IconaBio, le calzature con l’impronta della coerenza

Io ho bisogno di innamorarmi, ogni giorno e – se possibile – in ogni cosa che faccio: lo so, sono noiosa e ripetitiva, in quanto non è la prima volta che lo dichiaro.

Eppure, penso che certi concetti non vengano ribaditi mai abbastanza, soprattutto in un’epoca in cui la coerenza è spesso messa a dura prova: sono conscia del fatto di avere tanti difetti, ma penso di poter affermare che tra di essi non figura l’incoerenza.

Forse dipende dal fatto che so con sicurezza cosa fa per me e cosa invece non mi piace, dunque scegliere non è in fondo poi così difficile: ogni mia scelta è dettata dal quel bisogno di innamorarmi e, conseguentemente, dal cuore. È come se esistesse un sottile filo rosso che lega e guida tutto, vita privata e lavoro, che si parli di gelati o di abiti, di borse o di negozi (giusto per fare riferimenti concreti ad argomenti che ho trattato recentemente qui sul blog).

Certo, a volte mi chiedo quanto questa coerenza mi convenga, visto che ad andare per la maggiore sono l’opportunismo e i rapidi cambiamenti di opinione e di bandiera secondo convenienza: la risposta è che, in termini di mero profitto, questo modo di essere mi porta zero vantaggio o quasi, ma volete mettere la soddisfazione di guardarmi allo specchio e negli occhi senza vergogna? A qualcuno apparirà come una magra consolazione, lo so, ma per me, invece, è fondamentale.

Oggi, dunque, vi racconto un’altra scelta fatta con coerenza e cuore usando l’unico criterio che io desideri applicare – ovvero la presenza di talento, buone idee, creatività e saper fare: questa è la storia di IconaBio, il marchio fondato da un signore che si chiama Edouard Obringer.

Monsieur Obringer, nato e cresciuto in Francia e oggi milanese di adozione, ha una solida esperienza: ha collaborato con importanti gruppi del lusso e della moda tra i quali la holding LVMH (in particolare con Berluti) dove, in qualità di Sales Manager, ha sviluppato le linee dedicate agli accessori. Edouard è considerato, in questo segmento di mercato, uno dei maggiori specialisti in Italia: grazie alla sua esperienza, ha creato il brand eco-sostenibile IconaBio.

Il DNA del marchio è tanto semplice quanto efficace: unisce moda, design, sperimentazione e rispetto per l’ambiente in una linea di calzature perfette per un mercato in continuo mutamento.

La ricerca costante ha permesso di giocare con i materiali, tutti eco-compatibili e a basso impatto ambientale, riciclati e riciclabili: il sughero, per esempio, viene utilizzato in alcuni modelli non solo per fodere e sottopiedi ma anche per le tomaie, mentre i pellami sono conciati al vegetale e prevedono l’impiego esclusivo di colle ad acqua.

I sandali proposti da IconaBio sono sia per uomo sia per donna e la collezione estiva 2016, quella che vi presento oggi, è completamente realizzata in Italia seguendo una rigida filiera che garantisce la tracciabilità di tutti i prodotti. Un altro segno distintivo è inoltre la suola in gomma a carro armato, estremamente leggera e proposta in due varianti, una bassa e sottile e una più alta e spessa.

Tra i modelli più accattivanti ci sono quelli in pelle specchiata: tale pelle ha un divertente effetto metallizzato che crea un contrasto con la suola ed è perfetta per chi vuole uno stile all’avanguardia espresso attraverso calzature dalla forte personalità. I colori variano dall’acciaio al royal blue passando per un verde brillante.

Ci sono anche dei modelli caratterizzati da borchie, metallizzate oppure in gomma tono su tono, e non mancano texture importanti come il pitonato: anche in questo caso, lo stile è forte e deciso.

Avevo già incontrato i prodotti IconaBio lo scorso novembre, in un’anticipazione; mi erano piaciuti, ma ciò che mi ha definitivamente convinta a portare il marchio qui sul blog è stato l’incontro con Edouard Obringer.

L’incontro è avvenuto in occasione del recentissimo press day: devo dire che Edouard è entusiasta a proposito del progetto ed è riuscito a trasmettermi con forza quella che è la sua idea.

