Russian Fashion Display, l’evento che ha portato la moda russa a Milano

L’avevo preannunciato in un post via Instagram: sabato 16 novembre, Milano ha ospitato un evento molto particolare, una serata di sfilate a cui è stato dato il nome di Russian Fashion Display.

Il progetto è nato perché, affacciandosi al mercato internazionale, il desiderio della moda russa è quello di farsi conoscere non solo per cultura e tradizione secolari ma anche per la propria apertura alle tendenze più contemporanee: la serata, svoltasi presso La Stamperia di via Pietrasanta con il supporto del magazine Esque, ha avuto come ospiti esperti di moda (vari buyer, designer, modelli, talent scout) e anche tanti appassionati che hanno potuto apprezzare proprio questo scambio tra culture, russa, europea e mondiale.

Al progetto Russian Fashion Display hanno partecipato sedici designer di abbigliamento e cinque brand di borse provenienti da Russia, Ucraina, Lettonia e Bielorussia: dopo la serata, ho ricevuto e ora volentieri condivido il comunicato stampa con voi, cari amici, in quell’ottica che tanto mi piace di libera circolazione delle idee e del talento. Leggi tutto

Degustando in Bottega 2019, Cremona mette in scena il suo ‘saper fare’

La Welcome Card Special Edition per Degustando in Bottega 2019

Dovete sapere, miei cari amici, che non sono solo orgogliosamente milanese, come scrivo spesso, ma sono anche orgogliosamente lombarda; dunque, quando sento dire che la Lombardia è una regione ‘piatta’ anche nel senso di ‘noiosa’… beh, ho un sussulto di sdegno.

La Lombardia piatta e noiosa? Niente affatto!

Prima di tutto, geograficamente parlando (ed escludendo il mare, ahimè), la Lombardia offre una gran varietà tra campagna e città, pianura e montagne, laghi e fiumi.

Poi, parlando in senso metaforico, la Lombardia offre lavoro attraverso le sue numerose attività ma offre anche cultura, arte, svago, intrattenimento. Ed eccellenze enogastronomiche.

Insomma, la Lombardia è anche turismo e non solo business e affari: Milano ha avuto l’opportunità di dimostrarlo grazie all’Expo 2015 (di Expo parlai anch’io nel blog a più riprese, per esempio qui) e ora (finalmente!) è anche una meta turistica – mai visti così tanti turisti come negli ultimi anni! – e spero che lo stesso accada sempre più a tutte le città della mia regione in un’ottica di sistema che a me piace molto.

Perché, pur adorandola, non mi fermo certo a Milano: a una distanza breve, entro i confini regionali, ci sono tante meraviglie da scoprire.

Per esempio, oggi desidero parlare di una città che amo molto: Cremona, la città dei violini e dei liutai, del torrone e del salame, del bollito e della mostarda…

Io l’ho scelta lo scorso anno per festeggiare la Festa dei Lavoratori, condividendo un po’ di miei scatti tra eccellenze culinarie (qui), bellezze architettoniche (per esempio qui) ed eccellenza musicale (qui).

E oggi Cremona offre a tutti gli estimatori del bello e del buono una nuova opportunità: la manifestazione Degustando in Bottega che mette al centro il ‘saper fare’ della città.

Barbara Manfredini (Assessore al Turismo del Comune di Cremona), Virginia Villa (Direttore del Museo del Violino), Cesare Baldrighi (Presidente del Consorzio Fattorie Cremona) e Stefano Conia (maestro liutaio) hanno presentato Degustando in Bottega lo scorso 29 ottobre attraverso un evento si è tenuto al Ristorante Savini Milano 1867, locale storico e palcoscenico ideale per il lancio di questa importante iniziativa: ho avuto il piacere di essere tra gli invitati e oggi, con altrettanto piacere, condivido tutti i dettagli. Leggi tutto

Tanti auguri, Manu… ovvero tanti auguri (con riflessione) a me!

