato confronto con i suoi contemporanei: emerge così la reale grandezza del suo pensiero che è quello di un eccezionale uomo del suo tempo.

«Leonardo da Vinci, cui è intitolato il nostro Museo, è una icona, simbolo di curiosità e conoscenza multidisciplinare e interdisciplinare, di attenzione a soggetti specifici e principi globali, anche per questo testimone assoluto di contemporaneità – racconta Fiorenzo Galli, Direttore Generale del Museo – e dunque le Nuove Gallerie Leonardo segnano un momento importante nella storia della nostra istituzione, un progetto ambizioso che per il suo valore culturale, la sua ampiezza e l’investimento economico rientra nelle maggiori realizzazioni delle celebrazioni 2019 a livello internazionale. A oggi è infatti la più grande esposizione permanente dedicata a Leonardo, un traguardo di cui siamo particolarmente orgogliosi anche per il particolare e positivo connubio con i nostri partner pubblici e privati.» Leggi tutto

Io, Leonardo: perché il nuovo film d’arte mi è tanto piaciuto

Tra i tanti luoghi di Milano – la mia città – ai quali sono particolarmente affezionata c’è sicuramente il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci.

Uno dei motivi per i quali sono tanto affezionata a questo luogo è proprio il fatto che onora la memoria, il lavoro e il genio di Leonardo.

In aggiunta alle varie mostre e iniziative del passato e in corso (a proposito, se non avete ancora visitato la mostra ‘Leonardo da Vinci Parade’ della quale ho parlato qui avete ancora tempo fino al 27 ottobre), pochi giorni fa ho avuto l’opportunità di vivere una nuova e preziosa esperienza sempre grazie al Museo da Vinci: sono stata invitata all’anteprima stampa del film ‘Io, Leonardo’, produzione originale di Sky con Progetto Immagine in arrivo nelle sale cinematografiche italiane da mercoledì 2 ottobre distribuito da Lucky Red.

In occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci (1519-2019), Sky, Progetto Immagine e Lucky Red portano sul grande schermo la sua vita e il suo ingegno grazie a un film d’arte (e non un documentario) decisamente non convenzionale che racconta l’uomo, il pittore, lo scienziato e l’inventore con uno sguardo lontano dagli stereotipi.

Protagonista assoluta del film è la mente di Leonardo, uno spazio che da astratto diventa quasi concreto permettendo a noi spettatori di assistere alla rievocazione dei momenti più significativi della sua esistenza, un luogo dove natura e interni convivono e il suo genio prende vita. Leggi tutto

Il Museo da Vinci di Milano accoglie le Dream Beasts di Theo Jansen

C’è un luogo qui a Milano al quale sono particolarmente legata: si tratta del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, un luogo capace di rendere il giusto omaggio all’eclettica figura alla quale è intitolato.

Uomo d’ingegno e talento universale del Rinascimento, Leonardo incarnò in pieno lo spirito della sua epoca, cimentandosi – con risultati straordinari – in molti ambiti dell’arte e della conoscenza: si occupò di architettura e scultura, fu disegnatore, trattatista, scenografo, anatomista, musicista, progettista, inventore.

Il Museo della Scienza di Milano onora questa visione aperta e si occupa di promuovere cultura e conoscenza in modo altrettanto eclettico: ospita mostre ed eventi di vario genere e carattere, incrocia senza timori settori talvolta apparentemente lontani tra loro, supera limiti e confini, riesce a coinvolgere adulti e bambini.

Settimana scorsa, sono stata all’anteprima stampa di una mostra che – ancora una volta – è riuscita a sorprendermi: il Museo presenta per la prima volta in Italia le opere dell’artista olandese Theo Jansen, conosciuto in tutto il mondo per le sue gigantesche installazioni cinetiche chiamate Strandbeest (letteralmente “animali da spiaggia”), creature ibride dall’aspetto zoomorfo che si muovono sfruttando la spinta del vento. Leggi tutto

Con Leonardo da Vinci Parade iniziano a Milano le celebrazioni vinciane

Ricordo molto bene l’emozione provata quando, grazie al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano, ho incontrato un vero androide, illustre, unico e con le sembianze di uno degli uomini più famosi non solo del Rinascimento, ma di tutta la storia umana: il pittore, ingegnere e scienziato Leonardo da Vinci.

