Con la sfilata Iulia Barton Inclusive Fashion Industry, la moda è inclusiva

Quand’ero una ragazzina, l’aggettivo esclusivo mi affascinava.
Non mi soffermavo sul suo significato profondo, mi sembrava semplicemente che celasse un mondo misterioso al quale anch’io, piena di sogni, desideravo appartenere.
Crescendo, però, ho sviluppato una passione per il significato e l’origine delle parole e così esclusivo mi si è rivelato per ciò che è: quel fascino che avvolgeva e ammantava l’aggettivo si è piano piano dissolto, lasciando d’un tratto nudo il significato più autentico.
E non credo che tale significato risulti ai miei occhi tanto appetibile e desiderabile come allora.

Esclusivo viene spesso usato con un’accezione positiva, per sottolineare e dare enfasi, appunto, a qualcosa che si considera speciale e che si vuole far apparire come un sogno eppure, in realtà, deriva dal latino medievale exclusivus, derivato di excludĕre ovvero escludere.
Dunque esclusivo delinea un piccolo mondo, traccia un recinto ed esclude tutto il resto o tutti gli altri, in modo assoluto: ripeto, non sono più così sicura che oggi questo significato mi rappresenti, che rappresenti la mia visione, la mia voglia di comunicare, di condividere, di includere gli altri in ciò che amo.
A parte il rapporto di coppia che per me deve essere esclusivo (sono irrimediabilmente monogama e concedetemi il piccolo gioco volto a sdrammatizzare e a non rendere assoluta nemmeno me), non mi piace immaginare cose e situazioni che escludano a priori la possibilità di accesso.

Mi tocca ammetterlo: uno degli ambiti che maggiormente amo – la moda – si fonda spesso sul concetto di esclusività intesa come esclusione.
Ma, soprattutto negli ultimi anni, la musica sta cambiando e sempre più spesso si parla del concetto di moda inclusiva, ovvero di moda che non escluda qualcuno a priori.

Da esclusivo (che esclude) a inclusivo (che include) ed è proprio di questo che desidero parlarvi oggi, di un bel progetto di moda inclusiva che si chiama Iulia Barton Inclusive Fashion Industry e che avrà un nuovo capitolo durante l’imminente Milano Fashion Week.

Un’idea di moda inclusiva volta alla raccolta fondi e alla comunicazione no profit: è ciò a cui mirano Fondazione Vertical (organizzazione senza scopo di lucro creata per raccogliere risorse per finanziare la ricerca scientifica sulla lesione spinale e sulla cura della conseguente paralisi) e Iulia Barton Inclusive Fashion Industry (un’agenzia specializzata in un nuovo concetto di moda senza confini), ponendosi lo scopo di portare sulle passerelle internazionali contesti sociali da sempre tenuti fuori dall’industria moda.
Il risultato? Una sfilata che vede coinvolte anche indossatrici in carrozzina e con amputazione per dimostrare che la cosiddetta diversità è un attributo privo di fondamento.
In questa sfilata, protesi e carrozzine diventano estensioni dell’abito, un valore aggiunto grazie alla collaborazione con l’azienda Able to enjoy che è stata incaricata di personalizzare le carrozzine in base ai colori degli outfit.

Dopo il successo degli anni scorsi, i riflettori si accendono nuovamente sulla moda inclusiva martedì 27 febbraio 2018 alle ore 18 presso il Teatro Vetra di Piazza Vetra 7 a Milano.
L’evento prevede la presenza di alcune maison del Made in Italy che si uniranno con il preciso obiettivo di abbattere le barriere sociali e sostenere la ricerca.
Sfileranno in passerella volti conosciuti tra cui Tiphany Adams (atleta, modella e attrice che vive e lavora in carrozzina) e Shaholly Ayers (modella con amputazione al braccio): seguitissime sui social, Tiphany su Instagram e Shaholly su Facebook, sono entrambe impegnate sul fronte del cambiamento del modo in cui noi tutti percepiamo la disabilità.

L’evento è stato insignito della Medaglia al Valore Civile e Sociale dal Presidente Giorgio Napolitano: è stato sostenuto e patrocinato dal Consiglio dei Ministri, Dipartimento delle Pari Opportunità, e dal 2016 ha ottenuto il patrocinio di Camera Nazionale della Moda Italiana (la foto che vedete in apertura è riferita proprio all’evento 2016, con la presenza di wheelchair & standing model, per usare le parole di Giulia Bartoccioni, fondatrice del progetto Iulia Barton).

La sfilata è pubblica e il biglietto di ingresso, acquistabile sul posto oppure online qui, prevede una donazione minima di euro 19.
I proventi della serata verranno devoluti ai laboratori delle strutture Niguarda Ca’ Granda e San Paolo Hospital a sostegno della ricerca nel campo della rigenerazione dei danni al midollo spinale attraverso le nanotecnologie e l’utilizzo di cellule staminali.
I fondi raccolti saranno destinati anche all’acquisto di nuove strumentazioni di laboratorio e verranno impiegati per il sostegno dei giovani ricercatori all’interno dei team di studio.

Martedì 27 febbraio, io sarò lì perché credo fermamente che i grandi sogni non abbiano barriere di alcun tipo.
Perché credo fermamente che la moda debba essere inclusiva, ovvero essere rappresentativa della società in cui viviamo e di tutte le persone che la compongono, così come ho raccontato in varie occasioni, usando anche me stessa e le mie cicatrici.
E perché Inclusive is Exclusive – stavolta nel miglior senso possibile, però.

Vi aspetto?

Manu

Spread the love

Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Lascia un commento

Nome*

email* (not published)

website

error: Sii glittering... non copiare :-)