Se un giorno mi sveglio col cuore in Vietnam

Ci sono giorni in cui mi guardo attorno e mi sembra di essere fuori posto, fuori tempo, fuori tutto.
Mi guardo e non mi riconosco né riconosco ciò che mi circonda.
Penso che, almeno una volta, sia capitato a tutti di provare questo senso di estraniamento, di distacco, di mancata appartenenza.
Quando mi capita, mi viene voglia di mettere quattro cose in uno zaino e partire, staccare fisicamente e mentalmente.
Ultimamente, mi capita di provare piuttosto spesso questa sensazione, ma non posso partire, per tanti motivi: come antidoto, ripenso ai tanti viaggi fatti e talvolta tiro fuori vecchie foto.
Stamattina, mi sono svegliata pensando al Vietnam, un viaggio che ho fatto nel 2005 e che ha un posto molto speciale tra i miei ricordi: mi sono svegliata col corpo qui e il cuore là. Tirare fuori le foto è stato inevitabile.
In quella occasione, ho portato davvero solo uno zaino con poche cose: Enrico, io e due nostri amici avevamo preparato un itinerario di massima, tutto da soli, e non avevamo prenotato nulla, era una vera avventura un po’ allo sbaraglio. Siamo riusciti ad attraversare tutto il paese, da nord a sud.
Quando prima di partire comunicavamo alle persone la nostra meta e i nostri progetti, molti ci guardavano straniti, chiedendo cosa andassimo a fare in Vietnam: quando siamo tornati, con la luce negli occhi e con racconti pieni di magia, quelle stesse persone rimanevamo a bocca aperta.
Molti collegano ancora oggi il Vietnam alla guerra, ma in realtà c’è infinitamente di più, c’è una bellezza struggente – nei luoghi, nelle persone – che entra dentro, in profondità, una bellezza un po’ decadente e per questo, forse, disarmante. Leggi tutto

Milano Fashion Week: Vladimiro Gioia SS 2015

Con questo post, completo il ciclo dedicato agli eventi ai quali ho partecipato in occasione dell’edizione di Milano Moda Donna dello scorso settembre: chiudo in bellezza raccontandovi la collezione Vladimiro Gioia SS 2015.

Last but not least, direbbero gli inglesi in questo caso e io prendo volentieri in prestito l’espressione. Lo stilista arriva in effetti ultimo in ordine di tempo tra i miei racconti di quei giorni di sfilate e presentazioni, ma non per questo è meno importante, anzi, tutt’altro: gli riservo infatti tutta la mia stima e tutto il mio apprezzamento.

Ho scritto stilista, ma potrei aggiungere anche altre definizioni, per esempio artigiano e artista, e vi assicuro che ben calzerebbero su di lui, persona che sa lavorare con mani, testa e cuore, che sa usare tutti i sensi, dal tatto alla vista; una persona abituata a lavorare sodo, con impegno e devozione.

Vladimiro, quarto di cinque fratelli, conosce perfettamente i segreti delle tecniche di lavorazione di pelli pregiate e pellicce: è cresciuto nell’ambito dell’azienda di famiglia nata nel 1989 a Rovello Porro, vicino a Como, col nome Gioia Pellicce, una realtà che fin dagli albori si è distinta per le caratteristiche insolite delle sue proposte. Le lavorazioni fatte con intarsi e incisioni a laser hanno attirato l’attenzione di brand importanti tra i quali Valentino, Burberry e Christian Dior.

Vent’anni più tardi, è nata la decisione di lanciare il marchio Vladimiro Gioia caratterizzato da un connubio ancora più stretto con l’arte: la svolta decisiva è avvenuta tra il 2009 e il 2010, quando Vladimiro è stato scelto da Domenico Dolce e Stefano Gabbana per il progetto Spiga 2, la boutique ubicata al civico 2 di via della Spiga a Milano, lo store multibrand nel quale si possono trovare le proposte dei nomi più promettenti del panorama moda. Leggi tutto

Miss Gocce e il profumo di certi ricordi

“Gocce di Napoleon su di me / un gatto mi guarda e mi fa un sorriso / gocce su di me / sul mio corpo / penso a te e mi innamoro / mi innamoro di te…”

State tranquilli, non sono impazzita, è solo che, da qualche giorno, questo motivetto è entrato prepotentemente nella mia testa e non vuole uscire: tutta colpa (o merito) di un comunicato stampa che ho ricevuto e che ha fatto sì che io ripescassi musica e parole dai famosi cassetti della memoria.

Si trattava di un profumo e forse, se qualcuno ha vissuto gli anni ’80 in presa diretta, ricorderà a sua volta: ero una bambina allora, ma questo breve jingle pubblicitario è entrato nel mio immaginario per riaffacciarsi oggi. Le immagini mostravano una bella ragazza che danzava nella notte sopra i tetti della città, accompagnata da un gatto in cartone animato: la canzone era la versione parodiata di Raindrops Keep fallin’ on My Head di Burt Bacharach e Hal David.

Lo spot terminava con un bacio dato dalla fanciulla al micio sornione, pudicamente nascosti dall’ombrello di lei, mentre una voce declamava le parole “Gocce per una pioggia di emozioni”.