Nel 2015, il Museo – che tra l’altro è intitolato proprio al grande genio – ha infatti ospitato un androide che si avvale di tecnologie di mimica facciale di ultima generazione: il robot, a grandezza naturale e con una verosomiglianza davvero impressionante, veniva dal Giappone, progettato dal team di Minoru Asada, Direttore Robotica di Neuroscienze Cognitive dell’Università di Osaka.

Da eterna curiosa e affamata di conoscenza quale sono, Leonardo è per me una figura importantissima e avere l’occasione di vedere da vicino quel robot che parlava e interagiva grazie a software sofisticatissimi ha rappresentato un’esperienza particolarissima (che ho raccontato qui).

Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia è un luogo che amo particolarmente poiché racconta storie di scienza, tecnologia e industria senza preconcetti: vide la luce il 15 febbraio 1953, sotto la spinta di un gruppo di industriali lombardi guidati dall’ingegner Guido Ucelli.

L’idea di Ucelli era quella di dotare l’Italia, al pari degli altri grandi Paesi europei, di un museo che raccontasse «il divenire del mondo» a partire da uno sguardo di unità della cultura: questa idea di dialogo senza barriere tra cultura umanistica e artistica e cultura tecnico-scientifica ispira ancora oggi le scelte e il piano strategico di sviluppo dell’istituzione meneghina e rappresenta uno dei motivi alla base del mio amore.

Il nome di Leonardo da Vinci accompagna il Museo fin dalla sua inaugurazione avvenuta con una grande mostra che celebrava il cinquecentenario della nascita del grande genio vissuto tra il 1452 e il 1519: Leonardo è infatti il miglior simbolo di quella continuità tra i due lati della cultura, espressioni differenti quanto complementari della creatività umana, fortemente presenti nella vita e nell’operato del genio di Vinci. Leggi tutto

Space Girls, Space Women: lo sguardo e il contributo femminile allo Spazio

Per gentile concessione del Museo da Vinci, dalla mostra Space Girls, Space Women: l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti

L’ho scritto tante volte: non potrei vivere di sola moda perché i miei interessi sono molteplici e variegati.

Sono curiosa verso la vita e occuparmi esclusivamente di moda equivarrebbe a sedermi a tavola e gustare un solo tipo di pietanza, ignorando tutti gli altri sapori: lo considererei noioso e monotono.

È vero, ho alcuni piatti preferiti e ai quali non rinuncerei mai ma, visto che sono una buongustaia, non potrei nutrirmi solo di quelli: parallelamente, nonostante io ami follemente la moda che considero una potente forma di linguaggio, non potrei mai limitarmi a essa ignorando altre modalità di comunicazione altrettanto capaci di raccontare i molteplici aspetti della storia umana, del costume e della società.

Sono dunque molto felice ogni volta in cui prestigiose istituzioni quali il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci mi invitano alle anteprime stampa, dandomi l’opportunità di incontrare e ascoltare esperti di diversi ambiti culturali: mercoledì scorso, sono stata invitata all’anteprima che ha introdotto Space Girls, Space Women – Lo Spazio visto dalle Donne, ovvero una splendida mostra che racconta lo sguardo e il contributo femminile all’esplorazione dello Spazio.

Per raccontare il ruolo delle donne nella ricerca spaziale, un gruppo di fotografe ha realizzato una serie di scatti in tutto il mondo: sono stati raccolti in una mostra voluta in Italia dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e inaugurata il 20 aprile al Museo da Vinci, qui a Milano. Seguirà una seconda inaugurazione a Roma, nel mese di maggio, proprio nella sede dell’ASI.

Prima di raccontarvi i principali fatti e dettagli della mostra, desidero però dirvi perché ho scelto di parlarne qui nel blog.

E partirò affermando di essere cresciuta con il mito della scoperta, dell’ignoto e dello Spazio.

Da ragazzina, ho divorato i libri di Jules Verne, uno dei padri della fantascienza moderna: i suoi romanzi – da Viaggio al centro della Terra a Ventimila leghe sotto i mari passando per Dalla Terra alla Luna, scritto nel 1865, più di 100 anni prima dell’allunaggio del 1969 – mi tenevano con il fiato sospeso, mi trasportavano in mondi lontani e mi facevano sognare.

