Omaggio a Iris Apfel, icona senza età e senza tempo

Dovete sapere che c’è stato un periodo, anni fa, in cui il mio abbigliamento è stato molto estroso e colorato. Naturalmente, anche i bijou che indossavo erano particolari, grandi e decisamente evidenti. Vistosi. Talvolta anche un pochino esagerati, dai, lo ammetto.

Il nostro stile è (o dovrebbe essere) costantemente in evoluzione insieme a noi e al nostro cammino e così quel momento di esagerazione è passato. Oggi ho incanalato il mio estro in modi forse meno evidenti, più interiorizzati. Resta, naturalmente, la mia passione per la particolarità.

In quel mio periodo esagerato, diverse persone mi paragonavano a Iris Apfel. Per me quel paragone era un onore sebbene, ahimè, nessuno potrebbe essere come Iris Apfel poiché la sua personalità è assolutamente unica e irripetibile. E uso il presente intenzionalmente, nonostante la nota imprenditrice e interior designer statunitense sia purtroppo scomparsa il 1° marzo 2024 a 102 anni.

Il suo senso dello stile, la sua idea stessa di stile, la sua capacità di creare outfit in cui ogni elemento aveva un preciso senso… tutto ciò era ed è assolutamente unico. La sua visione era forse esagerata, perfino estrema, ma lontana anni luce dall’essere una semplice accozzaglia di cose. Leggi tutto

A loving tribute to the great photographer Bill Cunningham

Bill Cunningham alla sua scrivania nella redazione del New York Times

Ho saputo della morte di Bill Cunningham navigando su Instagram: era circa l’una di notte di sabato scorso, la notizia era appena trapelata e il social network si è rapidamente riempito di foto in suo ricordo.
Mi si è gelato il sangue perché quest’uomo di 87 ani era uno dei miei miti. Non solo per quanto riguarda la moda, ma molto più in generale.
Quella notte, ho spento la luce attorno alle tre: non mi davo pace e forse speravo fosse uno scherzo di pessimo gusto.
Non lo era e oggi, a distanza di una settimana, desidero rendere omaggio a questo grande uomo, un piccolo tributo un po’ più organizzato delle prime parole da me pubblicate su Instagram quella notte.

Sebbene non abbia bisogno di presentazioni – e tanto meno della mia – desidero raccontare alcune cose a proposito di Bill Cunningham.
Era nato nel 1929 ed è stato uno dei più famosi fotografi di moda americani: per 40 anni ha realizzato fotografie e ha commentato le nuove tendenze sia delle passerelle sia delle strade dalle pagine del New York Times.
Aveva iniziato la sua carriera disegnando e realizzando cappelli, una passione nutrita fin da bambino, poi iniziò a lavorare come giornalista di moda per Women’s Wear Daily (WWD) dove però litigò con il direttore John Fairchild su chi fosse il migliore stilista tra Yves Saint Laurent e André Courrèges. Fairchild propendeva per Saint Laurent e Mr. Cunningham volle mantenere la sua libertà: non accettò che gli fosse impedito di scrivere di Courrèges e dunque lasciò WWD.
In seguito, collaborò con il Chicago Tribune e con la rivista Details: nel 1966, il fotografo David Montgomery gli portò una macchina fotografica da pochi dollari dicendogli di usarla come se fosse un taccuino per appunti. Bill Cunningham lo prese in parola.
La collaborazione con il New York Times iniziò negli anni ’70 e nel 1978 ottenne una rubrica tutta sua: senza sapere chi fosse, fotografò una donna in strada. La donna aveva attirato la sua attenzione per una stola di pelliccia di nutria: era l’attrice Greta Garbo, allora 73enne, e quello scatto fu il punto di partenza della rubrica On the street.
Bill Cunningham era anche considerato un simbolo della città di New York: poteva infatti capitare di vederlo scattare foto ai passanti perché frequentava sì le sfilate e le cene di gala (alle quali si recava solo per lavorare e mai per prenderne parte, come racconta anche Jacob Bernstein in un bellissimo articolo per il New York Times) ma frequentava anche e soprattutto le strade cittadine dove fotografava chiunque indossasse qualcosa di bello.
Nel mondo della moda – un mondo bizzarro, occorre ammetterlo, e spesso con leggi tutte sue – era noto a tutti ed era molto apprezzato nonostante avesse un carattere schivo e vivesse in modo isolato, caratteristica che di solito non aiuta chi voglia lavorare in tale ambito.
Pensate che Anna Wintour, direttrice di Vogue, ha più volte detto “We all get dressed for Bill”, ovvero “Ci vestiamo pensando a Bill”. Lei, la temutissima imperatrice della moda.

