Francesca Paolin, svegliarsi da un sogno per viverlo

Da quando ho iniziato a scrivere di moda sul web e su qualche magazine cartaceo, mi accade che diverse persone mi dicano “devo assolutamente farti conoscere un/una mio/a amico/a, sai, fa delle cose spettacolari”.

Le “cose spettacolari” possono essere di volta in volta abiti, gioielli o borse e il fenomeno si è accentuato da quando ho questo blog, visto che qui, principalmente, mi piace parlare di nuovi talenti.

So che qualcuno, forse, resterà male, ma devo confessare che, quando mi dicono tale fatidica frase, mi preoccupo un po’, in quanto è capitato che il giudizio sul famoso amico o amica fosse un tantino offuscato dal sentimento stesso dell’amicizia… tradotto, le “cose spettacolari” non lo erano poi tanto oppure erano già viste e riviste.

Quindi, ora mi preoccupo un po’, anche perché non c’è cosa più difficile per me del dover comunicare a una persona che l’amico al quale desidera fare da mecenate non entrerà tra i Vogue Talents. Per me è sempre un dramma dire un “no”, anche perché so molto bene ciò che si prova nel riceverne, ma la selezione è necessaria.

Certo, occorre usare un gran garbo ed essere rispettosi, perché, dietro a qualsiasi lavoro, c’è sempre sacrificio, amore, tempo speso, dedizione e molto altro. È però altrettanto vero che un “sì” detto per simpatia non fa un gran favore a chi lo riceve: è meglio un “no” onesto, ben motivato e – lo ribadisco – rispettoso che può rappresentare, magari, l’opportunità di crescere.

A tutti coloro che hanno ricevuto un “no”, da me o da chiunque altro, voglio dire una cosa: non scoraggiatevi, perché, oltre a poter essere un’occasione di crescita, appunto, vale anche un buon vecchio motto latino, “de gustibus non est disputandum”, ovvero i gusti sono soggettivi: ciò che non piace a qualcuno troverà magari riscontro in altri.

La storia, che si parli di moda o di arte, è piena di casi di bocciature o stroncature – date da persone infinitamente più importanti di me – nei confronti di stilisti e artisti che sono poi invece diventati acclamati e famosi a livello planetario. L’errore di valutazione e la solenne cantonata sono sempre dietro l’angolo, perché nessuno è infallibile, nemmeno le persone più qualificate e competenti: il talento, se c’è, sebbene possa essere nascosto e abbia bisogno di essere limato, prima o poi emerge.

Lo ripeto, so che qualcuno rimarrà male per questo esordio riconoscendosi, forse, come persona che ha voluto darmi suggerimenti, piena di buona fede e slancio positivo: infatti, invito a non farsi intimorire da queste mie dichiarazioni sincere e a continuare a segnalare e ad auto-segnalarsi.
Primo, perché tutto ciò è assolutamente normale: “domandare è lecito e rispondere è cortesia”, mi diceva mia mamma quand’ero piccina.
Secondo, perché le segnalazioni sono comunque preziose e trovo bello soprattutto quando sono a favore di altri, vuol dire che c’è volontà di aiutarsi.
Terzo, perché capita che le segnalazioni facciano sì che io conosca talenti autentici e nei quali non mi ero ancora imbattuta, come è successo nel caso di Francesca Paolin.

Quando Alessandra, una persona che conosco, ha iniziato a parlarmi della sua amica Francesca, ero abbastanza tranquilla, in quanto Alessandra è una che di bellezza se ne intende: quando poi ho dato un occhio al progetto di Francesca, ho capito che la mia tranquillità era salva, in quanto i gioielli dell’una sono belli e il fiuto per la bellezza dell’altra è confermato. Grazie Alessandra!

Mi fa dunque molto piacere raccontarvi di Francesca Paolin.

Francesca è cresciuta tra la moda degli eccessi degli anni ’80 e il conseguente minimalismo di reazione degli anni ’90: ha coltivato la sua passione per la moda osservando la madre intenta a confezionare abiti, a lavorare a maglia e fare a mano ricami raffinati così come aveva imparato dalle signore della nobiltà veneziana.

Allo stesso tempo, però, era affascinata dagli abiti da contadino del padre nonché da quelli “da festa”, inusuali abbinamenti di capi moderni e vecchi: senza dubbio, suo padre era uno spirito all’avanguardia, un antesignano e un precursore, e aveva capito con largo anticipo che il mix & match di nostalgia e personalità sarebbe diventato una cifra stilistica, un modo di essere e di vivere – vedere l’odierna passione per il vintage e il ritorno ad accessori (per esempio, il cappello) accantonati per un certo periodo.

Francesca, sua degna figlia, ha a sua volta colto e sposato questa teoria: il suo innato senso dello stile si è poi sviluppato attraverso viaggi ed esperienze di lavoro maturate all’estero, in paesi in cui le persone usavano indossare il loro abbigliamento tradizionale mescolato con altro di diverse culture o pensato per uno scopo diverso.

Grazie al suo talento, lo IED – Istituto Europeo di Design le ha offerto una borsa di studio per il diploma in Fashion and Textile Design: in seguito, ha ricevuto un’altra borsa di studio per il master in Fashion Design dalla Domus Academy.