In seguito, è toccato a Isaac Asimov e a diversi dei romanzi e racconti con i quali il celebre scrittore ha ipotizzato la storia futura dell’umanità.

Lo Spazio, dunque, è uno degli interessi più grandi che ho e il Museo da Vinci ha già in passato dato piena soddisfazione a questa mia sconfinata passione come quando, il 28 ottobre 2014, mi sono ritrovata ad ascoltare il grande astronauta Eugene Cernan, completamente affascinata dal suo carisma.

L’occasione di incontrarlo mi è stata data grazie alla serata di inaugurazione dell’Area Spazio, esposizione permanente del Museo.

Tale area è pensata come un viaggio interattivo tra oggetti, luoghi, personaggi, curiosità e tecnologie relative all’astronomia e all’esplorazione del cosmo: Eugene Cernan – comandante della missione Apollo 17 nel 1972 e tutt’oggi ultimo uomo ad aver lasciato la Luna – è stato l’ospite d’onore dell’inaugurazione.

Il secondo motivo per cui ho scelto di parlare di Space Girls, Space Women è altrettanto importante: sono migliaia le donne che operano nel settore spaziale, poche quelle che guidano i vertici di enti e società del settore.

La ricerca è un ambito in cui la crescita della presenza femminile ha segnato un forte incremento: eppure, se dalla prima donna nello spazio nel 1963 tanta strada è stata fatta (l’astronauta sovietica Valentina Vladimirovna Tereškova, classe 1937, oggi 80enne), è altrettanto vero che molta, ancora, ne resta da fare. Leggi tutto

Luisa Beccaria SS 2017, la bellezza della leggerezza

Oggi sento un gran bisogno di leggerezza.

Sarà la primavera sbocciata ormai da giorni e che mi raggiunge perfino qui, nel mio studio, attraverso la finestra aperta.

Sarà l’imminente Pasqua: lo spirito di rinascita che accompagna questa importantissima festività bussa anche alla mia porta.

Quando parlo di leggerezza non mi riferisco a qualcosa che fa rima con disimpegno o superficialità, bensì a uno stato di grazia che lieve e soave solletica i sensi, con garbo e intelligenza, e che permette di «planare sulle cose dall’alto», proprio come affermava il grande Italo Calvino che a questo valore – tale lo considerava – dedicò anche un saggio.

Il saggio sulla leggerezza è la prima delle conferenze che Italo Calvino avrebbe dovuto tenere all’Università di Harvard nell’anno accademico 1985-86: morì prima, invece, e il testo da lui preparato fu pubblicato postumo (Lezioni americane – Sei proposte per il prossimo millennio).

«In questa conferenza cercherò di spiegare, a me stesso e a voi, perché sono stato portato a considerare la leggerezza un valore anziché un difetto», scriveva Calvino, quasi a dimostrare che la pesantezza del mondo – quella che oggi spesso ci ritroviamo a subire – può essere sconfitta solo dal suo contrario.

Dimenticavo: ho anche desiderio di delicatezza e leggiadria, sentimenti che spesso sembrano essere completamente fuori moda.

E così, considerato questi miei desideri di leggerezza, delicatezza, leggiadria, bisogni che vanno a braccetto con armonia, bellezza e poesia, ho pensato di condividere il racconto di una bellissima sfilata alla quale ho assistito lo scorso settembre, in una giornata tiepida e soleggiata che in fondo assomiglia un po’ a questa.

La sfilata in questione è quella della maison Luisa Beccaria che giovedì 22 settembre 2016 ha presentato la collezione primavera / estate 2017 in un luogo ricco di fascino, ovvero nel chiostro di San Vittore al Corpo, l’ex monastero benedettino che dagli Anni Cinquanta del secolo scorso ospita il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci.

Alla collezione Luisa Beccaria SS 2017 è stato dato il nome The Nymph Affair: il nucleo centrale è il racconto di una donna che gioca con la propria natura e tale natura evolve costantemente, come l’acqua.