Sul New York Times, Bill Cunningham aveva due rubriche, quella che ho già citato, ovvero On the Street, e Evening Hours.
La prima raccoglieva fotografie scattate per le strade di New York e assemblate in modo tale da mostrare le ultime tendenze da lui individuate; l’altra rubrica era invece dedicata alla vita mondana newyorkese. Leggi tutto

Arrivano i Fashion Minions e vogliono conquistarci

Sicuramente è bastata l’immagine qui sopra per far sì che li abbiate riconosciuti: sono i Minions!
Ve lo confesso, io sto aspettando il 27 agosto, data nella quale uscirà in Italia il film che svelerà origini e futuro del gruppo di deliziosi e occhialuti esserini gialli che parlano una lingua tutta loro e in linea di massima incomprensibile se non per la chiarissima esclamazione “bananaaa!!!”.
Goffi, buffi e un filino cialtroni (sebbene simpaticamente), si fanno comunque capire perché tutto in loro è straordinariamente espressivo: i Minions hanno stregato grandi e piccini tanto che, quando mi regalano un pupazzo con le loro sembianze, sono felice (se non mi credete cliccate qui) e anche il fashion system strizza loro l’occhio (cliccate qui per vedere la notizia che avevo pubblicato mesi fa sulla pagina Facebook del blog).
Forse, vi state chiedendo cosa sia l’immagine qui sopra, una veste un po’ insolita anche se scommetto che facce e atteggiamenti sono familiari e vi ricordano qualcuno… Qualcuno che ha uno stretto rapporto con la moda…
L’idea è del sito Stylight e si basa sul fatto che i Minions hanno un sogno, ovvero lavorare per un cattivo: e se questo cattivo fosse la temutissima e potentissima Anna Wintour, direttrice dell’edizione statunitense di Vogue?
Sono nati così i Fashion Minions (o Minionistas dall’unione di Minions e fashionista): dalla già citata Anna Wintour alla top model Cara Delevingne con una delle sue smorfie dispettose, dalla it-girl Alexa Chung in versione bon ton, con tracolla Chanel, a vari stilisti tra i quali Karl Lagerfeld (con la sua ormai celeberrima gattina Choupette), Vivienne Westwood e Jean-Paul Gaultier. Non mancano alcuni blogger di fama internazionale.
Insomma, è amore tra la moda e le piccole creature: “Detesto il giallo, ma i Minions mi hanno fatto amare questo colore”, dichiara Alber Elbaz, direttore artistico della maison Lanvin, in un video (scherzoso) pubblicato su British Vogue. A proposito, amici di Stylight, noto che nella combriccola dei Fashion Minions manca proprio lo stilista: io rimedierei, anche perché, secondo me, Mr. Elbaz sarebbe irresistibile e strepitoso in tale versione 😉
Io, comunque, ho già scelto i miei preferiti: sono Jean-Paul Gautier, in marinière ovvero t-shirt a righe blu, e l’iconica Iris Apfel, con l’inconfondibile chioma bianca e i suoi immancabili gioielli.
La butto lì: a quando i pupazzi da stringere davvero? Vi immaginate poter stropicciare un po’ la sempre perfetta Anna Wintour?

Manu

I Fashion Minions su Stylight: qui. Il video Are The Minions Finally Gracing The Vogue Cover? di British Vogue: qui.

Visto che ho nominato la banane, qui trovate un mio post che le rapporta alla moda 😉

And the winner is Alessandra Vitali, Finny’s Design

Poche cose danno tanta soddisfazione quanto collaborare con persone che abbiano i nostri stessi interessi e la nostra stessa visione. È una cosa che ci fa sentire profondamente compresi e che, allo stesso tempo, consente di crescere e imparare.

È esattamente la sensazione che ho provato quando ho conosciuto Sonia Patrizia Catena, storica e ricercatrice d’arte esperta in design del gioiello contemporaneo. Tra le tante cose delle quali Sonia si occupa, c’è anche la manifestazione Ridefinire il Gioiello di cui è fondatrice e curatrice e nella quale – con mia somma gioia – mi ha coinvolta.

In un post precedente, vi avevo raccontato come questo progetto nato nel 2010 sia volto a delineare un percorso di ricerca in un panorama assai frammentato. Ridefinire il Gioiello si pone infatti l’affascinante obiettivo di diffondere e valorizzare una nuova estetica del monile contemporaneo tramite la ricerca di materiali innovativi e sperimentali, coinvolti in un processo creativo nel quale il valore aggiunto è rappresentato dall’idea.

Il concorso è giunto quest’anno alla sua quarta edizione e Sonia mi ha offerto un’opportunità interessante e stimolante, una nuova sfida per me e per il blog: accedere al materiale dei 40 designer / artisti /orafi, prenderne visione, studiare e analizzare i progetti da un punto di vista critico e scegliere un mio vincitore.

Il tema del concorso di quest’anno è I Cinque Sensi. I partecipanti hanno dunque progettato o meglio ri-progettato il gioiello tramite gusto, vista, olfatto, tatto, udito. Da qui il titolo “Ridefinire il Gioiello in tutti i Sensi, con tutti i Sensi”. Leggi tutto

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