Quando il talento risiede nel saper Ridefinire Cose

Quando incontro un progetto che mi colpisce, mi fa molto piacere continuare a seguirlo, vedere come procede e in che direzione si sviluppa.

È come se si creasse un filo sottile tra me e l’autore, al punto che veder crescere la sua idea mi dà una sorta di soddisfazione personale.

Circa un anno fa, ho avuto il piacere di conoscere Sonia Patrizia Catena, storica e ricercatrice d’arte esperta in design del gioiello contemporaneo: tra le tante cose delle quali questa giovane donna si occupa, c’è anche la manifestazione Ridefinire il Gioiello di cui è fondatrice e curatrice insieme a Lorenzo Argentino.

Il loro progetto è nato nel 2010 col desiderio di delineare un percorso di ricerca in un panorama assai frammentato, quello del gioiello contemporaneo, una dimensione nella quale manca una definizione consolidata così come manca una storia strutturata e organica: è un ambito ancora soggetto a studio, un territorio ricco di possibilità. Leggi tutto

Vinoperfect by Caudalie, dal vigneto al beauty case

Prima di conoscere Mathilde Thomas e il suo marchio Caudalie, l’uva era per me solo uno splendido frutto.

Solo si fa per dire: sono un’amante del buon bere, del vino e anche delle bollicine, quindi i grappoli godono di tutta la mia appassionata ammirazione.

Amo l’uva anche dal punto di vista puramente estetico: quando mi capita di ammirare i vigneti e di osservare gli acini blu intenso o verde acido, penso che la Natura è davvero una fonte di ispirazione meravigliosa. Anzi, unica.

Scommetto che questa è un’affermazione che riceverebbe il benestare e la benedizione di Mathilde Thomas, visto che l’uva è alla base di tutto il suo lavoro e di un’intuizione geniale da lei avuta a seguito di un incontro speciale.

Mathilde, membro di una famiglia di importanti viticoltori francesi, incontra Joseph Vercauteren nel 1993: il professore è un ricercatore nonché un esperto di chiara fama mondiale e le fa capire il grande potenziale racchiuso nella tenuta di famiglia dei Thomas. Leggi tutto

Milano Fashion Week: Orciani FW 2015-2016

Provo grande soddisfazione ogni volta in cui, dopo aver tanto ammirato un prodotto nelle vetrine dei negozi più belli o attraverso le pagine delle riviste patinate, ho infine la possibilità di incontrare l’azienda che l’ha realizzato.

Il dietro le quinte è uno degli aspetti che preferisco e, ovviamente, quando riesco a incontrare creativi, stilisti, designer, il mio primo pensiero è quello di condividere l’esperienza con chi mi fa il dono di leggere questo spazio: credo che sapere esattamente cosa compriamo sia importante e credo che sia importante oggi più che mai, in un momento in cui soppesiamo con estrema cura tutti i nostri acquisti.

Durante Milano Moda Donna dello scorso febbraio, ho avuto l’opportunità di conoscere da vicino Orciani, marchio di eccellenza nel campo della pelletteria: ho spesso ammirato le loro creazioni, dalle borse alle cinture, e finalmente ho avuto l’opportunità di essere accolta nello showroom dove hanno presentato in anteprima la collezione per il prossimo autunno / inverno 2015 – 16. Ho potuto conoscere meglio la loro storia, una di quelle che piacciono a me, tutta italiana e basata sull’ingegno. Leggi tutto

Milano Fashion Week: Angelo Marani FW 2015-16

Ho raccontato in precedenti occasioni il mio atteggiamento verso la cartella stampa che viene distribuita in occasione delle sfilate: difficilmente la apro prima di aver visto la collezione sulla passerella, preferisco osservare e ammirare i capi senza influenze, cercando di ascoltare ciò che essi mi suggeriscono. Poi, dopo lo show, apro la cartellina e leggo il comunicato per fare un confronto tra ciò che ho colto e tutti gli spunti effettivi dello stilista.

