Villa Litta di Lainate, quando paradiso e stupore sono vicino casa

Ha proprio ragione chi sostiene che, per fare grandi viaggi, non sia affatto necessario affrontare grandi spostamenti.
Così come ha ragione chi sostiene che, talvolta, possa capitare di conoscere meglio luoghi lontanissimi rispetto a luoghi che abbiamo a pochi chilometri da casa.

Della prima teoria, sono io stessa una convinta sostenitrice – le belle scoperte non dipendono dalla distanza, lo credo fermamente – mentre, per quanto riguarda la seconda teoria, ho un pensiero che non pretendo essere verità assoluta ma che è vero per quanto mi riguarda: il fatto che a volte io non riesca a visitare luoghi vicini e facilmente raggiungibili non è questione di alterigia o superbia, bensì un po’ di semplice quanto banale stupidità.

Come tanti, tendo talvolta anch’io a rimandare visite a luoghi vicini nella sciocca illusione che tanto avrò sempre tempo o modo di farlo: sbaglio, invece, poiché il tempo passa impietoso e intanto perdo occasioni preziose.

È esattamente ciò che è accaduto con la splendida Villa Visconti Borromeo Litta di Lainate: da molto tempo ne sentivo parlare e da altrettanto ne rimandavo la visita.
Per fortuna, è arrivato un graditissimo invito (grazie M.T.) e così, grazie a una piccola e comoda trasferta organizzata per giornalisti e blogger da Milano, ho finalmente colmato questa mia imperdonabile mancanza, pentendomi abbondantemente per il ritardo, vista la meraviglia assoluta del luogo nonché la sua particolarità e unicità.

Non solo: giovedì 19 luglio, in occasione di tale visita, ho potuto assistere alla proiezione di un interessantissimo docu-film su Villa Litta, scritto e diretto da Francesco Vitali con la collaborazione di Claudia Botta.

Il docu-film si intitola Villa Visconti Borromeo Litta, Quattro secoli di storia, un viaggio nel tempo tra delizie, arte e giochi d’acqua ed è liberamente tratto dal volume Milano profana nell’Età dei Borromeo di Alessandro Morandotti.

Il film (prodotto dallo stesso Francesco Vitali, Comune di Lainate, Associazione Amici di Villa Litta Onlus e Giuseppe Riva) è – come narra già il titolo – il racconto di quattro secoli di storia della villa e dei suoi segreti, ma è anche un prezioso strumento per far conoscere, a un pubblico sempre più numeroso in Italia e all’estero, le meraviglie che racchiude: il Ninfeo (nella definizione più classica, un edificio solitamente dedicato a una ninfa, da qui il nome, e posto in genere presso una fontana o una sorgente d’acqua), le serre, i palazzi, le sculture e i giochi d’acqua nonché la storia di colui che l’ha creata, Pirro I Visconti Borromeo, conte di Brebbia, sognatore, mecenate e uomo di cultura nella Milano spagnola alla fine del XVI secolo.

La realizzazione del film ha permesso di mostrare la riqualificazione di un sito – che negli Anni Settanta era ridotto a un rudere – grazie all’impegno e al sostegno di tanti mecenati pubblici e privati e alla perseveranza del Comune di Lainate, proprietario del parco e della villa, che ancora oggi prosegue nel recupero di altre stanze e al mantenimento del parco e del Ninfeo insieme ai volontari della Associazione degli Amici di Villa Litta, senza il cui prezioso aiuto non sarebbe possibile l’apertura del museo e i percorsi con le visite guidate.

Il film ha anche permesso di riallacciare e rafforzare i rapporti con musei internazionali che oggi accolgono alcune delle opere che furono create per questo giardino di delizie, tra cui il Museo Poldi Pezzoli di Milano, il Museo del Louvre, la National Gallery of Art di Washington e l’Ermitage di San Pietroburgo, ma anche con altri musei e istituti d’arte lombardi e nazionali.