Le sue esperienze professionali comprendono collaborazioni con designer e marchi di moda internazionali: nel 2011, ha vinto il premio “Levi’s Womenswear Award” al Mittelmoda, uno dei più accreditati concorsi internazionali per stilisti emergenti e studenti in fashion design.

A seguito di questo intenso vissuto, Francesca ha sentito che era giunto il momento di creare il suo marchio ed è nata l’etichetta Paolin che riflette i suoi viaggi e i suoi sogni nonché le gioiose e giocose reminiscenze dei ricordi di famiglia.

Nelle sue creazioni, le forme giocano con colori, periodi storici, stili e materiali, creando nuove contaminazioni culturali.

La collezione mescola tecnologia – la stampa in 3D – e arte del fare a mano: le creazioni di Francesca risultano ideali per chi ha uno spirito moderno e curioso, per chi ama esplorare e sperimentare colori e geometrie.

Giocando con lo styling che ha seguito in prima persona (abiti inclusi) allo scopo di essere più incisiva nel suo messaggio, la nostra designer ha deciso di dividere la collezione in due parti.

La prima, più tradizionale, ricorda molto i pizzi ed è realizzata in plastica colorata, acciaio, acciaio placcato oro, bronzo e ottone.

La seconda, più creativa, prevede che le tinte lucide delle ceramiche si combinino coi colori saturi della plastica, creando giochi di volume.

Nei pezzi di Francesca, leggo quel mix & match culturale partito dai suoi genitori per arrivare a pervadere lei e la sua vita: se devo esprimere il mio gusto personale, adoro gli elementi tridimensionali, soprattutto quelli più arditi e fantasiosi.

Tra l’altro, quando sono approdata alla pagina Atmosphere del suo sito, ho trovato queste parole:

“Ero in Nepal, con il treno, vecchio e pesante, interni sontuosi d’altri tempi. Attraversavamo un meraviglioso ponte di legno che sembrava fragilissimo, quasi quanto dei pizzi, e troppo stretto, tanto che dubitavo ci potessimo passare senza romperlo e cadere nel burrone (…). Il treno (…) poi proseguiva: dal centro città sembrava invece di essere in America Latina, la luce e i colori erano meravigliosi le persone e i loro abiti ancora di più. Alcune avevano tratti africani e indossavano abiti fatti con tessuti grezzi (…) poi… è suonata la sveglia!”

Ho sorriso: a me il suo sogno è arrivato, eccome, e, guardando lo styling e gli scatti realizzati insieme all’amica fotografa Roberta De Min, ho avuto suggestioni d’Asia e Sud America.

Sono felice, dunque, che Francesca si sia svegliata dal suo sogno per realizzarlo e che abbia trasformato la sua visione in realtà.

Mi fa piacere segnalare che, recentemente, Francesca Paolin è stata scelta e inserita nella sezione Black Sheep del progetto Not Just A Label.

Avevo incontrato il fondatore Stefan Siegel a Vicenza, lo scorso maggio, in occasione della prima edizione di Origin Passion and Beliefs, e avevo già avuto modo di apprezzare la formula di NJAL, una piattaforma di scouting di talenti internazionali.

La sezione Black Sheep incarna lo spirito più puro del lavoro di NJAL: comprende infatti i designer che la squadra di scouting considera particolarmente innovativi e pionieristici. La pecora nera è un simbolo scelto come emblema dello spiccare, del nuotare contro corrente, del rompere gli schemi mirando a cambiare il panorama della moda. Una pecora nera che si differenzia in positivo.

I designer diventano Black Sheep esclusivamente grazie alla qualità del loro lavoro: NJAL privilegia la meritocrazia e quindi non accetta auto-candidature da parte dei designer.

Questo ci riporta al mio discorso iniziale circa le segnalazioni e soprattutto riporta alla mia teoria: se un talento è davvero tale, prima o poi emerge.

Sono felice di aver scelto Francesca (e ringrazio ancora Alessandra) e sono felice del fatto che sia stata scelta anche da NJAL.

Sono certa che Francesca Paolin avrà un cammino interessante e scommetto che sentiremo parlare di lei: non mi sorprenderei se, molto presto, dovessi vedere la sua creatività espandersi all’abbigliamento.

Manu

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate il sito di Francesca Paolin, qui la pagina Facebook, qui Instagram e qui Twitter.

Come ho raccontato, trovate Paolin, il brand di Francesca, e le sue creazioni anche qui, selezionate da NJAL – Not Just A Label per la prestigiosa sezione Black Sheep.

Prossimamente, la collezione sarà in vendita online: vi invito a seguire la pagina Facebook di Francesca o la mia, non mancheremo di darvi notizie e aggiornamenti.

Le foto mi sono state concesse in gentile uso dalla designer: sono tutte opera di Roberta De Min e sono coperte da copyright. Se siete interessati al lavoro di Roberta, qui trovate il suo sito e qui la sua pagina Facebook.

La modella è Elena Stival e il make-up è stato realizzato da Laura De Pellegrin.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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