Non è un gioco per vedere se e quanto sono brava, non è un indovinello né un quiz: percepire le esatte sensazioni e ispirazioni di uno stilista può significare sintonia, estrema bravura da parte di lui / lei nel comunicare e sensibilità / preparazione da parte di chi coglie, tuttavia trovare propri significati e ulteriori riferimenti non è un male, anzi, è un’ulteriore dimostrazione del mio teorema preferito (la moda è linguaggio e comunicazione, dunque può essere soggetta a molteplici interpretazioni).

Scommetto che, proprio in quest’ottica, le interpretazioni aggiuntive non disturbano affatto la maggior parte degli stilisti.

Nel caso di Angelo Marani, le ispirazioni che guidano ogni nuova collezione e sfilata mi arrivano forti e chiare: credo che ciò dipenda dalla sua ottima capacità di comunicare e anche dalla stima che provo per lui e che permette che io sia molto ricettiva, pronta a cogliere i messaggi lanciati attraverso i capi. Leggi tutto

Maria Vittoria Albani, vorrebbe adottarmi?

Ci sono momenti in cui amo follemente ciò che faccio, senza alcuna riserva; ci sono regali che hanno un inestimabile valore e non mi riferisco certo a cose materiali.

Questi momenti e questi regali sono rappresentati dal fatto di poter incontrare persone che svolgono il loro lavoro facendone un’opera d’arte: la scorsa settimana, per esempio, sono andata a fare visita a Maria Vittoria Albani, anima di Ornella Bijoux, maison storica fondata dalla mamma Piera nel lontano 1944.

Ho già pubblicato un post a proposito di Ornella Bijoux qui sul blog in occasione dell’inaugurazione di una bellissima mostra attualmente in corso al Museo del Bijou di Casalmaggiore (e che è stata prolungata fino al 2 giugno): la mostra è curata da Bianca Cappello, storica del gioiello, e ripercorre tutta la storia dell’italianissima griffe, raccontandone l’evoluzione dagli albori a oggi.

Scrivo non a caso che la signora Maria Vittoria è l’anima di Ornella Bijoux perché, dopo aver iniziato a lavorare appena quattordicenne affiancando la mamma, è ancora oggi lei a studiare, progettare e spesso realizzare tutti i pezzi: è coadiuvata dalla figlia, Simona, e da pochi e fidati collaboratori.

I conti li avrete già fatti da soli, immagino, attraverso un paio di numeri che ho menzionato, ma ci tengo a metterlo nero su bianco: la signora Albani ha 85 anni. Leggi tutto

Milano Fashion Week: Maison About FW 2015-16

Dovete sapere che, da ragazzina, ho letto alcuni libri di Konrad Lorenz rimanendo colpita dai suoi studi attorno al fenomeno chiamato imprinting: il termine deriva dall’inglese imprint (impronta) ed è stato coniato dal famoso etologo per definire una particolare modalità di apprendimento che può avvenire in molti animali, soprattutto uccelli e mammiferi.

L’imprinting è legato sia al mondo esterno sia alla predisposizione genetica: è una sorta di finestra temporale durante la quale il sistema nervoso del nuovo nato è sensibile a stampare l’immagine del genitore o di chi viene riconosciuto come tale.

Ciò che tanto colpiva la mia fantasia di adolescente era un particolare episodio raccontato dal grande studioso austriaco: per verificare le sue teorie, si era fatto letteralmente adottare da alcuni anatroccoli che, vedendolo fin dalla loro nascita, lo consideravano come il loro legittimo genitore. Devo dire che l’immagine di Lorenz accovacciato nell’erba intento a fare da chioccia ai piccoli pennuti mi incuriosiva e mi inteneriva.

Forse vi state chiedendo perché io abbia iniziato questo post con un simile racconto e soprattutto dove desideri andare a parare: il punto è che l’imprinting influenza il comportamento e la vita di relazione non solo negli animali. Già, il fenomeno è presente, seppure con un peso inferiore, anche nell’uomo: siamo anche noi dei mammiferi, in fin dei conti. Leggi tutto

Spring Fantasy, festa di primavera dalla Contessa Garavaglia

Sono sempre stata un’estimatrice della bella stagione, così come ho sempre detestato il freddo e lungo inverno.