E ha permesso di collaborare con valenti artigiani (Lo Bosco e la Sartoria Teatrale Arrigo Costumi che conosco bene per aver indossato io stessa capi del loro archivio per le feste della Contessa Pinina Garavaglia, come qui, qui e qui), sartorie che hanno realizzato splendide riproduzioni, fedeli ai dipinti originali, di abiti tipici del 1500 e 1600 indossati dagli attori per le ricostruzioni storiche, argomento anche dell’interessantissimo intervento tenuto nel corso della mattinata dello scorso 19 luglio dalla bravissima Claudia Botta, docente di progettazione per il Costume all’Accademia di Brera di Milano.

Durante il suo intervento di quella mattina, Giorgio Picozzi, rappresentante della Famiglia Litta, ha invece ricordato il ruolo fondamentale che essa ha avuto, a partire dagli anni Venti del Settecento fino agli anni Sessanta dell’Ottocento, per la trasformazione dei giardini, del Ninfeo e dei Palazzi secondo il gusto dell’epoca, avvalendosi di artisti come gli scultori Donato e Francesco Carabelli e il pittore prospettico Giuseppe Levati; Picozzi ci ha anche raccontato di come Agostino Litta sia stato il principale mecenate di Johann Christian Bach, ultimo figlio di Sebastian.

In effetti, un ruolo fondamentale e centrale nel film è interpretato proprio dalla musica: lo spettatore viene accompagnato per tutta la durata della proiezione da musica coeva, la cui scelta non è casuale ma nasce da una volontà di coerenza dal punto di vista documentaristico e proprio per restituire ciò che si ascoltava e suonava realmente nelle varie epoche affrontate.

Il tutto è stato reso possibile da una ricerca senza dubbio complessa, su quegli autori che nelle varie epoche lavoravano e componevano per le varie corti e i nobili signori: un esempio fra tutti sono le composizioni musicali de La pellegrina, composte in occasione del matrimonio tra Ferdinando I de’ Medici e Cristina Lorena, a Firenze nel 1589, matrimonio al quale Pirro e la sua corte furono invitati.

Facendo un salto temporale, troviamo Johann Christian Bach che, dal 1754, diventa maestro di cappella per la famiglia Litta, protetto e seguito da Agostino Litta il quale lo fa studiare a Bologna da uno dei maestri più conosciuti in tutta Europa, Giovanni Battista Martini.

Altro elemento che lega la famiglia Litta e la musica, in particolare Pompeo Litta, è la nascita del Teatro alla Scala: il terreno su cui sorge fu acquistato dai Litta per la sua costruzione.

Il docu-film, frutto di una accuratissima e attenta ricerca da parte di Francesco Vitali, ripercorre la storia culturale e artistica di questo patrimonio unico nel suo genere, la straordinaria impresa di Pirro I nel trasformare un rudere agricolo di proprietà della famiglia Visconti Borromeo in una Villa di delizie e i successivi 400 anni di storia e di arte di questa dimora.

Protagonista indiscussa del film è infatti proprio l’antica Villa Litta di Lainate, ideata e costruita tra il 1585 e il 1589 dal Conte Pirro I con lo scopo di stupire e divertire i suoi visitatori: grazie al lavoro di alcuni tra i più importanti artisti dell’epoca (tra i quali Martino Bassi, Camillo Procaccini, Marcantonio Prestinari, Francesco Brambilla guidati da Giovan Paolo Lomazzo), l’abitazione signorile si arricchì progressivamente di una vasta collezione e di uno splendido giardino animato da un sistema di giochi d’acqua che il romanziere Stendhal lodò nel 1817, dopo il suo celebre viaggio in Italia (e che a me ha provocato qualcosa che assomiglia molto alla Sindrome che porta proprio il suo nome…).

Dopo la morte del Conte di Brebbia, avvenuta nel 1604, la tradizione di mecenatismo fu proseguita dai suoi successori e il suo ricco patrimonio artistico venne ampliato: la stessa Villa Litta, rappresentata nel docu-film da una voce femminile fuori campo, guida lo spettatore attraverso i secoli, insieme alla voce dello stesso Pirro I, con particolare attenzione alle trasformazioni architettoniche e all’evoluzione artistica del complesso cinquecentesco, per continuare con le importanti personalità storiche che l’hanno abitata o visitata nel corso dei secoli.