Ve lo confesso subito: in realtà, questo post non avrebbe dovuto vedere la luce.
Mi riferisco al post con il quale, una sola volta all’anno, ‘celebro’ me stessa anziché celebrare gli altri e il loro talento, il post che mi concedo in occasione del mio compleanno fin dal 2013, ovvero da quando esiste questo spazio web.
Cosa è successo per farmi affermare ciò?
È successo che, circa dieci giorni fa, ho realizzato di dover fare una rinuncia per me pesante, ovvero un viaggio tanto ambito che mi avrebbe riportato in una città che amo molto e dalla quale manco da troppi anni (circa 17…); tale rinuncia è causata dalla situazione sempre incerta del mio lavoro da libera professionista.
E così ho detto a mio marito Enrico che ero immensamente amareggiata, delusa e arrabbiata con me stessa (l’ho ben specificato) e che pertanto, quest’anno, non avrei nemmeno pubblicato il solito post del compleanno; ho inoltre aggiunto di non aver voglia di festeggiare proprio in nessun modo in quanto sentivo di non avere nulla da festeggiare – e questa ultima parte non l’ho detta a voce alta, ma fra me e me.
Per fortuna, oltre a specificare che la delusione non era imputabile a terzi (incluso lui) e oltre a tacere circa il ‘nulla da festeggiare’ (sebbene lo stia confessando ora…), è bastato che passasse un solo giorno per rendermi conto di quanto ingiusta e ingrata fossi stata in quel frangente, non tanto verso Enrico o verso terzi, appunto, ma quanto verso me stessa e più ancora verso la vita e verso ciò che la vita mi ha sempre riservato.

A cosa mi riferisco?
Mi riferisco al fatto di avere un cervello funzionante (quasi sempre, almeno…) e di avere un corpo e una salute che sempre mi hanno permesso di essere libera e di fare tutto ciò che testa e cuore hanno dettato e voluto; al fatto di avere dei genitori e una sorella che mi hanno sempre amata, rispettata e accompagnata in ogni singola decisione che ho preso nella mia vita; al fatto di avere un marito, Enrico, che non solo è il mio grande amore, ma che MAI mi ha fatto mancare il suo sostegno e il suo appoggio incondizionati, rivelandosi il compagno di vita che io stessa non avrei saputo immaginare migliore; al fatto di aver potuto contare non solo sulla famiglia, ma anche su amici che mi hanno affiancata e hanno reso più bello il mio percorso.
Mi riferisco al fatto di aver sempre avuto un tetto sulla testa e la pancia piena e al fatto di avere avuto l’opportunità di studiare; al fatto di aver potuto viaggiare e permettermi non solo il necessario ma anche il superfluo, per quanto quel tipo di ‘superfluo’ che non reputo essere superficiale bensì il sale della vita.
Mi riferisco al fatto di aver sempre avuto un lavoro, da quando avevo 18 anni, e di poter dire orgogliosamente di aver da allora sempre provveduto a me stessa, scegliendo anno dopo anno il lavoro da fare e non subendolo, e al fatto – collegato – di aver deciso nel 2012 di diventare una lavoratrice autonoma, con coraggio ma anche forte di tutta l’esperienza professionale fino a quel momento maturata.
Dunque, nonostante io abbia SEMPRE pagato in prima persona le conseguenze di tutte le mie scelte nonché tutto ciò che ho avuto guadagnandomi ogni singola cosa (e di questa sono molto orgogliosa) e nonostante le difficoltà reali e oggettive che la scelta di diventare libera professionista hanno comportato, io resto sempre una persona che DEVE comunque ammettere di trovarsi nella parte PRIVILEGIATA dell’umanità, ovvero quella che ha opportunità, possibilità, libertà, scelta; e lo sono anche se a volte ‘mi tocca’ rinunciare a un viaggio oppure a un oggetto (l’ennesimo, in fondo…).
E tutto ciò… io ho osato definirlo ‘nulla da festeggiare’?! Povera sciocca Manu! Leggi tutto

Lisa C, il brand decisamente glittering di Anna Lisa Caruso

Dal sito Lisa C

Sapete qual è la soddisfazione più grande per chi, come me, si occupa di comunicazione in ambito moda?
Osservare il percorso di un brand nel quale si crede, nel quale si è vista la scintilla del talento, soprattutto se quel percorso porta a una diffusione e a un successo sempre maggiori: è ciò che è successo con Lisa C, il brand fondato da Anna Lisa Caruso.

Mi ero imbattuta nelle sue borse e nei suoi bijou per la prima volta nel 2014, innamorandomene e scrivendone più volte per uno dei magazine con i quali collaboravo in quel periodo; ora, a distanza di cinque anni, ho ritrovato Anna e le sue creazioni in occasione di un recente press day e il bello è che ho immediatamente riconosciuto il marchio perché, nonostante sia cresciuto in questi anni, Lisa C ha sempre avuto una caratteristica importante, ovvero la riconoscibilità.

