Prova costume? Dico il mio deciso “NO, GRAZIE” e vi spiego perché
Capita tutti gli anni, piuttosto puntualmente: pare che il caldo dia alla testa a molti, perfino nelle redazioni di giornali prestigiosi e stimati.
L’anno scorso è capitato con Chloë Moretz, attrice e modella statunitense, presa di mira da Io Donna, il femminile del Corriere della Sera.
Un femminile, ebbene sì, ovvero un giornale che dovrebbe stare dalla parte delle donne e assecondare la loro emancipazione sotto tutti i punti di vista.
Ebbene, Io Donna pubblicò una foto che ritraeva Brooklyn, figlio di David e Victoria Beckham, mano nella mano con Chloë, sua fidanzata: sotto, fu messa una didascalia che li definiva coppia dell’estate nonché un ulteriore commento molto illuminato e illuminante.
Quale? «Sono inseparabili. L’attrice non si separa mai neppure dagli shorts. Peccato non sia così magra da poterli indossare con disinvoltura.»
Lei, Chloë, ovvero una ragazza nata nel 1997, oggi 20enne, l’età della freschezza e di un pizzico di sana impertinenza, anche nel guardaroba, soprattutto se estivo.
Una ragazza con una corporatura assolutamente normale e sana.
Poco tempo dopo, come se non fosse bastato questo episodio davvero poco edificante, è stato un altro giornale a farsi portatore di un altrettanto inqualificabile capitolo di quella che mi è apparsa come una gara perversa al body shaming.
In occasione dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, capitò infatti che, nella specialità del tiro con l’arco, il trio delle atlete italiane fosse stato sconfitto in semifinale: l’eliminazione delle azzurre Claudia Mandia, Lucilla Boari e Guendalina Sartori fu elegantemente – sì, sono ironica – sottolineata da Il Resto del Carlino.
Come? «Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico.» Leggi tutto