Chimajarno, aggregare ricordi sotto forma di bottoni

Bottoni.
Piccoli, grandi, bianchi, colorati, di tante forme e materiali diversi.
Tutti con un unico scopo: unire ciò che nasce diviso. E lo fanno da molto prima che nascesse la zip.
Ricordo la scatola dei bottoni di mia mamma: quand’ero piccina, mi incuriosiva indicibilmente e non perdevo occasione di sbirciarci all’interno e di toccare con delicatezza quelli che mi apparivano come piccoli tesori.
Quella scatola mi affascinava a tal punto che oggi ne possiedo a mia volta una tutta mia, nonostante io non sia particolarmente incline al cucito: all’interno, i bottoni sono suddivisi per colore – è una mia piccola mania quella di fare la suddivisione per colori, la faccio anche negli armadi.
Ma, evidentemente, quella per i bottoni non è solo una mia passione.
Tra i tanti libri che hanno accompagnato la mia fanciullezza, ne rammento distintamente uno, La guerra dei bottoni (La Guerre des boutons), romanzo dello scrittore francese Louis Pergaud nel quale i bottoni diventano il bottino della guerra tra due gruppi di bambini in un piccolo paese.
In tempi recenti, sono rimasta colpita dall’esistenza di un Museo del Bottone a Vigorovea, in provincia di Padova, e di un altro a Santarcangelo di Romagna, in provincia di Rimini.
Esistono modi di dire, come attaccare bottone.
E poi ci sono persone come Chiara Trentin, una creativa che ha fatto dei bottoni la materia prima della propria arte.
Chiara ha dato vita al brand Chimajarno e fa gioielli o meglio aggregazioni indossabili di bottoni, come le chiama lei, come quella che potete ammirare qui sopra.
Sono attratta dalle creazioni di Chiara fin dalla prima volta in cui ho potuto ammirarle da vicino: ora, resto incantata davanti a un suo progetto al quale ha dato il nome di Aggregare ricordi sotto forma di bottoni.
Ecco come lo racconta lei stessa: “Ci sono percorsi, passi… Ci sono incontri, occhi… Ci sono racconti, storie… Ci sono sensazioni, emozioni… Ci sono idee, sogni, oggetti… E  ci sono forme differenti per tenere legato il nostro vissuto e i ricordi che non vogliamo perdere… Mi ritrovo tra le mie scatole e i miei vasi colmi di tutto ciò che ha suscitato qualcosa in me, piccole cose, sassi, conchiglie, oggetti trovati a terra e, dopo 10 anni dalla nascita di Chimajarno, provo a mettere assieme ricordi che prendono forma nella mia familiarità: il bottone”.
Il progetto di Chiara mira a coinvolgere gli altri: “Provo a chiedere il vostro intervento/partecipazione per aggregare quanti più ricordi possibili: vi chiederei di consegnarmi un bottone o più e se volete aggiungete una parola, una storia, un aneddoto, una cosa o quant’altro legato o meno al bottone”.
“A fine anno tutto ciò che avrò raccolto – assieme a bottoni, oggetti e ricordi già da tempo “catalogati” – sarà esposto in una prima mostra presso un museo: mi piacerebbe poi che tutto ciò continuasse e trovasse spazio in altri luoghi”, conclude Chiara.
A me è sembrato un progetto meraviglioso e così ho deciso di parlarne nella Pillola di oggi: amo l’idea di aggregare ricordi in questo modo perché – come ho scritto in principio – il bottone nasce proprio per unire e poi trovo splendida l’idea di ricavarne una mostra.
E voi? Volete far parte di questo progetto condiviso?
Io sto già pensando a quale bottone e a quale ricordo consegnare a Chiara.

Manu

Qui trovate il blog e qui la pagina Facebook di Chimajarno.
Per partecipare ad Aggregare ricordi sotto forma di bottoni, trovate tutte le informazioni e i dettagli qui e qui.

Per curiosità: se vi capita, fate visita al Museo del Bottone di Vigorovea (qui e qui) oppure al Museo di Santarcangelo di Romagna (qui, qui e qui).

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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