Il profumo divenne molto popolare, la fragranza era gradevole e il prezzo era alla portata di tutte le tasche: ricordo che entrò anche in casa mia e ne conservo ancora un flaconcino tra le miniature che collezionavo allora. Leggi tutto

L’uomo secondo Alessandro Dell’Acqua e Julian Zigerli

Ve lo confesso apertamente: per quanto riguarda la moda, in genere non apprezzo le mezze misure. Mentre le sostengo fermamente in altri ambiti e in altri contesti, non mi piacciono se applicate al guardaroba, soprattutto a quello maschile: oggi desidero spiegarvi perché, secondo me, occorre fare una scelta netta.
Se uno stilista decide di fare quel tipo di moda che continua la grande tradizione sartoriale (Savile Row docet), occorre che padroneggi alla perfezione tagli, proporzioni, volumi e che sappia dosare sapientemente rigore e contemporaneità. Se decide invece di fare moda d’avanguardia, bisogna che prima di tutto studi quanto sopra e che poi si dedichi con passione a sovvertire le regole: occorre che osi e che lo faccia in grande stile, senza timori.
Ciò che sta in mezzo, per come la vedo io, è noia.
Visto che penso che la moda sia linguaggio e comunicazione, credo che stare a metà tra le due scelte crei un territorio in cui regna la confusione, qualcosa di ibrido che non è né carne né pesce, una sorta di macchia grigia e indefinita. Detesto quando una collezione comunica un senso di pretenziosità immotivata, così come detesto se trasmette un messaggio del tipo vorrei ma non oso.
Ciò che è certo è che occorre coraggio per entrambe le opzioni: se si segue la strada tracciata dai grandi sarti, si accetta un confronto che può risultare rischioso; se si decide di rompere con la tradizione, si tenta di scrivere nuovi codici che spesso risultano di non facile comprensione, soprattutto nell’immediato.
In entrambi i casi, occorre portare avanti la propria scelta con chiarezza, determinazione e decisione. Leggi tutto

È tempo di rinascita in casa Samas

Amo da sempre miti e leggende, forse perché sono una sognatrice.

Tra i miti che più mi affascinano, c’è quello della fenice e della sua rinascita dalle proprie ceneri: mi piace l’idea intrinseca, qualcuno o qualcosa capace di risollevarsi perfino quando sembra non esserci più speranza.

Oggi, oltre al concetto di rinascita personale, si fa strada quello di rinascita aziendale: sono felice di vedere che, finalmente, anziché limitarci esclusivamente a consumare rapidamente, si inizi piuttosto a pensare a come dare una seconda possibilità a ciò che è stato un successo.

L’idea di rilanciare un brand mi piace quanto quella di dare opportunità alle realtà emergenti: in entrambi i casi, si parla di talento, quello che risorge e quello che nasce vergine. E siccome penso che il talento non vada sprecato né buttato via, mai e in nessun caso, apprezzo decisamente il fatto che esistano persone in grado di mettere mano a un’azienda di valore facendo sì che storia ed eredità non vadano perse.

Ecco perché ho deciso di raccontarvi del rilancio del brand Samas: nato nel 1959 a Chiuro, in Valtellina, si è fatto conoscere specializzandosi in abbigliamento sciistico. Leggi tutto

Francesca Paolin, svegliarsi da un sogno per viverlo

Da quando ho iniziato a scrivere di moda sul web e su qualche magazine cartaceo, mi accade che diverse persone mi dicano “devo assolutamente farti conoscere un/una mio/a amico/a, sai, fa delle cose spettacolari”.

Le “cose spettacolari” possono essere di volta in volta abiti, gioielli o borse e il fenomeno si è accentuato da quando ho questo blog, visto che qui, principalmente, mi piace parlare di nuovi talenti.

So che qualcuno, forse, resterà male, ma devo confessare che, quando mi dicono tale fatidica frase, mi preoccupo un po’, in quanto è capitato che il giudizio sul famoso amico o amica fosse un tantino offuscato dal sentimento stesso dell’amicizia… tradotto, le “cose spettacolari” non lo erano poi tanto oppure erano già viste e riviste.

Quindi, ora mi preoccupo un po’, anche perché non c’è cosa più difficile per me del dover comunicare a una persona che l’amico al quale desidera fare da mecenate non entrerà tra i Vogue Talents. Per me è sempre un dramma dire un “no”, anche perché so molto bene ciò che si prova nel riceverne, ma la selezione è necessaria.

Certo, occorre usare un gran garbo ed essere rispettosi, perché, dietro a qualsiasi lavoro, c’è sempre sacrificio, amore, tempo speso, dedizione e molto altro. È però altrettanto vero che un “sì” detto per simpatia non fa un gran favore a chi lo riceve: è meglio un “no” onesto, ben motivato e – lo ribadisco – rispettoso che può rappresentare, magari, l’opportunità di crescere. Leggi tutto

La Befana è passata, quindi… meglio passare a Magicstripes

L’Epifania tutte le feste si porta via, dice la saggezza popolare.

