Due miei piccoli ritrovamenti vintage, l’occasione per parlare di chatelaine

In un articolo precedente, ho mostrato un ritrovamento fatto grazie alle ricerche che ho condotto il mese scorso nei mercatini francesi, in occasione delle vacanze. Si tratta di sei numeri datati 1939 – 1940 della rivista Marie Claire e, mostrandoli, avevo promesso che avrei poi condiviso altri ritrovamenti.

Eccomi qui a mantenere quella promessa.

Si tratta di due piccoli oggetti in argento, ovvero un pettinino da barba e una micro matita.

Sono – a mio avviso – entrambi molto affascinanti. Raccontano abitudini del passato e anche un certo gusto per oggetti pratici e, allo stesso tempo, esteticamente belli e curati. Notate i motivi squisitamente intagliati.

Oggi desidero soffermarmi soprattutto sulla matita in quanto faceva parte di un oggetto meraviglioso chiamato chatelaine o châtelaine, per usare la precisa dicitura francese.

Si tratta infatti del termine francese con cui si indicava la “signora del castello”, derivante a sua volta dal latino.

I miei ritrovamenti vintage…
I miei ritrovamenti vintage…

Dalla chatelaine potevano pendere chiavi, utensili e altri strumenti di piccole dimensioni con cui le governanti nel XIX secolo amministravano la vita domestica.

Veniva indossata vicino al petto, tramite una spilla, oppure sui fianchi, tramite una cintura, e aveva la funzione di borsa porta-tutto.

Perché?

Perché, all’epoca, non era così consueto cucire le tasche sui fianchi delle gonne. E le cosiddette pochette, confezionate in tessuto o in seta, erano un vezzo destinato esclusivamente alla nobiltà.

Sempre più elegantemente rifinita, la chatelaine, che era nata senza alcuna pretesa estetica, si trasformò poi nel tempo in un accessorio da mostrare, un vero gioiello.

Oltre a mini kit da cucito con porta aghi e forbicine, da una chatelaine potevano penzolare svariati oggetti quali coltellini e lenti di ingrandimento, piccoli taccuini e matite, fialette di sali (per gli svenimenti frequenti e improvvisi, ma questa è un’altra storia), boccette di profumo e porta fiammiferi.

Se nelle ore di lavoro le chatelaine erano destinate a custodire attrezzi utili per governanti, sarte, infermiere, durante le occasioni di rappresentanza diventavano veri e propri scrigni della vanità. E rivelavano pertanto il lato più nascosto della femminilità dell’epoca.

Chatelaine databile 1863 – 1885 conservata al Victoria and Albert Museum di Londra
Chatelaine databile 1863 – 1885 conservata al Victoria and Albert Museum di Londra
La chatelaine rappresentata anche nell’arte: <em>Sisters,</em> dipinto del 1901 di Charles (Karel) Boom. Sotto: una chatelaine di epoca vittoriana.
La chatelaine rappresentata anche nell’arte: Sisters, dipinto del 1901 di Charles (Karel) Boom. Sotto: una chatelaine di epoca vittoriana.

Praticità e frivolezza sono insomma le due anime della chatelaine.

Da un lato è simbolo sociale e – se vogliamo – anche di potere visto che, in principio, era riservata solo alla signora o alla custode della casa, ovvero le figure che possedevano le chiavi di tutte le porte della dimora. Dall’altro lato, la chatelaine è un piccolo pezzo di storia del costume.

E non finisce qui.

Nella moda «nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma» (consentitemi questo piccolo prestito dalla celeberrima legge della conservazione della massa di Antoine-Laurent de Lavoisier). E così anche la chatelaine viene di tanto in tanto riproposta in nuove forme.

Il principio è lo stesso: un oggetto a metà tra ornamento e utilità.

All’ago e filo si sostituiscono cuffiette wireless per lo smartphone o ancora scatoline minute e cilindri porta-rossetto… tutto a portata di mano.

Un esempio? Guardate questo dettaglio ↓ preso dalla sfilata Alexander McQueen, Fall-Winter 2019/2020.

Ed ecco un altro buon motivo per amare il vintage.

Come dico a chi sorride del mio grande amore per la storia, il passato non è polveroso.

Se ben maneggiato, ci dà le chiavi per meglio interpretare il presente. E a volte perfino il futuro.

Manu

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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