La narrazione è alternata a immagini d’archivio che permettono di ammirare Villa Litta com’è oggi e com’era ieri; è inoltre arricchita da interviste con esperti d’arte, di storia e di costume, tra cui il Professore Alessandro Morandotti al cui prezioso lavoro, iniziato negli Anni Ottanta, si deve la ricostruzione della storia della Villa e del suo fondatore.

Infine, con l’aiuto della tecnologia, lo spettatore ha la possibilità di visualizzare e rivivere il posizionamento originale di alcune delle opere d’arte commissionate e acquistate per Villa Litta da Pirro I, oggi ospitate nei maggiori musei del mondo.

Tra di esse, figurano la bella scultura di Adone (scolpita da Marcantonio Prestinari tra il 1600 e 1602, forse la sua prima opera giovanile), in origine posizionata nei giardini della Villa e ora al Museo del Louvre; le due bellissime sculture in bronzo di Venere e Bacco, create per il Ninfeo verso la fine del XVI secolo – inizio XVII secolo, ora appartenenti alle collezioni della National Gallery of Art di Washington; quattro dipinti di grande valore artistico venduti allo zar di Russia intorno al 1867 dalla famiglia Litta, tra i quali spicca la Madonna Litta attribuita a Leonardo da Vinci e l’Apollo e Marsia del Bronzino.

Le ricostruzioni tridimensionali di queste opere danno allo spettatore un’idea di come la villa era adornata da questi capolavori tra il XVI e il XVIII secolo.

Perché ho voluto condividere con voi un racconto così dettagliato della mia visita a Villa Litta, sia attraverso le parole sia attraverso le immagini che ho realizzato quel giorno (e grazie alla gentile sconosciuta per la foto che mi ritrae davanti alla Fontana di Galatea)?

Primo perché credo profondamente nel principio che guida quasi tutto ciò che faccio: la bellezza salverà il mondo e a Villa Litta c’è tanta stupefacente bellezza.

Secondo perché credo che la bellezza debba essere condivisa e quindi mi auguro di avervi fatto cosa gradita.

Terzo perché i volontari che si occupano di Villa Litta sono persone meravigliose, animate da grande passione e dotate di grande preparazione: desidero pertanto invitarvi a visitare questo luogo che vale la trasferta e vale ogni singolo centesimo del prezzo (onestissimo) di ingresso, lo vedrete – e vi prego, non commettete il mio stesso errore di rimandare.

Quarto perché, se non potete visitarla, vi informo allora che il docu-film che ho visto è già stato acquistato per essere trasmesso su Sky Arte HD e sarà inserito nella programmazione della prossima stagione inverno 2018 – primavera 2019.

Il DVD del film è inoltre disponibile presso il bookshop di Villa Litta e altri punti vendita: i ricavi della vendita saranno totalmente destinati al mantenimento della Villa stessa per i restauri e la gestione.

Acquistandolo, dunque, si contribuisce a tenere in vita un luogo che ha lasciato la sottoscritta a bocca aperta e senza parole (almeno momentaneamente): sono fortunata e ho visto tante cose meravigliose in vita mia, ma mentre camminavo nel Ninfeo, stupita, divertita e sorpresa dai giochi d’acqua che partono a sorpresa e dalla loro genialità (che resta tale dopo ben quattro secoli e anche nell’epoca di Internet), ho formulato un pensiero.

Quale?

Che non è davvero necessario affrontare grandi spostamenti per poter essere testimoni di grandi meraviglie.

Manu

 

 

 

Per visitare Villa Litta

Qui trovate il sito con tutte le informazioni riguardanti orari, tariffe d’ingresso, visite guidate, qui trovate la pagina Facebook e qui il canale Youtube.

Condivido infine con voi il trailer del docu-film.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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