Questa sono io: storia di un ritratto scomodo ma fedele

Questa sono io – così si potrebbe riassumere questo post.
Magari mi sto tirando la zappa sui piedi da sola, come si suol dire.
Magari qualcuno, al mio posto, farebbe l’operazione inversa: nascondere anziché evidenziare. È l’epoca di photoshop, quella in cui dobbiamo apparire perfetti.
E invece, queste foto sono state fatte proprio con l’intento di mettere in evidenza le mie cicatrici, più di quanto lo siano di solito. Pubblicare queste foto è per me una scelta molto forte: mi raccontano profondamente, senza schermi o protezioni.
Loro, le cicatrici, fanno parte di me da quando avevo due anni (come e perché l’ho raccontato qui): a volte le amo, spesso le odio. Da adolescente, ho sognato il momento in cui le avrei cancellate: da adulta, ho deciso di non farlo.
Non è sempre facile portarmele dietro, ma penso di essere arrivata a un punto di convivenza civile, tuttavia non avevo certo mai avuto un ritratto in cui fossero loro le protagoniste: l’idea non è stata mia, è il progetto di un’amica e io mi ci sono buttata con un pizzico di incoscienza, lo ammetto.
Dopo, davanti al risultato, ho osservato le foto e mi sono chiesta se pubblicarle, ve lo confesso.
Ho guardato quei segni così profondi e mi sono chiesta se fossi davvero pronta, se fossi guarita nell’anima. Mi sono chiesta «Verrò capita o le persone si chiederanno solo perché?».
Dopo essermi presa il mio tempo, ho deciso di pubblicarle e vi do i miei perché.
Perché questa sono io – appunto.
Perché volevo sfidare me stessa e gli altri – e gridare qualcosa al mondo.
Perché ho sempre creduto che non sia giusto nascondersi.
Perché io – imperfetta, non giovanissima, non magrissima e con queste cicatrici – ho un’enorme passione: la moda. Anzi, è una malattia che ho dentro, da sempre. E in questa dimensione che molti credono essere basata esclusivamente sull’apparenza, ho deciso di lavorarci e di ritagliarmi il mio spazio, portando testardamente avanti la mia visione basata (anche) su contenuti e sostanza.
Perché per me i vestiti non sono fatti per farci apparire più giovani o più magri né per nascondere le cicatrici: i vestiti sono sogni tradotti in stoffa e noi, a nostra volta, possiamo sceglierli affinché ci rappresentino, attraverso la nostra interpretazione e personalizzazione, attraverso sottrazioni o aggiunte, per comunicare con gli altri e per raccontare chi siamo.

E infine perché, quando ho deciso di occuparmi di moda e quando ho deciso di aprire il blog, l’ho fatto appunto per passione, ma anche per abbattere limiti, pregiudizi e luoghi comuni, partendo dai miei, ovviamente. Ci sono molte strade per combattere tali cose, io ho scelto questa.
Utopia? Forse, ma io continuo.
Sarò stupida, illusa, pazza, visionaria, cocciuta, ostinata ma nessuno mi fa cambiare idea: continuo a credere che la moda non sia solo un bel vestito o il bel visino di una modella. Continuo a credere che sia molto di più. Continuo a credere che la moda debba essere inclusiva, ovvero essere rappresentativa della società in cui viviamo e di tutte le persone che la compongono.
Nel post che ho pubblicato un paio di giorni fa, ho deciso di esternare il mio fastidio circa risolini ironici e pregiudizi che circolano su chi lavora nella moda (qui): oggi uso me stessa per combattere la sindrome della perfezione a ogni costo.
Grazie a La Moka Rossa, per la sua idea (vi invito a leggere e guardare il frutto del suo bellissimo progetto qui) e per avermi fatto conoscere Maria Chiara, l’altra protagonista.
Grazie a Valentina, la nostra fotografa, per la sua sensibilità e delicatezza, per la pulizia dei suoi occhi e del suo cuore.
Grazie a Maria Chiara, bellissima, dentro e fuori. Cito alcune sue preziose e ineguagliabili parole: «Forse per la prima volta in vita mia, ho trovato che le cicatrici fossero giuste. Giuste perché quello sguardo, senza di loro, non l’avrei avuto mai e non sarei mai stata così bella. Mi sono sentita splendida».
Questo è un progetto di donne per le donne.
Spero che, dopo aver guardato le foto, ogni donna vada allo specchio e si dica «Mi voglio bene, così come sono. E non c’è nulla che mi possa fermare se non sono io stessa a darmi dei limiti».
Ultima cosa.
Noterete che, non paga dei segni che porto, da grande ho aggiunto un tatuaggio sulla spalla sinistra (uno dei tre che ho), fa capolino dalla camicia. La pelle è diventata la mia storia.