Basta prendere in mano un suo pezzo per notare la cura con cui è realizzato e che diventa riconoscibile esattamente quanto una firma o un logo che vengano posizionati in bella mostra.

Classe 1969, Anna nasce in una famiglia partenopea che ha progettato e prodotto abbigliamento, borse e accessori fin dagli Anni Settanta.
Dopo aver studiato lingue sebbene in segreto desiderasse frequentare l’Accademia di Belle Arti, nel 1993 Anna inizia a lavorare occasionalmente nell’azienda di famiglia: emerge così il suo talento artistico che la porta a diventare il direttore creativo, dapprima come figura di riferimento nelle consulenze ai clienti e poi come designer di proprie collezioni.
La nascita di un marchio a suo nome è dunque un processo naturale e spontaneo che la porta, nel 2013, a fondare il marchio Lisa C, trasformandosi così definitivamente da giovane imprenditrice in designer.

Anna continua oggi a vivere e a lavorare a Napoli, luogo in cui avviene anche buona parte della produzione: innamorata da sempre di arte, letteratura e cinema, ama viaggiare e ama le grandi metropoli con il loro caos creativo fatto di luci e colori.
Simbolo di questo suo amore è soprattutto Los Angeles, la città che predilige e che spesso è fonte di ispirazione per le sue fantasiose creazioni.

Ah, a proposito di quel percorso di cui accennavo in principio…
Oltre a riconoscere subito tutti i suoi tratti distintivi, ho appreso con piacere che le sue collezioni sono ora vendute non solo in Italia ma in tutta Europa e anche in Asia, soprattutto in Giappone.
Vengono presentate nelle fiere internazionali più prestigiose e poi ospitate e commercializzate nei concept store più celebri.

Tutte le creazioni Lisa C sono fatte a mano e i componenti vengono saldati manualmente.
Le collezioni (con cristalli Swarovski, pietre in resina, ottone) si sviluppano spesso attorno a temi legati al mondo animale, vegetale e floreale, presenti fin dal principio e amati da Anna per la loro delicatezza intrinseca.
Le collezioni più recenti attingono anche alla sua amata e già citata Los Angeles nonché a quella macchina dei sogni che è Hollywood, con ulteriori spunti presi dal mondo del circo e dall’arte del burlesque.
Oltre a spille, orecchini, bracciali e collane, Lisa C presenta fasce, cerchietti e barrette per capelli nonché borse con righe, pois e fiori abbellite da pin con cristalli che rappresentano unicorni, elefanti, leopardi, creature marine, cigni, pappagalli, fenicotteri, rondini, palme, cactus, fiori, stelle e cuori…
Il risultato è che il bestiario di Anna – fantasioso, coloratissimo, esotico, a volte immaginario – crea una continua connessione e un efficace dialogo tra natura e dimensione cittadina. Leggi tutto

Roberto Lucchi Hats & Art, indossa con fierezza l’estensione della tua personalità

Roberto Lucchi al lavoro

Il web è diventato ormai una sorta di realtà parallela in grado di amplificare le nostre possibilità: io vivo internet esattamente così, come amplificatore di opportunità, ma ammetto che la mia preferenza continua ad andare – e sempre andrà – alla vita reale.

Perché, per quanto mi piaccia intrecciare amicizie e conoscere cose nuove via web, è quando stringo una mano e quando guardo negli occhi una persona che capisco quanta verità e concretezza vi sia dietro il virtuale. A conquistarmi definitivamente sono la spontaneità e l’empatia che scattano oltre la tastiera e oltre lo schermo di un cellulare.

Così è stato con la persona della quale desidero parlarvi oggi: avevo visto i cappelli di Roberto Lucchi via Instagram e attraverso gruppi Facebook dei quali faccio parte, ma è stato quando l’ho incontrato in occasione di un recentissimo press day che è scattata la voglia di raccontare di lui che è persona spontanea, empatica, eclettica e, naturalmente, talentuosa.

Dopo il diploma da geometra, Roberto Lucchi, classe 1995, ha spaziato per un periodo tra diverse facoltà universitarie (scienze motorie, economia, accademia musicale…) e tra diversi lavori (pubbliche relazioni, vendita diretta, bar e ristorante, animazione…), apparentemente in maniera casuale: in realtà, stava cercando sé stesso e un modo per esprimere il suo mondo.