Ogni anno, quando iniziano i primi sentori di primavera, vivo puntualmente le stesse sensazioni: sento scorrere linfa nuova nelle vene e posso finalmente togliermi di dosso un’immaginaria e pesante coltre di torpore.

È come se, durante l’inverno, io congelassi una parte di me in una sorta di letargo per concentrare tutte le risorse verso lo sforzo di sopravvivere: terminata quella che per me è una vera e propria emergenza, le energie mentali e le emozioni tornano a fluire liberamente.

Quando andavo a scuola, sebbene fossi un’alunna piuttosto diligente, l’inizio della bella stagione coincideva con una certa insofferenza a stare chiusa fra quattro mura, costretta su banchi che improvvisamente diventavano stretti: ricordo anche che pregavo mamma affinché facesse il cambio dell’armadio consentendomi di indossare le gonne più leggere, il blazer blu coi bottoni dorati, i mocassini.

Non sono cambiata poi molto da allora e, ancora oggi, il tepore primaverile continua a darmi quella sensazione di solletico dei sensi che mi rende quasi insopportabile l’abituale routine e mi fa venire voglia di spazi liberi e di orizzonti più ampi: mi viene voglia di scappare dal traffico congestionato, dal cemento, dagli angoli di cielo ritagliati tra un palazzo e l’altro. Leggi tutto

Milano dalle app di Art Stories ai libri di Ada Cattaneo

In questi giorni, sono letteralmente galvanizzata dall’atmosfera che respiro: non solo sento la primavera in me, ma la noto attorno, la osservo invadere Milano, la mia città.

Stavolta non mi riferisco solo al risveglio della natura, ai cespugli e agli alberi fioriti che punteggiano ogni aiuola spezzando allegramente il ritmo monotono di cemento e asfalto: mi riferisco maggiormente al fermento culturale che sta animando le ultime settimane (e voglio escludere certi brutti episodi dei quali non ho alcuna voglia di parlare in questa sede).

Prima è stata la volta della Design Week, adesso è in corso l’Expo: inoltre, sono finalmente stati terminati i lavori sulla Darsena e nella Galleria Vittorio Emanuele II. Giorgio Armani e Miuccia Prada, due stilisti da sempre fortemente legati al capoluogo lombardo, hanno inaugurato i loro spazi dedicati ad arte, moda e cultura, l’Armani/Silos e la nuova sede della Fondazione Prada.

Amo da sempre il luogo in cui sono nata e cresciuta e trovo che, pur in mezzo a innegabili limiti e difetti, offra moltissimo: non apprezzo chi se ne lamenta a vanvera, soprattutto chi qui è stato accolto e ha trovato un lavoro, ma ammetto che, nell’ultimo decennio, anch’io ho sofferto di una certa negatività che si era impossessata della città e di noi abitanti.

Mi sembra che ora le cose stiano cambiando e che ci siano elementi concreti affinché Milano torni a essere una delle capitali della vita culturale e sociale italiana. Sono orgogliosa di stare qui e cercherò di godere di tutto ciò, di avere una parte attiva e di dare il mio piccolo contributo, nella speranza che questo fermento non si arresti.

Sapete, questa atmosfera ritornata vivace mi porta a un’ulteriore considerazione: non occorre andare dall’altra parte del mondo per scoprire cose nuove, spesso è sufficiente guardare con occhi diversi ciò che è sempre stato attorno a noi. Basta attingere alla bellezza che ci circonda, cosa in fondo non difficile in Italia. Leggi tutto

Milano Fashion Week: Capucci e il prêt-à-porter FW 15-16

Occorre essere dotati di un cuore indomito e coraggioso per rimettersi in gioco dopo aver dato moltissimo, dopo aver scritto pagine indelebili della storia della moda, dopo aver meritato a pieno titolo l’appellativo di Maestro.