Dietro il logo, c’è infatti un’azienda realmente attenta e legata a concetti come il benessere delle persone, la sostenibilità realizzata attraverso l’utilizzo di materie prime a basso impatto ambientale, la tracciabilità della filiera produttiva: questi punti, spesso legati al mondo alimentare, stanno diventando sempre più importanti in tutti i settori produttivi e così, in un momento di grande attenzione rispetto ai cambiamenti climatici, IconaBio vuole riconciliare la moda e il lusso con il nostro pianeta.

Non solo, il progetto è ambizioso e le calzature sono solo il punto di partenza: come mi ha spiegato Edouard, il brand sarà rafforzato a breve con altre tipologie di prodotti sviluppati in licenza e, naturalmente, con la stessa visione sostenibile. I settori? L’abbigliamento per adulti e per bambini.

L’intento è quello di cercare di migliorare giorno dopo giorno: IconaBio intende mantenere l’impronta ecologica così come la tracciabilità delle filiere produttive con l’obiettivo di partecipare al benessere e alla ricchezza della collettività. Proprio in tale ottica, formulerà dei Living Company Report e il primo è previsto già al termine dell’esercizio 2016.

Questa è per me coerenza: come ho confessato in altre occasioni, non tutte le mie scelte sono bio o eco-sostenibili, ma questa è la strada verso la quale desidero incamminarmi con sempre maggiore decisione e dunque pretendo che quando un’azienda dichiara il suo impegno in tal senso si impegni al massimo per rispettarlo.

Apprezzo moltissimo le aziende capaci di essere fedeli a una scelta che non è facile, me ne rendo conto: sono però convinta che affari ed etica si possano conciliare, così com’è possibile conciliare apparenza ed essenza, estetica e contenuto. Di conseguenza, opportunismo e incoerenza, in questi casi, mi risultano ancora meno sopportabili.

Su tale fronte, non mi piace scherzare e sono davvero inflessibile: il cuore lo do solo a chi lo merita, ecco perché ho scelto di dare spazio a IconaBio e perché do la mia fiducia a Edouard.

Manu

 

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate il sito IconaBio e qui la pagina Facebook.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Caterina
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Una domanda: questo tipo di suola è di moda? L’ho vista in diversi posti.
Grazie, Cate

Manu
Reply

Ciao Cate 🙂
Hai ragione, questo tipo di suola è presente nei negozi, nelle vetrine e negli articoli che molti magazine hanno pubblicato a proposito delle tendenze primavera / estate 2016: quindi, la risposta alla tua domanda è sì, tali suole rientrano tra i trend, sono di moda.
Le calzature che hanno questo tipo di suola sono dette flatform: sono flat, ma non sono completamente piatte; non sono zeppe e neanche platform. Sono uniformi, insomma, davanti e dietro.
Si sono viste in occasione di tutte le sfilate per questa primavera / estate: proposte da tutti gli stilisti su tutte le passerelle e in tutte le fogge, materiali e colori, sono l’evoluzione – se vogliamo – dei sandali “da passeggio” visti la scorsa stagione sulle passerelle più all’avanguardia. Un esempio? Marni.
Come vedi anche in quelli IconaBio che ho presentato, sono caratterizzati dal fatto di avere molti cinturini e listini, un po’ come certi sandali tedeschi tanto criticati da molti di noi in passato (buffa la moda, vero?) oppure hanno maxi fasce: ne esistono anche con la suola di corda.
Le scarpe flatform a me piacciono perché sono comode ma, a mio avviso, hanno anche carattere; perché sono potenzialmente flat, piatte, eppure donano qualche centimetro in più; perché sono un vero passepartout in tanti abbinamenti, dagli abitini passando per gonne e pantaloni, e lo sono anche per chi non vuole osare le tendenze estreme in fatto di moda scarpe primavera / estate 2016 rappresentate, per esempio, dalle bedroom slipper.
Infine, le scarpe flatform sono perfette anche sotto pantaloni-palazzo e jeans a zampa d’elefante, ovvero i pantaloni riportati in auge dal revival anni ’70 anch’esso tornato per questa estate 2016.
Mi permetto però, cara Cate, di aggiungere l’ultima cosa: adottali solo se ti piacciono veramente. Questa è sempre la mia filosofia, mai adottare un trend solo perché è tale. Deve (e sottolineo deve) rappresentarci e piacerci.
Un abbraccio,
Manu

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