Per fortuna, rispondo io, visto che non ho la massima simpatia per le feste comandate, l’ho già detto.

Non so a voi, ma a me Natale e Capodanno hanno lasciato soprattutto una certa pesantezza da smaltire, leggasi gran mangiate e poco moto: per fortuna, c’è qualcuno che mi dà una mano ad evitare la rovina completa.

Sono infatti venuta a conoscenza di un segreto che mi è stato donato da una persona molto speciale: Natalie Franz.

Natalie lavora da 15 anni come make-up artist nel settore della moda e della musica ed è brava, molto brava.

Ama ciò che fa e crede che, con le mosse giuste e qualche piccolo segreto, si possano raggiungere risultati sorprendenti: non sono l’unica a pensare che abbia talento, visto che ha lavorato con artisti del calibro di Lady Gaga, Taylor Swift, Black Eyed Peas e con i migliori fotografi tra i quali Steven Klein, Ellen von Unwerth, Karl Lagerfeld e molti altri. Come è risaputo, sono tutti professionisti conosciuti per la meticolosità che applicano al loro lavoro e per l’eccellenza che richiedono a chi collabora con loro. Leggi tutto

Barbie strizza l’occhio all’Oriente per una buona causa

Quand’ero bambina, che fossi da sola, con mia sorella o con gli amici, giocavo moltissimo e con tutto ciò che capitava a tiro.
In cortile, c’erano la bicicletta, la corda per saltare, l’hula hoop e qualsiasi tipo di palla. Giocavamo a nascondino, a mosca cieca, a campana, a ruba bandiera, ad elastico: al mare e sulla sabbia, facevamo tunnel, fossati, piste per le biglie, castelli e perfino torte.
A casa, giocavo con le macchinine, le bambole, i pentolini, le costruzioni, le carte, le figurine e i giochi in scatola, dall’Allegro Chirurgo al Monopoli: ricordo che mi piaceva giocare a dama.
Mi inventavo giochi fabbricando cose da sola: per esempio, adoravo i barattoli vuoti che chiedevo a mia mamma.
Ho consumato milioni di fogli, matite, pastelli e pennarelli coi quali mi impiastricciavo all’inverosimile.

Ai genitori, dunque, desidero dire una cosa: non fatevi influenzare da nessuno, decidete con la vostra testa.
Volete regalare una Barbie alla vostra bambina? Fatelo. Volete regalarle le macchinine? Fatelo. Volete regalare un peluche a un maschietto? Fatelo, senza remore e senza sensi di colpa. Leggi tutto

Charlie Hebdo, la speranza rinasce da una matita

Mercoledì 7 gennaio, il giorno della strage di Parigi, è stato un momento tragico per chiunque creda nella libertà di pensiero e di parola, nella libertà di espressione, nella libertà di stampa.

Un po’ mi ripugna ritrovarmi a scrivere strage di Parigi.
Penso che fatti così gravi non conoscano nazionalità né geografia: si abbattono sull’intera umanità, perfino su chi in questo momento esulta considerandola invece una vittoria.

In quel giorno buio, mi sono sentita smarrita e disorientata e credo che questo sia successo a moltissime persone.
Da allora provo una continua alternanza di dolore, disperazione e rabbia e soprattutto provo la sensazione che sia stato oltrepassato un punto di non ritorno.
Mi sento svuotata, come se ci avessero portato via qualcosa che so non riavremo più indietro.

Mercoledì, per tutto il giorno, mi sono chiesta cosa fare, che risposta dovessi dare, come essere umano e anche come persona che considera un sogno (forse il più grande che nutro in ambito professionale) potersi un giorno guadagnare il tesserino da giornalista pubblicista.
Tacere.
Parlare.
Interrompere o continuare il mio lavoro.

Alla fine ho deciso: ho continuato. Leggi tutto

Milano Fashion Week: Alberto Zambelli SS 2015

Sono profondamente convinta del fatto che possedere talento sia un dono innato che fa parte del nostro patrimonio genetico. Credo anche che tutti nasciamo con uno o più talenti, in quanto esistono moltissime forme e moltissime declinazioni di quella che possiamo considerare una straordinaria ricchezza.

Avere talento non è dunque un merito, così come non è un demerito non averne: il merito subentra nell’essere capaci di riconoscere quale sia il nostro talento, sta nel seguirlo, nel coltivarlo, nel fidarsi di lui e di dove può condurci.

Già, perché se è vero che avere talento è un dono, è altrettanto vero che esso richiede devozione, sacrificio, impegno per crescere e svilupparsi. È come una fiamma che ha bisogno di essere alimentata per restare accesa, è come un diamante grezzo che ha bisogno di essere lavorato per brillare, è come una pianta che ha bisogno di essere curata per fiorire: nulla è gratuito, nemmeno il talento, ed è qui che fa capolino il merito, ovvero la nostra capacità di gestirlo.

Il talento deve essere rispettato: sprecarlo è un peccato, è uno schiaffo al destino, perché rientra tra le cose che – per fortuna – non si possono né vendere né comprare. Leggi tutto

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