L’acqua fluttua, si increspa e poi torna calma nelle sue mille sfumature che vanno dall’azzurro più limpido ai toni più intensi: essa muta, dunque, e così fa la donna di Luisa Beccaria, fortemente protesa verso un’idea di femminilità decisa ma fluida. Proprio come una ninfa contemporanea. Leggi tutto

Situationist FW 17-18 e il vento di novità che viene dalla Georgia

Al termine di ogni edizione di Milano Moda Donna, ho in genere due diverse e quasi contrapposte reazioni.

Da un lato, sento il bisogno di creare una distanza allo scopo di riuscire a godere di un punto di vista complessivo, di un panorama completo.

È un po’ come se si guardasse un quadro o un arazzo: da vicino si possono vedere bene i dettagli, ma è solo allontanandosi un po’ che si può godere dell’opera nel suo insieme e comprenderne tutta la portata.

Qualcuno si scandalizzerà, forse, per il paragone con un’opera d’arte, ma in realtà il mio non vuole essere un paragone blasfemo: è esattamente il sentimento che provo dopo una settimana che si trasforma in un’overdose di stimoli. Sento il bisogno di regalarmi tempo e distanza per comprendere bene ciò che ho visto e per scegliere quelle che per me sono le collezioni davvero interessanti.

Subito dopo, però, nasce la seconda esigenza: dopo essermi regalata un po’ di tempo per la mia analisi, sento di non poter aspettare oltre e provo il desiderio di condividere ciò che ho amato con voi che mi fate il dono di frequentare questo spazio. Senza aspettare il prossimo autunno, in questo caso.

E così, oggi desidero parlarvi di Situationist, stilista georgiano che lo scorso febbraio ha catturato la mia attenzione per molti buoni motivi. Leggi tutto

Transformers Art a Milano per difendere ambiente e speranza

Quando io e mia sorella eravamo piccine ci veniva permesso di guardare pochissima televisione: mia mamma esigeva che prima facessimo fronte ai nostri impegni scolastici e comunque, anche una volta terminati i compiti, continuava a preferire che ci dedicassimo ad altre attività quali il gioco oppure lo sport.

Vi confesso che oggi sono felice della scelta di mia mamma: guardo la televisione raramente in quanto non mi diverte né mi incuriosisce particolarmente e ho sempre preferito la lettura, per esempio. E sapete perché, oggi, trovo la televisione meno interessante del web? Perché permette un livello di interazione a mio avviso troppo basso: qualcuno dà e qualcun altro – noi spettatori – riceve senza possibilità di intervento o di inversione dei ruoli. Trovo sia un intrattenimento un po’ passivo, insomma, e a me piace invece ciò con cui posso interagire.

Tornando alla mia infanzia: tra i pochi programmi che io e mia sorella potevamo guardare figuravano i programmi per i bambini, alcuni selezionatissimi programmi di prima serata (quando la prima serata era davvero tale e iniziava presto) e, naturalmente, i cartoni animati. Non tutti, in verità.

Ricordo, però, che mi era consentito guardare Ufo Robot alias Goldrake, uno dei primissimi cartoni animati di genere fantascientifico e forse tale permesso era merito di mio papà che è sempre stato un appassionato delle avventure spaziali e futuristiche. Fu con lui che mi appassionai anch’io al genere e fu sempre con lui che, qualche anno dopo, iniziai a guardare film e telefilm ambientati in quel futuro immaginario che da sempre ha affascinato scrittori e registi: amerò per sempre la saga di Star Wars, riguarderò sempre con piacere Star Trek, soprattutto i vecchi episodi.

(Altro inciso: immaginate la mia gioia quando, alcuni mesi fa, per lavoro, ho avuto l’immenso onore di conoscere di persona il grande Luigi Albertelli. Importantissimo paroliere e autore televisivo, Albertelli è colui che ha scritto innumerevoli, bellissime e indimenticabili canzoni per tanti interpreti e ha fatto felici anche i bambini come me scrivendo le sigle di Ufo Robot, Capitan Harlock, Daitan III.)