O, forse, non si tratta di coraggio, bensì dell’ordine naturale delle cose: può una grande e sincera passione fermarsi?

Guardando Roberto Capucci, classe 1930, posso dire che la risposta è un deciso no: colui che tanto ha dato e tanto ha osato non può spegnere il fuoco che l’ha sempre animato né può mettere a tacere l’imperitura passione che lo ha condotto lungo la strada di una continua sperimentazione.

In fondo, non potrebbe essere in altro modo se non così e credo che il Maestro abbia un’eterna primavera nel cuore, sentimento che lo porta a mettersi in gioco ancora oggi esattamente come nel 1950, quando aprì il suo primo atelier a Roma dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti.

Nel giro di pochi anni, Roberto Capucci ideò abiti geniali capaci di fondere sguardo attento sulla natura e gusto per la geometria: aveva solo 26 anni quando Christian Dior elogiò pubblicamente lui e il suo lavoro, definendolo “il miglior creatore di moda italiano”. Leggi tutto

Hawaiian Tropic, una serata tra nuove app e chef stellati

Vi ho mai detto che in cucina sono una completa frana?

In verità, non sono perfetta in nessuna delle faccende di casa, però, mentre so stirare e rigovernare (diciamo decorosamente), sono davvero un’assoluta incapace ai fornelli: non so preparare più di un piatto di pasta o di un uovo fritto. E dire che mia madre è una cuoca provetta e che anche mio padre sa cucinare bene (poveretti, che figlia degenere).

A ogni modo, a dispetto della mia inettitudine, oggi desidero darvi un paio di ricette vincenti, la prima per una serata e la seconda per un piatto (state tranquilli, in questo caso non è mia).

Partiamo con la serata: siete pronti? Ecco gli ingredienti fondamentali.

Prima di tutto, prendiamo un’amica speciale, perché condividere le cose belle è il mio credo; poi, pensiamo a un luogo affascinante: infine, aggiungiamo voglia d’estate e di sole. Le ricette, di solito, usano la formula q.b., quanto basta.

Queste sono state le basi di una serata organizzata da Hawaiian Tropic, il marchio che pensa a tutti gli amanti dell’abbronzatura fin dal lontano 1969.

La loro formula, diventata poi un enorme successo, nacque ispirandosi al mix di oli naturali che i nativi hawaiani si spalmavano sulla pelle per proteggersi da sole, acqua e vento: nel 1974, la miscela divenne così amata e popolare da dare inizio alla produzione su larga scala. Leggi tutto

Irene Navarra e i due anni di A glittering woman

Venerdì 1° maggio, A glittering woman ha compiuto due anni.
Sono tanti o pochi? Sinceramente non so dirlo.
So che, in realtà, il progetto esisteva da parecchio tempo ma che solo due anni fa ho trovato l’ardire e lo slancio per concretizzarlo.
So che, recentemente, ho letto una statistica: ogni giorno vengono creati tantissimi nuovi blog, eppure la loro vita spesso non va oltre i 6 mesi, quindi Agw è quasi un veterano (scherzo).
So che, in questi due anni, sono successe molte cose, alcune belle e altre meno, diverse agevolate – nell’uno e nell’altro verso – dall’esistenza di tale spazio.
So, infine, che tenerlo vivo mi dà gioia, entusiasmo, energia.
Non ho intenzione di parlare né di abiti né di accessori né di mostre, oggi, né ho intenzione di auto-celebrarmi: sento che i pensieri vanno un po’ a briglie sciolte (sono spettinati, come direbbe Florisa, una mia cara amica) e così desidero raccontarvi di un incontro. I protagonisti sono Irene Navarra, poetessa; Emma, cane golden retriever; Akira, gattina persiana.
Come si collegano tra loro?
Diciamo che ci sono cose che mi toccano nel profondo e che una di queste è la gentilezza: la gentilezza fa da collegamento, parte dal blog e da Irene, passa per Emma e arriva fino ad Akira.
Ora vi spiego come. Leggi tutto

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