Manu

 

 

Tutte le foto sono di Valentina Melzi (qui la sua pagina Facebook), scattate in luglio 2013 – ho dovuto fare un percorso, l’ho già ammesso 😉

 

 

I bambini mostrano le cicatrici come medaglie. Gli amanti le usano come segreti da svelare. Una cicatrice è quello che succede quando la parola si fa carne.
Leonard Cohen, “Il gioco preferito”

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Lilly
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Lodevole in tutti gli aspetti il tuo blog. Facciamo cadere questi falsi miti che chi scrive, ama e/o si occupa di moda deve essere perfetta (che poi non esiste se non in post-produzione). Complimenti anche per il coraggio di esporti e di farci aprire gli occhi su tante realtà.
Non ho cicatrici, o almeno non ne ho di visibili, ma anch’io non ho un corpo tendente all’anoressico ed ho molte smagliature sparse che in passato mi causavano non pochi problemi.
Oggi mi occupo di moda, scrivo di nuovi designer per il mio blog e per l’Amsterdam Fashion tv.
Tutti i corpi sono belli e finalmente anche nel mondo della moda se ne stanno rendendo conto (vedi la modella strabica, con detti non perfetti, ecc.)
Ancora una volta complimenti, continua il tuo magnifico lavoro!!! Un caro saluto, L.

Manu
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Grazie, ragazze, ad entrambe e con tutto il cuore.
Voglio dirvi una cosa che ho scritto anche oggi ad alcuni amici sul mio profilo Facebook personale. Sono una sciocca, perché ero convinta che l’emozione più grande fosse stata quella affrontata con me stessa nel dover decidere se pubblicare o meno queste foto. E invece mi sbagliavo o almeno mi sbagliavo in parte: è un’emozione altrettanto grande leggere tutti i commenti e le reazioni, i messaggi, le parole, qui e sulla pagina FB del blog. L’emozione è scoprire come mi vedete voi nonché scoprire cosa pensate di voi stesse. L’emozione è leggere le storie, le esperienze, il punto di vista che tante amiche hanno voluto condividere (come Lilly qui sopra e altre sulla pagina FB): per tutto questo dico grazie, considero la condivisione un dono.
Sapete, era proprio questo ciò in cui speravo, proprio come avevo scritto anche nel post stesso: far sì che noi tutte ci vedessimo belle e che tirassimo fuori tutta quella forza e tutta quella meravigliosa differenza che risiede in ognuna di noi. E che è una ricchezza inestimabile: ne sono convinta, oggi più che mai.
Siete forti, ragazze, continuiamo così: ce la faremo a spargere i nostri pensieri e il nostro punto di vista.
Dimostriamo che, quando vogliamo e se ci coalizziamo, noi donne siamo inarrestabili.
Con stima,
la vostra Manu 🙂

paola
Reply

manu sei fantastica , con o senza cicatrici.

Manu
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Oh, wow, non so cosa dire 🙂
Mi limito a un grazie, ma detto con tutto il cuore. E col sorriso 🙂
Grazieeeeeeeeeeeeeeeee!!!
Manu

florisa
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Ammetto di non avere visto le foto del tuo bellissimo ritratto fino ad oggi.Avevo naturalmente letto delle cicatrici e dell’ incidente che le ha provocate,ma non ne conoscevo l’immagine.Credo che siano proprio quelle che ti abbiano fatto diventare quella che sei…e sei una donna bellissima fuori e dentro.Non lo scrivo per piaggeria..non avrebbe nessun significato,ma i tuoi occhi dolci e birbanti allo stesso tempo,quel viso da bambina,il tuo sorriso che si apre sul mondo dandogli luce sono talmente forti e protagonisti ,che le tue cicatrici rientrino naturalmente nel tutto.Forse la venere di Milo senza braccia è meno bella?o la Nike di Samotracia?o le Baccanti/Menadi danzanti di Skopas mutilate siano meno sensuali ed affascinanti ?Io sono ricoperta di cicatrici sulle mie gambe un tempo belle..lo dico senza modestia è vero,ma so che erano belle.lunghe,affusolate e perfette.Ho subito tantissimi interventi che me le hanno devastate..per un po’ di tempo mi sono vergognata e le ho coperte con pantaloni e lunghe gonne.Un giorno ho deciso che nonostante tutto io potevo camminare ed ho mostrato le mie gambe,le mie cicatrici con orgoglio.L’ortopedico che mi ha operato più volte e che recentemente ha voluto incontrarmi perché vorrebbe farmi le protesi ,davanti al mio rifiuto e alla mia risposta alla sua domanda:”Ma lei come gestisce il dolore e i limiti?”…mi ha dato della “SPAVALDA”.E sai perché?perchè gli ho risposto:”IO vivo e ignoro il dolore..sono io che guido il mio corpo e gestisco il dolore,non mi faccio fagocitare ,quando non riesco più mi fermo e prendo un antidolorifico.Ma succede di rado Ci sono persone che concentrano la loro vita sulle loro cicatrici e sulle loro disgrazie..io la concentro sulla gioia,l’allegria..l’amore .Non sempre è sufficiente..ma sono SPAVALDA…Sei un raggio di luce manu…