La mia passione per fantascienza e robot si è nutrita anche con i Transformers: negli Anni Ottanta, con la serie animata e il primo film; poi, in tempi più recenti, a partire dal 2007, con la prima pellicola d’azione diretta da Michael Bay che ha poi avuto ben quattro sequel, l’ultimo dei quali in arrivo il prossimo giugno. Leggi tutto

Incontro con (l’androide) Leonardo da Vinci

Nessuno ha più fantasia di un bambino: durante l’infanzia, riusciamo a formulare pensieri e sogni fuori da qualsiasi schema.

Prendete, per esempio, la fantasia ricorrente in molti bimbi, quella di avere un amico immaginario: scommetto che ora state sorridendo e, forse, siete stati tra coloro che lo hanno avuto o magari state pensando a vostro figlio, a un nipote, al figlio di un amico.

Io ne avevo una versione un po’ particolare: essendo un’appassionata di fantascienza fin da piccolissima e guardando film e telefilm col mio papà in televisione, sognavo che l’amico fosse un piccolo robot tipo R2-D2, il simpatico droide tuttofare della mitica saga di Guerre Stellari (C1-P8 se siete affezionati al doppiaggio italiano della vecchia trilogia). Ecco, lui mi faceva letteralmente impazzire e ne avrei tanto voluto uno tutto mio. (Tra parentesi, l’anno scorso ho incontrato un emulo di R2-D2…)

Dovevo diventare adulta e doveva pensarci il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano affinché io potessi seriamente coronare il mio sogno incontrando un vero androide, illustre, unico e con le sembianze di uno degli uomini più famosi non solo del Rinascimento, ma di tutta la storia umana: il pittore, ingegnere e scienziato Leonardo da Vinci. Leggi tutto

Hawaiian Tropic, una serata tra nuove app e chef stellati

Vi ho mai detto che in cucina sono una completa frana?

In verità, non sono perfetta in nessuna delle faccende di casa, però, mentre so stirare e rigovernare (diciamo decorosamente), sono davvero un’assoluta incapace ai fornelli: non so preparare più di un piatto di pasta o di un uovo fritto. E dire che mia madre è una cuoca provetta e che anche mio padre sa cucinare bene (poveretti, che figlia degenere).

A ogni modo, a dispetto della mia inettitudine, oggi desidero darvi un paio di ricette vincenti, la prima per una serata e la seconda per un piatto (state tranquilli, in questo caso non è mia).

Partiamo con la serata: siete pronti? Ecco gli ingredienti fondamentali.

Prima di tutto, prendiamo un’amica speciale, perché condividere le cose belle è il mio credo; poi, pensiamo a un luogo affascinante: infine, aggiungiamo voglia d’estate e di sole. Le ricette, di solito, usano la formula q.b., quanto basta.

Queste sono state le basi di una serata organizzata da Hawaiian Tropic, il marchio che pensa a tutti gli amanti dell’abbronzatura fin dal lontano 1969.

La loro formula, diventata poi un enorme successo, nacque ispirandosi al mix di oli naturali che i nativi hawaiani si spalmavano sulla pelle per proteggersi da sole, acqua e vento: nel 1974, la miscela divenne così amata e popolare da dare inizio alla produzione su larga scala. Leggi tutto

Cartoline da Milano al tempo di Instagram / PARTE 3

A volte ritornano: capita con le persone, coi ricordi… e anche coi post. Come in questo caso.

Per la prima e la seconda puntata di questo post, occorre tornare rispettivamente al 30 luglio e al 24 dicembre 2013. È passato tanto tempo, dunque.

Tutto era scaturito da una riflessione: da ragazzina, soprattutto quando andavo alle medie, partivo per le vacanze estive con una lunga lista di indirizzi, lista che serviva a ricordarmi a chi dovessi mandare le cartoline. Guai a non mandarle e guai a non riceverle, era una sorta di rito.

A mio avviso, oggi è Instagram a svolgere in modo virtuale parte della funzione che le cartoline svolgevano allora fisicamente. Pensateci: Instagram non serve forse a condividere, attraverso immagini e fotografie, ciò che ci piace, ciò che facciamo e i posti in cui andiamo? Le stesse cose che facevamo con le cartoline.

È identica perfino la gara: allora vinceva chi raccoglieva più cartoline, attestandosi un po’ come il leader del gruppo, proprio come oggi accade coi like. Leggi tutto

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