Roberto era infatti alla ricerca di un punto in comune tra tutto ciò che aveva sperimentato, qualcosa che riuscisse a esprimere la sua creatività e il suo lato artistico, che potesse creare armonia e allo stesso tempo economia, qualcosa che fosse un punto di contatto tra il sé e gli altri, rispondendo a una domanda che tutti noi abbiamo dentro: come posso io distinguermi in una società che tende all’omologazione?

Roberto ha trovato la sua risposta… nel cappello, letteralmente. Ed è lui stesso a spiegare come e perché.

«Il potere del cappello è qualcosa di incredibile poiché permette di completare un look o di stravolgerlo interamente. Non bisogna dunque lasciarlo morire ma al contrario rinnovarlo, di volta in volta, esattamente come una persona rinnova sé stessa.»

E così, nella calda estate del 2017, stanco dei soliti – e per lui noiosi – cappelli in paglia e colpito dalla difficoltà di trovare un oggetto dal quale si sentisse ben rappresentato, a Roberto viene l’idea di creare da sé un cappello artigianale e totalmente personalizzato.

Parte quindi alla volta di Firenze con qualche informazione di base sul processo di creazione del cappello, informazioni recuperate attraverso forum internet, e si dirige verso quella che è considerata un’autentica patria dei cappellifici: Signa. Leggi tutto

Giambattista Valli x H&M, la designer collection 2019 è servita

Dalla collezione Giambattista Valli x H&M (ph. credit pagina Fb H&M)

Durante i miei corsi in Accademia del Lusso, parlo spesso agli studenti dei neologismi collegati all’evoluzione della moda.

Uno di tali neologismi è per esempio masstige: ancora una volta, è la lingua inglese a rivelarsi perfetta allo scopo di raccontare efficacemente e sinteticamente un fenomeno oggi particolarmente diffuso proprio in ambito moda.

Di cosa si tratta?

Il termine nasce dalla contrazione di mass market e prestige: descrive una particolare strategia di co-branding (ovvero l’unione di due o più marchi per lanciare un nuovo prodotto) che riprende le leve del marketing di lusso (tra cui valore estetico e qualitativo) abbassando però la leva del prezzo e spingendo piuttosto sul valore della percezione simbolica, ovvero sul richiamo e sul fascino esercitato da una determinata maison o da un determinato brand.

È quello che fa – e lo fa da parecchi anni, precisamente quindici – il colosso svedese H&M, proponendo una serie di collaborazioni con grandi nomi della moda: nata in Svezia nel lontano 1947 e specializzata in quel settore universalmente conosciuto come fast fashion, la catena si è specializzata nel portare il dream factor nel mass market attraverso una serie di limited edition presentate solitamente con cadenza annuale.

Fin dal 2004, H&M ha concretizzato la propria idea di masstige in una serie di collaborazioni con brand e stilisti del calibro di Karl Lagerfeld (2004), Stella McCartney (2005), Viktor & Rolf (2006), Roberto Cavalli (2007), Comme des Garçons (2008), Matthew Williamson (aprile 2009), Jimmy Choo (novembre 2009), Sonia Rykiel (dicembre 2009), Lanvin (novembre 2010), Versace (2011), Marni (marzo 2012), Maison Martin Margiela (novembre 2012), Isabel Marant (2013), Alexander Wang (2014), Balmain (2015), Kenzo (2016), Erdem (2017), Moschino (2018).

Seguo il fenomeno da vicino da anni, come cliente (lo ammetto) e come editor (qui nel blog trovate per esempio il mio articolo sulla collezione Balmain, con un risvolto imprevisto, e qui quello sulla collezione Moschino scritto invece per ADL Mag): attualmente sono in attesa della nuova collaborazione di H&M che sarà con il celeberrimo stilista Giambattista Valli.

Giambattista Valli ha lanciato il suo brand nel 2005 e ha tenuto la sua prima sfilata di prêt-à-porter a Parigi, la città in cui si è trasferito (da Roma) per realizzare il suo sogno: nel 2011 ha presentato la sua prima collezione di alta moda ed è diventato membro ufficiale della Chambre Syndicale de la Haute Couture, un privilegio riservato a pochissime maison con nomi del calibro di Chanel, Dior, Givenchy.

Il suo sogno si è così avverato: Giambattista Valli è diventato uno dei nomi più in vista del mondo della moda, meritatamente.

Lo stilista riesce infatti a proporre lusso e bellezza con un approccio nuovo: le sue creazioni raccontano una storia d’amore senza tempo, senza età, senza ostacoli. Leggi tutto

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