Manu
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Ora ne ho la conferma: siamo state separate alla nascita! Ti ricordi quando te l’ho detto un’altra volta, scherzosamente?
Anche ora scherzo, ma neanche poi tanto, in fondo: penso che si possa essere sorelle non solo di sangue, ma anche attraverso le vicenda della vita.
Tante nostre esperienze sono simili e simile è anche il modo in cui ne siamo uscite o cerchiamo di uscirne.
Immagino il viso di quel dottore davanti al tuo rifiuto… E mi viene da sorridere davanti all’aggettivo che ti ha attribuito, “spavalda”.
Sai, quando qualcuno a volte mi ha detto che sono stata coraggiosa a tenermi le cicatrici, invece che essere orgogliosa, in realtà mi sono vergognata, perché ho pensato a chi ha cicatrici o invalidità molto più gravi delle mie e ha quindi cento, mille volte più coraggio di quanto io potrò averne mai.
Una persona alla quale penso, per esempio, è Alex Zanardi. Oppure penso a tutte le donne sfigurate con l’acido dai propri ex-compagni. O ancora a tutti coloro che devono assumere degli antidolorifici, come capita talvolta a te.
Quando hai scritto “ci sono persone che concentrano la loro vita sulle loro cicatrici e sulle loro disgrazie, io la concentro sulla gioia, l’allegria, l’amore”… beh, mi sono venute le lacrime agli occhi.
Credo che questa sia la risposta a qualsiasi quesito sull’argomento. Niente da aggiungere.
Grazie per la tua testimonianza che ha reso più vera e completa questa pagina.
Ti abbraccio con stima e affetto, cara sorella di vita.
Manu

Irma Silvano
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che poi neanche si vedono queste cicatrici…..

Manu
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Grazie, Irma, sei gentile.
Sai, a volte si vedono molto, altre si notano assai meno.
Chissà, forse dipende da quanto io stessa le vedo o non le vedo…
Ancora grazie e buona serata,
Manu

Ida
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Quando sorridi, si vede solo quello. Bellissima.
Un abbraccio. Ida

Manu
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Ida carissima, è un piacere nonché un onore averti qui.
E ciò che mi hai scritto è il complimento (sincero, lo so) più bello che io possa desiderare.
Grazie, con tutto il cuore.
Un abbraccio grande,
Manu

Stefano
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che dire COMPLIMENTI…mi sono imbattuto nel tuo blog per caso mi sono messo a leggere e ho scoperto questo e l’altro articolo dove spiegavi il perchè di quelle cicatrici e di come tu stia lottando per combattere qualsiasi discriminazione
per te , citando Paolo Villaggio in Fantozzi , 576 minuti di applausi di nuovo chapeau

Manu
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Ciao Stefano, benvenuto 🙂
Sono felice di fare la tua conoscenza “virtuale” e wow, grazie, sei un’autentica iniezione di entusiasmo, energia e incoraggiamento!
E ti ringrazio anche per gli applausi con citazione di Fantozzi, uno dei miei miti adolescenziali e non solo.
Un saluto pieno di gratitudine e simpatia,
Manu

UnNomeValeUnAltro
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Beh, non lo so di quando è questo post, magari c’è scritto, ma fa niente, mi interessa il giusto. Ero passato per farti gli auguri, oggi è il tuo compleanno. In verità te li ho sempre fatti ogni anno, solo che tu non lo sai, ma quest’anno te li scrivo e magari li leggerai e ti faranno anche piacere o magari no. Anche questo mi interessa il giusto. Bella la tua smemo 🙂

Auguri…

Manu
Reply

Caro UnNomeValeUnAltro,
Che peccato tu ti sia firmato così e non con il tuo vero nome!

A me fa piacere sapere con chi parlo (e immagino che anche di questo ti interesserà il giusto…), visto che io per prima ho il coraggio di ‘espormi’ attraverso questa finestra aperta nel grande web.
A ogni modo rispetto le scelte e il punto di vista di tutti, dunque eccomi qui.

Questo post è di quasi 6 anni fa, 4 gennaio 2014: purtroppo il layout che uso posiziona la data dei post in basso, nel pie’ di pagina di ogni post, e dunque non è molto visibile e rintracciabile.
A ogni modo devo dire che, in effetti, non importa granché poiché hai trovato un post che mi rappresenta moltissimo (soprattutto nei concetti che ho espresso) anche dopo diversi anni.

Grazie per gli auguri.
Gli auguri fanno sempre piacere, in linea di massima; nel caso specifico non te lo so dire in quanto non so chi tu sia a causa del tuo ‘anonimato’.
So solo che sei un uomo visto che ti riferisci verso te stesso al maschile e che forse ci siamo conosciuti durante gli anni delle superiori visto il tuo accenno alla Smemo.
Grazie anche per gli auguri ‘pensati’ di questi anni 🙂

Un saluto,
Manu

UnNomeValeUnAltro
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Uff, è divertente però in questo modo… Scusami, ero indeciso se continuare ad epistolarti in questo modo, non è una chat il tuo blog e nemmeno la tua Smemo di quando andavi alle superiori (ci andavo anche io, ma non eravamo nella stessa scuola). Sulle tue cicatrici non ho niente da dire, non mi sono mai interessate, come credo a nessuno tu abbia conosciuto nel tempo. Beh, ok, almeno erano ancora li nel 2014, visto che questo post è così vecchio. In pratica ti ho fatto gli auguri per i tuoi 42 anni… Vabbè, pazienza, soltanto una chiosa sul tema del post (vagamente in ritardo, d’accordo…) Sono rimasto sorpreso, ma anche felice, nello scoprire che le cicatrici siano ancora lì (oddio in realtà lo sapevo perché una volta ti ho vista da Bonolis…). Quelle cicatrici fanno parte di te, della tua storia, non cambiano di una virgola le cose belle che ci sono in te, dentro, fuori e tutt’attorno (una volta c’erano anche delle cose brutte, come per tutti quanti o quasi). Credo che non saresti la persona che sei ora senza quella caffettiera bastarda… E’ andata come doveva andare, è stato quello che doveva essere…

Prego 🙂

Due saluti,
ehm… vediamo… ecco… Gerrit ! (mi piace Gerrit si…)

Manu
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Sei gentile a scrivere «sulle tue cicatrici non ho niente da dire, non mi sono mai interessate, come credo a nessuno tu abbia conosciuto nel tempo».
Felice che tu non ti sia mai soffermato – o fermato – a quelle e credo che tu abbia ragione sul fatto che non siano importate granché a molte delle persone che ho incontrato negli anni, soprattutto a quelle delle quali è importato a me.
Delle altre, di quelle che si sono interessate malevolmente, francamente non mi importa o meglio ho imparato a non interessarmene.
Ho imparato perché – in realtà – l’unica alla quale sia mai veramente interessato sono proprio io: ho dovuto imparare a portare le cicatrici e ad accettarle.
Oggi, ormai, abbiamo un rapporto risolto tanto che sono sempre rimaste dov’erano e mai ho seriamente pensato a cancellarle: continuano e continueranno a stare lì e hai ragione, sono chi sono anche grazie a loro.
So che in pochi capirebbero ma oggi io so di dover loro qualcosa, paradossalmente.
Dunque grazie per ciò che hai affermato e grazie per questo scambio.

A proposito… non so se le cose brutte che c’erano allora ci sono ancora.
Sicuramente o ci sono ancora quelle o ce ne sono magari delle altre 😉
(Soprassediamo su Bonolis…)

Mmmhhh… non andavamo nella stessa scuola… però mi conosci abbastanza da sapere delle Smemo, delle mie cicatrici, del mio compleanno… e mi hai sempre fatto gli auguri negli anni anche se mai scritti…
Mah… qualche sospetto ce l’ho… a questo punto, però, faccio anch’io la misteriosa e mi tengo il tutto per me.
In fondo, è meglio che rimanga il mistero, ci sono troppe cose rivelate e svelate a questo mondo.

Ciao “Gerrit” e Buon Natale – qualora ti piaccia festeggiarlo.

Manu

UnNomeValeUnAltro
Reply

A chi non piace il Natale ? Ha un sacco di difetti il Natale occidentale, però alla fine è anche bello, la taverna dei miei piena di gente non ci sarà ancora per molto, quindi centellinerò questi momenti e li trascriverò sulla mia smemo immaginaria.

E’ stato bello scriverti ed ancora più bello leggere le tue risposte.
La smetto di invadere questo spazio “pubblico” per le mie egoistiche privatezze.

Ti auguro un felice Natale Manu, a te ed alla tua famiglia, che possiate essere sempre felici ed ottenere dalla vita tutto quello che sperate.

Manu
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Un felice Natale anche a voi – goditi e godetevi la taverna 😉 – e ricambio l’augurio con tutto il cuore, con grande e sincero slancio.

Manu

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